Qui si tratta di essere onesti e di raccontarvi le mie sensazioni dal vivo, che sono poi le uniche che contano, perché dopo è troppo facile ed inutile parlare.
Io ho avuto l’impressione che qualcosa non andasse, soptattutto in quelli dietro a Mutu che hanno come rallentato la corsa in attesa che lui buttasse fuori il pallone.
E ho avuto anche l’impressione (sbagliata, rivedendo l’azione in televisione) che Mutu avesse Guana alle spalle e che quindi non potesse accorgersi che quello era a terra.
Il fatto stesso che non abbia esultato per il gol, a Palermo ed in una circostanza così importante, la dice lunga sulla stranezza della rete.
Ho pensato, e l’ho anche detto in radiocronaca: vuoi vedere che adesso Prandelli dà l’ordine di farli pareggiare?
Cesare ci ha pensato e poi non ne ha fatto di niente.
Detto tutto questo, la sceneggiata di Guidolin è stata vergognosa, perché avrebbe potuto dire le stesse cose che ha dettoa fine partita su Prandelli e sulla sua idea di sportività senza inscenare una gazzarra pericolosa per la tranquillità della partita e quindi dell’ordine pubblico.
Passa così in secondo piano la partita ed è un peccato, perché è stata una gara bella e giocata bene da una squadra sempre più convincente.
Ora, per quanto tempo si andrà avanti con questa polemica?

Sono da tre ore a Palermo ed è sorprendente constatare come non sembri nemmeno che la squadra sia in piena corsa per la Champions.
Avverto una sorta di disaffezione un po’ a tutti i livelli e stavolta non c’è neanche il collante Toni ad unire una tifoseria che probabilmente avrebbe bisogno di un allenatore più trascinante di Guidolin e di un presidente meno umorale di Zamparini.
Davvero pare che della sfida con la Fiorentina non freghi niente a nessuno, mentre io ricordo l’entusiasmo nell’anno della B (quando ci dettero una lezione), ma forse esiste una spiegazione che va al di là del tecnico e del presidente.
Prima dell’arrivo di Zamparini, che comunque sia ha dato una nuova dimensione alla squadra, da queste parti i “soli” tifosi del Palermo non erano tantissimi.
Voglio dire che a tutti faceva piacere se i rosanero vincevano, ma stando in B o in C tanti cuori palpitavano per le solite grandi e non è un caso che quelle tre siano venute qualche volta a giocare qui in Coppa.
Una domanda a questo punto sorge spontanea: come sarebbe andata a finire da noi, se invece dei Della Valle avessimo dovuto sopportare dieci o quindici anni di pellegrinaggio tra B e C?
Quali e quanti danni ci sarebbero stati nelle nuove generazioni di tifosi?

“Ma come? – mi dice Valentina – invexe di stare con noi a casa a vedere un bel film, vai a sentire quella musica preistorica?”.
Benedetta e adorata ragazzina: ancora tre anni e poi sarai convertita anche te alla musica di Guccini, esattamente come successe a me quindicenne nel momento in cui ascoltai per la prima volta “Incontro”.
Una folgorazione, un amore a prima vista che dura ancora.
Basta solo avere la pazienza di seguirlo attentamente, Guccini, di percepire la poesia delle sue parole per capire che è unico, inarrivabile.
Credo che sia rimasto l’ultimo rito collettivo a cui partecipo.
I Mondiali di calcio ormai mi piace più vedermeli da solo, allo stadio sono 25 anni che parlo invece di soffrire la partita e ai concerti non vado da una vita.
Agli altri concerti.
Perché quello di Guccini è qualcosa di speciale, pur essendo quasi irriverente nella sua ripetitività.
Si comincia con “In morte di S.F.” e, non ti puoi sbagliare, si finisce con il trittico nostalgia: “Auschwitz”, “Dio è morto”, “La locomotiva”.
Mai un bis, molte più chiacchiere di un tempo, anche perché a 67 anni non si possono certo pretendere prestazioni mirabolanti sul palco.
E poi quel senso di vaga insoddisfazione con cui te ne vai via, perché avresti voluto sentire almeno altre dieci canzoni imperdibili secondo te che però lui non ha cantato.
Ma quando l’anno prossimo, o quello dopo ancora, Guccini tornerà a Firenze, io tornerò a vederlo, magari con Valentina.

Sta finendo l’otto marzo e improvvisamente mi sono accorto che non ho comprato nemmeno una mimosa alle mie donne.
E’ stata una dimenticanza, la prima della vita, ma non ho notato malumori, forse perché sono tutte e tre molto impegnate tra pupi e influenze.
Non so, mi sbaglierò, ma ho come l’impressione che ci stavolta sia stata un po’ meno voglia di ostentarla questa festa della donna.
Mi mancano i numeri e le cifre degli incassi di chi organizza spogliarelli di fustacchioni (tristi quanto i “puttan tour”) o cene solo tra donne, ma forse qualcosa sta davvero cambiando.
E’ che mi pare e spero che noi uomini del ventunesimo secolo le abbiamo finalmente cominciate a rispettare le donne, ad amarle nella loro straordinaria diversità.
E non ci dovrebbe essere bisogno di quote rosa o di feste santificatrici per affermare una banalità: abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri, indipendentemente dal sesso.
Certo, poi Cosimo la notte piange svegliandosi di continuo e Letizia non dorme sei ore di seguito da oltre quaranta giorni e allora mi vengono quei vaghi sensi di colpa che cerco di affogare nel lavoro e nel tentativo di regalare benessere materiale e psicologico agli altri componenti della famiglia Guetta.
Forse trent’anni fa mio padre pensava che fosse giusto così, che le donne dovessero faticare il doppio o quasi: almeno in questo un passo in avanti lo abbiamo fatto.

