Osvaldo ha fregato Di Carmine e Lepiller.
Mi spiego: non ci fosse stata l’immensa gioia dello scorso 2 marzo, la vittoria di ieri della Primavera contro la Juve nei quarti di finale scudetto avrebbe avuto un’altra risonanza.
Ovviamente meglio così ed è stato bello vedere i bianconeri arrabbiati ed anche un po’ stizziti per una partita che li vedeva favoriti e che stavano perdendo.
Vittoria con sofferenza finale e per questo ancora più bella e da incorniciare.
E sofferenza pure per noi a Radio Blu, perché alle tre del pomeriggio Tibor mi dice che ha la febbre a 39.
Panico: Russo è in Austria, Sardelli proprio non può e allora scende in campo il prode Loreto, che all’esordio tecnico se la cava davvero alla grande.
Non solo (ed è questa la cosa che mi ha fatto più piacere), ma capita la situazione e senza che nessuno glielo chiedesse, Fabiani decide di restare in studio ad affiancare l’ottimo Barry fino alle 22.15.
Questo è lo spirito che mi piace, lo stesso che ha fatto da propellente alla radiocronaca di Pratellesi e alle interviste di Giulia Bonci, che sono andati benissimo.
Largo ai giovani…

Che razza di mondo abbiamo mai costruito noi ultra quarantenni con figli in età adolescenziale e preadolescenziale?
E’ colpa nostra se un gruppo di ragazzi di quindici/sedici anni non si accorge di una bambina di due che piange in macchina.
Cioè, magari se ne accorge, ma a nessuno di loro viene in mente di dare un segnale, chiedere, farsi una domanda. Indifferenti a tutto, autistici verso il mondo esterno. Gente normale, non disadattati.
E un quattordicenne che uccide una coetanea, una volta confessato il delitto, chiede se è tutto e se può tornare a casa, magari per poi andare al bar a discutere con i due amici delle modalità dell’omicidio.
La ragazzina era incinta, forse davvero aveva avuto rapporti con tutti e tre, ma davvero c’entra qualcosa con l’omicidio?
No, abbiamo costruito un mondo in cui manca totalmente il senso della conseguenza dell’atto, sapere che ad ogni nostra azione corrisponde un effetto e questo effetto può essere negativo per gli altri.
Abbiamo spianato la strada alle difficoltà dei nostri figli, facendo loro credere di vivere in un mondo perfetto, ovvio che poi ogni contrarietà, ogni no si trasformi in tragedia.
E non abbiamo neppure scusanti come invece successe ai nostri genitori che a causa della guerra erano stati privati di tutto e che cercavano una rivalsa attraverso la nostra prosperità.
A volte penso che la nostra sia viltà, cioè paura di sostenere un confronto con questi piccoli uomini e piccole donne che si trasformano improvvisamente sotto i nostri occhi e che noi invece continuiamo a considerare sempre con la stessa indulgenza di quando muovevano i primi passi.
La colpa è nostra, ma le conseguenze sono di tutti.

Che diavolo ce ne facciamo di un difensore over 35 pieno di tatuaggi e di contenziosi da regolare sul campo con i coleghi e la cui idea di terzo tempo è stata più volte esplicitata dalle risse nei sottopassaggi negli spogliatoi di mezza Italia?
Credo e spero che l’idea di prendere Materazzi, che per inciso guadagna il doppio di Mutu, sia stata messa in giro ad arte dal suo procuratore solo al fine di dare un rinfrescatina alla sua immagine, ferma alla pur gloriosa finale mondiale di Berlino.
No, Materazzi davvero no, meglio puntare ancora su Dainelli e Kroldrup e magari capire che fine abbia fatto Da Costa, a proposito del quale lancio una piccola provocazione: ma se fosse arrivato a luglio invece che a gennaio, non avremmo detto che poteva essere l’acquisto giusto?
E’ vero che il ragazzo ha dato scoraggianti segni di integrazione nell’ambiente viola, ma insomma, dobbiamo proprio bruciare così i 4,5 milioni di euro dati al PSV appena cinque mesi fa?

