Ok, il termine svolta era improprio, però ragazzi miei che fatica…
A volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita di tifoso se non ci fosse stata la professione giornalistica: sarei stato anch’io un pessimista come la maggior parte di voi, oppure mi sarei fatto cullare dall’eterna illusione della vittoria prossima ventura?
Credo che avrei imbroccato proprio questa seconda via, perché spesso scivolo sulle bucce di banana dell’ottimismo e ho due ricordi piuttosto nitidi che la dicono lunga su quanto, in termini di aspettative sulla Fiorentina, io abbia gli “occhi foderati di prosciutto viola”.
Nell’anno della retrocessione in B con Batistuta, al ritorno dalla partita vinta col Cagliari senza pubblico, mi misi a fare i calcoli di come saremmo potuti arrivare in zona Uefa con un finale sprint che Agroppi ci avrebbe senz’altro assicurato, come nel 1986.
E nella stagione di Terim, mentre tornavamo da Udine con la terza vittoria consecutiva alle spalle, parlai seriamente in macchina di scudetto per almeno metà tragitto, con gli altri che mi venivano dietro solo (immagino) per non contraddirmi in quanto loro direttore.
Racconto tutto questo per affidarmi alla clemenza della corte che mi dovrà giudicare sul reato di indefessa fiducia verso una squadra che, lo ammetto vostro onore, non ha fatto proprio niente per meritarsi l’ottimismo che ho sparso nel post precedente.