Per me la Fiorentina prima di Palermo-Juve è in testa alla classifica.
Perché lo merita, perché è stata derubata di un gol valido, perché ha dato una splendida dimostrazione di forza mettendo ai paletti la Lazio dopo la serata-monstre di martedì.
Qualcuno potrà considerare patetica la mia posizione, ma non importa: per una volta mi è sembrato di essere tornato a quando avevo quindici anni, a quel senso di impotenza che mi prendeva per gli zero a zero e che probabilmente costituisce la molla che mi fa urlare come un pazzo ad ogni gol viola importante.
E’ stata una bella partita, con Montolivo migliore in campo e Muslera non ha certo fatto miracoli, ma solo perché su 19 conclusioni molte le abbiamo sbagliate.
Ora la Fiorentina diverte, con la palla a terra e non sono mica in tanti a giocare meglio di noi.
L’errore sul gol di Gilardino è colossale, mi ha ricordato una rete non data al Milan a Madrid durante la Coppa dei Campioni dell’88/89, ora voglio vedere per quanto tempo terranno a riposo il guardalinee.
Conclusione con le scuse di De Bonis, per chiudere il cerchio aspetto di sentire le parole pronuniciate a Radio Blu anche a T9, che va pure, mi hanno detto, sul satellite.
Qualcuno ha scritto che non fosse veramente pentito, ma non sono problemi nostri, piuttosto della sua coscienza.

A me come donna piace molto, e lo dico sapendo di perdere punti con molte frequentatrici del blog.
La trovo sexy: è quel tipo di signora che mogli e fidanzate non capiscono come possa incontrare il favore di noi maschi, ma detto dell’estetica io credo che sia ora di finirla di portarla in giro come totem.
Negarle la partecipazione da Santoro sarebbe stato stupido e naturalmente la nostra vocazione di guardoni ha permesso ad “Anno zero” di fare il pieno di ascolti.
Ora però, davvero, basta con Patrizia D’Addario.
Ormai nel lettone di Putin è come se fossimo entrati anche noi, sappiamo tutto di quella notte, degli abiti neri che piacciono al nostro Presidente del Consiglio, al rituale delle battute, dei filmati, delle canzoni di Apicella (mamma mia che palle!), del diradarsi delle ospiti affinché rimanessero solo le favorite.
Personalmente continuo a farmi al stessa domanda, che credo sia un quesito normale per qualsiasi uomo: ma davvero un signore di 72 anni, per quanto potente, ricco e famoso, pensa di far breccia non dico nel cuore, ma anche solo nella sfera dell’interesse sessuale di donne come quelle che abbiamo visto girare a Palazzo Grazioli?
Io non ci arrivo, scusate, sarà una mia mancanza.
Nel mio piccolo anche a me è successo di avere un discreto successo con ragazze molto più giovani di me: è accaduto e accade con chi vuole fare la giornalista oppure, quando ero a Canale Dieci, quando dovevo scegliere le vallette per le varie trasmissioni.
Sarà perché il film “Malizia” ha segnato la mia adolescenza (e quindi mi sono sempre piaciute semmai le donne meno giovani di me), o perché ogni tanto ho la testa che funziona, ma nonostante il suddetto successo non mi sono mai sognato di essere diventato un incrocio tra Richard Gere e Brad Pitt.
Insomma, capivo chiaramente che l’interesse non era per me, ma per il ruolo che avevo e che ho.
Chiaro che non voglio generalizzare, anzi in proporzione alle persone incontrate in questo trentennio mediatico la percentuale delle ragazze affascinate non supera il 5%.
E’ capitato (raramente, per fortuna) che quando esternassi questo concetto di interesse non legato a come sono ma a quello che potrei fare per aiutare, qualcuno si sia stupito e abbia detto “ma che te frega? Te la porti a letto e poi si starà a vedere quello che succede”.
Ma lasciando perdere il mio pensiero e la mia sensibilità sull’argomento, io credo che sul caso escort si sia già detto tutto ed il contrario di tutto.
Passiamo per favore ad argomenti e critiche più serie, anche perché la crisi vera per molti sta cominciando ora.

Fossero tutti come me non ci sarebbero problemi: ho un carattere un po’ particolare e non appena raggiungo qualcosa cinque secondi dopo penso ad altro.
Una tortura, perché alla fine non mi godo mai veramente niente, ma (come direbbero le mie figlie quando sbagliano qualcosa) non è mica colpa mia…
Dunque, dimenticare il Liverpool, metterlo in un angolo bene visibile del cuore e far finta di niente se non vogliamo avere brutte sorprese.
Con Prandelli mi sento al sicuro e anche l’ambiente mi pare non abbia esagerato nell’esaltarsi per un’impresa tanto bella quanto inaspettata.
Battere la Lazio sarebbe domenica un segno di grandissima maturità.

