Non ho ancora letto i giornali, ma sapevo bene quello che era stato detto ieri nell’incontro tra Cognigni e la carta stampata.
Stavolta non c’ero, così come non c’era nessuno dell’allegro mondo di radio, televisioni e siti internet.
Leggo che alcuni come Saverio e Tommaso si sono arrabbiati nei siti che dirigono per la “scortesia” della società, mentre io non ci faccio caso, perché ne ho viste e sentite di peggio e quindi provo a riassumere quello che so, premettendo di non averlo fatto in radio per un rapporto di correttezza verso chi ha partecipato all’incontro.
La Fiorentina investirà a gennaio e questa è una gran bella notizia, in un momento di riflusso generale, non è disposta a perdonare Mutu e non considera affatto chiusa la partita dello stadio e della cittadella, e di questo già sapevamo attraverso le parole a La Stampa di Diego Della Valle.
La novità più importante mi pare il vitalizio professsionale offerto a Corvino, che rimarrà a Firenze fino a quando lui lo vorrà.
E’ un bel segno di riconoscenza per il gran lavoro svolto nei primi quattro anni e per aver sposato in pieno il progetto, quando magari suonavano altre sirene, e, come è ormai diventato un abusato modo di dire, “averci messo la faccia” nei momenti più difficili.
Da parte mia, oltre ad augurargli di fare bene, non cambia niente.
Nel senso che non sono mai stato prevenuto nel giudizio e nemmeno mi piace tutto a prescindere, solo perché magari ci vado a cena o a pranzo insieme (non ci vado, né con lui, né con altri della Fiorentina), o perché mi ha dato una dritta (mai chiesta).
Visto che ci aspettano ancora lunghi anni insieme, propongo dall’alto (o dal basso, fate voi…) della mia neutralità una bella moratoria sul pregresso, un armistizio che parta da Corvino e si estenda a tutti quelli, e sono tanti, forse troppi, che con lui sono entrati in rotta di collisione e che reciprocamente non riescono a perdonare i torti subiti.
Per gli adoratori a prescindere invece ci vorrebbe un po’ più di senso critico, ma quello è come il coraggio per Don Abbondio.

Mi ero talmente isolato e concentrato sulla partita da non essermi accorto di niente, proprio perché in uno stadio deserto era più difficile trovare il ritmo giusto per la radiocronaca.
Scopro ora sulle pagine nazionali di Repubblica (anche loro evidentemente in ritardo, visto che la partita si è giocata martedì sera) che una trentina di cretini hanno inneggiato alla tragedia dell’Hysel come se ci fosse un nesso tra il criminale che sabato ha fatto rischiare la vita ai tifosi viola e chi la vita l’ha persa davvero, 25 anni fa per una partita di calcio.
Pare che gli idioti siano stati subito zittiti dal resto dello stadio (altra spiegazione probabile del perché non me ne sono accorto), ma resta la desolazione dell’accorgersi che va allo stadio gente con un solo neurone nel cervello, per giunta funzionante a corrente alternata.
E’ questa gente che rischia di farci perdere la faccia, è questa gente che dobbiamo isolare, perché tanto ogni dialogo con loro sarebbe impossibile.

Credo di aver stabilito un piccolo record: intervistare nel giro di quattro ore prima Mihajlovic e poi Prandelli.
Momenti molto gratificanti dal punto di vista professionale, così come tutta la giornata di ieri è stata davvero particolare e strana.
Era la prima volta che riparlavo con Cesare dopo quasi sette mesi e non c’è stato il minimo imbarazzo, mancava solo che gli chiedessi notizie sulla prossima partita della Fiorentina, sulla squadra che pensava di schierare e poi sembrava che tutto fosse come negli ultimi cinque anni: il tono, il rispetto, la fiducia reciproca.
Con Mihajlovic è andata invece per certi versi in modo più divertentie.
A me piace il suo modo diretto di dire le cose e così ho sfruttato la ribalta nazionale per dirgli come la pensavo sui fattacci di Torino (visto che non mi sono tirato indietro? Ma bisogna saper scegliere il tempo…), poi ho provato a convincerlo sulla specificità della gara con la Juve.
Per me è un derby, anzi di più.
Per lui no, perché le due squadre non sono della stessa città a neanche della stessa regione, come Catania e Palermo.
Va bene, non ce l’ho fatta, ma questa ostinazione a difendere le proprie idee merita un gran rispetto.

