Quello che avevo scritto in epoca non sospetta oltre un mese fa si sta avverando: più passa il tempo e più cresce la voglia della Federazione di prendere Prandelli, uno dei pochissimi capace di mettere d’accordo tutti.
Non bisognava essere dei geni per arrivarci, in Italia infatti sono pochissimi i tecnici che possono ambire alla panchina azzurra.
Tolto Ancelotti, considerato un po’ troppo caratteriale Spalletti, chi rimane?
Naturalmente nessuno pensa più a soluzioni interne, come accadde da Valcareggi a Maldini, perché Casiraghi mi pare già improponibile per l’Under 21, figuriamoci per la Nazionale maggiore.
Rimane appunto Prandelli, che però è tutto tranne che selezionatore.
Lui gli uomini ha bisogno di averli sempre sotto mano per plasmare il gioco che ha in testa e poi non è ormai acclarato che si trovi meglio con rose non troppo numerose?
Esiste quindi una contraddizione di fondo: Prandelli sarebbe l’ideale, ma più per un fatto di immagine che sostanziale.
Per togliere ogni problema ad Abete non rimane che far trovare ai tifosi viola sotto l’albero natalizio un bel rinnovo almeno con Cesare fino al 2014.

Alla fine, di tutto il casino scoppiato per le frequentazioni fuorigioco di Marrazzo , restano due sole cose concrete: le sue dimissioni (inevitabili, mi pare) e lo stipendio, che tra ninnoli e nannoli è di oltre 10mila (diecimila!) euro netti al mese e che continuerà ad essere percepito fino al prossimo maggio, cioè fino all’insediamento del nuovo Governatore del Lazio.
Si tratta di 70mila euro netti, cioè 140mila lordi, che corrispondono a quattro stipendi annui di un qualsiasi impiegato e tralascio il doloroso caso di sfruttamento generalizzato, dai call center al lavoro al nero.
Se Marrazzo volesse ricominciare a risalire la china dello sputtanamento dovuto non tanto alle visite ai trans, quanto alla verità raccontata a rate (cioè, come già scritto, nessuno è un eroe in certi momenti, ma se devi confessare fallo tutto in un botto e non a puntate), dovrebbe pubblicamente rinunciare a quei soldi, che moralmente non gli spettano assolutamente, visto che non è affatto malato fisicamente, ma solo depresso e dimesso.
Se, come credo, non lo farà, andrà ad aggiungersi alla folta schiera dei furbetti coi soldi nostri, salvo poi tornare in Rai con lauto stipendio (quindi non è che rimanga senza lavoro e reddito) come da italico copione.

P.S. Scusate, non c’entra niente, ma non resisto.
E quindi, pur ammirando Adriano Celentano come artista, leggetevi il suo attacco del pezzo di oggi sul Corriere della Sera a proposito di X Factor e poi ditemi che fatemi sapere se qualcuno ha notizie della lingua italiana…

A chi devo dire bravo? Immagi­no a Giorgio Gori. È lui il produttore di questo riusci­tissimo programma. Mi sento quasi in colpa di non aver seguito le edi­zioni precedenti.
Quest’anno inve­ce, grazie a uno dei magnifici tre, mi riferisco ai giudici naturalmen­te, di cui proprio con uno di loro, avendo anche dei rapporti «molto ravvicinati», ho avuto modo di ana­lizzare non tanto il Factore di que­sta x, così estranea alla diroccata Rai di oggi, ma quanto invece, io ne fossi coinvolto e, soprattutto i moti­vi per cui non posso annoiarmi.