Una serata così per noi abbiamo vissuto quel primo agosto 2002, sapendo bene che stavamo parlando “solo” di calcio e con dentro qualcosa che comunque si spezzava.
Per noi, che nonostante il passare degli anni ancora ci indigniamo e ci arrabbiamo quando le reti nazionali, comprese quelle del cosiddetto servizio pubblico, ci ignorano.
Per noi, che in tre persone facciamo quattro partiti, che ci dividiamo su tutto, ma che quando gioca la Fiorentina andiamo in trance e ritroviamo quell’unità che sarebbe bello e importante avere anche in altri campi.
Per noi, ma anche e soprattutto per Diego, Andrea, Cesare, Pantaleo, Sebastien, Gianluca, Alessandro, Dario, Massimo, Riccardo, Cristiano, Marco, Stevan, Manuel, Adrian, Martin, Marco, Lorenzo.
Grazie.

Piccolo colpo di fortuna: vado in sede per ritirare l’accredito e capisco che è il caso di fermarmi.
Annullo quindi i miei molti impegni di impresario/editore/giornalista e per un pomeriggio torno a fare solo il cronista, come non mi succedeva da anni.
Allargo i gomiti e come ai vecchi tempi sono in prima fila, il telefonino a 5 centimetri da Diego Della Valle.
Mancava solo il Tonino Carino de noartri con le sue belle cuffie, ma ce ne siamo fatti una ragione.
In pratica, nella calca di una trentina di cronisti, lo intervistiamo in pochi: io, Rialti, Baldini (quello della Rai, ovviamente…), la Tarquini, con qualche inserimento di Dalla Vite, Poesio e Giorgetti.
Sono trenta minuti di grande diretta, che credo abbiano monopolizzato la Toscana calcistica, tutto per merito di Diego, che ribalta il tavolo dello scetticismo facendoci capire che un’altra storia insieme è possibile, che lui non ha nessuna voglia di mollare, anzi rilancia.
Poi c’è il bagno di folla, credo deciso sul momento, al bar Marisa e ci sono pure i miei tentativi con Corvino di sdrammatizzare la guerra con i giornalisti, anche perché proprio Diego ci aveva “scagionato” dalle accuse di malafede, su cui continuo a pensare sia meglio non dare troppo peso.
Mi sono affaticato, divertito e sentito rassicurato dalle parole del proprietario della Fiorentina.
E’ intervenuto al momento giusto, con le parole che volevo sentire.
E ora concentrazione assoluta sul Liverpool, senza se e senza ma.

La domanda a questo punto che quasi tutti i giornalisti fiorentini si pongono (quasi perché ci sono pure casi eclatanti di conflittualità permanente…) è questa: secondo Corvino sarò tra il 20% o dei giornalisti in buonafede o tra l’80% di quelli che la mattina si alzano pensando a come posso danneggiare la Fiorentina?
Ovviamente me la sono fatta anch’io questa decisiva domanda e non trovando una risposta certa, nel senso che non so cosa pensi Corvino mentre so benissimo su quali basi morali e professionali muovermi, ho deciso di spostare la questione e dare inizio ad una nuova strategia: quella della distensione.
Eh sì, perché qui il livello dello scontro si sta alzando pericolosamente.
Prima i giornalisti contro erano 5, poi il 50%, ora l’80%: mi pare un escalation degna di Berlusconi e dei suoi strali contro la stampa comunista.
Il mio pensiero su Corvino rimane lo stesso: miglior direttore sportivo viola degli ultimi trent’anni, uno dei più bravi in assoluto in Italia, troppo sensibile alle critiche, pessimo comunicatore.
Detto questo, la Fiorentina è una passione che mi accompagna da sempre e non intendo assolutamente spostare l’interesse dal campo alla bagarre tra noi e la società (perché Corvino rappresenta a tutti gli effetti la società, visto che è ormai, e da tempo, l’unico a parlare. E se nessuno rettifica, vuol dire che pure i vertici la pensano allo stesso modo).
Temo che le posizioni si stiano radicalizzando ed è un pericolo per tutti, anche perché ci potrebbero essere degli imbecilli (ne circolano pure su questo blog) che con la scusa della Fiorentina minacciano o addirittura agiscono contro questi “untori del male” mediatici.
E poi alla base della mia decisione c’è pure un senso di responsabilità, che mi obbliga ad andare oltre il mio sentire, la mia sensibilità, la mia voglia di reagire.
Senza essere falsamente modesti, credo di guidare il mezzo che per quantità e qualità di informazione condiziona di più l’opinione pubblica viola in Toscana.
Sarebbe molto semplice fare ancora più audience su Radio Blu togliendo tutti i freni e lasciando che la rissa verbale degeneri fino a livelli da match televisivo tipico di alcuni talk show.
Ebbene, io una radio del genere non la farò mai: non sono questi i miei riferimenti, le idee che avevo quando ho cominciato ad avere l’insana idea di buttarmi nel giornalismo.
Chiedo a tutti un passo indietro, per tornare a confrontarci anche aspramente, ma senza il retropensiero che con l’interlocutore che hai di fronte non ci sia niente da fare, che sia comunque in malafede.
Noi, come redazione di Radio Blu, lo faremo, pur lasciando come sempre ampia libertà ai nostri opinionisti.

P.S. Ci sarebbe stata pure la partita…
Vabbeh, godiamoci il momento, che è veramente esaltante in classifica e aspettiamo il Liverpool.

