Leggo stamani sui giornali che “a salvezza ottenuta, Corvino si toglierà dei bei sassolini dalla scarpa”.
Credo che a questo punto ci voglia chiarezza, almeno da parte mia.
Per prima cosa non vorrei che si spacciasse come un risultato positivo la conquista della permanenza della serie A, perché altrimenti qui veramente saremmo fuori dalla realtà.
La Fiorentina ha una sua storia che con dei gloriosi picchi in alto e vertiginose e rovinose cadute in basso la posizionano in una media che va dal quinto al settimo posto.
Se scende da quel risultato l’annata è negativa, se invece arriva dal quarto posto in su è ottima, non ci vuole moltissimo a capirlo.
Poi c’è la storia delle cricche, che ovviamente non mi appartiene perché sono da sempre un solitario che non fa clan con nessuno.
Secondo Corvino ci sarebbero comunque persone che brigherebbero per fargli la guerra “appena si alzano la mattina”, mentre invece “quasi tutti i tifosi sono sempre dalla mia parte”.
Non vorrei che le quattro (non cinque) ottime stagioni avessero fatto perdere al buon Pantaleo il senso della realtà: provi a tastare il polso del popolo viola e poi tragga le sue conclusioni.
Non mi pare sinceramente che in giro ci sia tutta questa soddisfazione per gli ultimi diciotto mesi di suo operato, anzi in tanti sono piuttosto arrabbiati e in molti (purtroppo) allo stadio non ci vengono neanche più, che è poi il modo peggiore per manifestare il proprio disappunto.
Colpa delle critiche? Ma non scherziamo, per favore: da quando in qua il fiorentino, o il tifoso della Fiorentina, si fa raccontare la verità dagli altri.
Vorrei ricordare a Corvino che Tito Corsi venne spernacchiato a Firenze nella stagione di Socrates, dopo aver virtualmente vinto lo scudetto nell’82, essere arrivato quinto nell’83, aver costruito la più bella Fiorentina che io ricordi (con Allodi) nell’84.
Bastò quella stagione disgraziata, conclusa al nono posto ed impreziosita comunque da un’insperata vittoria a Torino contro la Juve, per farlo cacciare senza troppi rimpianti.
Lasci perdere Corvino i sassolini, li getti via senza troppi rimpianti insieme alla rabbia verso “la critica che non gli vuola abbastanza bene”, e cerchi piuttosto di impegnarsi lui per primo per ricostruire quell’unità di intenti che ha contribuito a sfasciare con troppe battaglie personali.
Personalmente sarò nei suoi confronti neutro, come del resto lo sono sempre stato da quando è arrivato a Firenze, anche nelle occasioni in cui mi ha attaccato a sproposito: se fa bene, glielo dico, come è accaduto spesso.
Se fa male, glielo dico lo stesso, magari ammettendo poi i miei errori di valutazione, sapendo benissimo come il mio lavoro sia infinitamente più facile del suo.
Ma anche i nostri stipendi mi pare siano molto diversi.