La scrittura privata tra Fiorentina ed Arezzo esiste sicuramente, ma mi domando: che senso ha averla firmata sapendo che a livello federale non serve a niente?
A parti invertite, conoscendo la correttezza dei dirigenti viola, non ci sarebbero stati problemi, la Fiorentina avrebbe rispettato l’impegno preso.
Ma possibile che Mencucci e soprattutto Corvino siano stati così fiduciosi (stavo per scrivere ingenui, però è troppo ingeneroso) sul valore di un accordo che assomiglia molto alla stretta di mano?
Possibile.
Tranquilli che la prossima volta non succederà, intanto ora bisogna togliersi il prima possibile da questo impiccio che rischia di avvelenare il clima.
Il mio modestissimo consiglio è: prendere un chilo di bicarbonato, digerire il torto, andare con grintosa rassegnazione da quel gentiluomo di Mancini e mettersi a trattare cercando di perderci il meno possibile.
Una volta preso per intero il cartellino di Pasqual, cancellare completamente l’Arezzo (almeno fino a quando ci sarà Mancini) dalla geografia calcistica viola.

Vi continua a piacere oppure no?
A me dispiace ammettere di aver perso la scommessa su colui che considero il più talentuoso giocatore in rosa, però Fiore non mi sta certo aiutando nella mia battaglia per difenderlo.
Un solo lampo negli ultimi mesi: la gara con l’Inter, poi troppa abulia e i cinque gol segnati in campionato adesso cominciano ad essere un po’ pochi.
Nessuno sa che ha giocato a Genova con la febbre e ad Udine con la labirintite, e questo va a suo merito, perché è troppo orgoglioso per trovare a fine partita scuse che giustifichini prove deludenti.
Ecco, io spero che il calabrese Fiore trovi proprio nel suo smisurato orgoglio la forza per dimostrare a chi lo critica per partito preso (e ce ne sono, anche tra i colleghi) che si sta sbagliando.
Arriva la Lazio, vi ricordate la brutta figura della targa nell’intervallo?
Domenica è la volta buona per chiudere davvero quella grottesca storiella.

Ragazzi, basta con la politica, diamoci una tregua.
Credo di aver mantenuto la promessa di affrontare nel Pentasport il discorso sulle infiltrazioni di elementi di estrema destra nella curva Fiesole.
Credo alla buonafede di Sartoni e Brazzini e se qualcuno di voi non è d’accordo io rispetto la vostra opinione, ma ora basta, davvero.
Se dobbiamo parlare di politica, e mi andrà pure tra qualche giorno, quando ci saremo un po’ tutti disintossicati, almeno facciamolo a livelli appena appena un po’ più alti.
Vigiliamo su quello che accadrà domenica, senza isterismi e pensando alla Fiorentina per il tempo della partita.
P.S. Non mi sono evidentemente spiegato bene: basta parlare di politica e di problemi (che la politica detto per inciso dovrebbe risolvere) per la vicenda Livorno-Fiorentina, rottura del patto di non belligeranza ecc.
Su tutto il resto ci confrontiamo, come sempre

Mi arrendo alla schiacciante maggioranza di voi che non è d’accordo sulla mia idea di accomunare fiorentini e livornesi, ma concedetemi almeno l’onore delle armi.
Il mio orizzonte non partiva dallo stadio di calcio e non si fermava certo al pallone.
Senza voler scomodare la Storia ed i Medici, mi è sempre sembrato che tra un fiorentino ed un livornese ci fosse un’empatia immediata, un terreno comune su cui confrontarsi e magari anche prendersi in giro.
Evidentemente la pensate in modo diverso e amen.
La mia convinzione è però che proprio il pallone abbia avvelenato certe vostre analisi e comunque è un fatto certo che ieri le due tifoserie abbiano definitivamente rotto i rapporti tra loro.
A proposito di tifosi, mi arrivano preoccupanti segnalazioni su infiltraggi di elementi di estrema destra all’interno della curva.
Mi auguro che non sia vero (la preoccupazione sarebbe la stessa se le segnalazioni riguardassero i seguaci di Fidel Castro…) e mi fido quindi di quei capi della curva che conosco e che parlano a Radio Blu, anche se alcuni di voi su quest’ultimo argomento non sono d’accordo.
Vedere i saluti romani in Fiesole sarebbe veramente sconsolante e deludente…
Una proposta: da domani torniamo a parlare per almeno un paio di giorni di calcio?

