Stavolta vado anch’io alla conferenza stampa di Diego Della Valle: stacco tutto (e quel tutto, vi assicuro, è veramente tanto, con la radio nazionale che sta aumentando i giri e Blu che va tenuta sempre su questi livelli) e mi metto all’ascolto.
Pare che non si possano fare domande, io me ne ero preparata una e non l’anticipo perché poi non è detto che Don Diego venga preso dalla voglia di dialogare con quella razzaccia che sono i giornalisti, categoria che lui conosce molto bene e con cui sa rapportarsi come pochi in Italia.
Della storia con Beha sinceramente non me ne frega niente, mi ha dato un po’ fastidio la sparata sul servilismo del giornalismo fiorentino, ma ho capito che alla fine è solo un fallo di frustrazione, cioè un modo di spararla grossa e nel mucchio per farsi dire bravo da qualcuno.
Io so quello che faccio e come lo faccio, rispondo solo alla mia coscienza e semmai al successo e all’insuccesso delle mie trasmissioni, che se vanno male non trovano più gli sponsor e quindi chiudono, mettendo me e gli altri di Radio Blu sulla strada.
Non ho un canone Rai a sovvenzionarmi e neanche incarichi ad personam ad assicurare uno stipendio che, nel caso dei direttori e vice direttori del nostro beneamato servizio pubblico, è almeno il quadruplo di qualsiasi persona normale.