Non ho capito bene perché venga proposta, e probabilmente concessa, la cittadinanza onoraria di Firenze al signor Englaro, il padre di Eluana.
Mi sfugge il senso della vicenda, che credo meriti molto rispetto e mi pare di aver già scritto sulle nefandezze pronunciate da Berlusconi e da altri “autorevoli” esponenti del Governo nei giorni della morte di Eluana.
E però, nonostante il parere contrario di mia moglie, io credo che sul caso specifico sarebbe molto meglio far scendere il silenzio, fermo restando i sacrosanti diritti del signor Englaro di difendere le proprie posizioni in tutti i modi possibili.
Ma la cittadinanza onoraria si dà per particolari meriti acquisiti e qui io vedo solo un dolore lancinante e inestinguibile.
Mi pare anche un modo per non rispettare chi la pensa in modo opposto al mio (che ero e sono favorevole alla decisione del padre di Eluana), insomma quasi una provocazione.
Dice: sì, ma gli altri che fanno? Non danno spallate tutti i giorni contro la laicità dello Stato?
Può darsi, ma non voglio mettermi sullo stesso piano.
Insomma, non se ne poteva fare a meno?
Che cosa porta di contributo continuare a rimestare la polemica su una morte così dilaniante?

Ogni tanto mi viene in mente quello che disse Frank Sinatra quando gli chiesero che cosa pensasse della televisione che cominciava a muovere i primi passi.
“E’ bellissima – rispose – basta chiudere gli occhi ed è come ascoltare la radio”.
Io adoro la radio: fin da bambino non mi perdevo una punata di “Gran varietà”, “Hit parade” e “Batto quattro”, lasciando da parte lo straordinario “Tutto il calcio minuto per minuto”, che seguirei ancora oggi se non fosse che da 27 anni sono un po’ impegnato durante le partite…
Tutto questo per spiegare la difficoltà con cui ho detto sì all’idea del travolgente Pestuggia di andare sul web con il Pentasport, a cominciare stasera dal “Sullivan show”.
Ebbene sì, sono un purista della radio e questa contaminazione televisiva attraverso il web la considero una sorta di passaggio obbligato alla multimedialità.
Ovviamente sono curioso e mi auguro che funzioni tutto bene, poi magari mi appassiono come è successo col blog che state leggendo.
Mi fa piacere che Radio Blu sia la prima a fare questo esperimento e vi invito ad esprimere liberamente le vostre opinioni.
Per venire a “vederci” bisogna andare su violanews.com (a proposito, gli ultimi rilevazioni del sito, in cui, lo ribadisco, io non c’entro niente, sono state straordinarie in termini di utenti e pagine viste) e cliccare sull’apposita icona.
Poi, forse, si replica venerdì col sottoscritto ed il filo diretto.

Se fosse un problema solo fisico sarebbe preoccupante, ma non così grave.
Se invece è un fatto psicologico, allora la cosa è più grave.
Per toglierci la curiosità basterà aspettare la partita di domenica sera.
Intanto però evitiamo i processi, in questo momento non servirebbero.
Bisogna però che si sveglino, i più bravi in testa, a cominciare da Montolivo (inguardabile), Gilardino e pure Gamberini, che ha commesso un errore che se l’avesse fatto Dainelli ci sarebbe stata un’invasione di campo.
Terrei fuori ovviamente Frey, straordinario su Miccoli prima del gol, e anche Mutu, che almeno si è buttato, sbgliando molto, però ci ha provato.
Siamo ancora quarti ed davvero l’unica cosa buona della giornata.

