Febbraio 2011


Brutta storia quella della pioggia che da stanotte scende su Firenze e che non smetterà per tutta la giornata.
Prima di tutto perché frenerà gli indecisi, che alla fine resteranno a casa e quindi al Franchi ci sarà meno spinta.
E poi per un fatto tecnico: l’Inter è la squadra fisicamente più forte della serie A, mi raccontava un difensore viola che quando vengono tutti avanti sui calci piazzati con tutti quei chili e tutti quei centimetri fanno paura, perché sembrano un pacchetto di mischia rugbistico.
Meno male che a Samuel e Lucio si sono sostituiti Ranocchia e Cordoba (15 chili e 15 centimetri in meno), ma è indubbio che il campo pesantissimo avvanteggerà certamente loro, che già sono molto più forti di noi sulla carta.
Ci vorrà la partita perfetta, o qualcosa che le assomigli molto.

Ma l’avete ascoltata Firenze oggi?
Avete visto la faccia della gente, la gentilezza inconsueta di tante persone?
Quella speranza che si ritorni a far gruppo, a godere tutti insieme con l’unica cosa che unisce veramente la città era visibile ad occhio nudo.
Sarà che dopo 33 anni di radio sono considerato (spero) un interlocutore credibile, sarà l’astinenza troppo lunga, fatto sta che ho incontrato un sacco di gente che mi sorrideva, cercando da me una sponda per quel seme di ottimismo piantato ieri improvvisamente sul prato della Favorita.
Lo sapevo e lo sentivo che non poteva finire così, che dietro alla delusione e anche ad un certo distacco c’era e c’è un cuore viola che batte nel cuore della città.

Finalmente si è rivista la Fiorentina, quella che piace a noi.
Vittoria strameritata, abbiamo giocato meglio del Palermo per 65 minuti su 90, accorciando quando era il caso e sprecando pure molto con Gilardino e Behrami.
Otto occasioni da rete a Palermo: nemmeno il più sfrenato tra gli ottimisti poteva prevedere tanta ricchezza e tra i bravi va messo anche Boruc, che ha retto la baracca nel momento più difficile.
Questa è davvero la svolta ed inviterei tutti ad evitare ripicche contro questo o quello, il bilancio complessivo è ancora molto deludente, ma forse si può raddrizzare il campionato con un finale che ci faccia lottare per l’Europa.
I due uomini decisivi secondo me sono stati i nuovi innesti: Behrami e Mutu, che regalano fantasia e sostanza all’attacco.
Adesso proviamo a divertirci mecoledì contro l’Inter, magari andando in almeno trentamila allo stadio.

Leggo stamani sui giornali che “a salvezza ottenuta, Corvino si toglierà dei bei sassolini dalla scarpa”.
Credo che a questo punto ci voglia chiarezza, almeno da parte mia.
Per prima cosa non vorrei che si spacciasse come un risultato positivo la conquista della permanenza della serie A, perché altrimenti qui veramente saremmo fuori dalla realtà.
La Fiorentina ha una sua storia che con dei gloriosi picchi in alto e vertiginose e rovinose cadute in basso la posizionano in una media che va dal quinto al settimo posto.
Se scende da quel risultato l’annata è negativa, se invece arriva dal quarto posto in su è ottima, non ci vuole moltissimo a capirlo.
Poi c’è la storia delle cricche, che ovviamente non mi appartiene perché sono da sempre un solitario che non fa clan con nessuno.
Secondo Corvino ci sarebbero comunque persone che brigherebbero per fargli la guerra “appena si alzano la mattina”, mentre invece “quasi tutti i tifosi sono sempre dalla mia parte”.
Non vorrei che le quattro (non cinque) ottime stagioni avessero fatto perdere al buon Pantaleo il senso della realtà: provi a tastare il polso del popolo viola e poi tragga le sue conclusioni.
Non mi pare sinceramente che in giro ci sia tutta questa soddisfazione per gli ultimi diciotto mesi di suo operato, anzi in tanti sono piuttosto arrabbiati e in molti (purtroppo) allo stadio non ci vengono neanche più, che è poi il modo peggiore per manifestare il proprio disappunto.
Colpa delle critiche? Ma non scherziamo, per favore: da quando in qua il fiorentino, o il tifoso della Fiorentina, si fa raccontare la verità dagli altri.
Vorrei ricordare a Corvino che Tito Corsi venne spernacchiato a Firenze nella stagione di Socrates, dopo aver virtualmente vinto lo scudetto nell’82, essere arrivato quinto nell’83, aver costruito la più bella Fiorentina che io ricordi (con Allodi) nell’84.
Bastò quella stagione disgraziata, conclusa al nono posto ed impreziosita comunque da un’insperata vittoria a Torino contro la Juve, per farlo cacciare senza troppi rimpianti.
Lasci perdere Corvino i sassolini, li getti via senza troppi rimpianti insieme alla rabbia verso “la critica che non gli vuola abbastanza bene”, e cerchi piuttosto di impegnarsi lui per primo per ricostruire quell’unità di intenti che ha contribuito a sfasciare con troppe battaglie personali.
Personalmente sarò nei suoi confronti neutro, come del resto lo sono sempre stato da quando è arrivato a Firenze, anche nelle occasioni in cui mi ha attaccato a sproposito: se fa bene, glielo dico, come è accaduto spesso.
Se fa male, glielo dico lo stesso, magari ammettendo poi i miei errori di valutazione, sapendo benissimo come il mio lavoro sia infinitamente più facile del suo.
Ma anche i nostri stipendi mi pare siano molto diversi.

