Che razza di mondo abbiamo mai costruito noi ultra quarantenni con figli in età adolescenziale e preadolescenziale?
E’ colpa nostra se un gruppo di ragazzi di quindici/sedici anni non si accorge di una bambina di due che piange in macchina.
Cioè, magari se ne accorge, ma a nessuno di loro viene in mente di dare un segnale, chiedere, farsi una domanda. Indifferenti a tutto, autistici verso il mondo esterno. Gente normale, non disadattati.
E un quattordicenne che uccide una coetanea, una volta confessato il delitto, chiede se è tutto e se può tornare a casa, magari per poi andare al bar a discutere con i due amici delle modalità dell’omicidio.
La ragazzina era incinta, forse davvero aveva avuto rapporti con tutti e tre, ma davvero c’entra qualcosa con l’omicidio?
No, abbiamo costruito un mondo in cui manca totalmente il senso della conseguenza dell’atto, sapere che ad ogni nostra azione corrisponde un effetto e questo effetto può essere negativo per gli altri.
Abbiamo spianato la strada alle difficoltà dei nostri figli, facendo loro credere di vivere in un mondo perfetto, ovvio che poi ogni contrarietà, ogni no si trasformi in tragedia.
E non abbiamo neppure scusanti come invece successe ai nostri genitori che a causa della guerra erano stati privati di tutto e che cercavano una rivalsa attraverso la nostra prosperità.
A volte penso che la nostra sia viltà, cioè paura di sostenere un confronto con questi piccoli uomini e piccole donne che si trasformano improvvisamente sotto i nostri occhi e che noi invece continuiamo a considerare sempre con la stessa indulgenza di quando muovevano i primi passi.
La colpa è nostra, ma le conseguenze sono di tutti.