Diciamocelo con sincerità: sono più in forma e giocano meglio, molto meglio.
Premesso che uno come Totti noi non ce l’abbiamo (però loro non hanno Toni), qui bisogna chiedere a Jorgensen e Fiore di fare la differenza, esattamente come la fanno Mancini e Perrotta, assolutamente devastanti negli ultimi due mesi.
Però.
Se vinciamo con il Lecce, loro rimangono sempre a cinque punti, anche con sette vittorie di seguito ed essendo in questo momento almeno al livello della Juve.
Insomma, è un bel contraccolpo psicologico pedalare fortissimo, sapere che stai dando il meglio e vedere invece che l’avversario rimane distante.
E’ quindi fondamentale vincere, non importa come, per poi lasciar parlare giornali e televisioni sull’eccezionale momento della Roma.
Eccezionale sì, ma sempre cinque punti indietro.
Forza e coraggio.

La prima volta che Diego Della Valle partecipò ad una riunione con i presidenti di A e B rimase senza parole.
“Sembra un suk arabo”, disse, e a vederlo oggi il suo giudizio appare fin troppo lusinghiero.
Ora io mi chiedo di che diavolo parleranno mai questi venti, trenta signori con i conti correnti milionari, che in teoria dovrebbero passare una buona mezza giornata a discutere su come raddrizzare le sorti del nostro calcio.
Vengono trattati dai media come se fossero dei Capi di Stato.
Arrivano in Lega o in Federcalcio seguiti o preceduti da codazzi di giornalisti, che aspettano la battutina pungente di Moggi o l’ultimo estratto del Cellino-pensiero (pensa te che spremuta deve venir fuori…).
Poi tutti lì ad aspettare, nemmeno si trattasse delle consultazioni per la formazione del nuovo Governo e quindi via di nuovo con la cerimonia dell’intervista al volo appena la pen(s)osa riunione si è conclusa.
Peccato però che Spinelli, Garrone e Zamparini non siano certo Fini, D’Alema e Casini.
E se è vero che Galliani ha qualcosa che ora mi sfugge che lo accomuna a Berlusconi, è altrettanto certo che tra Carraro e Ciampi passa la stessa differenza che esiste nello scrivere tra me e Moravia (per i pochi che avessero dei dubbi, io sono Carraro e Moravia è Ciampi…).
Eppure eccoci là, ad inseguire l’osso della dichiarazione scontata, della convergenza parallela (per i più giovani questa espressione è stata davvero usata da Aldo Moro negli anni della Democrazia Cristiana) tra il Consorzio Italia e le tre che si mangiano tutto.
Ma dentro quelle stanze quale sarà l’atmosfera?
Possibile che stiano ore a parlare e non arrivino mai a niente?
Mi sbaglierò, però tanti anni di frequentazione con questi giganti del pensiero mi induce ad immaginare scenari da circolo maschile di seconda categoria.
Si discute per davvero per un’ora e poi via ai soliti argomenti: donne, motori, cazzeggi vari.
Sarà un caso, ma lì in mezzo non c’è mai stata una signora che con il senso pratico tipico dell’universo femminile farebbe molto più in fretta a rimettere ordine nei conti disastrati di un mondo che va a rotoli.
E’ dura ammetterlo per noi maschietti, ma perfino una Letizia Moratti qualsiasi avrebbe fatto meno danni della trimurti Galliani-Giraudo- Carraro.

Dando per scontato che giocheremo con due punte, chi scegliere tra il duttile e utile Pazzini ed il figliol prodigo Bojinov?
Uno potrebbe cavarsela dicendo alla Ciuffi che potrebbero starci tutti e due accanto a Toni, ma sarebbe una rispsota quantomeno pilatesca.
Io sarei per partire con Pazzini, ma ovviamente non faccio fede, e per fortuna Prandelli non segue mai il consiglio dei giornalisti.
Comunque uno spezzone di partita al bulgaro lo regalerei in tutti i modi, soprattutto per vedere la reattività dopo il periodo di punizione più lungo della storia viola.
Però, se ci pensate bene, sono dei bei problemi, visto che tre anni fa l’incertezza riguardava Turchetta e Cicconi.

