Sta crescendo dentro di me la partita di questo pomeriggio.
Piccolo, ma significativo particolare: stamani niente corsa di mezz’ora per sciupare energie, neanche dovessi giocare io…
E’ inutile stare tanto a girarci intorno, questa partita è fondamentale per sapere se possiamo fare pensieri fino ad oggi incoffessabili.
Ci aspettano tutti al varco, vogliono capire se siamo o no all’altezza di “lei”, come dice il grande Ciuffi, che non a caso si sobbarca a 75 anni 800 chilometri in un giorno, si prende il freddo di Torino, farà le due di notte per stare accanto alla sua amata Fiorentina, perché capisce che oggi potrebbe essere un giorno speciale.
Secondo me Mutu va in panchina, ma è solo una sensazione.
Tra tre ore si parte e davvero non vedo l’ora che cominci.

Avevo fiutato nell’aria che qualcosa era cambiato, che Montolivo non era più arroccato su certe posizioni sinceramente censurabili.
D’altra parte non è che ci siano solo cose negative ad invecchiare e l’esperienza qualcosa aiuta nel “nostro mestiere”.
E così, invece di averlo in diretta nel Pentasport, mi sono detto: perchè no?
Perché non andare io ad intervistarlo per verificare un po’ di cose?
E’ andata benissimo.
Non posso ovviamente giudicare il livello dell’intervista, cioè se sia piaciuta o meno, ma il clima era davvero quello giusto, con battute e toni distesi prima e dopo la chiacchierata.
Chissà, forse nella serata di Gerrard è nato un nuovo Montolivo, quasi che l’incontro con il suo “paragone impossibile” chiudesse la prima fase della sua carriera, quella dell’intermittenza.
In fondo, pensandoci bene, deve ancora compiere 25 anni.

Ho già espresso tutta la mia personale simpatia per Adrian Mutu, persona per me molto educata e per niente spocchiosa, almeno nei momenti che mi è capitato di passare insieme a lui.
In campo ha dato molto alla Fiorentina, anche quando non era in condizone, ma da almeno dodici mesi la sua vita professionale sembra la trasposizione calcistica delle avventure disneyane di Paolino Paperino.
Capitano cioè tutte a lui: gomiti, ginocchio, stiramenti muscolari, multe milionarie, accuse romene di dolce vita.
Ora, a noi non importa cosa faccia Mutu nel suo tempo libero, ma con quasi vent’anni in più di esperienza mi sentirei di consigliarlo di evitare qualsiasi mezzo incontro che rischi di condurlo sulle prime pagine dei giornali non per meriti o demeriti calcistici.
Adrian ha già smentito la serata in discoteca, ma intanto per due giorni se ne è parlato, così come due anni fa era certa, per “quelli che sanno tutto”, una sua love story con una ruspante starlette fiorentina su cui nessuno ha mai esibito uno straccio di prova.
Ma come mai a Dainelli o a Donadel tutti questi piccoli guai mediatici non capitano mai?

In casa Guetta vige questa regola: per ogni figlio che nasce, se ne adotta uno a distanza.
Tre figli naturali, tre figli da aiutare a crescere nelle zone più povere del mondo.
Non è che si sia particolarmente bravi o chissà cosa, sinceramente facciamo molto meno di quello che potremmo fare e comunque oggi non è questo il punto.
Il punto, inaccettabile, è che oggi è arrivata una lettera che ci comunicava la morte di John Wilson, il nostro primogenito a distanza, che aveva l’età della Valentina e che almeno una volta l’anno ci scriveva per raccontarci dei suoi progressi e per ringraziarci di aiutarlo (lui ci ringraziava per quella miseria che davamo all’associazione…).
John è morto per la malaria, perché in Malawi si può ancora morire a 14 anni per la malaria.
E mentre noi, poveri stronzi, stiamo a qui a frullare il cervello per comprare una macchina più grande, una casa più spaziosa, il motorino per la figlia, la vacanza in settimana bianca o nel villaggio a quattro stelle (tutte cose che io, più stronzo di altri, faccio abitualmente), dall’altra parte del mondo si muore per una malattia che si potrebbe sconfiggere se solo ci fossero un po’ di soldi.
Un po’ dico, non i milioni con cui siamo abituati a convivere nel calcio.
Eh già, ma ci basta vedere quel righino grigio sull’estratto del conto corrente che ci dice che hanno prelevato quei 600 fottutissimi euro per sentirci tranquilli con la nostra coscienza.
Chissà se John ha mai tirato due pedate ad un pallone nei suoi pochi mesi di vita…

