Me lo ricordo bene cosa avvenne quando nel giugno del 1984 morì improvvisamente a Padova Enrico Berlinguer.
Tra i tanti uomini politici che si presentarono a Botteghe Oscure per rendere omaggio ad una figura unica e carismatica spuntò all’improvviso in assoluta solitudine Giorgio Almirante.
Ex ragazzo di Salò, ex repubblichino, fondatore del MSI, acerrimo avversario dei comunisti, eppure capace di un gesto nobile, che nella sua atipicità non sembrò neanche clamoroso.
Perché gli altri erano, appunto, “solo” degli avversari e non dei nemici.
Si puntava a vincere e a confutare le tersi avverse, non all’annientamento di chi non era dalla tua parte.
Ed ecco invece il fior da fiore degli ultimi due giorni di questi fenomeni a cui abbiamo delegato la nostra vita pubblica.
Antonio Di Pietro: “Silvio Berlusconi farà la fine di Saddam Hussein”.
Renato Brunetta: “La sinistra vada a morire ammazzata”.
Penosi, semplicemente penosi.
Sono purtroppo lo specchio del degrado in cui stiamo vivendo e che per vicende personali ho toccato per mano ultimamente pure nel mio microcosmo.
Un mondo dove contano solo i soldi, il sesso, il potere, il pettegolezzo, senza uno straccio di senso etico, di attenzione per gli altri.
Annientate, demolite, spendete più di quanto guadagnate, rubate, qualcosa resterà.
E sono solo macerie, che vi frega?
L’importante è che l’altro, il nemico, sia morto.
Da spettatore
A me ragazzi dispiace, ma un’idea precisa su quello che succederà nella prossima settimana non ce l’ho proprio.
Per questo non mi esprimo e non faccio previsioni precise, perché preferisco tacere piuttosto che esprimere sciocchezze.
Dubito che mercoledì sera contro la Sampdoria ci sia una clamorosa mozione di affetti verso i Della Valle, perché almeno questo l’ho percepito a “Viola nel cuore”.
I tifosi non sono condizionabili e vogliono certamente bene alla famiglia proprietaria della Fiorentina, la stragrande maggioranza considera Andrea il miglior presidente possibile, ma il loro non è un amore travolgente, questo è corretto dirlo.
Le mie sensazioni (attenzione: sensazioni…) sono che lunedì Matteo Renzi darà delle indicazioni sulla disponibilità a costruire la cittadella viola e su quella che potrebbe essere l’area, ma poi si fermerà lì.
Poi toccherà ai Della Valle e lì ogni ipotesi è oggi possibile. tranne quella della vendita della Fiorentina.
Leggo che qualcuno si è lamentato per alcune uscite nel Pentasport di stasera durante il filo diretto e allora sarà bene precisare che:
1 – tutti i nostri opinionisti, compresa ovviamente Manuela Righini che ha ben diciotto anni di anzianità nel Penta, dicono quello che vogliono, senza che nessuno si sogni di censurare.
2 – La stessa cosa vale per i tifosi. Se chiama uno e dice che quella dei Della Valle è, secondo lui, una semplice speculazione, dovremmo togliergli la parola? Io non la penso come l’ascoltatore, ma non siamo in dittatura.
Da lunedì faremo ancora di più i cronisti, dando notizie e raccogliendo opinioni.
E scusate se non rispondo quasi più, ma sono giorni frenetici.
Pareggio indispensabile
Mi pare che la Roma di Ranieri non sia così diversa da quella di Spalletti, che arrancava soprattutto sul piano fisico.
Se noi abbiamo i nostri problemi, col CDA straordinario e la rosa corta, loro stanno molto, ma molto peggio e ora comincia a bubare pure Totti, che vorrebbe il prima possibile la firma sul contratto da 5 milioni di euro netti l’anno, cioè fino a quando non sarà trentottenne.
La sconfitta di Basilea non ci aiuta anche se ho l’impressione che affrontino l’Uefa con una certa sufficienza e ci tengano molto poco in assoluto.
Bisogna quindi in tutti i modi fare risultato all’Olimpico ed io, che in ventinove anni di trasferte lì ho visto solo una vittoria, mi accontenterei di un bel pareggio, che ci tenga nei piani alti della classifica.