Come cantava Jannacci, volevo vedere dal vivo “l’effetto che fa” guardare una partita al Franchi con Toni senza la maglia viola.
Il risultato, per me ovviamente, è stato pari a zero.
Toni è un grandissimo campione che trasmette pochissima emozione.
E mentre tornavo a casa pensavo al fatto che Roberto Baggio ha giocato a Firenze solo tre stagioni vere, una sola in più di Toni.
E che alla fine della prima, che quindi secondo qualcuno non doveva essere stata così eccezionale, lo volevano dare in prestito al Cesena.
Quando ho abbracciato Baggio nello spogliatoio di Fiorentina-Brescia nel febbraio 2001, poco prima che ce ne facesse due su punizioni e che poi scpppiasse il cataclisma Terim, ero ancora emozionato, eppure erano più di dieci anni da quando se ne era andato via.
E quando nel 1993 venne con la Nazionale non era certo uno qualsiasi, ma aveva tutto lo stadio in un certo senso per lui, nel bene e nel male..
Le due stagioni di Toni a Firenze sono state memorabili, anche la seconda dove ha giocato molte partite menomato, ma ho come l’impressione che il cuore dei fiorentini sia da un’altra parte

L’organizzazione della prossima stagione, le cose nuove che stiamo mettendo su in questi giorni (speciale Gilardino a Biella, diretta di oggi alle 13, radiocronaca quarti dello scudetto, Europei) mi impediscono di trovare il tempo per le risposte e così non posso far altro che proporre nuovi temi, confidando nella benevolenza della corte.
Tanto per essere chiari: chi domani va allo stado per contestare la Nazionale fa del male alla Fiorentina.
Non ha proprio senso fischiare gli azzurri, vorrebbe dire dare troppa importanza a Barzagli ed essere un po’ presuntuosi nella vicenda Montolivo.
Via, lo sapevamo tutti che era a rischio, qui non è mica (ancora) come quando giocava Antognoni ed eravamo tutti in campo con lui e ci arrabbiavamo quando sembrava un pesce fuor d’acqua nel blocco juventino.
Piuttosto lasciamo lo stadio vuoto, ma evitiamo di farci del male da soli e poi questi sono giorni di festa per l’arrivo del Gila.
Sinceramente non ci credevo che potesse vestire la maglia viola, bravo Corvino.

C’è qualcosa che non mi torna nella vicenda Barzagli, qualcosa che forse non sapremo mai.
Di fronte ad un’offerta più che doppia dei tedeschi era impossibile dire di no, a meno che non si sia Lucarelli o Di Livio, ma sono casi rari nel calcio, direi quasi unici.
Per questo non capisco questa impuntatura su 150/200 mila euro all’anno di ingaggio in più o in meno, perché davvero sono dettagli in una trattativa da venti milioni di euro complessivi tra cartellino e stipendio.
L’unica spiegazione che mi sono dato è che la Fiorentina sia servita a Orlandini solo come sponda per un rilancio mostruoso del Wolfsburg e che quindi tutta la vicenda fosse già scritta: il giocatore non sarebbe mai venuto alla Fiorentina.
Peccato, perché Barzagli è certamente meglio di Carrozzieri, Ferrari e anche di Dainelli e Kroldrup, però più di così davvero non si poteva fare.
Lui, Andrea, che conosco un po’, non ha certo fatto una bella figura con Firenze e penso con un po’ di dispiacere che questo sia un punto di non ritorno per i suoi rapporti con la città ed i tifosi.
Ha comunque tre milioni di buoni motivi per dormire lo stesso la notte.

