Fiorentina


Succede che una volta tanto sia io ad intervistare l’ottimo Corvino in radio.
Provo ad andare oltre le banalità (in verità ci provo sempre, che poi ci riesca è un altro discorso…) e gli chiedo come pensa di ricucire dall’otto agosto il rapporto tra Toni ed i tifosi, sempre che il bomber si degni di tornare.
Lui parte in quarta e mi parla della bontà della squadra e del gruppo, mi rimprovera un po’ di parlare sempre di Toni e mi dice quello che probabilmente avete sentito: ci vuole rispetto per la Fiorentina in queste trattative, quel rispetto che i viola hanno avuto col Palermo.
Corvino ha perfettamente ragione, solo che io gli avevo chiesto un’altra cosa, ma lui ha inserito il pilota automatico e mi ha parlato solo dell’ipotetica trattativa.
Provo a tradurre: se arriva questa benedetta offerta di 25 milioni di Euro dall’Inter, Corvino sarebbe anche dell’idea di cederlo questo giocatore così poco riconoscente a Firenze e alla Fiorentina.
E Prandelli credo che sia d’accordo con lui, perché ha detto e ripetuto di volere solo uomini motivati.
Il problema, sempre che Moratti spenda così tanto, è chi lo va a spiegare a Diego Della Valle…

Io continuo a stupirmi: in più di 25.000 il 29 luglio allo stadio per una partita amichevole senza arte né parte.
A volte mi domando se esista solo la Fiorentina capace di aggregare Firenze in questo modo.
Probabilmente sì, può darsi che sia un limite, ma intanto Prandelli ha il carburante giusto per tentare l’impresa di una stagione memorabile.
Un orgoglio viola che continua a manifestarsi contro tutti e tutto, a volte penso con un pizzico di dietrologia che il mondo del calcio invidi questo blocco granitico che non ha eguali in Italia, perché per anni anche il Napoli è stato dimenticato dai suoi tifosi.
La Fiorentina mai, nell’agosto del 2002 come in questo pomeriggio di caldo quasi africano, su un campo rovinato da non si sa che cosa.
Siamo già pronti ad innamorarci calcisticamente di Mutu, ad intonare cori per Blasi, a dividerci sui dribbling di Santana, perfino a perdonare Toni, se torna con l’idea di darci una mano a salvarci il prima possibile e poi si vedrà.
Insomma, la vita è ricominciata, finalmente sul campo e lì Palazzi e Rossi per fortuna non giocano.

Luca Toni sta proprio sbagliando tutto ed il suo in questo momento è un silenzio assordante.
Non rimane che mettersi alla finestra per vedere come andrà a finire, perché potrebbe anche succedere che ci sia finalmente una prima volta del calcio.
Cioè che Diego Della Valle se ne infischi dell’aspetto economico e consideri Toni un giocatore come tutti gli altri, con un contratto in scadenza nel 2009.
Sarebbe un successo di immagine clamoroso e a qual punto dovrebbe entrare in campo San Prandelli per disinnescare una situazione esplosiva.
E tutti sappiamo quanto poco abbiamo bisogno di casini ambientali in una stagione come questa.
Oppure Diego cede a Corvino, si fa pragmatico, vende l’uomo che non puà rinunciare a certe offerte (come se qui facesse la fame…) e va in scena, senza alcuna colpa dei dirigenti viola, la solita nauseante sceneggiata della scelta di vita eccetera eccetera.
Comunque sia, questo Toni è veramente una delusione: non una parola, mai una frase in questi giorni di dolorosa passione di tutti noi.
Come se fosse un estraneo, mai passato di qui.

