Ho capito che era una cosa veramente speciale quando (molto gentilmente) mi ha chiamato Stefano Prizio da Fiorentina.it per chiedermi notizie sulla mia millesima radiocronaca.
Siccome i rapporti con lui ultimamente non erano stati un granché, mi sono detto che forse, per una volta, mi potevo pure rilassare e godermi l’avvenimento.
Perché, e questa è una confessione in piena regola, io sono fatto così.
Cioè, sono fatto male.
Nel senso che penso sempre al dopo e mai al momento, in una sorta di frenetica rincorsa che, lo so benissimo, non mi porterà mai da nessuna parte.
Ma probabilmente è stata proprio questa inquietudine a farmi arrivare alle mille radiocronache, anche se dopo ogni campionato ho pensato: o mio Dio, queste sono state davvero le ultime.
Perché? Perché l’anno prossimo la Lega ci darà la caccia, la Rai ci farà senz’altro causa, la Fiorentina non ci venderà più i diritti e via a seguire in un crescendo di catastrofismo al cui confronto Cocciante e Leopardi erano proprio dei dilettanti.
Ho perseguitato fidanzate, mogli, amici e soprattutto il mio “fratello” Rinaldo Pieroni con queste paure, che solo da poco tempo si sono dileguate.
Strano, a pensarci ora, che abbia sempre pensato che l’eventuale stop alle mie radiocronache potesse dipendere solo da cause esterne.
E’ come se non avessi mai messo in dubbio il fatto io ci sarei stato.
Sempre e comunque, ed infatti negli unici due casi in cui mi si erano aperte prospettive professionali nazionali ho rinunciato in dieci secondi senza mai pentirmene.
Adesso, e lo dico con molto pudore, provo una sorta di dolce orgoglio per il numero di partite che sono riuscito a raccontare, partendo (ma sì diciamolo con una spruzzata di sana retorica) veramente da zero.
Se la Fiorentina mi darà una mano, domenica ci sarà da divertirsi.

Negli anni settanta ho conosciuto una famiglia di italiani costretti a fuggire dalla Libia. La loro tristezza interiore, il loro gentile smarrimento di fronte alla nuova realtà è un sentimento che mi torna in mente ogni volta che in
televisione appare il volto dell’esimio colonnello Gheddafi.
Ed è apparsa tante volte quella bella faccia.
Come azionista importante e decisivo della Fiat, come referente importante di Andreotti nella sua lungimirante politica estera, in veste di padre di un
calciatore di serie A.
Blandito da quasi tutti i nostri Presidenti del Consiglio, questo campione di democrazia è al potere da più di trent’anni.
Lo batte solo Fidel Castro, ma ha superato ampiamente Pinochet e sinceramente non ho mai capito che differenza passi tra lui e Saddam Hussein.
Gheddafi ha ammazzato e fatto ammazzare migliaia di persone e forse qualche parente degli 81 morti di Ustica potrebbe chiedere a lui qualche notizia su uno
dei più gravi misteri della storia italiana.
Adesso Gheddafi torna a minacciarci, chiedendo un indennizzo per l’occupazione coloniale di quasi cento anni fa.
Quanto vuole signor colonnello?
E come la dobbiamo pagare: in dollari o in euro?
Ci dica il prezzo, noi siamo pronti a tutto pur di
vederla tranquillo.
Fino alla sua prossima porcata.

Non c’è per fortuna solo Sanremo: è stata accesa la fiaccola delle Paraolimpiadi, quelle dedicate a uomini e donne “diversamente abili” che cominceranno il 10 marzo.
Lo scrivo qui, tra la Nazionale ed il Siena, perché ogni volta che vedo una prestazione di questi maestri di vita rimango esterefatto.
Non escludo assolutamente di parlarne ancora tra una decina di giorni.

