Poche righe per raccontare cosa è successo oggi allo stadio, dove l’ottimo Matteo Sestini ha intercettato Cellerino, fino ad oggi poco conosciuto attaccante del Livorno, e ha correttamente riferito della cosa la redazione.
La notizia è andata diritta nel Pentasport provocando la piccata reazione della Fiorentina, che ha parlato di cattiva informazione.
Io sono intervenuto in diretta ribadendo come Cellerino fosse a Firenze, al Franchi, ma che, come mi avevano giurato in società, non c’era stato alcun incontro con Corvino.
Matteo Sestini ha un forte dubbio sulla versione della Fiorentina, ma io chiudo qui la vicenda limitandomi ad alcune considerazioni.
1) Su internet, nelle varie radio e televisioni girano nomi su nomi, si parla di incontri con questo e con quello, mi raccontano che qualcuno avrebbe anche detto via etere che Melo è sul mercato e nessuno in società si è mai sognato di fare una smentita. Un po’ come accade col Processo di Biscardi…
Se in questo caso è arrivata una cannonata, è un ottimo segnale: vuol dire che Radio Blu è considerata talmente autorevole e ha un seguito così alto che la Fiorentina si sente in obbligo di intervenire ad personam se ritiene che sia stata detta un’inesattezza.
Era successo recentemente, mi pare, solo con Calamai e quindi con la Gazzetta dello Sport a proposito di un’intervista a Melo. Sestini, che ha cominciato da poco questo mestiere, dovrebbe essere orgoglioso del paragone.
2) Una delle poche cose certe di questa piccola vicenda era che Cellerino fosse a Firenze e Radio Blu è stata l’unica a dare la notizia.
3) Se anche ci fosse stato un incontro in sede (ma io voglio credere alla società e quindi parto dal presupposto che non ci sia stato) mi sfugge quale effetto destabilizzante avrebbe avuto nella preparazione della gara di sabato.
4) E’ paradossale che proprio a Radio Blu, che si è imposta di parlare pochissimo di mercato, sia avvenuta questa tempesta in un bicchier d’acqua, però se abbiamo una notizia (e Cellerino a Firenze lo era) la diamo.
5) Ora vado a vedermi tutti i filmati di Cellerino, perché fino a due ore fa quasi ne ignoravo l’esistenza…

P.S. Oggi ho incontrato casualmente Corvino e, siccome noi fiorentini siamo pronti a rischiare tutto per il gusto della battuta, gli ho chiesto quando avrebbe presentato Cellerino…
Vi risparmio la risposta e pensiamo a battere la Roma

Io voglio vedere la stessa Fiorentina del 2001, quella dell’ultima vittoria contro la Roma.
C’era molta più differenza tra le due squadre in quello strano lunedì di quanta ce ne sarà sabato sera e quindi non sarà giustificabile alcuna paura o cedimento psicologico.
Dovranno avere il paraocchi, fregarsene degli striscioni e perfino del tifo, dovranno essere concentrati, ferocemente concentrati, solo sull’obiettivo.
Che sarebbe ovviamente vincere, ma soprattutto giocare una partita straordinaria per abnegazione e forza fisica.
Poi c’è l’imponderabile, c’è l’arbitro, c’è Totti e magari pure Vucinic.
Ma in campo ci voglio la Fiorentina, quella vera, che in questa stagione si è vista davvero poche volte.

WEMBLEY
Lo calpestai la prima volta da turista a quindici anni, e per me è sempre stato con il Bernabeu lo stadio simbolo del calcio. L’Old Trafford di Manchester è certamente più bello e funzionale, ma la parola stessa, Wembley, evoca la leggenda. Come quando l’Italia di Valcareggi batté per la prima volta l’Inghilterra fuori casa: se non fosse accaduto a Wembley, sono sicuro che oggi ce ne ricorderemmo con meno entusiasmo. La sera prima della partita ci fecero entrare in campo a seguire l’allenamento e le senti dentro certe sensazioni, compreso l’orgoglio di sapere che trasmetterai da lì e chissà quando mai succederà di nuovo.
C’era molta polemica in quel periodo nella Fiorentina per via delle tre sconfitte consecutive rimediate in campionato. Tre schiaffi che avevano indotto il Trap a dare clamorosamente le dimissioni a Piacenza per scuotere l’ambiente. Dimissioni immediatamente ed opportunamente respinte da Luna e Cecchi Gori. Si parlava comunque del possibile arrivo di Guidolin, ma quella sera a Londra Trapattoni azzeccò tutto, compreso l’impiego a sorpresa di Firicano e Rossitto. Avevamo un solo modo per passare il turno: battere l’Arsenal, ed il gol dell’immenso Batistuta ad un quarto d’ora dalla fine è stato come scalare in tre secondi il Paradiso calcistico. Solo al ventesimo “gol” urlato, mi accorsi del sorriso rassegnato (“ah, questi italiani”) dell’impassibile poliziotto inglese che avevo a cinque metri. Eravamo agli ottavi di Champions Leagues, quasi troppo bello per credere che fosse vero.