Pessimo pomeriggio, a cominciare dagli insulti scambiati dalle due curve.
A quanto ne so non è avvenuto alcun incidente e questa è l’unica buona notizia della giornata, ma ora mi domando: era proprio necessario arrivare a questo punto?
Comunque sono affari di tifosi e di capi della tifoseria, anche se continuo a non capire come non sia possibile andare d’accordo con chi è molto simile a noi .
Brutta partita, Livorno superiore solo con un uomo in più e Fiorentina che ha, come previsto, pagato pegno dopo l’eccezionale serata di mercoledì.
E’ il momento più duro, dobbiamo gestirlo bene sotto ogni aspetto, soprattutto psicologicamente.
La squadra è stanca, ma non cotta, per fortuna arrivano per le altre gli impegni infrasettimanali.
Battiamo la Lazio, ripeschiamo Pazzini e smettiamo di dire che in fondo Jorgensen e Fiore hanno fatto cinque gol ciascuno.
Adesso, quelle dieci reti complessive cominciano ad essere un po’ poche per le nostre legittime voglie di Champions.

A me della coloritura politica della curva del Livorno interessa solo quando non esagerano con l’ostentazione, cosa che purtroppo negli ultimi anni avviene un po’ troppo spesso.
Cioè quando esibiscono la bandiera della defunta e mai rimpianta Unione Sovietica o quando qualche imbecille inneggia a Stalin, dimenticando i milioni di morti di quegli anni terribili.
In quei casi è giusto stigmatizzare e comunque io non riesco ad assimilarli ai gruppetti nazi-fascisti di Roma, ma non è detto che abbia ragione.
Per il resto, scusate, ma a me i livornesi piacciono da morire.
Come ho già scritto un paio di mesi fa, li sento simili a noi e mi riconosco in molti loro atteggiamenti.
Da perfetto fiorentino presuntuoso, ovviamente non mi cambierei mai con loro perché ho la convinzione molto provinciale e snob di essere nato e vivere nella città più bella del mondo, ma se proprio dovessi essere costretto ad andare via da Firenze sceglierei Livorno o forse Bologna.
Per tutti questi motivi spero con tutto il cuore che non accada niente che ci faccia andare in prima pagina per motivi extra calcio e mi auguro che i capi tifosi trovino un’intesa, al momento improbabile.
A dirla tutta, la storia degli ultras livornesi che per gemellarsi con i nostri chiedono “politicamente” di rompere con i veronesi mi è sembrata una vera “bischerata” dei nostri cugini sul mare.
Bene hanno fatto Passarella e compagni a rispondere di no e comunque alla fine è stato un vero peccato, perchè secondo me il gemellaggio avrebbe funzionato.
Sulla partita teniamo il fiato sospeso, ma se davvero dovessimo vincere dopo l’immane sforzo di mercoledì io mi iscrivo al partito del Ciuffi e comincio a fare l’occhiolino al secondo posto.

Non è dipeso da me, ma per quasi due giorni siamo rimasti fermi.
Ora ripartiamo, molti di voi hanno chiesto dello striscione squallido e idiota su Manuela.
Sintetizzando, c’era scritto che avrebbe avuto bisogno di una cosa (lascio alla vostra immaginazione): si può essere più maschilisti, banali e offensivi in un colpo solo?
Da domani, o forse addirittura stasera se le pupe mi lasciano il tempo per scrivere, torniamo a parlare di calcio.
C’è il derby, a me il Livorno continua a rimanere simpatico, ma non tanto da pensare al pareggio…

Io ad una partita così non ci credevo.
Lobont, Pasqual, Pazienza, Brocchi: straordinari.
Per una volta non abbiamo neanche avuto bisogno di Toni e a Fiore sembrava avessero fatto una trasfusione di…Brocchi, talmente rincorreva tutti.
Roba da non credere e partita da rivedere un paio di volte in televisione per riassaporarla con calma, come faccio per i successi più belli, tipo quelli contro Juve e Milan.
Ancora grazie a Prandelli, il migliore in Italia dopo Capello.
E adesso un dubbio che non avrei mai pensato di coltivare: ma domenica non sarà il caso di tifare Juve per vedere se tanto tanto l’Inter molla e se, complice anche la Champions del Milan, noi cominciamo ad intravedere quel secondo posto che vorrebbe dire fare una preparazione normale?
In una serata da incorniciare, una sola nota stonata e avvilente: lo striscione contro Manuela Righini.
Volgare, stupido e razzista nei confronti dell’universo femminile, mi piacerebbe sapere cosa hanno pensato le donne della curva quando è venuto fuori.
Peccato, perché senza questa brutta caduta di stile la Fiesole, come del resto tutto lo stadio, era almeno da Champions.

