Agosto 2006


Premessa personale: a causa delle origini, della famiglia e di altre piccole vicissitudini, da qualche anno sto sempre attento a non cadere in un errore già commesso in passato, il complesso di persecuzione.
Per questo mi interrogo più volte prima di pensare di aver avuto un’ingiustizia e, soprattutto, prima di gridarlo al mondo intero.
Stavolta ho fatto lo stesso: dopo la sentenza con i 15 punti di penalizzazione alla Reggina (lo stesso grado di giudizio condannò noi alla B e meno 12…) mi sono riletto le intercettazioni che riguardavano i calabresi e le nostre.
Ho riflettuto, respirato forte e lentamente, e cacciato simbolicamente un urlo: niente camera di conciliazione, DOBBIAMO ANDARE AL TAR!

BOLOGNA – Parere negativo della Procura generale di Bologna alla richiesta di grazia presentata da Roberto Savi, il capo dei killer della Uno Bianca, la banda composta quasi completamente da poliziotti che tra l’87 e il ’94 si lasciò dietro 24 morti e oltre cento feriti tra Bologna, la Romagna e le Marche, rapinando banche, uffici postali e supermercati, sparando a testimoni o a chi, come unica ‘colpa’, era nomade o extracomunitario.
Lo scontato parere negativo è firmato dal Pg Vito Zincani, che aveva già detto che il gesto di Savi era dettato dalla disperazione.
Zincani ha trasmesso la sua decisione al Ministro della Giustizia Clemente Mastella. Per completare l’istruttoria sulla domanda ora mancano i pareri del giudice di sorveglianza e quello del carcere dove l’ex poliziotto è detenuto, quello di Opera a Milano.

Ok, l’argonauta Rossi ha appena detto che non ci saranno sconti, che il calcio va moralizzato e via a seguire con il solito repertorio.
Ma mettiamo che invece quelli decidano di andare al tavolo delle trattative al Coni e che propongano alla Fiorentina quanto segue: revoca della squalifica del campo e “solo” – 15 punti di penalizzazione.
Che facciamo a quel punto, conciliamo?
Confesso di avere idee un po’ confuse sull’argomento.
Da un lato mi piace sempre di più la fermezza dimostrata da DDV in tutta questa vicenda e non solo in questa (leggi alla voce Toni).
Dall’altro non vedo l’ora di ricominciare a parlare solo di calcio e senza la squalifica del campo e con un abbuono di 4/5 punti starei senz’altro meglio di ora.
Non rimane che aspettare e vedere se poi questo sconto ce lo propongono davvero.

Nel 1981 chiese al mio amico Celeste Pin di far pareggiare la Juve, magari con un suo gol, perché quelli stavano perdendo lo scudetto contro il Peruga ormai retrocesso, e fu squalificato per tre mesi.
Nel 1994 gli feci vedere come Ravanelli stramazzava al suolo senza che Toldo lo avesse neanche sfiorato e la Juve si vide assegnare un rigore ingiusto.
Lui gridò al complotto, urlò che l’avevo fatto cadere in una trappola e uscendo dalla stanza che ospitava lo studio mobile di Canale Dieci disse che ci avrebbe fatto chiudere.
Nel giugno 2005 capito per sbaglio nello stesso posto dove la Juve sta tenendo la sua trionfale riunione con gli sponsor per festeggiare la fresca vittoria dello scudetto e rinnovare succosi contratti di pubblicità.
Guardato compassionevolmente da moglie e figlie mi gioco una giornata di ferie per avere un’intervista in esclusiva con Giraudo a proposito dei suoi rapporti con Della Valle e sulle comproprrietà in ballo tra Juve e Fiorentina.
Quelli dell’ufficio stampa mi controllano a vista, mi sottopongono a tutta la trafila burocratica e alla fine, proprio perché sono un rompiballe di dimensioni galattiche, mi concedono di parlare tre-minuti-tre non con Giraudo, ma con Bettega, che sta arbitrando una partita di pallavolo sulla spiaggia.
Andiamo in processione con il registratore pronto al click, ma il dirigente che nemmeno un anno dopo si sarebbe commosso in tribuna d’onore mi dice che “no, non è il caso che io parli con qualcuno di Firenze, perchè tanto le mie parole sarebbero male interpretate come sempre”.
Deglutisco, penso alle volte in cui lui e Causio hanno boicottato Antognoni in Nazionale e lo mando in c… solo quando torno sconsolato in camera mia.
Ora leggo che il signor Bettega si occupa ancora di mercato per la Juve, che è vicino a Cobolli Gigli e quindi mi stupisco per non essermene accorto prima.
Di cosa?
Ma questo qui ha un fratello gemello, che prima, tanti anni fa, era in affari e in società con Moggi e Giraudo, ma poi deve essere scomparso in qualche società satellite della Fiat.
Quello che c’è ora nessuno lo ha ancora visto in televisione, ma essendo appunto suo fratello gemello non c’è da stupirsi che abbia la stessa insopportabile supponenza di Roberto.