Ci saranno probabilmente un po’ di cambi in formazione rispetto a Lione, anche perché poi c’è la Samp, ma non tocchrei la coppia difensiva centrale, che sta andando bene, meglio certamente di quanto si pensasse due mesi fa.
Che furto
In questo gioco, si sa, c’è pure l’arbitro.
Purtroppo.
Almeno per noi ieri sera, perché campagna acquisti o no è chiaro che in undici sarebbe andata in in altro modo.
Non so nel risultato, ma sul piano del gioco avremmo visto certamente un’altra Fiorentina nel secondo tempo.
La squadra stava andando benissimo e alla fine Lione è ancora molto amara.
Temo che questa sia una sconfitta pesantissima per il secondo posto nel girone, poi ci si può pure illudere che anche il Liverpool sia in corsa, ma non è così .
Non ho capito il perché in Coppa continui a giocare Gobbi invece di Pasqual e mi pare che Marchionni si sia eclissato dopo la convocazione in Nazionale.
Ma il resto della squadra ha funzionato molto bene, soprattutto quelli che preoccupavano di più: Dainelli, Donadel e pure Comotto.
A me è piaciuto anche Montolivo e invito coloro che non sono d’accordo a rivedersi la partita con attenzione, perché il Montolivo dei primi tempi, bello a vedersi e discontinuo, ce lo dobbiamo scordare.
Ora è uno dei due mediani, e così si esprime.
Col Liverpool può darsi che giochi Castillo, nel qual caso tutti (a cominciare da me) dovremo avere pazienza.
Voglia di impresa
Blog come luogo di confessione?
E sia, quindi vi racconto una cosa che farà sobbalzare chi conosce un po’ le cose del nostro cortile giornalistico (ma non conosce me…).
Ieri pomeriggio la migliore domanda della doppia conferenza stampa Puel/Prandelli l’ha fatta Mario Tenerani, quando ha chiesto al francese come si comporterebbe ogg in un’occasione analoga a quella dell’anno scorso con Zauri a terra.
Giuro che ci stavo pensando anch’io e stavo valutando se fosse o meno il caso di porre un quesito del genere.
La risposta stizzita data da Puel mi ha confermato che era un’ottima domanda e che Tenerani è davvero uno dei pochissimi, tra quelli che non ci sono, che potrebbe far parte della Nazionale di Radio Blu.
Qui c’è una pioggia continua, uggiosa quasi quanto la voglia di grandezza dei francesi, che si sentono molto superiori alla “povera” Fiorentina, peraltro snobbata perfino in Italia.
Mi dicono che nei notiziari nazionali si parla solo di Milan, Inter e Juve, come se noi partecipassimo ad un’altra competizione.
E’ la solita storia e quindi conviene non arrabbiarsi troppo, anche quando faranno l’elenco delle partite che la Rai farà vedere gratis (gratis per modo di dire, visto che paghiamo più o meno tutti il canone).
Credo che alla fine Mutu partirà dalla panchina e ho paura soprattutto per la loro fascia sinistra, ma la rabbia che ho visto in Prandelli e Montolivo, sì anche in Montolivo, è beneaugurante.
P.S.
Mi spiace, ma a causa anche del comunicato della Fiorentina mi è impossibile rispondere alle domande, mi spiace, sto trottando e preparandomi per la radiocronaca
Un po’ d’orgoglio, per favore
Per me i Della Valle sono quanto di meglio ci potesse capitare e a chi dice che speculano sulla Fiorentina rispondo che dovrebbero trovare loro una famiglia che spende 110 milioni di euro in sette anni.
Dice: ok, ma ora la società vale molto di più.
Può darsi, ma intanto trovatemi qualcuno che la compra e poi magari ci garantisce il livello degli ultimi quattro anni.
Ma detto questo io sono entrato nella fase di nausea quando sento parlare di Gualdo Tadino o della neve spalata a Gubbio.
Basta!
Sarà perché ieri allo stadio ragionavo sul fatto che ho vissuto dal vivo più della metà dei 78 anni del Franchi, ma veramente non se ne può più della retorica secondo la quale senza i Della Valle noi torniamo diritti in C2.
Ragazzi, ma noi in C2 ci siamo finiti una volta in 83 anni di vita e nel modo che tutti sappiamo e che ancora grida vendetta.