Ho provato a scappare dai servizi, dalle notizie, dalle immagini, ma poi, proprio un quarto d’ora fa sono stato colpito a tradimento.
Provate ad andare sul sito della Stampa e fermatevi quindici secondi.
Io non lo reggo lo sguardo di Alessia e Livia, mi fa male dentro.
In quella foto sono fantastiche, esattamente come lo erano Valentina e Camilla a sei anni, ma può darsi che di loro ci siano foto ancora più belle e immagini ancora più devastanti, se pensiamo alla follia umana che le ha annientate.
Mi viene solo in mente la frase di Guccini: “quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare?”.
Tutto il resto è solo sgomento e rabbia.

Christian Riganò è esattamente come lo avete sentito ieri nel Pentasport: stravaccato sulla poltroncina, in tuta, sembrava davvero uno dei miei vecchi compagni di squadra di una quindicina di anni fa, quando si dava tutto nei tornei Arci o Acsi.
Solo che lui si è preso sulle spalle la Fiorentina e l’ha riportata in serie A e un anno a Messina è pure andato vicino a vincere la classifica cannonieri.
Uno che non se la tira mai, che ha il coraggio di dire cose fantastiche tipo “non so nemmeno se ho gli addominali perché non sono mai riuscito a vederli”, uno che arrivava nella Disneyland del calcio avendo alle spalle un’esperienza da persona normale.
Da applausi il suo duetto con Mondonico, ma anche con Ariatti è stato molto divertente, con un ritorno ideale al primo Della Valle, quando tutto sembrava possibile.
Pensando al suo grande amore per Firenze e a chi ha preso il suo posto indossando la “sua” maglia viola (Bonazzoli, soprattutto Castillo, e Keirrison) mi chiedo se uno così fosse stato davvero fuori posto dall’inizio 2009 in poi.
Se la sua saggezza e la sua grinta non avrebbero fatto comodo in uno spogliatoi dove si erano aperte diverse crepe.
Domande che sicuramente si è fatto anche Christian anche se ormai non ci pensa più e l’unica cosa che ormai conta è divertirsi continuando a metterla dentro.