Direttamente dai pensieri di un provinciale (cioè il sottoscritto), ecco qualche buon motivo per rendere interessante e forse aslla fine appassionante la prossima stagione:
1) salvarsi a cinque giornate dalla fine e spernacchiare tutti quelli che ci vedevano in B;
2) seguire con molta più passione il campionato cadetto, puntando alla permanenza della Juve nel suddetto torneo per la stagione 2007/08 (lo faremmo solo per dare interesse alla competizione, è ovvio…);
3) arrivare prima della Lazio e poi intervistare sull’argomento Lotito;
4) sperare che Inter, Milan e Roma non vincano lo scudetto (questa è un po’ difficile, lo so, ma mai dire mai nel calcio);
5) tifare in Champions solo per il Chievo;
6) cominciare a conteggiare le interviste-verità di “ho perso l’anima” Moggi e alla numero trenta esplodere nel salotto di casa in una standing ovation;
7) puntare sul fallimento del Real Madrid di Capello, Cassano, Emerson e (per chi non lo sopporta) Cannavaro in Spagna;
8) dare distrattamente un’occhiata al campionato del Bologna, accertandosi che stia sempre bello lì comodo a centro classifica;
9) attendere con impazienza la sfida con i Campioni d’Italia dell’Inter al Franchi e preparare una degna cornice a questi fenomeni: striscioni, cori ed applausi a scena aperta;
10) capire chi è da tenere e chi no per puntare decisamente al terzo scudetto nel 2007/08, nel frattempo vincere la Coppa Italia numero sette.

Il traguardo è triste, lo so, ma esaltante potrebbe diventare la strada per arrivarci: la salvezza.
Sì, la salvezza, magari con qualche giornata di anticipo, ma niente di più.
Pericolosissimo fare i calcoli sulla passata straordinaria stagione, qui non si parte dai 74 punti dello scorso maggio, ma da -19 e abbiamo un mese di tempo per ficcarcelo tutti in testa, io per primo.
Ci sarà pure un motivo se a distanza di vent’anni si ricorda ancora come epica la salvezza della Lazio che nel 1986 partì da -9 e se i giocatori che fecero parte di quella squadra sono ricordati quasi come i vincitori del loro ultimo scudetto.
Cambiamo frequenza mentale, sintonizziamoci sul Prandelli pensiero e cominciamo a pedalare.
Se poi in corso d’opera ci fanno qualche sconto meglio, ma non aspettiamoci niente per non rimanere ancora una volta delusi.

Sono stanchissimo e soddisfatto per lo scampato pericolo.
Ha ragione Della Valle ad infuriarsi perché vuole la Champions, ha ragione Ceccarini perché non è possibile essere così vicino alla Juve nelle sentenze, avete ragione voi che soffrite di mal di pancia per i 19 punti in meno (io comincerò a pensarci tecnicamente da domani), ma devo raccontarvi di questo mio stato mentale e morale da scampato pericolo.
Quando è arrivata l’anticipazione de La Stampa che ci dava in B con 6 punti di penalizzazione, mi sono passati davanti tutti i miei fantasmi calcistici: Cagliari e l’82, Baggio, Avellino, Carnevale e il ’93, i mezzi illimitati di Cecchi Gori, i bastardi che giocarono la stagione infame 2001/2002, la C2.
Erano tutti lì ad indicarmi l’unica strada possibile: la B.
Ecco perché ora vedo il bicchiere mezzo pieno, da domani, ve lo prometto, torno a scendere in trincea per affermare i nostri diritti.

P.S. Io rispetto le vostre idee ed i vostri legittimi dissensi per la sentenza, ma non accetto assolutamente mancanze di rispetto, come ho letto stamani.
Dire che “non ho capito niente” o che “faccio il gioco dei nemici della Fiorentina” se sono contento di essere ancora in serie A, sia pure a meno 19, è offensivo e non lo posso assolutamente accettare perché ho sofferto come voi gli ultimi 80 giorni di questa storia maledetta.
E in più avevo e ho la responsabilità di gestire la trasmissione più seguita della Toscana e quindi mi sono dovuto imporre un basso profilo che cozzava con la mia rabbia interiore.
E’ vero, hanno commesso una grossa ingiustizia, adesso racconteremo tutto al Pentasport e continueremo certamente la nostra battaglia, ma intanto siamo in serie A e per me questo è quello che per me conta di più.

Rischio molto con quello che sto per scrivere, ma alla quarta indiscrezione mi pare giusto farvi partecipi: pare che sia serie A con 15 punti di penalizzazione.
Sottolineo pare, perché qui di docce scozzesi ne abbiamo fatte fin troppe negli ultimi tempi e quindi dobbiamo andarci con i piedi di piombo.
Però io comincio a sperarci.