BILANCI SANI
La prima partita del turno successivo è da brividi, contro il Manchester, squadra detentrice del trofeo. La settimana precedente la gara, mi lancio senza paracadute in un documentatissimo articolo sui bilanci delle due società, avvalendomi della consulenza di Andrea Parenti, che con i lucciconi agli occhi aveva letto quanto utile riuscisse a produrre il club inglese. Al contrario, a fine stagione, la Fiorentina aveva sempre bisogno degli assegni di Cecchi Gori per far pari. Non era un pezzo contro il presidente-senatore-produttore, anzi Vittorio passava quasi per un mecenate, ma non sapendolo ero finito su un terreno minato. Il perché lo avrei scoperto solo qualche mese più tardi, quando cominciò a venire fuori la storia dei 72 miliardi che la Fiorentina aveva “imprestato”, proprio in quel periodo, alla Fin.Ma.Vi, cioè a Cecchi Gori stesso. Il giorno della pubblicazione della mia analisi mi telefonò Luna.
«Che caz…. hai scritto sul giornale?! Ma chi ti ha detto tutte quelle cose sui bilanci?»
«Parenti, e comunque che problema c’è? I bilanci sono pubblici, Andrea mi ha dato una mano a leggere le voci. Tutti sanno che il Manchester è la società calcistica che fa più utili al mondo»
«Noi abbiamo i bilanci migliori del Manchester»
«Se lo dici te…»
«Che sta’ a mette’ in dubbio le mie parole?! Tu da oggi sei sospeso dalla televisione».
Seguirono riunioni interminabili in cui anche Pistelli, fratello della signora Valeria e presidente di Canale Dieci, cercò di rintracciare Lucianone nostro, sparito come sempre accadeva nei momenti di crisi. Alla fine sbrogliai io la situazione e finsi una malattia diplomatica per non condurre il primo Ring successivo allo scontro. Poi Pistelli incrociò quasi per caso Luna e lo costrinse a tornare sui propri passi. Per un paio di mesi l’amministratore delegato mi tolse il saluto, ed io ho sempre avuto il sospetto che pensasse che io fossi a conoscenza degli intrallazzi che lui ed il suo amico Vittorio stavano combinando ai danni della Fiorentina. Invece, come quasi tutti, venni informato anch’io dal Corriere dello Sport in un venerdì del febbraio 2000.

LO SAI CHE FA SCONCERTI?
No, non lo sapevo, ed è meglio, per decenza, non riportare quello che mi disse Luna la domenica successiva alla pubblicazione del bilancio viola e alle esternazioni del “direttore” a Radio Blu. Nel documentato pezzo di Antonio Maglie veniva fuori per la prima volta la storia dei 72 miliardi, spariti dalle casse della società. La telefonata mi arrivò poco prima di Venezia-Fiorentina, e sono quasi sicuro che Lucianone nostro stesse recitando a soggetto, avendo davanti uno spettatore interessato alla vicenda (forse Poggi). La parte finale della conversazione merita comunque di essere ricordata.
«E’ possibile non far parlare più Sconcerti alla radio?»
«Se gli dicessi una cosa del genere, lui andrebbe immediatamente da un’altra parte e farebbe bene. Con Sconcerti otteniamo un grande ascolto e ci costa molto, abbiamo sottoscritto un impegno fino al 2001»
«Quanto ce vo’ per mandarlo via? Dieci, venti, trenta milioni? Famme sape’, perché i soldi non sono un problema»
«Lascia perdere, Luciano, io Sconcerti non lo voglio mollare».

MEZZI ILLIMITATI
Se potessi riavvolgere il nastro della mia vita professionale, cambierei poche cose. Tra queste c’è sicuramente una tragica intervista con Cecchi Gori a fine partita. Quello che disse il presidente-senatore-produttore è rimasto nella storia. Il preambolo era la guerra in corso tra Antognoni, che avrebbe voluto avere il famoso “potere di firma” per siglare i contratti, e Luna. Un Vittorio infuriato ed allucinato si presentò a camicia aperta e catenone d’oro ben in vista davanti alle telecamere.
«Devono stare tutti attenti a quello che fanno, qui si sono dimenticati che c’è una sola persona che comanda: Vittorio Cecchi Gori»
«Vittorio, parliamo di mercato: Batistuta verrà ceduto?»
«Batistuta rimarrà. E anche se dovesse andare via, non vi preoccupate perché arriveranno due Batistuta. Qualcuno si diverte a mettere in giro storie false sul nostro gruppo, dunque è arrivato il momento di chiarire le cose: abbiamo mezzi illimitati per rinforzare la Fiorentina e per vincere lo scudetto».
Ma perché, maledizione, sono rimasto zitto? A mia (piccolissima) giustificazione posso dire che intervistare Cecchi Gori nello sgabuzzino dello stadio, con Cardini e tutta la corte dei miracoli che fa continuamente segno di stringere, non è il massimo della vita. Non era però la prima volta che lo facevo e con quel silenzio è come se avessi avallato le follie che Vittorio stava raccontando alla gente: davvero un pessimo esempio di giornalismo.

