Gennaio 2011


Confessione: anch’io per una frazione di secondo ho pensato che questo annuncio da autentico mecenate del patrimonio artistico italiano strideva maledettamente con l’irritante immobilismo del mercato di gennaio.
Ma era una reazione di pancia, perchè poi sulle cose bisogna ragionarci sopra ed è purtroppo vero che il Colosseo costa a Della Valle un nono di quanto abbia speso finora per la Fiorentina, così com’è inoppugnabile che lui, con i suoi soldi, ci fa quello che vuole.
Mi è poi venuto in mente uno che lanciava anatemi contro i nostri investimenti per potenziare il Pentasport, irrideva le nostre spese per le varie trasferte e ricordo di quanto fossi allibito quando qualcuno mi riportava queste sciocchezze.
Detto questo, il problema di fondo è sempre il solito: siamo tutti più o meno inconsciamente convinti che come Fiorentina tutto ci sia dovuto, che i Della Valle debbano buttare nella fornace del calcio milioni e milioni di euro e ci vengono quindi le crisi di gelosia se i (suoi) soldi vengono spesi da altre parti.
Invece non è così, e allora conviene circoscrivere il nostro orizzonte alla sola Fiorentina e chiederci, questo sì, di rispettare l’impegno di prendere almeno due rinforzi da prima squadra, possibilmente titolari subito.
Ma pur sapendo di essere ripetitivo e quindi pure un po’ noioso è giusto ricordare che “i soldi” li hanno cacciati, e tanti, e che li riprenderebbero solo se arrivasse qualcuno a comprare la Fiorentina.
Esiste questo qualcuno?
Ne dubito e basta andare al di là dell’Appennino o proprio dalle parti del famigerato Colosseo per accorgersene.

Io faccio il tifo perché i Della Valle tengano duro, perché rinuncino a un po’ di soldi e almeno fino a giugno non vendano Mutu, ne’ in Italia e neanche all’estero.
Sarebbe una grande dimostrazione di coerenza e di stile e sarei pure pronto a resistere a tutte le sirene di non augurabili passaggi a vuoto viola futuri che inviterebbero ad un disastroso reintegro nella rosa.
Credo che la Fiorentina abbia molto dato, anche troppo in almeno un caso, e che quindi la misura sia abbondantemente colma.
Cerchiamo quindi di fare uno sforzo tutti quanti togliendoci Mutu dalla testa, esercizio a cui peraltro dovremmo essere abituati visti gli ultimi dodici mesi vissuti ben al di là della soglia del pericolo.

…ma mancano dodici giorni alla fine del mercato e siamo al punto di partenza, cioè a zero acquisti, Neto a parte.
Non vorrei che il bel punto di Napoli diventasse un boomerang e mi permetto sommessante di ricordare abbiamo tre-centrocampisti-tre per, appunto, tre ruoli, essendo ormai partiti mentalmente e tra un po’ si spera fisicamente per altri lidi Bolatti e Zanetti (uno dei calciatori più costosi come ingaggio della storia viola, in rapporto ai minuti giocati).
Continuiamo a vivere questa straordinaria indispensabilità di Pasqual, che non ha alternative, caso abbastanza unico non solo a Firenze.
E davanti ci arrangiamo con due attaccanti soli di ruolo, altro aspetto tecnico-tattico piuttosto bizzarro.
Poiché a me piacerebbe dare un sesno a questa stagione con un piazzamento europeo ed immaginando un periodo di ambientamento di almeno due/tre settimane per i nuovi arrivati (sempre che arrivino…), ecco, senza che nessuno si offenda, a me pare che forse la Fiorentina sia un po’ in ritardo per cercare di sistemare le cose e prendere finalmente la rincorsa.