Credo che almeno il 50% dei tifosi viola non sia affatto convinto delle qualità calcistiche di Riccardo Montolivo.
Personalmente faccio parte dell’altro 50%, ma non è questo il punto.
Il fatto è che evidentemente solo noi a Firenze capiamo di calcio.
Dalle altre parti no, neanche a Coverciano, dove uno che proprio non sa niente di pallone come Cesare Prandelli si ostina a convocarlo in Nazionale e addirittura a farlo giocare con la maglia azzurra.
A coloro che rimproverano al capitano viola una certa pavidità d’animo, vorrei ricordare che ha (sciaguratamente) giocato per oltre due mesi con le infiltrazioni a causa di una caviglia talmente malmessa da essere alla fine operata.
Circostanza che lo accomuna al grande Rui Costa, che una volta a Perugia si strappò dopo essersi scaldato per un’ora e non essendo assolutamente in grado di giocare.
Quanto al gioco espresso da Montolivo gli si può rimproverare (e non è poco) la sua sempre più evidente ritrosia al gol, ma poi in assoluto bisogna mettersi d’accordo: non si può cercare di salvare il soldato Cerci se fa 1-azione-1 in novanta minuti e poi scordarci del volume e della qualità impressa nella gara dall’uomo di Caravaggio.
Ma alla fine tutto questo è inutile, perché è ormai acclarato come di calcio si capisca solo noi a Firenze e pensate un po’ quanto sono scemi quelli di Milano che lo vorrebbero a giocare dalle loro parti.
Meglio non far mai sapere quanto è scarso Montolivo, quello è un segreto che dobbiamo tenere tra noi.

Due volte D’agostino in panchina e una Montolivo: è come se Mihajlovic volesse spiegarci che insieme non possono giocare.
E’ veramente una situazione strana, in cui si sconfessa la più importante operazione estiva, forse iniziata quando ancora non si sapeva che guidasse la Fiorentina in questa stagione.
Inutile accampare problemi fisici: se uno sta male, va in tribuna, anche perché, per fortuna, da un mese la Fiorentina ha recuperato diversi giocatori.
Sono molto curioso di vedere cosa accadrà a Palermo, se cioè questa strana coppia sarà riproposta oppure no.
Nel secondo caso la bocciatura sarebbe ufficiale e a quel punto si moltiplicherebbero gli interrogativi sull’ultima campagna acquisti viola.

Altra falsa partenza, non tanto per il risultato, ma per il gioco, che c’è stato solo per alcuni tratti del primo tempo.
Mai vista in questa stagione una bella partita della Fiorentina che duri novanta minuti, ormai sono rassegnato anch’io.
Nel momento più importante della gara, col Parma intontito per un rigore che si poteva anche non dare, invece di spingere, di essere “cattivi” per cercare di vincere, ci siamo ritirati nella nostra metà campo ad aspettare che giocassero loro.
Non ho capito la scelta di tenere fuori Montolivo, che aveva chiuso alla grande contro il Genoa, ed il perché di Cerci in campo per novanta minuti.
Poi Mihajlovic arriva soddisfatto in sala stampa e parla di azioni del Parma in contropiede a allora forse io ho visto un’altra partita.
E’ chiato che un punto in trasferta non si butta mai via, ma ci dobbiamo davvero rassegnare ad un campionato grigio, dopo l’undicesiomo posto del 2010?
A questo punto temo proprio di sì e non se lo merita nessuno, soprattutto quelli che hanno ancora il coraggio di seguire in trasferta una squadra piccola piccola.

Ora non aspettiamoci miracoli nei minuti che forse Miahjlovic concederà a Mutu domani.
Non è Maradona, pur rimanendo il migliore che ha la Fiorentina sul piano recnico, e mi dcono non neppure stia benissimo sul piano fisico.
Giudichiamolo per quello che combinerà in campo senza pregiudizi, un esercizio a cui sono abituato dal gennaio 1983, cioè dalla prima radiocronaca; per me partono tutti da zero, qualunque sia il mio rapporto con i giocatori e con quelli di ora è facilissimo visto che molti non sanno neanche come è fatta la mia faccia.
E’ chiaro che Mutu non può più sbagliare fuori dal campo, dove secondo me è andato molto oltre i normali paraetri concessi ad un normale calciatore, ma poiché nei novanta minuti non si è davvero mai risparmiato e che, tranne forse che a Cagliari nella prinavera 2008, non ha mai tradito le attese, non sarebbe giusto essere inflenzati nella valutazioni tecniche da quanto accaduto nell’ultimo anno.
La speranza finale è che al Tardini di Mutu non ci sia neanche bisogno, ma questo è tutto un altro discorso.

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