L’età che avanza ruba molto, ma qualcosa ti regala, per esempio l’esperienza.
E così accade che ieri sera vedendo l’ignobile rissa del Mestalla ho pensato subito: devono aver detto a Burdisso qualcosa di offensivo, qualcosa di irriferibile che coinvolge sua figlia, per lunghi mesi in pericolo di vita a causa di una grave malattia, ora pare, per fortuna, superata.
Oggi dal mio amico Francesco Toldo ho avuto la conferma che è andata proprio così, che hanno messo di mezzo la famiglia e tutto questo è veramente ignobile e schifoso.
Fra l’altro il Valencia si era appena qualificato e quindi le infamanti parole sulla figlia di Burdisso, che non avrebbero comunque trovato alcuna giustificazione, non si spiegano neanche con la rabbia per il risultato.
Poi è chiaro che tutto è degenerato, che in tanti hanno perso la testa e che ci vorranno punizioni esemplari. Però, credetemi, la provocazione a Burdisso (che proprio per stare accanto alla figlia smise di giocare per otto mesi) fa più male dei cazzotti.

E’ folle pensare oggi ad una Fiorentina semza Prandelli.
Stiamo tutti un po’ calmi e aspettiamo che si mettano d’accordo su ogni particolare, perché é un accordo pluriennale e magari anche i soldi hanno la loro importanza.
Prandelli oggi potrebbe andare alla Juve ed essere in corsa per il Milan, ma resterà qui perché è una persona seria.
Esattamente come i Della Valle e Corvino.

E dai che adesso ci pensa seriamente anche l’immenso Prandelli alla Champions.
Ormai, senza penalizzazione, “vediamo” la Roma, giochiamo in scioltezza e ci divertiamo tutti.
Toni fa due gol quasi per sbaglio e sarebbe fantastico se vincesse ancora la classifica cannonieri, soprattutto su Totti.
Segna una doppietta Gamberini e ci possiamo pure permettere un errore di Frey, l’assenza di Liverani e la giornataccia di Montolivo.
Sono preoccupato per il Toro, squadra per cui ho notevoli pulsioni dal 1976, cioè da quando rimontò straordinariamente la Juve e vinse lo scudetto.
Se continua così, senza cuore e senza gioco, va in B di sicuro, ma è proprio per cercare il pelo nell’uovo di un pomeriggio fantastico.

Sono quasi certo che vinceremo contro il Torino, ma forse la stiamo facendo un po’ troppo facile.
Ieri nel Penta Giovanni Galli ha profetizzato un 3 a 0 per la Fiorentina e anche il grande e prudente Sandro Picchi ha affermato che non sarà poi così diffcile.
Io ho invece l’impressione che De Biasi stia preparando una partita particolare, tutta impostata a chiuderci ogni spazio a centrocampo e tagliare i rifornimenti per Toni e Mutu.
Era molto meglio se ci fosse stato Zaccheroni, allenatore bravo e presuntuoso che lascia sempre giocare gli avversari.
Non innervosiamoci dunque se dopo trenta minuti stiamo ancora sullo zero a zero.
Contano solo i tre punti e non sarà una bella partita.

Scusate il ritardo, ma a Reggio Calabria è sempre il solito problema: postazioni internet quasi inesistenti.
Brutto pareggio, dunque, e lo sa benissimo pure Prandelli, che doveva aver orecchiato qualcosa, visto che a fine partita ha confessato di aver avuto la tentazione di togliere uno tra Montolivo e Liverani, se Blasi dosse stato bene.
Toni ha chiaramente un passaggio a vuoto, ma mica possiamo pensare a rinunciare a lui.
Alla fine uno col suo fisico paga un po’ la mancanza di allenamenti regolari, magari buttiamo dentro un po’ più spesso a partita in corso Pazzini e le cose si aggiusteranno da sole.
Non mi è sembrata così scandalosa la difesa e non è che ci si può avventare contro il reparto ad ogni mezzo errrore.
Se si dovesse usare lo stesso metro con l’attacco, che avremmo dovuto dire di Toni contro l’Empoli?
Ci vuole un po’ di misura, senza dimenticare che la Champions è un bellissimo sogno e non un traguardo possibile.

RAGAZZI E RAGAZZE, SETTIMANA MOVIMENTATA.
IN SERATA RISPONDO E SMALTISCO GLI ARRETRATI, POI CI LANCIAMO VERSO IL MATCH CON I NOSTRI GRANDI AMICI DEL TORO

Non è che Udinese, Catania ed Empoli abbiano attacchi fantastici, però sono più di tre partite che la difesa non prende gol, per la gioia nostra e di Corvino che potrà così continuare a dirci che la nostra retroguardia è tra le migliori del campionato (ed infatti lo è, visto che è quarta).
Io continuo a pensare che ci voglia un grande rinforzo dietro, ma forse sono mutate le condizioni esterne.
Mi spiego: prima avevamo bisogno di un Passarella, di un Vierchwood, cioè di un campione che facesse reparto quasi da solo e che facesse crescere gli altri intorno a lui, sempre ammesso che giocatori dai 25 ai 30 anni abbiano ancora ampi margini di miglioramento.
Adesso comincio a credere che, grazie al lavoro di Prandelli, abbiamo invece bisogno di un gran talento che sappia adattarsi al modulo, ai tempi e alle caratteristiche del reparto.
E’ più facile o più difficile da trovare?
Non saprei e comunque non cambia la sostanza: sempre di un campione si deve trattare.
Altrimenti facciamo con quelli che abbiamo in casa e che nella maggioranza dei casi sono buoni, ma non ottimi.

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