Adesso siamo diventati davvero una squadra normale.
Straordinariamente normale, dove lo straordinario da stasera sta tutto nell’eccezionale amore di una tifoseria verso una maglia.
Serata da sogno e da marziani.
Perché sentire gli applausi al nome di Lippi, vedere Del Piero che segna sotto la Fiesole tra l’entusiasmo del pubblico sono cose assolutamente imprevedibili; scorgere molte persone che quasi si commuovono al suono dell’inno nazionale è qualcosa che invece fa bene al cuore.
Pur rimanendo del tutto convinto che Carrao, Galliani e compagnia cantante debbano andare a casa (ma Mazzini presidente, no?), mi sono sentito orgoglioso di essere fiorentino, stavolta abbiamo davvero svoltato.
Alla fine, come avevo pensato fin dall’arrivo dei Della Valle, era giusto far giocare la Nazionale a Firenze.
Nella primavera di tre anni fa lanciammo dalla radio una campagna per il ritorno degli azzurri, una specie di sondaggio tra gli ascoltatori che si concluse con esiti sconfortanti e dovetti accettare il verdetto delle risposte a malincuore.
Forse perché sono tra quelli che digeriscono a fatica le eliminazioni azzurre agli Europei e ai Mondiali, non avendo mai capito come mai in queste grandi competizioni si dovesse soffrire per le sorti di un’altra squadra, non so il Brasile o l’Argentina.
Per me questa cosa assomiglia molto al tifo di tanti toscani per Juve, Milan o Inter: inconcepibile.
Quando dietro a me ho visto Ciuffi fare la ola per ben cinque volte consecutivamente, ho capito che la Nazionale aveva davvero fatto pace con Firenze.
Finalmente, e ora concentriamoci sul Siena

Torniamo a parlare di Fiorentina, che è meglio.
Chi esce per far posto a Brocchi?
La soluzione più logica porterebbe a Montolivo, ma chissà se nella testa di Prandelli ha convinto di più lo scintillante Jimenez del secondo tempo di Parma o l’ordinato ex atalantino, che per sessanta minuti ha seguito per filo e per segno i compiti tattici che doveva svolgere.
Paradossalmente è meno dannoso tenere fuori il cileno, perché è più lesto ad entrare in partita e questo Montolivo, come dicevamo una decina di giorni fa, se non lo si fa giocare almeno quattro/cinque partite di seguito non scopriremo mai quanto possa valere.
E però io alla fantasia di Jimenez, soprattutto in questo stato di forma, ci rinuncerei proprio malvolentieri e Donadel è stato secondo me tra i migliori a Parma.
Jorgensen è tornato ad essere decisivo e sulle due punte non si discute: vedete che non è poi così semplice fare l’allenatore?

Siccome questo è il mio blog e siccome non esiste nessun altro fine che dialogare con voi, mi sembra giusto dividere un sentimento privato legato al bel mondo giornalistico che frequento da 27 anni.
Mi scuserete, ma fa bene ogni tanto sfogarsi un po’.
Sono letteralmente disgustato dal comportamento di una persona che non solo si è dimenticata di quanto abbia fatto per aiutarla (tanto, ma veramente tanto…), ma una volta ottenuto quello che voleva ha cercato in modo ignobile e subdolo di danneggiarmi.
Niente nomi e d’altra parte non ci sono speranze che capisca il suo errore.
Farebbe invece bene a vergognarsi la mattina guardandosi allo specchio, ma la dignità è un sentimento sconosciuto alla suddetta persona, figuriamoci la riconoscenza.
E comunque va bene così. E’ una lezione, l’ennesima, della vita.
E c’è anche un risvolto positivo: se ancora riesco ad arrabbiarmi ed indignarmi così, se tiro in ballo valori come morale, riconoscenza, etica, forse ancora non sono stato del tutto assorbito dal sistema.
A voi sono mai capitate cose del genere?

P.S. Ragazzi, grazie!
Il blog funziona da sfogatoio e i vostri commenti mi stanno facendo passare l’indignazione e la nausea (davvero) per il comportamento di questa persona.
Da domani, giuro, torno ad essere lucido e pronto ad arrabbiarmi per cose di comune interesse.