Non era facile trovare la concentrazione nel deserto del Franchi, in una serata in cui hai tutto da perdere e niente da guadagnare, ma hanno fatto la partita che gli chiedevano e l’hanno fatta soprattutto i ragazzini.
Bene Carraro, bene Babacar, molto combattivo Seferovic, molto bravo nel secondo temp Cerci, che sta facendo pace con Firenze.
Siamo fuori dal tunnel?
Non saprei, intanto non siamo fuori dalla Coppa Italia, che è già qualcosa, perché io mi ricordo ancora di quando ci eliminarono il Bari, che era in C, e il Venezia, ed avevamo squadre fantastiche, con molti più campioni di adesso.
Non vorrei peccare di ottimismo, ma mi pare che Mihajlovic stia “entrando” nella Fiorentina e davvero la partita di domenica può essere decisiva per la rincorsa, pareggiarla significherebbe rimanere nel pantano, vincerla iniziare a ragionare in modo diverso.
Dei due “lenti a contatto” del centrocampo mi è piaciuto molto di più Zanetti, che molto ha sbagliato, però almeno si è proposto sempre per prendere il pallone e smistarlo.
Bolatti rimane un corpo estraneo e non si capisce se è un problema di testa o di gambe:nel dubbio, meglio farne a meno.

Che ci volete fare? Su certe cose mi impermalisco come un tempo e mi si intasa ancora la vena.
La storia dei 4 euro mezzo spesi per un Mars e un bicchiere d’acqua non è stata certo raccontata per il rammarico di aver speso quei soldi, ma per spiegare come si sia arrivati sempre più spesso a mettere le mani nelle tasche di chi va allo stadio.
Ma poichè è arrivato qualche post che mi fa i conti in tasca, è bene chiarire alcune cose, così forse capite meglio il padrone di una casa che è anche vostra.
Mi ritengo una persona molto fortunata per la salute e perché mi piace molto quello che faccio, tanto che non mi pesa lavorare tantissimo, guadagnando quindi in proporzione a quello che produco (perché è quello il parametro: se fallisco con le mie scelte e le mie idee, gli sponsor mi abbandonerebbero alla svelta e la storia si chiuderebbe).
Detto questo, veniamo al mio rapporto con i soldi: ho la responsabilità di tre figli (Letizia saprebbe cavarsela da sola senza problemi) e venendo da un passato familiare disastroso cerco sempre di vivere in modo tranquillo, senza troppe alzate di ingegno, pur non facendo mai mancare niente a nessuno.
L’unico sfizio che da una decina di anni mi concedo è la macchina, di cui in verità non mi frega niente, tanto che la impresto a qualsiasi amico che me la chiede, però mi piace averla bella e comoda.
Se fossi ossessionato dai quattrini, come qualcuno ha scritto, mi sarei comportato in altro modo con i diritti d’autore de “La mia voce in viola” e avrei detto di sì alle offerte di chi voleva mettere su questo blog dei banner a pagamento.
Dico invece di no a diverse cose che significano soldi, ma anche uno scadimento del mio lavoro e non sopporto i micragnosi, i tirchi, chi non dà qualcosa agli altri e gli accumulatori, ossessionati dal possesso di beni e quattrini.
Nonostante sia attraversato ogni tanto da pensieri di destra, soprattutto sull’importanza della meritocrazia, continuo a ritenere che sarebbe meglio stare personalmente un po’ peggio, se la maggior parte della gente che vive veramente male riuscisse a migliorare la propria condizione.
Tornando quindi all’inizio, spero di aver chiarito a qualcuno il senso della mia protesta, che era rivolta al sistema calcio e non riguardava invece le mie finanze.

No, non mi riferisco alla furba strizzatina di Melo, ma a quanto ho pagato nel bar della tribuna dell’Olimpico per un “Mars” e un bicchiere di acqua naturale: 4,50 euro.
Un furto in piena regola, incentivato dall’assoluta mancanza di alternative e concorrenza.
Come se non bastasse il bicchiere me l’hanno pure dato senza coperchietto di plastica (si vede che costava troppo), con l’inevitabile risultato di vedere cascare tutto causa urto nei strettissimi spazi della tribuna stampa.
Il problema naturalmente non riguarda la mia spesa specifica, ma l’atteggiamento che viene tenuto nei confronti di chi va allo stadio, che non è un cliente, ma una pecora da tosare economicamente, un poveraccio su cui si può fare di tutto, compresi gli accanimenti burocratici per l’acquisto dei biglietti.
Continuiamo pure così e poi chiediamoci il perchè la gente la partita se la vuole vedere e sentire da casa.

Certezza Vargas, altro che incognita!
Però evidentemente Mihajlovic deve avere avuto gli stessi miei dubbi, se ha punzecchiato in quel modo il giocatore venerdì mattina.
Ora finalmente si gioca a calcio, sperando che non sia troppo tardi per la rimonta.
Ottima serata, cominciando dall’inizio, con le dichiarazioni di Cognigni: “investiremo a gennaio”.
In verità lo avevano già fatto (male) quasi un anno fa e pure a giugno, però quelli d’estate sono conti che a parte Cerci cominciano a tornare, se ci conservano sano D’Agorstino, mentre per Boruc si potrebbe cominciare a parlare di corvinata.
Primo tempo da lustrarsi gli occhi, con la fascia sinistra luccicante, compreso Pasqual che ha annullato Krasic.
Il preggio alla fine è giusto, anche se ci avevamo fatto la bocca al gran colpo.
Babacar non può avere questi approcci alle partite e Felipe è ormai un caso, però ci sono stati diversi spunti positivi, a cominciare da Camporese finendo lla determinazione che sta tornando quella pre-Bayern.
E continuiamo per favore a non guardare troppo la classifica, per non farci del male e farci prendere dall’angoscia.