E giusto dodici mesi prima della C2 eravamo a giocarci la Supercoppa contro la Roma all’Olimpico e abbiamo poi superato due turni in Uefa.
Io mi ricordo bene come nel 1978 (ero allo stadio già a mezzogiorno per Fiorentina-Genoa che si giocava alle quattro) ci sembrasse una tragedia finire in B.
Evidentemente avevamo i nostri quarti di nobiltà con Melloni presidente e con Zagano unico acquisto estivo (anche se arrivò, lo so bene, nell’estate 1979).
Quello che voglio dire è che a Firenze il calcio non finirebbe con i Della Valle.
Certo, si starebbe peggio, probabilmente molto peggio, ma in C2 non ci torneremmo di sicuro, e neanche in C1.
Quanto alla B, ci siamo finiti solo due (2!!) volte nel dopoguerra e sempre per sciagurate scelte aziendali, quindi per più di cinquantacinque anni siamo stati in serie A e ci siamo spesso stati più che dignitosamente.
Perché non saremo Milano, Roma o la Torino bianconera, ma non siamo nemmeno l’Ascoli, il Catania o l’Atalanta.
Abbiamo una storia dietro di noi, una bella storia, fatta più di campioni che di vittorie.
E abbiamo un grande cuore, che ci permette di sopportare molto, certamente più di quanto sopporterebbero altre tifoserie.
Ricordiamoci di queste cose ogni tanto.
Meritata
Raramente ho visto un gol della Fiorentina così bello come quello di Gilardino.
Stupendo e pure utilissimo, che ci permette di archiviare il migliore inizio di stagione della gestione Prandelli, perché così eravamo partiti solo nel 200/06, ma non avevamo certo la preoccupazione di arrivare a giocare la Champions.
E’ il bello del calcio: siamo più o meno tutti perplessi sulla consistenza della rosa (della rosa, attenzione, non della squadra) ed invece partiamo alla grande.
Può darsi che stia funzionando la sindrome del fortino assediato, che cioè gli attuali giocatori viola vogliano dimostrare di essere molto più forti di quanto noi immaginiamo.
Comunque sia, io sono molto soddisfatto e mi godo un successo assolutamente meritato perché il Cagliari non ha fatto niente per essere pericoloso.
Adesso concentriamoci sul Lione.
Provo a spiegarmi
Provo a spiegare la mia posizione sul gemellaggio con i tifosi del Liverpool, peralttro già espressa stasera nel Pentasport, anche se non sono affatto certo di riuscirci.
Partiamo dal presupposto che martedì 29 settembre io vorrei un’accoglienza calda e degna di Firenze, e che l’idea dell’accoppiata spaghetti più Beatles mi sembra ottima.
Dunque rapporti ottimi e poi grande fascino quando andremo in uno stadio che è l’anima del calcio, ma il gemellaggio secondo me no, e vi spiego i due principali motivi che mi portano a tale conclusiome.
Il primo è che mi sembra una cosa un po’ rimediata all’ultimo momento, una specie di last minute del tifo, perché, al contrario di quanto accaduto ad esempio con lo Sporting Lisbona, non esiste una storia passata di comunanza e fare ora il gemellaggio a me pare una conseguenza un po’ meccanica del sorteggio, altrimenti chi ci avrebbe pensato?
Il secondo, ed è il più importante, è che credo che su certe cose non ci si possa passare sopra.
Provo a spiegarmi ancora meglio perché tutti capiscano: io non penso affatto che l’idea del gemellaggio col Liverpool nasca dall’antijuventinità (e quindi dall’Hysel, tanto per essere più chiari)perchè gli inglesi piacciono a tutti da sempre e molti tifosi viola hanno esultato nel 1984 quando la Roma perse la Coppa dei Campioni e nel 2005 quando il Milan si suicidò in finale.
Solo che c’è stata una data che ha rappresentato il punto più nero della storia italiana del calcio.
Ci saranno pure state le provocazioni dei bianconeri, come ho sentito dire stasera nel Pentasport, ma ventiquattro anni fa 39 nostri connazionali sono morti per la furia distruttrice dei tifosi del Liverpool.