SOGNO SVANITO
Ci sono svariate teorie per spiegare l’eliminazione dalla Champions Leagues, dopo l’ottima partenza in casa contro Manchester e Valencia. C’è chi dice che avremmo dovuto osare di più a Bordeaux o che a Valencia (ed è vero) annullarono ingiustamente un gol di Rui Costa che ci avrebbe fatto passare il turno. La verità è che in Spagna e nella successiva gara all’Old Trafford la squadra era come svaporata sul piano del gioco, complice anche la condizione atletica, inevitabilmente in calo dopo la preparazione affrettata di luglio. A Manchester provò ancora Batistuta a tenerci a galla, ma purtroppo incappammo in un Rui Costa fuori condizione, e poi non ci fecero più uscire dall’area di rigore.
Con un guizzo d’orgoglio e tanto mestiere Trapattoni riuscì comunque a pilotare la Fiorentina verso la qualificazione Uefa, raggiunta il giorno dell’addio di Bati. Aveva segnato 152 reti in serie A, ed io le avevo raccontate tutte. Adesso era un po’ come perdere un compagno di viaggio, che negli ultimi anni era diventato molto litigioso. Le sue lacrime dopo aver battuto l’impossibile record di Hamrin furono il segno inequivocabile che ci avrebbe lasciato. L’unico contento era Cecchi Gori, che risparmiava dodici miliardi lordi di ingaggio, incassando per un giocatore di trentuno anni l’incredibile cifra di 70 miliardi.

ROMA – Una gara a porte chiuse per la Juventus. Il giudice sportivo ha anticipato, a sorpresa, le proprie decisioni per prendere provvedimenti dopo lo scandalo scoppiato per il caso Balotelli, il giocatore dell’Inter investito vergognosamente sabato sera da salve di buuh e insulti razzisti. Dura la decisione del giudice Tosel: la prossima partita in casa della Juventus (3 maggio), quella col Lecce, dovrà essere giocata a porte chiuse. Il giudice ha affermato, nel dispositivo della sentenza, che Balotelli è stato fischiato e insultato “in molteplici occasioni” e ai cori razzisti hanno partecipato “vari settori dello stadio”. Non solo, insomma, le curve e gli ultras più accesi: un atto cui ha partecipato più o meno la maggioranza dello stadio.
L’aggravante è che in questo caso, come era invece accaduto in altri -fungendo così da attenuante – si è verificata “l’assenza di qualsiasi manifestazione dissociativa da parte di altri sostenitori ovvero di interventi dissociativi da parte della società”. Insomma nessun intervento agli altoparlanti dello stadio, nessun invito al pubblico a recedere da questo comportamento. Il comunicato di scuse della società arrivato soltanto ieri, domenica, non è stato evidentemente considerato sufficiente. Anzi assolutamente tardivo.
Il giudice Tosel ha potuto decidere sulla base di un rapporto molto dettagliato dei commissari di campo. E così mentre l’arbitro Farina mandava avanti regolarmente la partita “i collaboratori della Procura Federale” prendevano annotazione. “In molte occasioni – è scritto – con particolare riferimento ai minuti 4°, 26°, 35°, 41°, 42° del primo tempo e 11°, 19°, 22°, 25° e 30° del secondo tempo, i sostenitori della società ospitante, in vari settori dello stadio, intonavano cori costituenti espressione di discriminazione razziale nei confronti di un giocatore della squadra avversaria”.
Dura la conclusione e la motivazione della condanna a giocare a porte chiuse, arrivata dopo aver valutato “la gravità del fatto, e per la pervicace reiterazione di tali deplorevoli comportamenti, che nulla hanno a che vedere con la passione sportiva