Ad un certo punto è stato chiesto a Corvino quali altre squadre ci fossero sulle tracce di Neto e lui, memore forse del Manchetser City che cercava Cerci, ha risposto glissando ed invitando l’interlocutore a rivolgere la domanda al portiere brasiliano “per evitare strumentalizzazioni”.
Lo ritengo un buon segnale, una dimostrazione di ritrovata misura, così come tutta la ristretta (per i tempi normali delle conferenze di Corvino) chicchierata con la stampa mi è sembrata più in linea con i compiti che deve avere un direttore sportivo.
Dopo l’ostentazione eccessiva dei propri meriti, dopo le inutili risse verbali con coloro che non erano e sono suoi fedelissimi a prescindere, dopo le dannose e pericolose liste di proscrizione di giornalisti, forse siamo arrivati ad un rapporto più corretto.
E’ divertente annotare quel che pensa la gente del mio rapporto con Corvino: almeno la metà è convinta che io ce l’abbia con lui, una buona parte è assolutamente certa che io sia invece troppo buono nei suoi confronti, mentre solo una minoranza ha inquadrato la verità, almeno per la mia parte.
Il mio giudizio sull’operato di Corvino è infatti semplice e al limite della banalità: fino all’estate 2009 lui è stato davvero, come ho detto e scritto, il migliore direttore sportivo avuto negli ultimi trent’anni.
Una valutazione che tiene conto di un periodo calcisticamente lungo (dal 2005 al 2009), in cui pochi a Firenze si sono misurati proprio perché hanno sbagliato talmente tanto da essere cacciati prima.
Dall’estate 2009 (ricordate il post “Insufficiente” scritto a caldo il 31 agosto dopo la cessione di Kuzmanovic a proposito della campagna acquisti/cessioni?) ne ha azzeccate veramente poche e poiché è nel bene e nel male il responsabile dell’area tecnica della Fiorentina si potrà dire o no che ha notevoli colpe negli ultimi disastrosi dieci mesi viola?
Non ho quindi alcun pregiudizio e/o prevenzione nei suoi confronti, non lo frequento mai e ci parlerò al masimo due o tre volte l’anno, al contrario di altri collghi che un po’ lo devono fare per mestiere e un po’ per diletto, perché si sa che è sempre bello stare vicino al sole, almeno fino a quando splende.
Ecco, a me piacerebbe che l’astro di Corvino tornasse a brillare alto nel cielo viola perché come lui auspico la concordia dell’ambiente, pur nel rispetto dei ruoli e dell’esercizio di critica, e soprattutto perché vorrebbe dire che tutto va secondo i desideri dei tifosi e gli investimenti fatti dai Della Valle.
Sperando poi che certi errori mediatici e di comunicazione non si ripetano più.

Ognuno di noi disegna la sua realtà secondo il metro delle proprie esperienze, della propria morale e anche della propria immaginazione, desideri inconfessabili compresi.
Ebbene, io sarò un po’ limitato (ma chi mi conosce bene è pronto a negarlo), ma il dedalo mignottesco che sta emergendo dalle parti del nostro Presidente del Consiglio non sarei mai riuscito neanche ad impegnarmi parecchio.
Una specia di fabbrica della marchetta, una mercificazione della donna standardizzata a prezzi molto alti che pare coinvolga potenti e compiaciuti signori sopra i settanta anni, che magari fanno pure bene ad occuparsi ancora di certe cose, ma che dovrebbero stare attenti perché oltre un certo limite, abbondantemente oltrepassato, siamo alla malattia.
Comunque sia, lo sputtanamento (e mai termine mi pare più appropriato di questo…) planetario è servito.
E chissà per quante settimane ancora ci divideremo (perché ci sono concittadini e concittadine disposte a difendere l’indifendibile) sul bunga-bunga, mentre magari rischiamo di finire tra i PIGS (nessun riferimento a quel che succede ad Arcore o a Villa Macherio o in Sardegna, ma piuttosto ai 4 Paesi europei in grave difficoltà economica: Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna).
Va bene, continuiamo pure così: facciamoci del male…

