Settembre 2015


Siamo sempre un po’ figli del nostro passato e quindi condizionati da quello nel pensare al futuro.
Nel caso della Fiorentina il recente passato europeo è stato molto più che dignitoso e per questo ci viene spontaneo associare Basilea non solo all’avversario di stasera, ma anche come città in cui avrà luogo la finale.
Calma ragazzi, stiamo molto calmi, perché il percorso è lungo e accidentato, poi magari succede che si gridi al fallimento se per caso ci fermiamo ai quarti.
Passare il primo turno quello sì, mi pare proprio il minimo, ma i voli troppo lunghi nel calcio non hanno mai portato troppo bene, per non parlare poi del famigerato progetto.
Ecco perché preferisco dimenticarmi delle notti colorate di viola della passata stagione, immaginando invece scenari completamente diversi e magari a modo loro ancora più affascinanti.

L’esercizio più difficile è mettersi al loro posto, provare a pensare non più con la nostra testa, ma con gli entusiasmi e le paure di anni che ormai sono lontani.
Puoi soffocarli con il tuo affetto e quindi devi stare attento: né troppo distante, né troppo addosso.
Osservarli da lontano può essere una buona idea, a patto però che tu sappia correre subito in soccorso lasciando qualsiasi cosa tu stia facendo in quel momento.
Naturalmente lo devi fare a passi felpati, senza quasi fartene accorgertene, perché altrimenti si arrabbiano perché l’indipendenza è un loro stato permanente dell’anima, ma se per caso o per pigrizia non arrivi, poi ci rimangono malissimo.
E’ un lavoro di qualità, non di quantità: non conta il quanto, ma il come.
E, soprattutto, mai e poi mai devi commettere l’errore più grande, quello riportato a caratteri cubitali in ogni manuale del genitore: essere o diventare ad un certo punto della tua vita amico/a dei tuoi figli.
Perché loro, anche se magari dimostrano il contrario perché fa comodo, non lo vogliono e comunque gli amici giustamente se li scelgono e a noi ci hanno trovato, e magari non è nemmeno detto che siano troppo contenti del fato, ma tant’è.
Auguri a tutti i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine che hanno ricominciato o stanno per ricominciare la scuola.

Accetto il confronto senza problemi e può anche essere che ci sia qualche tifoso che rimanga influenzato dai commenti, ma poiché sono in tanti, tantissimi a parlare, bisognerebbe capire da chi è influenzato.
Perché, scusate, potrebbe anche valere il discorso contrario: quelli che non contestano sono influenzati dalle parole tranquillizzanti di una buona parte della critica.

Provo a ribadire alcuni concetti fondamentali: non esiste per la Fiorentina proprietà migliore dei Della Valle, che hanno tirato fuori una cifra che nessun altro imprenditore avrebbe mai speso in tredici anni.
La Fiorentina a volte comunica male (o non comunica affatto) e in maniera confusa, questo sì genera inquietudine ed insoddisfazione tra il popolo viola.
L’ultimo mercato non ha rinforzato la squadra: se ripetiamo il quarto posto, che è un gran risultato, il merito sarà quasi tutto di Sousa, che comunque è stato scelto dalla società. Detto questo, le polemiche ad oltranza sono dannose e stupide.
Fare il giornalista e l’opinionista presuppone un’assoluta responsabilità individuale e quindi io mi prendo le mie colpe per ciò che dico e scrivo, ma non accetto che si spari nel mucchio, perché io nel mucchio non ci voglio stare, altrimenti farei altre cose. Se il clima inquietante non è generato dai tifosi, non ci vuole un genio a capire che i responsabili sono giornalisti ed opinionisti, che dica dunque ADV a chi si riferisce. E se io fossi tra quelli, non avrei problemi ad accettare le accuse e poi controbattere.
Come responsabile del Pentasport dirigo un’orchestra polifonica, la più importante (eh lo so, pecco di presunzione, ma è quello che penso) della Toscana e devo dare voce a tutti, anche alle persone con cui non sono d’accordo. Non metto il silenziatore a nessuno.
Non esiste categoria senza mele marce, quindi lo è senz’altro anche quella a cui appartengo dal 1980 e quindi non giuro assolutamente sulla fedeltà della moglie di Cesare.
Se poi cominciassimo a svelenire l’ambiente, pur senza rinunciare al confronto dialettico, sarebbe un vantaggio per tutti.

P.S. Mettere in sede le foto di Antognoni, Batistuta, Montuori, De Sisti, Baggio ecc non cambia la vita a nessuno e capisco che a molti di voi non interessi.
Dal mio personale punto di vista lo considererei un passo per armonizzare i Della Valle con Firenze, tutto qui.