Forse è vero, forse è davvero colpa di noi della comunicazione se a Firenze fioriscono i partiti integralisti del calcio.
Nel caso specifico si tratta di quelli che appena sentono una mezza critica subito si buttano addosso al malcapitato e lo fanno a fette dandogli di vedova di Cecchi Gori, di gufo e via a seguire.
Dall’altra parte ci sono coloro che non si arrendono nemmeno di fronte all’evidenza, quelli che “Corvino deve stare a Lecce”, “Montolivo è un mezzo giocatore”, “Frey non sa uscire e prendiamo molti gol per colpa sua”.
Noi della comunicazione siamo più subdoli, facciamo filtrare, intuire, a volte accenniamo, salvo poi essere smentiti, ma facciamo finta di niente.
E invece sarebbe molto semplice dire: “mah, forse mi sono sbagliato”.
Esempi personali dell’ultim’ora che riguardano il proprietario del blog che state leggendo: Natali era meglio di Comotto centrale a Udine.
Su Castillo invece apro una parentesi: non è affatto vero che fossi prevenuto, anzi sul primo calcio d’angolo viola con lui in campo ho sperato (e detto in radiocronaca) che smentisse le mie perplessità.
Ma non l’ha fatto e se bisogna essere contenti perché in mezz’ora abbondante di gioco ha rifilato una stecca a D’Agostino (come ha detto ieri sera Leo Vonci a Viola nel cuore), ciccato al volo due palle e fatto praticamente niente, beh, io non mi adeguo e continuo a ritenere imbarazzante la sua prova, anche se abbiamo vinto.
Poi magari col Parma va dentro, segna due gol e gli do 8 in pagella, ma è un’altra partita e un’altra storia.
Tornando all’onestà intellettuale calcistica, e tralasciando pietosamente i presunti procuratori senza tessera che giocano a fare i personaggi, guardo nell’orto di casa mia, tanto per far capire che chi è senza peccato può scagliare la prima pietra.
Ieri nel Pentasport Marco Meucci si è lanciato in una disperata analisi psuedo-negativa della prova di Montolivo, che infatti era stato convocato quattro ore prima in Nazionale da Lippi, che si presume capisca di calcio più di lui e del sottoscritto.
Non so perché Montolivo, il migliore a Udine, non piaccia in assoluto a Marco e in sede di analisi dei singoli ognuno può dire quello che vuole, ma si trattava chiaramente di un giudizio preconfezionato.
A prescindere, come avrebbe detto il grande Totò.
Ecco, ci fossero meno giudizi a prescindere e più analisi attente senza pregiudizi, staremmo tutti meglio, ma capisco che forse chiedo troppo.

Tre punti che valgono molto di più…dei tre punti.
Vincere in queste condizioni è impagabile e regala una forza interiore che ci aiuterà nel corso della stagione.
Sono molto contento di essere stato smentito, ma non tanto sulla rosa (continuo a credere che ci farebbe comodo un centrocampista in più e che Castillo sia inadeguato), quanto sul fatto che il pareggio sarebbe stato da firmare.
Abbiamo dato un segnale forte al campionato, in una giornata in cui hanno vinto tante pretendenti all’Europa.
Il migliore per me è stato Montolivo, a ruota Marchionni, che salta quasi sempre l’uomo, mentre Vargas ha incontrato per la prima volta uno (Basta) che lo ha bloccato, almeno nel secondo tempo, ma poi ha segnato la rete decisiva.
Tanto di cappello a Natali, che ha giocato una signora partita, non pagando affatto dazio per la lunga assenza e smentendo le mie perplessità, che forse non erano solo mie.
Godiamoci la sosta, riprendiamo fiato che ci aspetta un trittico mica male: Parma, Lione, Inter, ma lo spirito è quello giusto.

Questa di Zanetti è con Gamberini la tegola più grossa.
Io ribadisco il concetto a costo di sembrare noioso e inopportuno alla vigilia della partita di Udine: non si può affrontare una stagione così con soli tre giocatori per i due fondamentali ruoli di interditori a centrocampo.
Mettiamo che uno tra Montolivo e Donadel si faccia male domani al Friuli (e tocchiamo ovviamente ferro), che si fa?
Davvero è pensabile che Jorgensen, che regge a malapena un tempo su certi livelli, possa fare quel lavoro?
Oppure pensiamolo davvero, ma in una specie di autosuggestione collettiva, altrimenti mettiamo Gobbi che però è ormai un esterno.
Detto questo, per onestà critica e perché mi va sempre di esternare quello che penso, mettiamoci in marcia verso Udine con la consapevolezza che strappare un pareggio in queste condizioni sarebbe un po’ come vincere.

P.S. Scusate, ma non vi capisco: che male c’è ad essere preoccupati e a sottolineare, come del resto feci il 31 agosto, che a centrocampo manca un uomo e che Castillo non mi dà garanzie per l’eventuale cambio a Gilardino?
Sono valutazioni personali, mica accuse ad alzo zero contro Corvino, Prandelli e Della Valle.
Se poi andiamo meglio dell’anno scorso, come stiamo facendo, io sarò felicissimo, ma non vorrete mica che si passi il tempo a gridare sempre “evviva”, si potranno dire o no delle cose che si pensano.
Ragazzi, calmatevi, ve l’ho detto già altre volte: è solo calcio, lasciate stare i fondamentalismi.

Abbiamo avuto una bella folata di malasorte: Gamberini, Mutu, Jovetic, Frey e forse Zanetti tutti insieme fuori.
Più Dainelli squalificato e Natali che non si sa come stia, qui se a Udine si strappa un pareggio bisogna festeggiare con lo champagne.
E’ il prezzo da pagare alla Champions, lo sapevamo ed è inutile piangerci troppo addosso.
Manca la controprova per sapere come sapere stata la situazione con una rosa più ampia, peggio però non credo.
L’unica, mi pare, è mettere Comotto centrale e sperare che gli undici contati che andranno in campo a Udine reggano fino al termine, soprattutto in difesa.
Meno male che Marchionni e Vargas volano e che Montolivo sta giocando da un mese su ottimi livelli e chissà che Prandelli non decida di giocarsela tutta all’attacco proprio per impedire di essere pressati dietro.