Voto alla stagione di Pazzini? 6,5
Poteva andare meglio, ma è stato un anno che gli servirà molto in futuro, perché aveva sofferto così solo da ragazzino, quando era partito per Bergamo.
Non capisco sinceramente l’accanimento cattivo di alcuni di voi nei suoi confronti.
Ribadisco un concetto già espresso: sembra quasi che il senso di frustrazione/impotenza per la dolorosa partenza di Toni venga elaborato attravreso gli attacchi a Pazzini.
In questo senso a Gilardino andrà di lusso, perché ormai qualcuno ha già dato e forse si potrà giudicare un attaccante con maggiore obiettività.
Preferirei di gran lunga che Pazzini restasse, ma non mi stupirei di vederlo partire verso altre maglie, dove, siatene certi, sarà certamente più apprezzato che qui.

In un mondo in cui la ricerca del maggior guadagno è sempre contrabbandata come una scelta di vita, è passata sotto silenzio la decisione di Adrian Mutu di continuare il suo rapporto con la Fiorentina senza se e senza ma.
Gli hanno offerto tre volte l’ingaggio che prende a Firenze, sia dalla Germania che dalla Spagma, e lui ha detto no grazie, senza piantare casini o bussare a quattrini.
Non lo voglio santificare e può darsi che abbia lo stesso un adeguamento del contratto, ma ricordiamoci di quello che è avvenuto nel corso degli ultimi dieci anni con altri giocatori.
E tanto per non far nomi ne cito due che sono stati tra i grandissimi della Fiorentina: Batistua e Toni.
Tralascio le figure di contorno che non possedevano la capacità di questi due straordinari bomber, due professionisti che hanno cercato di monetizzare al massimo le loro enormi qualità, esattamente come accade al 99% dei loro colleghi.
Riflettiamoci un attimo, perché mi pare che in pochi lo dicano o lo scrivano.

Scrive Luca: perché rispondi soprattutto a quelli che scrivono solo per farti arrabbiare?
Ha ragione, mi si intasa la vene e vado giù a replicare a gente che effettivamente si aspetta solo quello da me.
Il fatto è che questo blog ha sempre più successo: le cifre dei visitatori quotidiani sono impressionanti e lo leggono tutti, ma proprio tutti gli addetti ai lavori che gravitano intorno alla Fiorentina, ma nella quantità si è un po’ persa di vista la qualità, anche e soprattutto per colpa mia.
Penso a molte persone educate che pure non lesinavano le critiche e che da un po’ di tempo non leggo più.
Mi spiace, e vorrei invitarle a tornare ad esprimere il loro pensiero.
Vorrei anche che non si trascendesse nelle polemiche personali tra i vari visitatori, si può avere un’idea diversa senza pensare che l’interlocutore sia per forza un cretino.
Io non sono affatto esperto di internet e quindi prendete quello che sto per scrivere con il classico beneficio d’inventario, ma ho come l’impressione che qualcuno sfoghi qui dentro le proprie frustrazioni quotidiane.
Odio censurare e a volte sono stato perfino autolesionistico nel pubblicare certi pos, cercate perciò di non farmi indietreggiare sul mio atteggiamento libertario e siate più gentili con il prossimo.

Quell’uomo trasmette emozioni.
Sto parlando di Cesare Prandelli, con cui ho parlato una mezz’ora ieri, ricavando un’intervista che andrà in onda stasera nel Pentasport.
L’ho conosciuto tre anni e mezzo fa a casa sua, quando era nell’anno di stop e non è cambiato di una virgola, anche se gli si è rovesciato il mondo addosso.
Umanamente siamo fuori categoria, soprattutto se il confronto è con il mondo del calcio, dove se uno pronuncia la parola valori viene subito da pensare a quelli che si portano nella cassetta di sicurezza in banca.
Tornando alle vicende del pallone, se qualcuno avesse dubbi sul suo rapporto con Corvino, se li tolga.
Il rapporto è dialettico, per il bene della Fiorentina.
Ha detto cose molto interessanti, non chi si compra e chi si vende, ma parole che, sono certo, si faranno ascoltare con piacere.

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