Ad un certo punto è stato chiesto a Corvino quali altre squadre ci fossero sulle tracce di Neto e lui, memore forse del Manchetser City che cercava Cerci, ha risposto glissando ed invitando l’interlocutore a rivolgere la domanda al portiere brasiliano “per evitare strumentalizzazioni”.
Lo ritengo un buon segnale, una dimostrazione di ritrovata misura, così come tutta la ristretta (per i tempi normali delle conferenze di Corvino) chicchierata con la stampa mi è sembrata più in linea con i compiti che deve avere un direttore sportivo.
Dopo l’ostentazione eccessiva dei propri meriti, dopo le inutili risse verbali con coloro che non erano e sono suoi fedelissimi a prescindere, dopo le dannose e pericolose liste di proscrizione di giornalisti, forse siamo arrivati ad un rapporto più corretto.
E’ divertente annotare quel che pensa la gente del mio rapporto con Corvino: almeno la metà è convinta che io ce l’abbia con lui, una buona parte è assolutamente certa che io sia invece troppo buono nei suoi confronti, mentre solo una minoranza ha inquadrato la verità, almeno per la mia parte.
Il mio giudizio sull’operato di Corvino è infatti semplice e al limite della banalità: fino all’estate 2009 lui è stato davvero, come ho detto e scritto, il migliore direttore sportivo avuto negli ultimi trent’anni.
Una valutazione che tiene conto di un periodo calcisticamente lungo (dal 2005 al 2009), in cui pochi a Firenze si sono misurati proprio perché hanno sbagliato talmente tanto da essere cacciati prima.
Dall’estate 2009 (ricordate il post “Insufficiente” scritto a caldo il 31 agosto dopo la cessione di Kuzmanovic a proposito della campagna acquisti/cessioni?) ne ha azzeccate veramente poche e poiché è nel bene e nel male il responsabile dell’area tecnica della Fiorentina si potrà dire o no che ha notevoli colpe negli ultimi disastrosi dieci mesi viola?
Non ho quindi alcun pregiudizio e/o prevenzione nei suoi confronti, non lo frequento mai e ci parlerò al masimo due o tre volte l’anno, al contrario di altri collghi che un po’ lo devono fare per mestiere e un po’ per diletto, perché si sa che è sempre bello stare vicino al sole, almeno fino a quando splende.
Ecco, a me piacerebbe che l’astro di Corvino tornasse a brillare alto nel cielo viola perché come lui auspico la concordia dell’ambiente, pur nel rispetto dei ruoli e dell’esercizio di critica, e soprattutto perché vorrebbe dire che tutto va secondo i desideri dei tifosi e gli investimenti fatti dai Della Valle.
Sperando poi che certi errori mediatici e di comunicazione non si ripetano più.