Ho passato due giorni fantastici, come piacciono a me, in pieno relax familiare, facendo tante piccole cose che mi interessano e godendomi i figli.
La prmessa minimalista è d’obbligo per “giustificare” la caduta di freni inibitori che mi ha portato a dire quello che ho deto ieri sera durante il collegamento con Rtv38 e che da giorni mi passava per la testa.
La frase è questa: “se vinciamo a Torino, possiamo puntare allo scudetto”.
Ammetto di averla sparata grossa, eppure anche stamani a freddo non sono mica troppo convinto di aver esagerato.
Sento che è qualcosa che viene dal cuore e non dalla testa, ma l’auto-convincimento che darebbe un successo del genere sarebbe un razzo fantastico per puntare molto in alto.
E poi comunque ormai l’ho detta e non torno più indietro.
Però a Torino dobbiamo ancora vincere…

Che gol che ha fatto, e con quale movimento si è liberato di due avversari mentre arrivava il pallone.
Guardatevelo bene sul cross al bacio di Iaquinta e poi il tiro, che mi ha ricordato quello di Rivera a Città del Messico con la Germania: portiere da una parte e pallone dall’altra.
E adesso vediamo se gente che non si capisce bene cosa sia, che occupa militarmente l’etere per ore e ore, che si auto-proclama procuratore di mezzo mondo e non ha neanche il patentino FIGC-FIFA (e comunque mi dicono non venga neanche più fatta entrare in Fiorentina) racconterà ancora, come mi hanno riferito, che Amauri, che non segna un gol da febbraio, è molto meglio di Gilardino.
Dico la verità: io tifo sempre per l’Italia, però quando l’Irlanda ha segnato il 2 a 1 ho pensato istintivamente al fatto che forse molti juventini avrebbero giocato la gara col Cipro, diventata a quel punto decisiva, e quindi si sarebbero stancati.
E a proposito di giocatori della Juve: se Legrottaglie avesse la maglia viola, o del Genoa o di chi volete voi, riuscirebbe mai a giocare in Nazionale o sarebbe piuttosto giustamente lasciato a casa?
E Gamberini davvero merita di essere la sua riserva, quando manca Cannavaro?

Arrivano, anche su questo blog, notizie di post e articoli deliranti che escono dai siti della Juve mentre invece non si sente più parlare di Nicola De Bonis, a cui pare che sia stato interdetto l’approdo televisivo dopo le farneticanti accuse ai viola di cui si è, spero sinceramente, scusato domenica sera a Radio Blu.
Ci conviene stare molto tranquilli, non reagire, perché in questo gioco al massacro la Fiorentina e i suoi tifosi hanno tutto da perdere.
A me pare infatti che si cerchi solo un pretesto, una minima reazione, una minaccia che arrivi da Firenze per sospendere la trasferta del prossimo 17 ottobre e mi viene pure il sospetto che queste provocazioni sul gemellaggio col Liverpool siano costruite ad arte proprio per far bloccare il viaggio.
Facciamo finta di niente, ignoriamoli completamente, cosa che potrebbe mandare fuori giri chi cerca solo la rissa verbale.
Poi non sarebbe male che la polizia postale intervenisse, così come pure l’ordine dei giornalisti, là dove si evidenzi che il mittente dei deliranti messaggi è iscritto all’Ordine stesso., cosa che non mi stupirebbe affatto.

Il lodo Alfano è stato giustamente giudicato incostituzionale dalla Consulta e riguardava la sospensione dei processi riguardanti il Presidente della Repubblica, il Presidente del Consiglio, e i presidenti di Senato e Camera (ma Fini, in un processo che lo vede imputato per diffamazione, ha già dichiarato di non volersene avvalere).
Quello che non ho capito è come mai una sola delle quattro più importanti cariche dello Stato si stia agitando così tanto perchè il lodo, che rendeva non più tutti gli italiani uguali davanti alla legge, è stato dichiarato incostituzionale?
Valla a capire certa gente…
P.S. Mediaticamente, la cosa veramente schifosa di questa storia è il commento che Berlusconi ha fatto a proposito dell’intervento di Rosi Bindi, quando l’ha definita “più bella che intelligente”.
Io non so come si possa raggiungere un tale livello di volgarità e se fossi una donna sarei veramente indignata per un comportamento di così bassa levatura.