Per quello che abbiamo passato negli ultimi sei anni, dalla cessione di Batistuta in poi, avremmo diritto non ad uno, ma ad almeno tre stagioni da incorniciare.
Intanto però godiamoci quella che comincerà il 19 agosto.
Dice: sì, ma ci sono 19 punti da recuperare.
Ok, però voglio vedere se c’è in in giro una società con questi mezzi, una squadra con queste potenzialità, un pubblico così innamorato ed un allenatore a livello di Prandelli.
Il Milan e l’Inter sono messi meglio a quattrini (e quindi come parco giocatori), però hanno ogni anno l’obbligo di vincere e ve l’immaginate la faccia di Moratti se (sul campo) non prende nemmeno stavolta lo scudetto?
Ed io non scambierei il nostro allenatore con Ancelotti, mentre su Mancini non vale neanche la pena di misurarsi.
La Roma ha una tifoseria sinceramente eccezionale e molto discutibile sul piano dell’ordine pubblico, ma sta affonfando nei debiti e buon per loro che hanno in panchina l’unico che possa avvicinare Prandelli e che fa quadrare conti tecnici scombussolati.
La Lazio ha ed è Lotito, ed il discorso penso si possa chiudere qui.
Quindi, forse perché essendo in ferie vedo le cose con un po’ più di distacco, direi di tirare il fiato e cominciare a vivere pienamente una stagione che potrebbe essere molto, ma molto interessante.
E poi c’è sempre quel campionato di B così strano a cui dare un’occhiata per vedere come va a finire…

Andrea ha lavorato sotto traccia, Diego è andato in prima linea: ad entrambi un bravi ed un grazie di cuore per come hanno gestito la vicenda Toni.
In tanti non si sono resi conto o hanno fatto finta di non rendersi conto che si è trattato di una svolta epocale: per la prima volta non si è seguito il rituale di un calcio fuori di testa, che alza sempre la posta e che non rispetta mai gli impegni presi.
Quanto a Toni, ora ci dimentichiamo tutto, o almeno ci tentiamo, perché tanto farci sangue amaro non serve a niente.
Pensiamo a fare filotto in Coppa Italia nelle tre partite di agosto e poi puntiamo su lui, ma non solo su lui, per dare un bello schiaffo in campionato a quelli che ci vogliono male.

Resistenza quasi uguale alla difese di Zeman e quindi, appena vista una postazione internet, eccomi qui a scrivere su una piccola cosa lasciata in sospeso.
Nell’ultimo Pentasport di sabato avevo lanciato la campagna “Non fischiamo Toni” a cui avevano aderito tutti gli interlocutori della trasmissione, compreso il grande (come spessore umano, voglio dire) Riganò, che ieri ha rilanciato il concetto.
Ecco, ribadisco: non fischiamo Toni, nonostante il bruciore che hanno provocato le sue incaute dichiarazioni.
Non fischiamolo perché prima di tutto ci serve nella pienezza dei suoi mezzi per risalire la corrente e poi anche per non fornire alibi a lui a al simpatico Tinti sul futuro del matrimonio con la Fiorentina.
Freniamoci, rimandando a data da destinarsi i legittimi sfoghi su una condotta scorretta, che però ormai appartiene al passato.

Eh sì, qui si esagera: sarò in ferie fino a Ferragosto, e poi dicono che i giornalisti lavorano…
Ormai mi sento sotto osservazione e pure un po’ in colpa, anche se non è detto che intervenga su qualcosa, magari sull’incontro di martedì tra Toni e Della Valle.
Per tutti quelli come me, malati di lavoro, le ferie sono un piccolo benefico trauma.
Nel senso che nei primi due giorni provo sempre un certo disagio interiore, salvo poi tranquillizzarmi e capire che il mondo va avanti anche senza Pentasport e Radio Blu.
Venticinque giorni complessivi di vacanza da gennaio a dicembre mi dicono non siano poi troppi e comunque c’è davvero bisogno di staccare un po’ la spina.
Che sia stata una stagione intensa, stancante e particolare, me ne sono accorto riascoltando i gol 2005/06: provavo un senso di estraneità, come se non fossi stato io a vedere e commentare quelle partite così belle per noi.
Non era mai successo in venticinque anni di radiocronaca.
Ci hanno avvelenato tutto e non ci siamo goduti niente, ma siamo sempre lì, in piedi e pronti a ricominciare.

Forse non si è capito bene: Diego Della Valle non lo vende.
Stop. Fine delle trasmissioni.
Lo ha detto ieri sera il patron viola alla Gazzetta e guardiamo se questa storia prende finalmente una giusta piega.
Che sarebbe questa: Toni capisce che gli ultimi due mesi ha vinto il Mondiale e perso moltissimo nella considerazione dei tifosi viola.
Preso atto a fatica della situazione, comincia a porre rimedio alla stessa rimanendo zitto e lavorando in silenzio fino all’inizio del campionato.
Poi ricomincia a segnare, a quel punto tutti noi archivieremo generosamente l’intera faccenda.

Ho aspettato un giorno per vedere se mi passava e non mi è passata.
Buon segno, vuol dire che ho ancora la capacità di indignarmi.
E’ vergognoso, veramente vergognoso che un pluri-assassino come Roberto Savi (il capo della banda di bastardi della Uno bianca) abbia avuto il coraggio di chiedere la grazia.
Ho pensato a cosa provava quando dal 1987 al 1994 riceveva lo stipendio da poliziotto, se era intimamente ancora più soddisfatto delle sue bravate in quei sette anni di pazzie e di morti.
Dodici anni di galera secondo lui bastano ad espiare le colpe commesse.
A volte viene davvero la voglia di iscriversi all’associazione “Nessuno tocchi Abele” e pazienza se questi sono pensieri di destra.
Qui si tratta di ragionare con la propria testa e non è proprio ammissibile che questo criminale pensi di continuare a prendersi gioco di noi che stiamo dall’altra parte, che poi è solo quella della legalità.
Se libereranno lui o uno dei suoi due fratelli prima dei prossimi quindici anni, andrò anch’io a Milano per insultarli all’uscita del carcere di Opera.

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