Semmai ADV leggesse questo blog, lo pregherei di meditare su quello che sto per scrivere e poi fare di testa sua, perché alla fine di un percorso di vita direi discreto (si avvicinano i 55) io rimango sostanzialmente un ingenuo che molto è stato tradito nel suo fidarsi degli altri e che però continua a credere in un finale positivo delle vicende umane.
Non sono quindi proprio il consigliere giusto in un mondo popolato da falsi ed ipocriti.

Dunque: ADV dichiara che da tre, quattro mesi intorno alla Fiorentina si è creato un clima inquietante e potrei essere d’accordo se confronto il livello di effervescenza con quello dei risultati ottenuti.
Perché arrivare tre volte quarti è tanta roba e, anche se purtroppo non si è mai vinto niente, nella scorsa stagione siamo andati parecchio bene.
Ma il passaggio successivo dovrebbe essere chiedersi il perché di questa situazione.
Giornalisti ed opinionisti in malafede?
Gente che si diverte a giocare al “tanto peggio, tanto meglio”?
Sarà pure così, ma in minima parte e comunque non tanto da influenzare chi fa gli striscioni allo stadio o scrive arrabbiato su questo blog, anche perché ADV salta un passaggio decisivo: nessun tifoso viola si è fatto e si farà mai condizionare da un giornalista.
Il problema caro ADV è cosa comunicate e come, e non è una questione di addetti stampa, perché di responsabili della comunicazione ne avete cambiati quattro negli ultimi sei anni (il Milan ha lo stesso da oltre venti) e mi rifiuto di credere che tutti fossero e siano scarsi.
No, il problema è che siete chiusi a riccio, che considerate la Fiorentina come una fortezza inespugnabile, che date un senso di lontananza dal cuore viola che si percepisce appena si entra in sede ed invece di vedere le foto di Antognoni e Batistuta si vedono quelle di Blasi e Potenza, solo perché hanno giocato da queste parti dopo il 2002.
Tutto questo ha un effetto boomerang devastante: avete fatto tantissimo per la Fiorentina, avete tirato fuori 211 milioni di euro che forse un giorno vi ritorneranno (molto forse) se qualcuno si decidesse a comprare la società, ma avete per Firenze un’immagine sbiadita, quasi da sopportati.
Capisco che ci si possa arrabbiare, ma chiedetevi perché.
Esempio: Rogg e Pradé non potevano dire subito di aver sbagliato e non aspettare le conferenze stampa di settembre?
Sai quanti veleni avrebbero tolto!
E perché non raccontare la propria verità su Montella, che magari poteva pure risultare interessante e cambiare le valutazioni di molti?
No, niente: tutto un rimandare, un sopire discorsi scomodi, una paura generalizzata di muoversi che si tocca con mano non appena ti trovi a parlare con qualsiasi dirigente (sempre ammesso che si riesca a parlare con qualche dirigente).
Deviare l’amarezza per gli striscioni di ieri sul clima inquietante mi è sembrata una mossa non all’altezza dei Della Valle, non so se è stata un’idea di Andrea o se è stato consigliato male, fatto sta che se il presidente onorario andasse in Fiesole capirebbe benissimo che del “clima inquietante” i ragazzi che hanno esposto la protesta se ne fregano.
Loro ragionano con la propria testa, magari sbagliano, ma mai per conto terzi.

Ah, la Fiorentina ha vinto uno a zero e ha segnato Babacar, che non mi è sembrato per niente inquieto.

Ho avuto la fortuna di andare a Wimbledon il giorno in cui le italiane e Seppi arrivarono agli ottavi e ho assistito alle conferenze stampa della Vinci e della Pennetta.
Deliziose, simpatiche ed il pensiero andò immediatamente a qualsiasi calciatore che se la tirava molto di più dopo una vittoria con l’Atalanta.
Per me questa finale americana è qualcosa di incredibile, soprattutto perché sono due giovani donne, ma abbastanza in là con gli anni dal punto di vista agonistico.
Difficile fare il tifo per una dei due:vla Pennetta è affascinante, la Vinci è più grintosa ed è sempre stata considerata soprattutto una bravissima doppista.
Sono ancora incerto, probabilmento mi asterrò dal tifare, esercizio praticamente impossibile per qualsiasi italiano, soprattutto nel tennis.
Spero che la Rai compri i diritti e faccia vedere in chiaro lapartita più importante della storia di questo sport così affascinante.

Non ce la facciamo proprio ad uscire dal girone infernale del mercato.
Ieri al Pentasport i tre quarti delle telefonate erano su quello o su come i Della Valle dovrebbero comportarsi, sul fatto che non hanno mantenuto gli impegni e via di seguito.
Scusate, ma questi argomenti a pochissimo dalla ripresa del campionato mi annoiano: capisco che dentro ci sia molta più verve rispetto a parlare per esempio del dualismo Babacar-Kalinic, però io non ce la faccio.
A questo punto la squadra e la rosa sono quelle che conosciamo e mi dovete spiegare che senso ha oggi polemizzare oggi su Salah (aspettiamo il verdetto) o su come ADV abbia o non abbia spiegato l’addio di Montella: tanto ormai non lo spiega più e fa male, però chi se ne frega, ora.
Riusciamo a pensare alla partita di domani, che va vinta di riffa o di raffa?