Bisogna pensarci molto, ma molto bene prima di decidere se mandare domani sera Vargas in campo.
Se le condizioni del peruviano sono le solite di questo inizio stagione, non lascerei Pasqual da solo contro Krasic e metterei Marchionni pronto al raddoppio a sinistra (e Santana a destra).
Questa scelta è tutta sulle spalle di Mihajlovic, l’unico che sa esattamente come stiano le cose, l’unico che ha misurato in allenamento la voglia di ripresa di Vargas e anche le sue oggettive condizioni fisiche.
E’ inutile girarci intorno: siamo più deboli della Juve e quindi andranno contenuti, specialmente nei primi venti minuti e, soprattutto, bisognerà correre tanto per novanta minuti, e con la testa.
Vargas ha in questa stagione un atteggiamento che piace veramente poco: complice anche il mercato estivo che lo dava continuamente in partenza, dà l’impressione di essere rimasto contro la sua volontà e invece magari il suo è solo un problema atletico.
Comunque sia, non possiamo permetterci azzardi e se non è almeno all’80% è meglio rinunciare.

Caro Sinisa Mihajlovic,
nel compimento del mio trentesimo anno consecutivo di trasferte sono arrivato alla conclusione statistica che non c’è mai stato nessun giornalista che abbia visto professionalmente più gare del sottoscritto a Torino contro la Juve.
Per questo motivo provo a spiegarti cosa è stata e cosa sarà per sempre questa partita per noi, che avendo qualche campionato alle spalle, amiamo il calcio di una volta.
La Juve è lo scudetto rubato del 1982, Causio che in Nazionale ruba le punizioni ad Antognoni, il corteo nel 1983 per il gol di Magath, il rigore che non c’era al novantesimo del 1984 contro la più bella Fiorentina che abbia mai visto.
La Juve è la spinta di Casiraghi a Pin nel 1990, il suo “noi siamo la Juve e tutto ci è permesso” (grande Mareggini un anno dopo, con quella passeggiatina…), è lo scippo di Baggio, con un giornalista de La Stampa mandato guarda caso a seguire i viola per tutta la stagione, è la telecronaca di Vitanza, che in una finale Uefa tra due italiane tifava spudoratamente per una delle due squadre che non era la Fiorentina.
La Juve è il lato più oscuro del potere, quello che spedisce diecimila tifosi viola ad Avellino, è la rimonta stupenda (per loro) e crudele (per noi) del 1994, è Bettega che mi disse che avrebbe chiudere Canale Dieci solo perché gli feci vedere e gli chiesi di commentare il tuffo di Ravanelli davanti a Toldo, è il rigore tante volte reclamato e mai concesso (e quando viene dato, lo sbagliamo, come nel 2006).
La Juve, caro Sinisa, è il tuo presidente Andrea Della Valle che si attacca alla cornetta del telefono e urla a Sky la sua rabbia per quello che successe due anni fa, con il rigore non dato a Jovetic e la rete annullata a Gilardino.
Può bastare tutto questo per farti capire il grande errore fatto nel sottovalutare una rivalità che scorre nel sangue di ogni tifoso viola per una gara che vale molto, ma molto di più, te lo assicuro, di Catania-Palermo?

Ho dato 6,5 a Michele Camporese a San Siro, con un mezzo voto in più per via della difficoltà dell’esordio, in quello stadio e contro quegli avversari.
Poichè tutti ci aspettavamo il disastro, ogni cosa che è venuta in più ci è sembrata grasso che colava.
Obiettivamente Camporese ha fatto una partita normale, che diventa appunto rimarchevole per via di Ibrahimovic e di tutto il resto.
Dico e scrivo tutto questo perché non vorrei che adesso si pensasse a questo ragazzo come ad un difensore fatto e finito, uno che si gioca il posto con Gamberini o che può sostituire l’altro centrale.
Mi ricordo nel 1990 di Malusci, che pure alla fine è stato uno dei migliori prodotti viola degli ultimi vent’anni, delle attese messianiche e delle critiche feroci non appena sbagliava una partita.
Andiamoci dunque piano con Camporese (arrivato tra l’altro alla Fiorentina da bambino, ai tempi del tanto vituperato Leonardi) e seguiamolo con affetto senza farci prendere troppo la mano, in un senso o nell’altro.
Intanto ieri abbiamo festeggiato il secondo mese di assenza di Zanetti, che pareva averci fatto un piacere nell’arrivare nel 2009 a Firenze: tre mesi buoni e poi l’oblio in campo con prestazioni sempre più limitate e adesso questa lunga assenza per certi versi misteriosa.
Tutto questo a 4 milioni lordi di ingaggio l’anno, mica male.

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