Mi è molto piaciuto il modo in cui Diego Della Valle ha affrontato la questione Mencucci: ha e avrà la nostra fiducia, ha detto, gli chiederò solo di essere più attento quando parla con altri toscani.
Alla faccia di tutti coloro che per questioni personali consideravano già morto come dirigente l’amministratore delegato viola..
Guardate invece come si è comportato Galliani con Meani oppure gli Agnelli con Moggi (meno con Giraudo e soprattutto Bettega).
Conosco l’uomo Mencucci e, come ho detto e scritto fin dall’inizio, sono pronto a giurare sulla sua onestà.
Non solo, ma poiché ho avuto con lui anche qualche scontro per questioni diciamo così commerciali, sono certo che non ha mai avuto deliri da onnipotenza legati al ruolo che occupa.
Insomma, non ha mai pensato di comandare lui,, saltando i fratelli Della Valle.
Anche un contratto di poche decine di migliaia di Euro (spiccioli per il giro d’affari della Fiorentina) necessitava del benestare di tutto il consiglio di amministrazione.
Ma non è questo il punto: il fatto è che nel calcio si assiste quasi sempre ad uno scaricabarile vergognoso e la lezione di stile data da Diego Della Valle in queste ore di febbrile attesa merita di essere sottolineata.

E’ chiaro che hanno cambiato strategia, puntando a salvare la pelle, cioè la serie A.
Non rinunciano ad affermare di non aver commesso alcun reato, però intanto, questo è il senso del ragionamento dei legali viola, non andiamo in B e poi si discute.
Atteggiamento comprensibile, che però non so se basterà a questo punto per far cambiare idea al collegio giducante.
Se vogliono, posso andare anch’io a confermare che Diego Della Valle non si è mai interessato della gestione della società perché non si è proprio mai occupato ad esempio di diritti radiofonici, ma forse sarei considerato un po’ di parte…
Se riportano come sembra la Lazio in A la nostra rabbia, in caso di conferma di permanenza in B, aumenta in modo esponenziale e pericolosissimo.
Domenica sera amarognola per i bisbigli che arrivano da Roma e che ho letto su Violanews (ma anche a me sono giunte le stesse voci), ma bisogna rimanere calmi e non perdere la testa.

In attesa dei verdetti parziali da Roma, torniamo a parlare di Toni.
Sono stato l’unico ai tempi dell’impero fiorentno di Batistuta a dire che certe prese di posizione legate ai soldi del più grande campione della storia viola non erano affatto corrette e so solo io quante ne ho passate per affermare concetti elementari, se applicati a qualsiasi altro campo della vita.
Sarà che il passato tende sempre a rendere le cose più belle di quanto in realtà siano state, ma certamente questa storia di Toni è molto più antipatica di quella di Bati.
Perché l’argentino aveva dato tutto o quasi per nove anni a Firenze, tanto da giocare in condizioni impossibili e con mille infiltrazioni, pagando con due dolorose e terribili operazioni alle caviglie.
E, soprattutto, Batistuta ha sempre avuto il coraggio di agire in prima persona, magari con atteggiamenti sbagliati (le sceneggiate nell’albergo di Roma nel 1997, ad esempio), ma non ha mai dato la colpa ai giornalisti come invece ha fatto il neo campione del mondo dopo la doppietta in Germania.
Bati voleva guadagnare di più e lo diceva in tutte le salse e molto spesso a Luna e Cecchi Gori.
Tornando a Toni, siamo stati noi vil razza dannata a spedire a Folgaria Tullio Tinti per dire Prandelli che il bomber se ne voleva andare, perché lui di scendere in B non ne vuole sapere (Bati lo fece, a 24 anni, in piena ascesa e nell’anno dei Mondiali americani)?
Che tatto, che delicatezza: la stessa manifestata a maggio, quando ai primi fuochi di Calciopoli il centravanti parlò di problemini da risolvere con Della Valle.
Già, Della Valle.
A me, lo confesso, piacerebbe che la Fiorentina tenesse duro, che non vendesse Toni e lo portasse fino alla conclusione del contratto, nel 2009.
Ovviamente ragiono con i soldi e gli interessi degli altri, ma per una volta vorrei vedere cosa succede a non piegarsi ai ricatti di questi signori che se ne fregano delle nostre passioni e delle nostre ansie e ci considerano solo come un taxi da prendere al volo e poi magari non vogliono nemmeno pagare la corsa.
Nel caso specifico vorrebbero essere loro a dire quanto dovrebbe pagare l’Inter: ma fatemi il piacere…

« Pagina precedentePagina successiva »