Io credo che per rispetto a loro e alle loro famiglie nessuna squadra italiana possa pensare per molto tempo ancora di gemellarsi con i reds, pur ammirandone incondizionatamente il calore con cui seguono la propria squadra.
E’ chiaro che se volessi vivere senza problemi queste cose avrei fatto meglio a non dirle e a non scriverle.
E a quelli che mi chiedono (ed è già successo) chi me lo ha fatto fare di tirare fuori questa storia, io rispondo semplicemente che se una cosa la penso non vedo perché non dovrei dirla.
Per convenienza? Per paura di rischiare di non essere d’accordo con la parte più calda del tifo?
Ragazzi, qui ognuno la pensa come gli pare e non è affatto detto che io abbia ragione, a me poi piace coltivare l’arte del dubbio, non mi nutro di verità assolute.
Mi auguro che accada la stessa cosa anche a chi non la pensa come me.
Funerali di Stato?
Ma è possibile che ci tocchi vivere in un Paese che non conosce mai il senso della misura?
Per noi bambini degli anni sessanta e settanta Mike Bongiorno era “la televisione” e ricordo ancora quei giovedì sera ad aspettare Rischiatutto come oggi si attenderebbe una finale di Champions.
C’era solo quello e anche a riguardarlo oggi mi pare un programma straordinario nella sua semplicità.
Dunque Mike Bongiorno (che tra l’altro ha diviso con i miei nonni e mia mamma un periodo di prigionia a San Vittore, in attesa di essere deportati in Germania) era un eccezionale professionista, una persona che guardavi sempre volentieri, oltretutto dotato di un’invidiabile vitalità, anche a più di ottanta anni.
In più, da ragazzo era stato una staffetta partigiana, motivo che lo aveva appunto portato in carcere.
Ma da qui a pensare a dei funerali di Stato, come pare stia accadendo in queste ore, ce ne corre.
Tutto questo fervore perché in Mike c’era l’amarezza di non essere diventato senatore a vita, altro fatto che sinceramente mi avrebbe lasciato piuttosto perplesso.
Si potrebbe fare una lista infinita di uomini e donne (soprattutto donne, le più dimenticate) che hanno servito veramente lo Stato, che sono morti perché noi potessimo stare un po’ meglio e che sono stati completamente ignorati.
Nella vita e pure nella morte, anzi a volte addirittura oltraggiati nel tentativo di infangare la loro memoria.
Un uomo in difficoltà
Da quando Adrian Mutu è a Firenze avrò incontrato non so quante persone che hanno sparlato di lui, del suo carattere e del suo comportamento fuori dal campo.
Poiché nei giudizi mi sono sempre basato sull’esperienza diretta, ho sempre trovato fuori luogo quelle uscite, anche se due aspetti fondamentali del rapporto con lui vanno sottolineati.
Il primo è che le mie frequentazioni sono sempre state molto defilate e legate unicamente ad incontri professionali.
Il secondo è che credo (temo…) di essere diventato uno dei giornalisti più “anziani” professionalmente in circolazione, ed allora un minimo di rispetto in questi casi forse è dovuto.
Comunque sia, ho sempre trovato Adrian Mutu una persona molto cortese, e per quanto riguarda l’atteggiamento in campo ne ho sempre apprezzato, oltre alla classe pura, una certa generosità di fondo che lo porta, sia pure nei limiti dell’egoismo tipico dell’attaccante, a non nascondersi mai anche quando non è giornata.
Oggi Mutu è un uomo in difficoltà e la sua ultima proposta al Chelsea ne è una chiara dimostrazione.
Le possibilità che gli inglesi accettino di non avere i soldi della multa sono le stesse che abbiamo noi di vincere lo scudetto, eppure Adrian ci ha voluto provare lo stesso, dopo il cambio di procuratore e l’improvvida (per i tempi) ed ingenua uscita pre Palermo che era poi un grido di allarme.
Temo che sia tutto un abbaiare alla luna e che qui, se non intervengono i poteri forti del calcio, magari sollecitati dalla nostra Federazione, il cerchio si stia stringendo inesorabilmente.
In qualche modo però dobbiamo stare vicini a Mutu, anche se non certo economicamente, come propose via radio un improvvisato e bizzarro conduttore (che mi dicono esserci ancora) non più tardi di quaranta giorni fa.