Stimo molto Giampaolo Pazzini e non solo per quello che fa in campo.
Anzi, credo che possa e debba migliorare perché, pur essendo già un giocatore importante, ha un’intelligenza tattica fuori dal comune ed una tecnica di prim’ordine, ma non è questo il punto.
Mi piace per quello che dice e per come lo dice: sempre pacato e quasi mai banale.
Rimango invece senza parole quando ascolto alcuni suoi sfegatati supporter, che pensano di sponsorizzarlo e al contario lo danneggiano.
E’ successo durante l’intervallo del derby (a proposito, la volata con la Roma continua e bisogna tener duro…).
Scarrellando sul televisore incappo in tal Bongiorni, misteriosamente salito da un paio di anni alla ribalta dei talk-show televisivi toscani.
D’accordo, lo so che è lo scopritore di Pazzini nel Margine Coperta, ma quello che dice è da brividi.
Spiega infatti Bongiorni: la Fiorentina deve decidersi, non può tenere nella prossima stagione Bojinov, Toni e Pazzini, perché non è detto che chi sta fuori accetti la decisione senza protestare. Se dovesse arrivare un’offerta di 30 miliardi delle vecchie lire per Toni, si potrebbe anche pensare di cederlo.
Grande Bongiorni, una miniera di notizie e di indicazioni utili,
La Juve può tenere in panchina Del Piero o Trezueget, l’Inter Cruz o Martins, il Milan addirittura Gilardino, ma la Fiorentina deve vendere Toni perché Pazzini e/o Bojinov non possono stare a turno fermi.
Mi spiace che, evidentemente trascinato dal clima dello studio, il mio amico Emiliano Betti si sia lasciato andare ad un moto di delusione perché Pazzini non è stato convocato in Nazionale.
Scusate, ma allora Lucarelli, per quanto ci resti antipatico dopo l’ultima partita di Livorno, cosa dovrebbe dire?
Comunque pensiamoci al suggerimento di Bongiorni, perché di Toni faremo a meno senza problemi e con trenta miliardi delle vecchie lire si potrebbe addirittura comprare un ottimo centrocampista o un difensore.
Basta che non sia un attaccante che possa dare fastidio a Pazzini…

Dopo aver banalmente attaccato i giornalisti per il flop olimpico, Giorgio Rocca ha concluso la sua prima intervista da “grande delusione italiana” ricordando che tra poco cominceranno le para-Olimpiadi (dedicate ai ragazzi e alle ragazze disabili) e che quindi il palcoscenico dei media dovrà essere tutto per loro.
E’ un illuso, ma ha fatto bene a provarci.
Ma non è solo questo che mi è piaciuto nelle parole dello sciatore finito in tutti i sensi a faccia in giù nella neve.
E’ confortante infatti vedere come difenda orgogliosamente il quinto posto ottenuto nella combinata, che è poi il miglior risultato del nostro sci alpino a Torino 2006.
Leggendo le sue parole è come si mi fossi per un attimo disintossicato dalla quotidiana droga calcistica e dai suoi riti tribali.
Insomma, uno lavora per anni, dà il massimo di quello che ha dentro e arriva quinto nel mondo: perché non dovrebbe essere soddisfatto in una logica che non sia solo quella della vittoria a qualunque costo e a qualunque prezzo?
Mi è piaciuto anche che abbia detto, a proposito della sua rovinosa caduta: “sapevo di essere in forma, ho rischiato ed è andata male, meglio così che il quarto posto”, e se ci pensate bene non esiste alcuna contraddizione con quanto scritto prima.
Nessun dramma quindi per questo clamoroso rovescio: è lo sport, con le sue regole ed i suoi insegnamenti.
E forse non sarebbe male che la poesia di Kipling “Se” appesa davanti all’entrata di Wimbledon, venisse incorniciata in tutti gli spogliatoi calcistici italiani.

Scrivo queste righe veloci dalla sala stampa del Tardini: è stata una serata storica.
Mai nelle precedenti 998 radiocronache mi era capitato di raccontare una rimonta così entusiasmante.
La sensazione è strana, perché le altre volte avevamo subito i recuperi avversari: contro il Napoli, il Milan e la Juve.
Squadra in piena salute mentale e rinat a fisicamente, grande (ancora una volta) Prandelli.
Lo dicevamo alla vigilia, adesso vogliamo divertirci.
E stavolta ci siamo divertiti, piu’ noi dei romanisti, almeno fino a domani sera.
Un’ultima annotazione: dove sono finiti quelli che volevano dare Bojinov in prestito o che controllavano dal buco della serratura la sua vita privata?

Se stasera Prandelli mette in campo le due punte, Montolivo, Jorgensen ed uno a scelta tra Fiorem e Jimenez, io sono completamente d’accordo con lui.
Lo dico prima, così da fare brutta figura se malaguratamente le cose dovessero andare male.
Perché a Parma è giusto rischiare, provare a vincere pensando che si può anche prendere un gol in contropiede.
Pensiamoci: siamo in una situazione ideale.
La Coppa Uefa non ce la toglie nessuno e non abbiamo alcun obbligo morale di andare in Champions.
Questo non vuol dire che non ci si debba provare divertendoci un po’ tutti a fare i guastafeste del campionato, giocando bene e, appunto, rischiando un po’.
Ma ci pensate alle facce di tanti tifosi romanisti che parlano dalle varie tribune televisive se il 14 maggio la Fiorentina arrivasse quarta?
Sarebbe uno spettacolo assolutamente imperdibile.

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