Non esiste una sola squadra di club che possa intrigare Prandelli.
Non è una questione di soldi: Cesare avrebbe potuto guadagnare quasi il doppio, se solo si fosse messo all’asta in Italia.
All’estero meno, anche se il Bayern, su indicazione di Toni, ci ha davvero pensato nell’estate scorsa.
Prandelli è ancora innamorato di Firenze, anzi la ama sempre di più, che è diverso, perché si tratta di un sentimento più profondo:questa è ormai la sua città.
L’unica tentazione si chiama Nazionale e in federazione ci stanno pensando molto seriamente a chiamarlo dopo Lippi.
Entreremmo a quel punto in una situazione imbarazzante: come si fa a dire di no alla panchina che qualsiasi tecnico sogna quando comincia a dirigere i ragazzini?
Non ho nessuna idea di quello che potrebbe fare Cesare, se davvero la telefonata arrivasse, posso solo provare a elencare i punti a favore e quelli contro.
Potrebbe allenare i più bravi in Italia, sarebbe il coronamento di venti anni di attività, continuerebbe a vivere a Firenze e…avrebbe il centro sportivo (a Coverciano).
Dall’altra parte c’è l’impossibilità di svolgere quel lavoro quotidiano che ci ha regalato i risultati degli ultimi quattro anni e il doversi distaccare da un ambiente che è il “suo” ambiente, dove lui ormai è un re.
Ragazzi, date retta, tifiamo per la Nazionale e auguriamo lunga vita a Marcello Lippi.

Era l’agosto del 1999, una serata tempestosa di voci e veleni.
Il solito gruppo che faceva concorrenza a Radio Blu aveva messo in pista i suoi carichi da undici.
Pressioni politiche su Cecchi Gori (all’epoca ci si muoveva però sull’altro versante), promesse di offerte mirabolanti, showman di livello nazionale che consigliavano al senatore di non dare a noi i diritti radiofonici, che per la prima volta erano in vendita.
Sconfortato e anche un po’ stremato dalla tensione (tra l’altro stava per nascere Camilla) dissi testualmente a Francesco Selvi, uno dei pochi amici che ho nel mondo del giornalismo: “guarda, arrivo al massimo fino al 2002 e poi mollo tutto. Tanto sono partito da zero, non ne avevo uno per far due, ho comprato la casa, il mutuo è sopportabile, posso tranquillamente vivere con meno di quanto guadagno ora e gustarmi di più la vita. Non ne posso più”.
Si è visto come è andata a finire.
Oggi abbiamo annunciato il rinnovo dell’accordo con la Fiorentina fino al 2012, cioè dieci anni dopo il mio ipotetico addio al microfono e trenta campionati dopo da quando, nella stagione 82-83, ho iniziato a trasmettere in diretta le partite.
Sono chiaramente completamente inattendibile quando si parla di queste cose, come ben sanno Letizia e le figlie (forse Cosimo ancora no, ma non è detto), che infatti non mi prendono nemmeno in considerazione quando ogni tanto (sempre meno, comunque) io mi agito “perché mi hanno detto che… Lo sai cosa stanno facendo a….”.
Può anche darsi che non sia io a trasmettere i prossimi campionati: finora sono sempre stato aiutato da un’incredibile fortuna, cioè non ho mai avuto problemi seri di salute, ma chissà cosa mi riserverà il futuro.
Scherzando, ipotizzo qualche volta con le persone care un telefono da cui parlo, ma solo ad uso e consumo di me stesso, perché non sono collegato con la mia adorata Radio Blu, che giustamente, visto il mio grado di rincoglionimento, sta mandando in onda Bardazzi o Sardelli.
Comunque sia, per adesso e per i prossimi mille giorni noi ci siamo, con i nostri difetti, ma anche con quell’entusiasmo e quella voglia che alle sei del mattino mi fa spedire sms a chi partecipa all’avventura del Pentasport.
E tutti, chissà perché, viaggiano dalle dieci di sera da anni col silenziatore inserito nella suoneria.

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