“Adesso il nostro prossimo obiettivo è il raggiungimento della Coppa Uefa, abbiamo adesso 12 punti di vantaggio. Dobbiamo procedere per gradi”.
Così ha parlato oggi il buon Corvino nel suo discorso di fine mercato alla Nazione viola.
Ora, a me pare giusto salutare l’eventuale approdo all’Europa meno nobile come un risultato di grande rilevanza, soprattutto se penso che otto mesi fa avevo gli stranguglioni per la più che probabile retrocessione.
Però è anche vero che la squadra dello scorso campionato non era certo da B e se arrivò sull’orlo del baratro la colpa è da attribuire principalmente a sciagurate scelte di manico, cioè di allenatore, e Zoff prima e più di tutti.
Una volta ripartiti a luglio, il piazzamento dal quinto al settimo posto era da ritenere un risultato auspicabile e non proprio impossibile.
Ma dire adesso che abbiamo cinque punti di vantaggio sulla Roma, che non abbiamo Coppe a turbare la preparazione settimanale, che il gruppo è sano e guidato dal miglior allenatore italiano dopo Capello, che il nostro obiettivo è l’Uefa mi pare un tantino esagerato.
Va bene la prudenza, ma sono certo che Corvino questa cosa mica la pensa per davvero.
No, a lui, che merita almeno 8 per il lavoro fin qui compiuto, se non dovesse arrivare la Champions le scatole girerebbero esattamente come a noi.

Diana, o al massimo Pizzarro: il resto era robuccia di contorno.
Semioli, Mesto, anche Esposito non mi sembravano il massimo per il famoso “salto di qualità”.
A quanto ne so, con Diana c’era già l’accordo per l’ingaggio, la Sampdoria ha vacillato a lungo, poi Garrone ha avuto paura della reazione della piazza e forse anche di Novellino, che sulla piazza medesima ha grande ascendente.
Semmai ci sarebbe da chiedere come mai di Diana ci siamo accorti solo adesso e non invece quando girava come una trottola sull’asse Brescia-Parma-Genova, perché a me è sempre sembrato un giocatore superiore alla media.
Comprare tanto per comprare non aveva senso.
In fondo è stata una dimostrazione di forza per non farsi prendere per il naso da chi voleva speculare sulle possibilità economiche di Della Valle.
E domani aspettiamo, e speriamo, che avvenga il sospirato rientro in rosa di Bojinov.

P.S. Questa storia delle lacrime del bulgaro per via della mancata cessione all’Inter è vermente penosa, se possiamo cerchiamo di parlarne il meno possibile.
Strano che una Tv dai grandi contenuti come Sky, in una fase di guerra sui diritti del calcio, sia scesa al livello di Novella 2000, molto strano…

Volevano far scoppiare il caso e ci sono riusciti.
Ormai dobbiamo abituarci a considerare l’Olimpico una zona franca, dove può succedere di tutto: far sospendere le partite, inneggiare al nazismo, uscire impuniti.
Non sono ne’ sorpreso, ne’ sgomento, ma nauseato da questi dementi che sono tanti, troppi per pensare a semplici schegge impazzite.
Ci vuole una risposta forte, non possiamo più stare a guardare, la nostra libertà va difesa.
Questi non sono come noi, questi odiano ebrei, zingari, negri, extra-comunitari, testimoni di Geova, gli omosessuali, le donne che vogliono l’uguaglianza; questi odiano tutte le minoranze possibili ed immaginabili.
Ma tutte queste minoranze sono alla fine la maggioranza del Paese, siamo noi che abbiamo sì il sedere nella nutella, ma che forse possediamo ancora qualche neurone nel cervello per pensare che la libertà di cui godiamo da sessanta anni non ce l’ha regalata nessuno.
La stessa libertà di cui si oggi si approfittano le bestie da stadio è lastricata dal sangue di chi (americano, inglese, russo, italiano) ha combattuto per farci vivere al sicuro.
Retorico?
Sì, oggi sono volutamente retorico, perché credo che si sia davvero passato il segno.
O ci armiamo intellettualmente e con la certezza e l’applicazione delle pene, o questi bastardi ci schiacceranno.

Sì, si può fare di più di quello che ho visto oggi ad Udine.
Si può e temo anche che si debba fare di più, se non si vuole davvero essere raggiunti dalla Roma e finire in Uefa invece che in Champions.
Stanchezza mentale o poca brillantezza fisica?
Sinceramente non saprei, perché visti dal vivo se da un lato mi sembravano agonisticamente poco “cattivi”, dall’altro mi accorgevo che sul piano delle idee, in attacco, eravamo pericolosamente vicini allo zero.
Troppo vicini tra loro Toni e Pazzini, troppo timido nel prendere le iniziative Montolivo, troppo fuori dal gioco (e non era la prima volta) Fiore.
Comunque un punto l’abbiamo preso, un portiere bene o male lo abbiamo rimediato (ottimo esordio di Lobont e anche Berti se l’è cavata), Kroldrup non è affatto male, e, soprattutto, ci sono ancora cinque punti tra noi e la Roma.
Se poi invece siamo diventati improvvisamente la Juventus, ma nessuno me l’aveva detto, beh allora è giusto istruire processi per questo brutto pareggio.
E intanto, per Bojinov, è cominciata la terza settimana di castigo, guardiamo un po’ come andrà a finire.

