Quando ero a Panorama a Milano, feci amicizia con un ottimo giornalista, Sandro Mangiaterra.
Proveniva da Varese e tra le sue amicizie più profonde aveva un coetaneo, molto appassionato di musica (suonavano insieme) e di politica: Roberto Maroni.
E’ così capitato che anch’io l’abbia conosciuto, anche se superficialmente: era il 1992 e mai davvero avrei pensato che potesse diventare Ministro degl Interni e, mi pare, pure con ottimi risultati, visti gli eccellenti arresti degli ultimi anni.
Se avessi oggi l’impossibile opportunità di incontrarlo di nuovo, gli vorrei chiedere come funziona il meccanismo del daspo e dei controlli preventivi negli stadi.
Se cioè è uniforme in tutta Italia, come dovrebbe essere in uno Stato civile, oppure se per caso abbiamo a Firenze le migliori forze di ordine pubblico del paese (ipotesi peraltro realistica).
Perché non è mica normale che un tifoso viola si becchi il provvedimento per aver acceso un bengala al passaggio del pullman della Fiorentina, mentre invece al San Paolo di Napoli non succeda niente (a parte i ridicoli 20mila euro di multa) per l’ultimo dell’anno ritardato andato in scena domenica sera contro la Juve.
E si hanno notizie dei criminali di Torino che hanno rischiato di provocare una strage nello scorso novembre tra i tifosi viola?
Non parlo dell’Olimpico e delle 18 bombe carta dello scorso anno, perché sull’argomento Roma e Lazio ormai si sono perse le speranze.
Intendiamoci: a me fa molto piacere essere protetto (bene) a Firenze da un efficace servizio, solo che vorrei uniformità di azione e di giudizio in tutto il resto d’Italia.