E’ difficile trovare un mondo più maschilista del calcio, un mondo dove le donne sono accettate in prima battuta solo perché grandi “gnocche” (scusate per la brutalità del concetto, ma rende l’idea), ma devono stare zitte, non fare troppe domande e dire sempre sì, in tutti i sensi.
Certo, nessuno vi dirà mai che è così, ed invece vi assicuro che l’arrivo in massa dell’altra metà del cielo ha destabilizzato l’ambiente.
Io l’ho vissuta da dentro questa invasione, perché quando nel 1978 ho cominciato a frequentare gli spogliatoi le conduttrici e le vallette non esistevano e di giornaliste sportive, almeno a Firenze, ce n’erano solo due, molto in gamba: Gabriella Lescai e Manuela Righini.
La seconda da mesi, direi da anni, si sta prendendo vagonate di insulti solo perché racconta il suo punto di vista senza fare sconti a nessuno, e ho sempre pensato che se si fosse chiamata Manuele Righini qualche epiteto se lo sarebbe risparmiato.
Io a volte non sono d’accordo con lei, ce lo siamo detti di persona, in televisione e in radio, ma questo c’entra relativamente.
Si dà il caso che oggi in conferenza stampa Cesare Prandelli abbia sentito il bisogno di ringraziarla pubblicamente per quello che aveva scritto sul Corriere Fiorentino.
Di più: le ha mandato un sms di complimenti.
E ora come la mettiamo con quelli che la volevano lapidare sulla pubblica piazza o con chi l’accusa da tempo di essere in malafede?
Secondo me qualcuno c’è rimasto male, molto male…

Trovate voi le parole, io non ci riesco

Bimba di 9 anni stuprata abortisce
l’arcivescovo scomunica i medici

CITTA’ DEL VATICANO – Imbarazzo, rabbia, dolore, pietà, ma anche una sola incrollabile certezza: “Abortire è peccato. Sempre”.
Queste le prime reazioni “a caldo” colte in Vaticano alla notizia che la Chiesa cattolica brasiliana ieri ha scomunicato i medici che qualche giorno fa hanno autorizzato l’aborto ad una bambina di 9 anni rimasta incinta in seguito alle violenze sessuali subite dal patrigno da quando aveva 6 anni.
“E’ una tragedia grandissima, specialmente per quella povera bambina, ma la pena della scomunica andava sanzionata perché lo prevede espressamente il Codice di Diritto Canonico di fronte ad un palese caso di aborto procurato”, spiegano riservatamente alla Pontificia Accademia per la Vita.
Una posizione del tutto in linea con quanto deciso il monsignore brasiliano Josè Cardoso Sobrunho, arcivescovo di Recife, il quale, nello specificare che il provvedimento non riguarda la bambina, puntualizza che il “peccato” d’aborto ricade esclusivamente sui medici e “chi lo ha realizzato – si è augurato il presule spiegando i termini del provvedimento – si spera che, in un momento di riflessione, si pentano”.
Mentre un gruppo di avvocati cattolici ha denunciato il caso alla giustizia.
Il patrigno della bambina, un uomo di 23 anni di cui non è stato dato il nome, si trova in stato d’arresto da giorni in un carcere dell’entroterra del Pernambuco, in seguito alla confessione di aver stuprato la piccola – la prima volta tre anni fa – e di aver abusato anche della sorella invalida di 14 anni.
Alla bambina di 9 anni vengono attualmente somministrati medicinali per indurre un aborto farmaceutico alla gravidanza di due gemelli in seguito agli abusi, ricorda la stampa locale, che da giorni sta seguendo il caso. La vicenda della piccola ha diviso tra l’altro anche i suoi genitori, visto che il padre si è detto contro l’aborto, la madre invece a favore.

A Corvino, che dice che il 50% dei giornalisti ce l’ha con la Fiorentina a prescindere, e che lui queste cose le ha capite quattro anni prima di Prandelli.
A Prandelli, che ha sollevato un casino esagerato per una critica dovuta nel 95% dei casi a due sostituzioni inopportune, e che oggi esalta quei media nazionali che hanno massacrato la Fiorentina da Calciopoli al gol di mano di Gilardino.
A tutti i miei colleghi (compreso il sottoscritto), che sono andati in paranoia perché pensavano che Prandelli ce l’avesse proprio con loro.
A tutti quei colleghi, che ci sono rimasti male perché Prandelli non ce l’aveva con loro semplicemente perché neanche sapeva cosa avessero detto e/o scritto.
A tutti quei colleghi (colleghi?), che considerano l’uso corretto dell’italiano un dettaglio secondario e che aizzano, riferiscono, malignano e sguazzano felici nel brodo primordiale del tutti contro tutti, dal basso della loro condizione di emarginati dell’informazione.
A tutti quei colleghi, che hanno trasformato il proprio rapporto lavorativo con la Fiorentina in una guerra personale con questo o quel personaggio.
A tutti quei tifosi, che considerano i giornalisti una casta pericolosa da eliminare o da rieducare secondo metodi mutuati dall’Arcipelago Gulag.
A tutti quei tifosi, “che è sempre colpa dei giornalisti”.
A tutti quei tifosi, che bramano di avere il proprio quarto d’ora di celebrità, oppure anche solo un minuto, cioè il tempo necessario per sparare a zero con una telefonata in diretta o con un sms.
A tutta questa brava gente io chiedo di darsi una regolata, di pensare che stiamo parlando di calcio.
E di ricordarsi che la Fiorentina viene oltre mille giorni felici, e che stiamo discutendo della squadra di Firenze, cioè di una città che è la patria della tolleranza e del rispetto reciproco.
Ragazzi, calmatevi.

