Mio figlio Cosimo si ricorda a distanza di tre anni perfettamente la scena: eravamo in centro e suona il cellulare. “Direttore!”, esordisce Pietro.

“Direttore un cazzo!!!”, rispondo io urlando inviperito di fronte all’attonito decenne.

Non ricordo bene cosa avesse combinato, c’era di mezzo Facebook e un Loreto giustamente arrabbiato perché Vuturo aveva offeso, magari senza volerlo, la professionalità della redazione.

Non è stato l’unico episodio in cui è andato lungo, ma ogni volta ha sempre avuto l’onestà intellettuale di scusarsi e di raccontare come in alcuni casi gli si intasasse la vena per via della Fiorentina.

È l’unico capo ultras con cui abbi mai avuto rapporti piuttosto profondi, c’era anche Marzio, ma poi purtroppo le cose si sono sfilacciate.

Ora sta male, non si da quanto, siamo tutti in attesa di sapere come andrà a finire, conoscendo la sua fibra di lottatore.

Istrionico, carismatico, onesto, difensore dei più deboli, con i suoi difetti: forza Pietro, ti vogliamo bene

Lo si può essere in tanti modi, per esempio come la madre dell’appuntato Montella, che chiama in causa Napoli e Gomorra per difendere il pargolo dalle accuse piacentine.

Non te lo insegna nessuno ad essere padre (e madre), bene che vada è come quando si parla degli allenatori: i migliori sono quelli che fanno meno danni possibile, tanto in campo ci vanno i giocatori.

Ecco, in campo ci vanno i figli e a volte non bastano insegnamenti verbali e esempi dati in una vita.

Arrivi a qualche certezza solo alla fine di dolorosi percorsi di consapevolezza di errori fatti, sperando sempre tra l’angoscia e il senso di colpa che non sia troppo tardi.

Poi c’è il fatto che spesso si è in due e sarebbe di solito un bene per i figli, ma bisogna vedere chi è l’altra/o, il suo livello di intelligenza e di maturità.

Alcuni farebbero volentieri a meno della controparte e comunque la mamma dell’appuntato Montella, fedele servitore dello Stato, fa per due, lei basta e avanza per tutti.

Mi fanno sorridere quelli che sono scontenti del pareggio di ieri sera a Milano.

Ci sono tifosi (tifosi?) che sperano di non fare risultato per non aumentare le possibilità di permanenza di Iachini, ma si può?

Si giocava contro una delle deve squadre più forti in Italia e vorrei ricordare come pareggiammo all’andata, mentre a Milano abbiamo avuto almeno tre occasioni per segnare.

E’ un buon risultato, che non serve a niente per la classifica, ma che regala una certa soddisfazione.

Comunque adesso tutto è focalizzato sul tecnico, anch’io sono molto perplesso sull’eventualità di continuare con Beppe, però credo sia giusto fidarsi dell’istinto di Rocco Commisso.

A lui la scelta, a lui gli oneri e gli onori di una decisione che deve arrivare a stretto giro di posta.

Finalmente ci siamo divertiti a veder giocare la Fiorentina, grazie all’asse Ribery/Castrovilli, ma non solo.

Hanno fatto girare il pallone, sono arrivati senza troppi problemi nell’area del Torino, salvo poi confermare che in fase realizzati a non siamo mai abbastanza cattivi.

Abbiamo vinto con merito e sono contento soprattutto per Iachini, che se ne andrà da signore, proseguendo idealmente il gemellaggio con Pioli a Milano.

Non so quanto potrà durare a questi livelli Ribery, sinceramente non mi aspettavo un rendimento così elevato e continuo: il segreto forse è che si sta divertendo anche lui.

Poi, certo, bisogna essere Ribery, cioè avere le sue qualità, ma questo è un altro discorso.

Missione compiuta.

Beppe Iachini salva la Fiorentina a cinque giornata dalla fine del campionato e adesso ci possiamo anche rilassare e magari cominciare a divertirsi.

Ho uno scenario in testa che mi stuzzica: e se adesso facciamo un sacco di punti e raggiungiamo quota 50, che facciamo?

Poco credo, con l’allenatore, però almeno Beppe saluterebbe con l’onore delle armi e con il cuore pieno di orgoglio.

In trasferta ha quasi sempre azzeccato la formazione, si è inventato Ghezzal mezz’ala e alla fine ha ricucito con Chiesa, ieri il migliore in campo.

Già, Chiesa. Avrebbe fatto bene a chiedere scusa, poi ha preferito parlare sul campo mettendo a tacere tutti quelli che lo considerano un giocatore normale.

Vittoria strameritata, con un marziano di quasi 37 anni che ci sta spiegando cosa sia il giusto mix tra classe e dedizione alla causa.

Ho difeso Federico Chiesa e continuerò a farlo sul piano tecnico perché mi pare una grande idiozia sperperare un patrimonio economico per la Fiorentina e complessivamente disperdere il suo talento.

Ma il ditino no, quello non si può vedere, soprattutto dopo una stagione come la sua, la peggiore da quando ha esordito in serie A, per giunta arrivata dopo un’annata, quella 18/19, niente affatto memorabile.