Io credo alla buonafede di Andrea Della valle e non penso che dietro alla sua delusione ci sia una tattica per vendere la Fiorentina, ma può darsi benissimo che mi sbagli perché in queste cose non sono affatto bravo e ragiono solo con la mia sensibilità.
Immagino cioè a come mi comporterei se fossi al posto di… e siccome su questioni passionali come la Fiorentina non riuscirei assolutamente a sentire una cosa e farne un’altra, ecco che mi pare impossibile che qualcuno si possa comportare in quel modo.
Ma anche ammesso che la Fiorentina sia in vendita, noi che cosa possiamo fare?
Prima cosa, non perdere di vista l’obiettivo primario: la Fiorentina, che alla fine davvero rimane, mentre i Della Valle, come i Pontello, i Cecchi Gori e tutti gli altri passano.
Se quindi questo fosse (ma ripeto, spero e credo di no) il primo passo di una lunga marcia di disimpegno, noi non dobbiamo farci prendere dall’isteria, anche perché (purtroppo) diventeremmo come quelle ragazze un po’ in là con gli anni in cerca di marito e allora sarebbe bene mostrare la nostra faccia migliore e magari ancheggiare un po’.
Insomma, qualcuno ci deve “comprare”, tirare fuori centinaia di milioni di euro, perché altrimenti l’oggetto della nostra passione finisce (per me e molti altri pure una bella parte di lavoro, ma questo è un altro discorso, che qui interessa poco).
Secondo, far sì che l’eventuale addio dei Della Valle non lasci alla futura Fiorentina ciò che hanno lasciato le precedenti due gestioni, cioè niente.
Mario Cecchi Gori quando entrò non trovò Baggio e tra poco neanche le scrivanie in piazza Savonarola, perché i Pontello cercarono di rientrare il più possibile, depauperando e quasi azzerando il valore tecnico della squadra.
Com’è finita nel 2002 ce lo ricordiamo dolorosamente tutti.
E comunque credo che si ora si possa tirare il fiato sulle vicende extra campo, che molto ci hanno impegnato e fatto pensare.
Ci aspetta una fase più o meno lunga di interregno, inutile avvelenarci la vita.

Come volevamo e nel modo che volevamo.
In attesa che se ne riappropri completamente Andrea Della Valle, intanto la Fiorentina ce la siamo ripresa noi.
Una partita quasi perfetta, eppure decisa ancora una olta da Frey: non avesse compiuto quella prodezza dopo neanche due minuti, non so proprio come sarebbe andata a finire.
Adesso Mutu dovrà davvero lottare per riprendersi il posto, una situazione affascinante tecnicamente, che Prandelli dovrà gestire al meglio e con delicatezza.
Straordinario per me Donadel, anche per come ha saputo risalire la corrente, al contrario di altri giovanotti con poca voglia di lottare e soffrire (ogni riferimento a Kuz è puramente voluto).
Infine, mezione speciale per il proemio bollitura.
Stavolta lo vinco io per quel “Pazzini” urlato due i due “Gilardino”, chissà cosa mi è passato per la testa, forse era una rivincita inconscia per i tanti gol che Giampaolo ha segnato con la maglia “sbagliata”

Non riesco ad appassionarmi alla partita a scacchi tra Renzi e i Della Valle, anche se riconosco al sindaco di Firenze una vitalità ed una capacità oratoria che non ho mai visto in un ragazzo di 34 anni.
Eh sì, perché Renzi è più giovane di molti giornalisti e di tanti giovani che ancora purtroppo sono alla ricerca di un impiego fisso.
Quindi è vero, come diceva Cioni, che molto lo aveva sottovalutato, che è ancora un ragazzo, ma intanto ha rimandato alla grande la palla di là e giovedì vediamo come la giocheranno i Della Valle.
Intanto però ci sarebbe questa “partitina” con la Sampdoria da cui io mi aspetto molto sul piano caratteriale.
Ci vuole insomma la reazione, anche se l’ambiente mi sembra molto distratto un po’ da tutto.
Jovetic va fatto giocare, magari sulla sinistra, rischiando un po’, sul resto non ho idee precise, decida Prandelli anche se mi sembra che non ci sia molto da pescare per eventuali cambi rispetto a Roma.

Si può perdere in tanti modi, la Fiorentina ha scelto quello peggiore.
Senza lottare, adeguandosi al ritmo anni ottanta della Roma, che però è molto più forte tecnicamente.
Non ho ancora capito se sia stato un problema di testa o di gambe, comunque sia si è trattato di un black-out ingiustificato ed ingiustificabile.
Ha combattuto solo Comotto, e poi Jorgensen e Donadel, gli altri sono stati in alcuni momenti irritanti, specialmente Marchionni, Santana, Montolivo e Zanetti.
Fa male uscire umiliati così contro una Roma tra le più deboli che abbia mai visto in 28 anni di Olimpico.
Meno male che dopodomani si gioca, qui ci vuole il colpo di reni.
O di frusta, nello spogliatoio, da parte di Prandelli.

« Pagina precedentePagina successiva »