Siamo tutti permalosi, chi più chi meno.

Appartenendo alla categoria dei più  so bene di cosa parlo, anche se da qualche anno sto cercando di migliorare questo mio indubbio difetto.

La premessa è necessaria per spiegare questo momento quasi irreale che stiamo vivendo con chi ci fa emozionare, arrabbiare, sognare e anche (nel mio caso e anche quello di almeno un centinaio di altre persone) lavorare.

Sto parlando naturalmente della Fiorentina e confesso che pur cercando con il lanternino le motivazioni di questo clima da guerra mediatica fatico a trovarne le cause.

E allora torno all’aspetto caratteriale, che non riguarda solo Rocco Commisso o Joe Barone, ma tutti noi, compreso ovviamente il sottoscritto.

Riguarda i politici e riguarda i giornalisti, che è vero non amano essere criticati dopo aver criticato, e comprende quell’arma di distruzione di massa che sono i social, che amplificano le voci di mitomani, rissaioli ed ex scemi del villaggio che adesso possono scrivere e perfino trovare qualcuno che se la prende e risponde.

La situazione non è né grave e neanche troppo seria, perché qui abbiamo un ricco signore italo-americano che non vuole speculare sulla Fiorentina, ma solo lasciare traccia del proprio passaggio. Abbiamo un popolo compatto nell’amore verso la squadra e abbiamo pure una classe media giornalistica assolutamente all’altezza della situazione. La politica? Sempre la stessa, da decenni e non è un problema fiorentino, ma nazionale

E allora, perché perderci in queste guerre interne che non servono a niente?

Non sarebbe meglio resettare un po’ tutto e ripartire, concedendo all’interlocutore (attenzione, ho scritto interlocutore e non nemico) lo spazio per esporre le proprie tesi e semmai di farci cambiare idea?

Tesi, antitesi, sintesi: lo scriveva duecento anni fa Friedrich Hegel e oggi mi parrebbe un grande passo avanti per un futuro viola migliore.