Non se ne salva uno, forse Frey, ma a stento, perché sul primo gol è partito in ritardo.
Una prestazione inspiegabile, che non si può giustificare, come ha fatto Prandelli, per via della tensione post sconfitta del Genoa.
Almiron per favore archiviamolo qui e non se ne parli più, se non per un mea culpa di tutti sul perché del suo arrivo in maglia viola.
Jovetic in tutta la stagione ha fatto un gol su rigore e un assist a Pasqual: un po’ poco mi pare per chiedergli come ha fatto un improvvido collega (collega?) se fosse stato pronto ad aiutare i compagni e prendere in mano la Fiorentina…
Kuz è regredito a livelli preoccupanti, ormai siamo messi peggio di quando è arrivato alla Fiorentina, di Zauri ricordo le rimesse laterali e basta, perché poi sulla destra doveva sempre chiudere Gamberini, pure lui in fase negativa.
Pasqual ha giocato da 5, Dainelli ha segnato me è stato incerto, Donadel ha mazzolato e basta.
Insomma, una prova sconfortante, un tradimento tecnico quando meno ce lo aspettavamo.
Con la beffa di un rigore assurdo che ci fa arrabbiare e perfino pensare che senza quello forse si poteva rimediare una gara bruttissima.
Ma mi pare sinceramente una mera illusione.

Se io fossi un tifoso della Juventus, oggi mi vergognerei di quello che è successo ieri sera, del “sei solo un negro di m….” urlato a squarciagola allo stadio a Balotelli.
Altro che i cento imbecilli viola di San Siro, qui erano migliaia.
E non venite a dire o scrivere che il ragazzo è insopportablie, perché non esiste giustificazione per il razzismo.
Mi aspetto la squalifica dell’Olimpico di Torino e se non arrivasse sarebbe una sconfitta per tutti.

Stop alle polemiche su Melo.
Adesso pensiamo solo all’Udinese, forse con un giorno di ritardo, però sarebbe stato un po’ ipocrita immaginare che il match pigilistico del sottopassaggio del Franchi non tenesse banco per l’intera settimana.
Sarà una partita molto strana, perché loro ci arrivano con la testa vuota, ma con la voglia di ringraziare il proprio pubblico per la grande e giusta accoglienza post eliminazione col Werder.
Io non farei giocare Almiron e proverei Jorgensen e Donadel in mezzo, Kuz a destra e Vargas a sinistra.
Ovviamente sono opinioni, suffragate da quanto mi hanno riferito i ragazzi di Radio Blu che hanno seguito gli allenamenti, poi domani magari Almiron ne fa due…

Manca qualcosa in tutta questa vicenda dei cazzotti che ha tenuto banco per l’intera settimana, mancano le parole di scuse di Felipe Melo.
Scuse nei confronti della Fiorentina e dei suoi tifosi, perché (se va bene) un suo mancato controllo di nervi lascia la squadra con un importante uomo in meno per almeno tre partite.
E’ un silenzio inspiegabile, che non penso sia frutto di una strategia societaria, ma del rifiuto di Melo di presentarsi davanti alle telecamere (ne basterebbe una, quella di Viola Channel) e dire: mi spiace, ho reagito ad una provocazione/aggressione e ho fatto una grossa sciocchezza che non si ripeterà.
Ormai ha perso il tempo e questo è un aspetto non secondario dell’intera storia.

E allora dagli a Melo!
E’ un violento, si è montato la testa dopo la Nazionale, doveva essere cacciato già contro il Siena, un acquisto sbagliato di Corvino, ma dove crede di essere? E il rispetto per i terremotati?
Ma quanta brava e bella gente che fa la predica.
Quanti maestri del pensiero contemporaneo che ci insegnano cosa è giusto e cosa no, magari gli stessi che sogghignavano nel novembre 2007 quando la Fiorentina per per la prima volta del terzo tempo.
Felipe Melo ha fatto una bischerata mostruosa, pagherà in tutti i sensi per questo (e a me cinque giornate continuano a sembrare troppe), ma da qui a farlo diventare il capro espiatorio di tutti i mali viola ce ne corre.
A meno che non ci si voglia fare del male da soli, specialità in cui siamo (a Firenze) i Campioni del Mondo.

Che differenza ci sia tra il pugno di Bruno a Lerda nel 1993 (tre giornate) e quello di Melo a Lopez nel 2009 (cinque giornate) lo sa solo il Giudice Sportivo.
Tra l’altro mi pare che nel primo caso ci sia stata pure la premeditazione, visto che Bruno per sua stessa ammissione pensava di cazzottare Lerda già in campo, mentre Melo si è ritrovato contro Lopez e le sue offese all’improvviso.
Detto questo, Melo ha fatto una sciocchezza colossale ed un danno enorme alla Fiorentina e anche a se stesso perché non credo che in Brasile gradiscano molto.
Urge multa pesante al giocatore e ricorso immediato per abbassare di almeno due giornate la squalifica, anche se non ci spero troppo.

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