Novembre 2010


Stavolta vado anch’io alla conferenza stampa di Diego Della Valle: stacco tutto (e quel tutto, vi assicuro, è veramente tanto, con la radio nazionale che sta aumentando i giri e Blu che va tenuta sempre su questi livelli) e mi metto all’ascolto.
Pare che non si possano fare domande, io me ne ero preparata una e non l’anticipo perché poi non è detto che Don Diego venga preso dalla voglia di dialogare con quella razzaccia che sono i giornalisti, categoria che lui conosce molto bene e con cui sa rapportarsi come pochi in Italia.
Della storia con Beha sinceramente non me ne frega niente, mi ha dato un po’ fastidio la sparata sul servilismo del giornalismo fiorentino, ma ho capito che alla fine è solo un fallo di frustrazione, cioè un modo di spararla grossa e nel mucchio per farsi dire bravo da qualcuno.
Io so quello che faccio e come lo faccio, rispondo solo alla mia coscienza e semmai al successo e all’insuccesso delle mie trasmissioni, che se vanno male non trovano più gli sponsor e quindi chiudono, mettendo me e gli altri di Radio Blu sulla strada.
Non ho un canone Rai a sovvenzionarmi e neanche incarichi ad personam ad assicurare uno stipendio che, nel caso dei direttori e vice direttori del nostro beneamato servizio pubblico, è almeno il quadruplo di qualsiasi persona normale.

Credo che questi siano veramente giorni da basso impero italiano, con tutto il letame che viene fuori da Milano e ora pure da Palermo, il tutto mischiato in un cocktail micidiale alle battute fuori luogo e adesso anche omofobe del nostro Presidente del Consiglio.
Non si sa quando ne usciremo, ma è certo che mai come adesso il livello dello scontro si sia abbassato.
Ormai non ci stupiamo più di niente.
Si è fatto abissale il distacco tra il teatrino della politica e noi che ogni mattina ci alziamo per cercare di fare seriamente il nostro lavoro per portare a casa un profitto e la tranquillità per le nostre famiglie.
Ormai Berlusconi non ha più limiti dialettici, sembra uno di quei presidenti americani da film, presidenti senza controllo che nessuno dei consiglieri riesce più a bloccare nella loro stravaganza: agisce, straparla, lancia invettive, non governa, mentre invece cresce, secondo me, la figura di Tremonti, che regge di fatto l’economia e sembra agire autonomamente.
Non è vero invece che viviamo sotto una dittatura, come urlano quelli che alla fine fanno il gioco di Berlusconi demonizzandolo, perché siamo tutti liberi di dire e fare ciò che vogliamo, voto compreso (e forse sarebbe il caso di tornare un po’ di più a votare, alla prossima tornata).
E’ anche un problema di età e decadimento mentale (per quello fisico, lasciamo perdere, basta dare un’occhiata alle immagini, ormai sembra di essere al Museo delle cere..).
Un fatto normale per qualsiasi individuo di questa terra: ad un certo punto perdi lucidità, pensi, e soprattutto dici e fai, cose che nemmeno ti saresti sognato di immaginare nel pieno delle tue facoltà mentali.
Fateci caso: il sempiterno Andreotti nella stagione del suo ultimo governo era più giovane di due anni dell’attuale ragazzo e amante di belle donne Berlusconi.
A cui auguro di vivere 120 anni, come del resto gli hanno predetto medici diventati sindaci, ma vivere in pace, godendosi tutto quello che ha costruito col suo lavoro.
Non condizionando con le sue mattane, i suoi interessi e le sue voglie la vita di tutti noi.

Complice il giorno di festa, ho prestato particolare attenzione ai vari commenti del post Catania e mi sono convinto di un’idea che già mi frullava in testa da tempo: i tifosi viola chiedono veramente poco alla squadra.
E quel poco è rappresentato da un misto di orgoglio per la maglia che si porta, che quasi sempre conta più per chi guarda che per chi gioca, e una buona rappresentazione di ciò che viene chiamato gioco del calcio.
Bisognerebbe cioè giocare davvero a calcio, per novanta minuti, con armonia e tecnica, che in una squadra di serie A dovrebbero essere ai massimi livelli, perché altrimenti si va a vedere il Grassina o l’Antella, si torna prima a casa e si spende molto meno.
Nessuno chiede lo scudetto, la Champions se arriva è festeggiata, come è giusto che sia, mentre l’altra Europa dovrebbe essere un fatto quasi normale, ma tutto questo è secondario rispetto alla voglia, e in qualche modo l’esigenza, di vedere giocare bene al calcio la Fiorentina.
Ecco perché il punto di Catania sembra quasi una sconfitta, perché lo spettacolo per almeno metà del tempo è stato deprimente e questo è inaccettabile per una città ed una tifoseria che del bello ha fatto una ragione di vita.

Secondo tempo sconfortante, senza idee, senza grinta e senza corsa.
Il primo invece era stato buono, soprattutto per merito di Mutu, che è chiaramente meglio di tutti (io però non cambio idea, vista la Samp? Bastava un gesto dimostrativo…).
Si continua a parlare di quarto, quinto posto e invece siamo sempre lì, con una media da incubo e con un novembre che si preannuncia difficilissimo.
Continuo a non capire le difficoltà fisiche della squadra, al massimo si corre per cinquanta minuti e alla fine uno dei più vispi era proprio Mutu: ma si può?
Su Cerci non si sa più cosa inventare, meno male sta recuperando Gamberini e Santana per un tempo è da squadra di alta classifica.
Quella a cui punta Mihajlovic: coraggioso, ma forse un po’ eccessivo…

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