Dopo il primo tempo mi ero illuso di essere alla svolta, speravo cioè di vedere finalmente novanta minuti da Fiorentina vecchia maniera, quella persa quasi un anno fa.
Non è andata proprio così, ma è andata bene lo stesso, perché da Napoli esce un’idea diversa di squadra, un inizio di qualcosa che potrà essere sviluppato nelle prossime settimane.
Gran partita di De Silvestri e Pasqual, più protetti dai tre centrali, anche se Montolivo e D’Agostino sono parecchio lontani dalla loro migliore condizione fisica, però già così possono bastare a far girare la squadra.
Potevamo vincere? Non esageriamo, ma vorrei rivedere quell’affossamento di Gilardino passato nell’indifferenza generale dell’impaurito Banti.
Dalle due partite giocate non si riesce a capire come mai il tanto decantato, esaltato e forse sopravvalutato Napoli abbia tanti punti in più e non è comunque questo il tempo per i rimpianti, perché c’è da prendere la rincorsa e provare a tornare in zona Europa League, che, come dicevamo venti giorni fa, sarebbe il traguardo minimo per una società che molto ha speso, non sempre in modo adeguato, specialmente negli ultimi due anni.

Fra gli oltre 150 commenti del post precedente ce ne sono almeno una decina che contengono la stessa tesi sconcertante: le cifre della Gazzetta dello Sport a proposito delle spese e degli incassi delle maggiori squadre di serie A sono false, perché alterate da Diego Della Valle che possiede il 4% della RCS, la casa editrice del giornale.
Tutto questo presumo allo scopo di far vedere quanto sia stata brava la famiglia, che tanto ha investito nella Fiorentina (disavanzo nelle ultime quattro stagioni: 42 milioni, quattro volte più di Inter e Milan, terzo posto assoluto).
Ergo: i giornalisti sono in malafede, scrivono il falso e Della Valle quei soldi non li ha mai tirati fuori.
A questo punto mi chiedo cosa pensino queste persone a proposito del nostro mondo e rabbrividisco.
Seguendo questo ragionamenti centinaia di giornalisti della Gazzetta, dal direttore Monti in giù, aspetterebbero la mattina di prendere ordini da Diego per sapere cosa scrivere, alterando la realtà (nessuna società ha tra l’altro contestato i dati pubblicati mercoledì).
E sempre andando dietro alla follia del pensiero precedente, anch’io che scrivo per il Corriere Fiorentino, che è per il 51% di proprietà della RCS, dovrei ricevere ogni tanto una telefonata di un emissario di Diego o Andrea che mi dice come comportarmi, o almeno lo fa sapere tramite il responsabile dello sport, Andrea Di Caro.
Si vede che devono aver trovato le linee sempre occupate, perché in tre anni non c’è stata la minima pressione su nessuno del nostro giornale…
Altra considerazione: per queste persone Della Valle è onnipotente e comanda tutto con il 4%.
Ora è vero che come diceva Enrico Cuccia le azioni non si contano, ma si pesano, però esiste un limite a tutto e basterebbe dare un’occhiata a chi compone il patto di sindacato di RCS per rendersi conto di quanto sia impossibile per Diego fare a disfare a proprio piacimento.
Senza contare che esistono i bilanci delle società, a cui i giornalisti della Gazzetta si sono rifatti per il loro ottimo servizio e che sono consultabili.
La conclusione completamente campata in aria a cui una parte di voi è arrivata è dunque sconsolante e fa capire meglio di ogni altra cosa la degenerazione in atto nell’ambiente viola, una situazione a cui porre rimedio il prima possibile.
Sull’argomento comunque vi dovete rassegnare: la Fiorentina dal 2007 in poi ha un disavanzo di 42 milioni di euro, di cui 26 accumulati nel 2010, e ha il quinto monte ingaggi d’Italia.
Poi uno può pure chiedere ai Della Valle di vendere il 10% della Tod’s e di destinare il ricavato al mercato, ma i fatti per giudicare i protagonisti delle vicende viola sono questi.

Dunque la Fiorentina è al terzo posto per il disavanzo accumulato tra uscite ed entrate nelle ultime quattro stagioni, dopo Napoli e Juve.
Dal 2007 ad oggi, cioè da quando avrebbero cominciato a tirare i remi in barca con la cessione di Toni, i Della Valle hanno tirato fuori sul mercato 42 milioni di euro, quattro volte più di Inter e Milan, di cui 26 solo nell’anno solare 2010, tra i peggiori in assoluto nella lunga e a tratti gloriosa storia viola.
Le cifre sono della Gazzetta dello Sport e le ha confermate ieri Mencucci al Pentasport, che ha anche parlato di 200 milioni complessivi di disavanzo dal 2002 ad oggi.
A questo punto ognuno faccia le considerazioni che crede sui vari protagonisti, così come sarebbe opportuno che tutti si prendessero finalmente le proprie responsabilità per come sono andate le cose negli ultimi dieci mesi.
Dopo di che si tira una bella riga e proviamo a ricompattarci, soprattutto i tifosi che non devono commettere l’errore di dividersi o farsi dividere da una tessera.

