Il primo anno fu un’umiliante sconfitta a Torino per 4 a 1 con la Juve straripante e la sicura promessa Brivio preso a pallate tra Nedeved e Zambrotta.
Il secondo, un ceffone al primo turno col Genoa in B e una gara imbarazzante dell’esordiente in viola Liverani.
Il terzo, una doppia sconfitta contro una Lazio assolutamente battibile con annesse amnesie di Lupatelli.
Il quarto, la vergogna di dicembre, in diretta televisiva nazionale, pochi intimi allo stadio e il Torino che sbanca il Franchi.
Ecco, queste sono le nostre ultime esibizioni in Coppa Italia.
Quella stessa competizione per cui siamo andati in trentamila allo stadio nel maggio del 1996 per una partita che non c’era e che mi fece palpitare alla radio nel giugno 1975, quando battemmo il Milan nella finale secca all’Olimpico.
Ci pensavo ieri vedendo la Lazio che rischia di andare in finale: ma a noi ci fa proprio schifo cercare di alzarla per la settima volta nella nostra storia questa Coppa, che tra l’altro mi sono tenuto a casa per una notte?

P.S. Viste le tante richieste, vi spiego la storia della Coppa Italia tenuta a casa mia in una notte del giugno 2001.
Ero il responsabile dello sport di Canale Dieci e per mantenere fede all’impegno preso venne ospite in studio Enrico Chiesa con la Coppa appena conquistata.
Alle 22.30, quando il Ring dei Tifosi chiudeva, in società non c’era più nessuno e lui non aveva alcuna voglia di portarla a casa.
Così la presi io (pesava tra l’altro parecchio) e arrivai dalla famiglia Guetta con questa Coppa in mano neanche fossi un giocatore vero…
Ovviamente feci un filmino con Valentina di neanche sei anni accoccolata accanto alla Coppa, mentre Camilla, che aveva due anni e mezzo, dormiva fregandosene completamente di quello che sarebbe stato l’ultimo trofeo.
Il giorno dopo, alla mattina presto, non volevo lasciarla in macchina e così la portai in ufficio: operatività completamente azzerata e processione di funzionari e dirigenti in adorazione.