Adesso le carte le diamo noi e credo che a Liverpool siano molto preoccupati: possiamo chiuderla il 24 novembre (e sarebbe molto meglio) o in Inghilterra a dicembre.
Partita giocata con grande testa quella di ieri sera, perché era facile smarrirsi dopo il loro pareggio, frutto di una grossa ingenuità di Kroldrup.
E invece ci siamo rimessi in careggiata col piglio della squadra di carattere e mi sbaglierò ma sta nascendo una mentalità da Coppa, che forse ci farà perdere qualche punto in campionato e che però ci potrebbe dare grandi soddisfazioni.
Ho l’impressione insomma che i giocatori e Prandelli ci stiano prendendo gusto a stare sotto i riflettori europei.
E’ stata una serata emozionante anche per Radio Blu: Andrea Pratellesi è andato benissimo, la trasferta di Lione raccontata via etere è frutto della sua determinazione.
Lui l’aveva pensata, proposta e organizzata ed è stato emozionante “non” fare la radiocronaca per ascoltare le notizie che arrivavano dalla Francia.
A distanza di 32 anni da quando ho cominciato, continuo ad amare moltissimo questo mezzo di comunicazione straordinario e incomparabile che si chiama radio.

Che delusione la prevendita per la partita di domani sera.
Come si faccia ad andare in 32mila a metà agosto per il preliminare di Champions e la metà per la partita che ci potrebbe aprire le porte agli ottavi è per me un mistero.
Non tiriamo in ballo i prezzi, perché sono più o meno gli stessi del campionato e stiamo parlando del palcoscenico più importante d’Europa.
Io spero che ci sia uno sprint finale, che almeno venga raggiunta almeno la non molto onorevole cifra di ventimila spettatori.
Guardate che il pubblico conta parecchio per non distrarsi, per evitare di pensare a quello che succede a Lione.
Fate uno sforzo, lasciate perdere la televisione (e comunque la partita è in visione solo a pagamento, come sempre) e fate un salto al Franchi: se lo meritano i giocatori, Prandelli e i dirigenti.

Un’ottima vittoria, ottenuta con grinta e dopo la decisione di cacciare Dainelli e qui devo essere sincero: in diretta ho avvertito la netta sensazione che Tagliavento non vedesse l’ora di pareggiare i conti e portare il Catania in dieci.
Tre uomini su tutti: Marchionni, Vargas e De Silvestri, come dire che in assenza dell’uomo di fantasia, cioè Mutu o Jovetic ci siamo arrangiati sulle fasce laterali.
A fine gara mi sono arrabbiato con un ascoltatore che parlava di “partitina”, di Fiorentina modesta e di rovesci meritati con Napoli e Genoa.
Ma quando? Ma dove?
Ora veramente basta col disfattismo, la rosa è corta e lo sapevamo, però cerchiamo di non farci del male da soli andando sempre e comunque contro.
Siamo tornati in corsa per il quarto posto e mercoledì ce la giochiamo per il passaggio del turno in Champions.
Ci credo talmente tanto da aver inviato un giornalista in Francia: Andrea Pratellesi racconterà infatti Lione-Liverpool e a noi converrà molto fare il tifo per gli spocchiosi francesi.

Sono curiosissimo di vedere che partita giocherà domani Montolivo.
Guardate che è la considerazione è molto meno banale di quanto si possa pensare.
Rivediamo la sua striscia da Liverpool (ottimo) in poi e scopriremo che ha steccato solo il secondo tempo col Napoli, mentre a Budapest ha fatto il compitino.
Tutto sommato quindi il suo ottobre, con l’acuto di Genova, è stato almeno da 6,5 e forse sono stato avaro nei giudizi.
Ora mi aspetto continuità, cioè quella che lui non ha mai avuto nei precedenti quattro anni in viola e mi aspetto anche che si arrabbi di più, specialmente quando sente in giro giudizi figli frettolosi sul suo conto.
Se vado ad analizzare l’ottobre dei suoi compagni, Frey a parte, mi accorgo che non ce ne sono mica tanti che lo superano.
Forse Dainelli e Zanetti (per via di un paio di gare superlative), ma gli stessi Jovetic, Gilardino sembrano un po’ con le gomme a terra.
Per non parlare di Mutu e Gamberini, spesso in affanno.
Ecco perché vorrei e spero in un novembre almeno uguale al mese che sta finendo.

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