P.S. Titolo cambiato per merito di violanews.com: avevo dimenticato la Juve…
E’ un lapsus freudiano, non ce la faccio proprio a considerarla una squadra come le altre!

Quando ero a Panorama a Milano, feci amicizia con un ottimo giornalista, Sandro Mangiaterra.
Proveniva da Varese e tra le sue amicizie più profonde aveva un coetaneo, molto appassionato di musica (suonavano insieme) e di politica: Roberto Maroni.
E’ così capitato che anch’io l’abbia conosciuto, anche se superficialmente: era il 1992 e mai davvero avrei pensato che potesse diventare Ministro degl Interni e, mi pare, pure con ottimi risultati, visti gli eccellenti arresti degli ultimi anni.
Se avessi oggi l’impossibile opportunità di incontrarlo di nuovo, gli vorrei chiedere come funziona il meccanismo del daspo e dei controlli preventivi negli stadi.
Se cioè è uniforme in tutta Italia, come dovrebbe essere in uno Stato civile, oppure se per caso abbiamo a Firenze le migliori forze di ordine pubblico del paese (ipotesi peraltro realistica).
Perché non è mica normale che un tifoso viola si becchi il provvedimento per aver acceso un bengala al passaggio del pullman della Fiorentina, mentre invece al San Paolo di Napoli non succeda niente (a parte i ridicoli 20mila euro di multa) per l’ultimo dell’anno ritardato andato in scena domenica sera contro la Juve.
E si hanno notizie dei criminali di Torino che hanno rischiato di provocare una strage nello scorso novembre tra i tifosi viola?
Non parlo dell’Olimpico e delle 18 bombe carta dello scorso anno, perché sull’argomento Roma e Lazio ormai si sono perse le speranze.
Intendiamoci: a me fa molto piacere essere protetto (bene) a Firenze da un efficace servizio, solo che vorrei uniformità di azione e di giudizio in tutto il resto d’Italia.

Siamo arrivati ad una svolta: se sabato la Fiorentina giocherà come contro il Brescia, e se giocherà in quel modo perderà quasi sicuramente, scoppierà la contestazione al tecnico, oltre che ai giocatori.
Lo sento nell’aria che il popolo viola è stufo del non-gioco e pur avendo in grande simpatia Mihajlovic, uomo perfino sorprendente rispetto alle notizie che arrivavano su di lui, non ne può più di assistere a spettacoli veramente pessimi.
E’ chiaro che il problema coinvolge tutti, e per primo Corvino, che ha scelto questo allenatore e questi calciatori, e che è quindi nel bene e nel male il primo responsabile di questa situazione, soprattutto dopo che Prandelli, che molto copriva e moltissimo aiutava a coprire e capire, se ne è andato.
E naturalmente coinvolge i Della Valle, che non possono assistere con questo distacco al progressivo distacco tra tifosi, per giunta divisi tra loro, e Fiorentina.
E’ quello che Cognigni e Mencucci dovrebbero far capire a Diego e Andrea, invece di minacciare inutili e nocivi ritardi nel ritorno alla presidenza di Andrea (ogni giorno in più di assenza è un giorno perso per la Fiorentina) in caso di nuove contestazioni.
Il momento è delicatissimo, nonostante una vittoria che è stata per certi versi esaltante, e sinceramente non saprei come possa in questi giorni prendere forma un’idea di squadra, di gioco, tutte cose che mancano da quasi un anno.
Io però non mi iscrivo al partito del tanto peggio tanto meglio, partito di cui non ho mai capito le finalità, e spero davvero che come per miracolo la Fiorentina torni ad essere una formazione di fascia alta, che sta dietro alle grandi del campionato.

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