Abbiamo discusso un po’ su tutto, da Bojinov a Lobont, passando per Corvino e Berti.
Adesso stop, ci fermiamo per ventiquattro ore e ci concentriamo solo sulla grande occasione di domani.
Se vogliamo dircela tutta, quest’anno non ci va poi tanto male.
Continuiamo infatti ad affrontare squadre in crisi con il mondo e con se’ stesse sempre nei loro momenti più delicati.
Era già successo col Lecce, l’Ascoli, la Roma, il Palermo, ci ripetiamo domani ad Udine.
Ci vorrà un pizzico di coraggio in più rispetto alle ultime tremolanti trasferte, però sulla carta il divario tecnico è evidente.
Confesso che non sono tra quelli che hanno in particolare antipatia Cosmi, forse per il fatto di conoscerlo un po’ meno superficialmente di tanti altri protagonisti del calcio: è un uomo sanguigno, a tratti spigoloso, ma sincero.
Uno che ha mangiato tanto pane nero prima di salire sulla grande giostra, ciò non toglie che sia particolarmente importante “regalargli” un altro pomeriggio da dimenticare.

Come molti di voi sapranno, sono di religione ebraica e in un giorno speciale come questo vorrei provare a spiegare cosa ha rappresentato la Shoah per un ebreo molto all’acqua di rose come me, non frequentatore della Comunità e in dubbio da una vita se credere o no in Dio.
Per noi ragazzi ebrei nati negli anni del boom economico, cioè negli anni sessanta, quando sembrava che tutto fosse possibile (ed infatti molto è stato possibile) quel martellamento continuo sui campi di concentramento, sullo sterminio di sei milioni di correligionari è sempre sembrato qualcosa di astratto e vicinissimo.
Il senso dell’astrattezza era dato dalla difficoltà di pensare che solo trent’anni prima saresti dovuto scappare, vivere come un animale, finire in una camera a gas, oppure morire di fame in una baracca tedesca.
Impossibile da immaginare come situazione per chi come noi aveva tutto e semmai la sera veniva pressato dai genitori perché non mangiava abbastanza…
Provavi quindi un vago senso di sollievo, ma anche di colpa per essere scampato al martirio per una mera questione temporale, mentre i tuoi avi erano invece morti.
La vicininanza al mattatoio nazifascista è una sensazione che mi accompagna da quando per la prima volta mi hanno detto “ebreo di merda”.
Mi sembra sia stato durante una partita di calcio verso i sedici anni, ma non ha molta importanza, perché a volte me lo ripetono anche adesso, che ne ho quarantacinque.
Così, per spregio e soprattutto ignoranza.
Un modo di insultarmi che ancora mi fa venire il sangue alla testa: non riesco proprio a trattenermi e se ci ragiono capisco che è una spinta interiore ineluttabile, dettata proprio da quei sei milioni di morti.
Poi un giorno, se ne avrò e ne avrete voglia, potremmo anche parlare della questione palestinese.
Intanto però ci dobbiamo chiedere come mai in libere elezioni abbia vinto Hamas: non è che per caso da quelle parti la gente ha subito troppe angherie per non essere fortemente arrabbiata con tutto e con tutti?

Una corsa sfrenata di 50 metri per andare a mostrare il pugno sotto il settore occupato dai tifosi del Liverpool, condita da urla, con la maglia stretta convulsamente al corpo.
La gioia di Gary Neville per la rete dell’1-0 – segnata da Rio Ferdinand al 90′ – che domenica scorsa ha dato la vittoria al Manchester United nella sfida contro il detestato Liverpool era tanta che il difensore ha finito per esagerare nelle manifestazioni di esultanza.
La Football Association ha così deciso di avviare contro Neville una procedura disciplinare, anche su sollecitazione della polizia di Manchester che in una lettera ha chiesto che siano puniti eccessi del genere, potenzialmente pericolose per l’ordine pubblico.

Ma vi ricordate come esultavano Antognoni, Rivera, Mazzola, Riva?
Andate un po’ a rivedervi i recenti parti di Totti con relativo biberon, tutte le culle degli ultimi dodici anni da Romario in poi e anche (lo so, sono impopolare, ma bisogna pur avere un po’ di obiettività) le raffiche di mitra molto poco pacifiste di Batistuta (meglio, molto meglio la posa ieratica alla bandierina).
Senza contare le bandierine sradicate di Cassano, quelli che facevano la muta dei cani, gli sgozzamenti di Vucinic, Gobbi che si immedesima in Zorro e un sacco di altre pagliacciate con cui ci perseguitano ogni domenica.
Speriamo che il vento inglese arrivi pure in Italia, se non altro per una forma di rispetto verso chi il gol lo prende, tifosi avversari compresi.

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