Negli anni settanta ho conosciuto una famiglia di italiani costretti a fuggire dalla Libia. La loro tristezza interiore, il loro gentile smarrimento di fronte alla nuova realtà è un sentimento che mi torna in mente ogni volta che in
televisione appare il volto dell’esimio colonnello Gheddafi.
Ed è apparsa tante volte quella bella faccia.
Come azionista importante e decisivo della Fiat, come referente importante di Andreotti nella sua lungimirante politica estera, in veste di padre di un
calciatore di serie A.
Blandito da quasi tutti i nostri Presidenti del Consiglio, questo campione di democrazia è al potere da più di trent’anni.
Lo batte solo Fidel Castro, ma ha superato ampiamente Pinochet e sinceramente non ho mai capito che differenza passi tra lui e Saddam Hussein.
Gheddafi ha ammazzato e fatto ammazzare migliaia di persone e forse qualche parente degli 81 morti di Ustica potrebbe chiedere a lui qualche notizia su uno
dei più gravi misteri della storia italiana.
Adesso Gheddafi torna a minacciarci, chiedendo un indennizzo per l’occupazione coloniale di quasi cento anni fa.
Quanto vuole signor colonnello?
E come la dobbiamo pagare: in dollari o in euro?
Ci dica il prezzo, noi siamo pronti a tutto pur di
vederla tranquillo.
Fino alla sua prossima porcata.