Nel 1981 chiese al mio amico Celeste Pin di far pareggiare la Juve, magari con un suo gol, perché quelli stavano perdendo lo scudetto contro il Peruga ormai retrocesso, e fu squalificato per tre mesi.
Nel 1994 gli feci vedere come Ravanelli stramazzava al suolo senza che Toldo lo avesse neanche sfiorato e la Juve si vide assegnare un rigore ingiusto.
Lui gridò al complotto, urlò che l’avevo fatto cadere in una trappola e uscendo dalla stanza che ospitava lo studio mobile di Canale Dieci disse che ci avrebbe fatto chiudere.
Nel giugno 2005 capito per sbaglio nello stesso posto dove la Juve sta tenendo la sua trionfale riunione con gli sponsor per festeggiare la fresca vittoria dello scudetto e rinnovare succosi contratti di pubblicità.
Guardato compassionevolmente da moglie e figlie mi gioco una giornata di ferie per avere un’intervista in esclusiva con Giraudo a proposito dei suoi rapporti con Della Valle e sulle comproprrietà in ballo tra Juve e Fiorentina.
Quelli dell’ufficio stampa mi controllano a vista, mi sottopongono a tutta la trafila burocratica e alla fine, proprio perché sono un rompiballe di dimensioni galattiche, mi concedono di parlare tre-minuti-tre non con Giraudo, ma con Bettega, che sta arbitrando una partita di pallavolo sulla spiaggia.
Andiamo in processione con il registratore pronto al click, ma il dirigente che nemmeno un anno dopo si sarebbe commosso in tribuna d’onore mi dice che “no, non è il caso che io parli con qualcuno di Firenze, perchè tanto le mie parole sarebbero male interpretate come sempre”.
Deglutisco, penso alle volte in cui lui e Causio hanno boicottato Antognoni in Nazionale e lo mando in c… solo quando torno sconsolato in camera mia.
Ora leggo che il signor Bettega si occupa ancora di mercato per la Juve, che è vicino a Cobolli Gigli e quindi mi stupisco per non essermene accorto prima.
Di cosa?
Ma questo qui ha un fratello gemello, che prima, tanti anni fa, era in affari e in società con Moggi e Giraudo, ma poi deve essere scomparso in qualche società satellite della Fiat.
Quello che c’è ora nessuno lo ha ancora visto in televisione, ma essendo appunto suo fratello gemello non c’è da stupirsi che abbia la stessa insopportabile supponenza di Roberto.