Adesso siamo diventati davvero una squadra normale.
Straordinariamente normale, dove lo straordinario da stasera sta tutto nell’eccezionale amore di una tifoseria verso una maglia.
Serata da sogno e da marziani.
Perché sentire gli applausi al nome di Lippi, vedere Del Piero che segna sotto la Fiesole tra l’entusiasmo del pubblico sono cose assolutamente imprevedibili; scorgere molte persone che quasi si commuovono al suono dell’inno nazionale è qualcosa che invece fa bene al cuore.
Pur rimanendo del tutto convinto che Carrao, Galliani e compagnia cantante debbano andare a casa (ma Mazzini presidente, no?), mi sono sentito orgoglioso di essere fiorentino, stavolta abbiamo davvero svoltato.
Alla fine, come avevo pensato fin dall’arrivo dei Della Valle, era giusto far giocare la Nazionale a Firenze.
Nella primavera di tre anni fa lanciammo dalla radio una campagna per il ritorno degli azzurri, una specie di sondaggio tra gli ascoltatori che si concluse con esiti sconfortanti e dovetti accettare il verdetto delle risposte a malincuore.
Forse perché sono tra quelli che digeriscono a fatica le eliminazioni azzurre agli Europei e ai Mondiali, non avendo mai capito come mai in queste grandi competizioni si dovesse soffrire per le sorti di un’altra squadra, non so il Brasile o l’Argentina.
Per me questa cosa assomiglia molto al tifo di tanti toscani per Juve, Milan o Inter: inconcepibile.
Quando dietro a me ho visto Ciuffi fare la ola per ben cinque volte consecutivamente, ho capito che la Nazionale aveva davvero fatto pace con Firenze.
Finalmente, e ora concentriamoci sul Siena