No, non quelle di Sacchi, ma le vostre: come è andata la ripresa piena dell’attività?
Settembre è il mese del ripensamento, scriveva e cantava il sommo poeta dei nostri anni, e chissà se davvero siete riusciti a soffermarvi su cosa fosse stato giusto e cosa meno delle azioni e nei pensieri degli ultimi tempi prima della pausa estiva.
Fin da quando andavo a scuola bastava osservarmi negli ultimi giorni di agosto per capire che proprio normale non ero: aspettavo infatti con trepidazione il giorno del ritorno in classe e mi beavo nell’acquisto rallentato di quaderni, penne, zaini, astucci e diari (fantastici quelli di Iacovitti).
Mi piaceva moltissimo il pensiero di ritrovare i compagni e nemmeno mi sfiorava l’idea della noia e della fatica legata allo studio.
Era quindi quasi normale che molti anni più tardi le mie figlie, ma lo farà presto anche Cosimo, mi accusassero affettuosamente di “non essere mai stato giovane”.
Il rischio in questi casi è quello della crisi di mezza età, con repentino rincoglionimento adolescenziale, ma per ora pare che il pericolo non esista o almeno così dice chi condivide con me le giornate.
Per ora, però, è bene precisare…
Intanto comunque settembre continua a piacermi moltissimo e nemmeno faccio troppa fatica a ritrovare i ritmi giusti, questione di bioritmi e forse di passione per le cose che faccio.
Sono però curioso di sapere come è andata a voi.

Ad una settimana dalla fine del calciomercato direi che possiamo pure fermarci qua per le analisi e le critiche.
Come la penso ormai lo sapete da un po’ di giorni, continuare a farsi sangue amaro per il difensore in meno non ha senso.
Ancora meno sperare che le cose vadano male per poi poter dire “lo avevo detto!”.
Mi auto-sospendo da ogni discorso di acquisti e cessioni e penso solo al fatto tecnico e semmai a ciò che accade fuori dal campo, nell’universo viola.
Poi a gennaio ne riparliamo.

Ho molto apprezzato gli sforzi di Daniele Pradè per spiegare che va tutto bene, che siamo più forti dell’anno scorso, che i Della Valle non hanno alcuna intenzione di smobilitare.
Stimo molto l’uomo Pradè: ha una correttezza di fondo che poche volte si ritrova nel mondo del calcio ed una gentilezza nell’eloquio che colpisce.
Detto tutto questo, continuo a non capire perché fino a gennaio abbiamo tafazzianamente deciso di andare a controllare ogni giorno se Gonzalo Rodríguez ha un raffreddore e soprattutto che uno tra Tomovic e Roncaglia (o tutti e due) debba esser titolare inamovibile.
Perché insomma la Fiorentina abbia la peggiore difesa, certamente dal punto di vista numerico, ma temo anche a livello qualitativo, tra quelle sei/sette squadre che puntano all’Europa.
E siccome mi pare che il problema del difensore (o dei difensori, perché non sarebbe male prenderne due molto buoni) sia all’ordine del giorno, altrimenti non si spiegherebbe l’opzione per il prossimo gennaio, Pradè o Sousa mi devono convincere come questi quattro mesi di campionato più coppe possano trascorrere senza pagare pegni pesanti.
Temo fortemente che non sia così, ma ancora più fortemente spero di sbagliarmi per il bene della Fiorentina.

Mentre guardavo la foto di Aylan morto su una spiaggia turca cercavo dentro di me qualcosa che mi portasse un po’ più in là della semplice indignazione o del sentirsi in colpa perché davvero Aylan dovrebbe davvero diventare “il figlio di tutti noi”.
Ma questa affermazione, per quanto sincera, odora molto di retorica, perché poi tra tre giorni avremo altre cose di cui occuparci e scivoleremo inevitabilmente nel nostro microcosmo quotidiano fatto a volte di piccole e grande miserie.
Provando a spingere le emozioni su terreni un po’ meno battuti, mi è venuto in mente che anche quando si muore si può essere più o meno fortunati.
Il piccolo Aylan è diventato un simbolo e almeno in questo il padre, unico sopravvissuto della famiglia, avrà qualcosa di cui parlare, una piccola “distrazione” ad un dolore che non riesco nemmeno ad immaginare.
Ma Galip, il fratello di Aylan?
E i migliaia di bambini che muoiono ogni giorno nelle guerre e nelle stive di questi criminali da diporto?
Loro per noi non hanno un nome: scivolano via e basta, come se non fossero mai esistiti, ed è come se fossero morti due volte.

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