P.S. La Fiorentina esiste da 82 anni e, sembrerà strano, ma giocava e faceva palpitare anche senza Corvino, Prandelli, Guetta, Sandrelli, Righini, Rialti, Ferrara e tutti gli attuali giornalisti (perfino quelli dei siti!).
E ci sono, pare, ottime possibilità che possa continuare a farlo anche tra una decina di anni, quando di tutte le irla di questi giorni non resterà che un vago ed indistinto ricordo.

E’ un po’ come quando ti sei lasciato con una fidanzata a cui volevi molto bene, che era pure carina, ma che proprio non funzionava.
La rivedi dopo un paio di mesi e lei ha cambiato il modo di vestire, la pettinatura, lo sguardo: è diventata super.
E tu, certo, sei contento per lei, ma ti chiedi perché mai l’hai mollata e non ti ricordi più il motivo.
Il discorso ovviamente vale anche al contrario per le gentili signore e signorine che frequentano questo blog e vale, mi pare, con Giampaolo Pazzini.
Sono molto contento ogni volta che segna, e gliel’ho pure detto la scorsa settimana, però se continua così la sua cessione ci regala inevitabilmente un retrogusto amaro.
Eppure, davvero, qui non poteva restare, basta dare un’occhiata all’archivio del blog per leggere degli insulti che si prendeva lui e che un po’ mi prendevo anch’io perché accusato di difenderlo troppo.
E meno male che là davanti continuano a segnare con regolarità, provate un po’ a pensare se Mutu e Gilardino fossero incappati in un periodo nero…

Il primo anno fu un’umiliante sconfitta a Torino per 4 a 1 con la Juve straripante e la sicura promessa Brivio preso a pallate tra Nedeved e Zambrotta.
Il secondo, un ceffone al primo turno col Genoa in B e una gara imbarazzante dell’esordiente in viola Liverani.
Il terzo, una doppia sconfitta contro una Lazio assolutamente battibile con annesse amnesie di Lupatelli.
Il quarto, la vergogna di dicembre, in diretta televisiva nazionale, pochi intimi allo stadio e il Torino che sbanca il Franchi.
Ecco, queste sono le nostre ultime esibizioni in Coppa Italia.
Quella stessa competizione per cui siamo andati in trentamila allo stadio nel maggio del 1996 per una partita che non c’era e che mi fece palpitare alla radio nel giugno 1975, quando battemmo il Milan nella finale secca all’Olimpico.
Ci pensavo ieri vedendo la Lazio che rischia di andare in finale: ma a noi ci fa proprio schifo cercare di alzarla per la settima volta nella nostra storia questa Coppa, che tra l’altro mi sono tenuto a casa per una notte?

P.S. Viste le tante richieste, vi spiego la storia della Coppa Italia tenuta a casa mia in una notte del giugno 2001.
Ero il responsabile dello sport di Canale Dieci e per mantenere fede all’impegno preso venne ospite in studio Enrico Chiesa con la Coppa appena conquistata.
Alle 22.30, quando il Ring dei Tifosi chiudeva, in società non c’era più nessuno e lui non aveva alcuna voglia di portarla a casa.
Così la presi io (pesava tra l’altro parecchio) e arrivai dalla famiglia Guetta con questa Coppa in mano neanche fossi un giocatore vero…
Ovviamente feci un filmino con Valentina di neanche sei anni accoccolata accanto alla Coppa, mentre Camilla, che aveva due anni e mezzo, dormiva fregandosene completamente di quello che sarebbe stato l’ultimo trofeo.
Il giorno dopo, alla mattina presto, non volevo lasciarla in macchina e così la portai in ufficio: operatività completamente azzerata e processione di funzionari e dirigenti in adorazione.

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