Agosto 2004, sono in campo per presentare e premiare Andrea Benelli, fresco vincitore olimpico.
E’ in programma la Pirelli Cup, cioè il modo elegante di definire l’amichevole tra Fiorentina ed Inter.
Entrano in campo le squadre, passa davanti a me Mancini ed è come se io fossi trasparente; in compenso mi abbraccia con molta cordialità Orsi, il suo vice.
Ovviamente non faccio nulla per avvicinarmi e rimaniamo con questa fraddezza per tutta la partita: nessun saluto prima, durante e dopo.
Eppure un po’ ci conosciamo, ma evidentemente non mi ha ancora perdonato di averlo contraddetto più volte in un Ring dei Tifosi in cui era venuto a sponsorizzare l’arrivo di Mihailovic.
Caspita che memoria, complimenti: non ero d’accordo sul suo pupillo (e forse spia negli spogliatoi) e credo di aver avuto qualche buon motivo, ma non è questo il punto.
Nell’altezzoso atteggiamento di Mancini c’è tutto il limite di un grande uomo di calcio, straordinario calciatore e tecnico capace di far giocare bene le sue squadre (ma non la Fiorentina, che comunque prese a pezzi dal bluff Terim).
Troppo facile la vita per uno come Mancini: bambino prodigio a 18 anni, coccolato, viziato e reso ricchissimo da Mantovani, capace di far invaghire schiere di presidenti, da Cecchi Gori a Moratti passando per Cragnotti.
Barche da cinque milioni di Euro, amicizie giuste, la Gea dietro le spalle.
Non è il solo e non sarà l’unico a vivere così, ma uno col suo talento certe cose non poteva risparmiarsele?

E’ imbarazzante non essere d’accordo una volta tanto con una delle persone che maggiormente stimo, dentro e fuori la professione: Manuela Righini.
Imbarazzante e faticoso perché la statura morale e l’intelligenza della mia interlocutrice mi impone una riflessione ancora più approfondita sulla querelle andata in onda ieri sera a Golden Gol.
Per chi avesse avuto cose più interessanti e divertenti da fare, e mi auguro che siate stati in tanti, riepilogo: Manuela è convinta che lo striscione della Fiesole sulla curva senza colorazione politica sia stato un errore, una forma di qualunquismo, perché in questo modo si equipara i vergognosi e infamanti striscioni di Roma con i vessilli inneggianti al Che Guevara di Livorno.
Vessilli che appartengono ad uno schieramento che si pone all’interno del nostro arco costituzionale.
Il discorso lo avevo iniziato io, plaudendo invece all’apoliticità della tifoseria viola, anche perché quello striscione allo stadio mi era piaciuto subito, soprattutto sapendo dei tentativi di infiltrazione in curva di alcuni estremisti di destra.
Insomma, ero e sono soddisfatto del fatto che lo zoccolo duro del tifo non si fosse prestato ad alcuna strumentalizzazione e non avesse permesso il filtrare di ideologie di nessun genere.
Ora, a freddo, confermo che è stato un buon messaggio, pur non sognandomi nemmeno lontanamente di equiparare i nazi-fascisti di Roma con le Bal di Livorno.
Ma siccome a me non piace neanche vedere allo stadio le bandiere dell’Unione Sovietica (sui cosiddetti messaggi politici avrei fatto un’eccezione solo per le bandiere della pace, prima e durante la guerra in Iraq), resto convinto che tenere la Fiesole e la Ferrovia fuori da ogni disputa ideologica sia un fatto positivo.
Alla partita si va o si dovrebbe andare solo per soffrire e gioire per la propria squadra: se lo imparassero pure le altre tifoserie (compresi i gemellati di Verona, così tendenti al nero…), avremmo certamente meno accoltellati e più famiglie allo stadio.

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