Il ditino contro chi? I tifosi che non c’erano? I giornalisti che ti criticano? Iachini, peraltro abbracciato con trasporto, che lo ha relegato a riserva dell’inesistente Sottil?

E poi dopo che hai giocato quasi 50 minuti di niente, sempre ammesso e non concesso (e io non lo concedo) che chi gioca alla grande possa permettersi questi gesti infantili che lasciano il segno, vedi alla voce Simeone.

Per punizione direi di obbligare Federico a rivedere una cinquantina di volte il ditino di Batistuta al Camp Nou nell’aprile 1997, sei mesi prima che lui nascesse. Anche Gabriel zittiva il pubblico, e lì erano in centomila, ma era quello avversario…   

Quelli che sono contenti delle esclusioni del nostro giocatore con la migliore quotazione di mercato mi sembrano il famoso marito che….

Che senso ha godere del fatto che sia caduto in una crisi tecnica di cui non si vede la fine imminente, anche perché questo calcio così accelerato non permette sconti?

Le faccine della scorsa estate e la volontà più o meno esplicita di andarsene non sono piaciute neanche a me, ma non sono una novità nel calcio: dobbiamo far pagare a Federico la nostra rabbia anche per frustrazioni passate?

Il primo che deve dare una mano a Chiesa è lui stesso, non si può certo dire che non ci metta impegno, solo che deve smetterla con certi atteggiamenti deleteri, tipo le proteste per ogni fallo fischiato contro o ammonizione (giusta, come ieri) presa.

Un po’ però bisogna darci una regolata anche noi: non è diventato un brocco, ha appena 22 anni ed è in una fase di crisi di crescita abbastanza comune per un ragazzo della sua età.

Smettiamo di polemizzare su ogni cosa che lo riguardi e trattiamolo da giocatore della Fiorentina, squadra fra l’altro per cui tifa da sempre.  

L’ha vinta Iachini, con una formazione che mi aveva sorpreso in negativo e che invece si rivelata giusta.

Evidentemente in questo torneo folle ed estivo la condizione atletica conta più della classe, quindi dentro Venuti e fuori Chiesa, in panchina Castrovilli per far posto a Benassi, peraltro deludente.

L’abbiamo vinta meritando e ci siamo tolti un bel peso, in ogni senso.

Restano le perplessità per l’attacco, dove non la mettiamo dentro nemmeno per sbaglio, ma qui l’errore è alla base, quando non abbiamo preso un bomber vero.

Speravamo e credevamo di rimediare do Cutrone, ci toccherà invece aspettare l’evoluzione di Vlahovic.

Impossibile da pensare dieci giorni fa: siamo franati sotto diversi punti di vista.

Oltre al gioco, manca l’anima e qui siamo alla sorpresa. Amara, perché con Iachini in panchina ti aspetteresti gente determinata e invece niente: mollicci e con la paura di prendersi le proprie responsabilità.

Il Sassuolo ci ha preso a pallate, dandoci una memorabile lezione tecnica e tattica.

La rosa (e gli ingaggi)  della Fiorentina è superiore alla trista classifica e ancora di più al quasi vuoto cosmico visto ieri.

Beppe si ferma qui: dispiace, ma è il campo la Cassazione del calcio e proprio non ci siamo.

Poi ci sono Pradè e i calciatori.

In questo momento di grande confusione di calendario e anche di paura conviene mantenere la testa fredda, visto che il cuore caldo ce l’hanno davvero in pochi. Poi si faranno i conti, anche se continuo a pensare che il DS debba avere una prova d’appello.

L’unico da tenere fuori è Commisso: che doveva e che deve fare di più? Sarà interessante ascoltare la sua reazione per capire cosa bolle nella pentola viola, oggi così indigesta per tutti.

C’è un prima e un dopo nella mia vita e se volessi trovare una data spartiacque la indicherei nel 30 giugno di cinque anni fa.

Quel giorno finiva dopo oltre trentacinque anni la mia storia con Radio Blu e ne cominciava un’altra piena di mistero a Radio Bruno, quasi in contemporanea con un altro cambiamento profondo e decisivo della mia vita personale.

Oggi che mi avvicino ad essere un sessantenne spero ancora presente a me stesso, mi guardo indietro e mi capita di provare la stessa sensazione di quando ripenso a come sono riuscito a laurearmi senza mai frequentare: una fatica immane, una scalata di enorme difficoltà, che ho comunque compiuto ed evidentemente ne avevo le possibilità e le capacità.

Quando ti capita qualcosa di contrario nella mia vita, pensi spesso che la tua croce sia insopportabile, che sia sempre colpa degli altri, mai ti soffermi sui tuoi errori: è un esercizio molto complicato, che però consiglio caldamente a costo di passare delle nottate con il mal di stomaco. Se scali quelle montagne, pur scivolando ogni tanto, alla fine vinci te.

Ho avuto fortuna, o forse me lo sono meritato: fatto sta che cinque anni fa sono ripartito dalle macerie non da solo e oggi che sembra tutto così normale è giusto che ricordi con un sorriso dove ero e come stavo il 30 giugno 2015.

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