Luglio 2012


Lo dico sommessamente per paura di essere smentito in un prossimo futuro, ma a me non sembra che stiano lavorando male in Fiorentina.
A cominciare dagli abbonamenti ridotti sensibilmente, e anche con il bigliettone che tende una mano a chi per motivi ideologici non ha voluto fare la tessera del tifoso.
E mi pare che abbiano finalmente capito che la politica di nascondersi non paga, anzi è penalizzante prima di tutti proprio per la Fiorentina.
Vediamo se è un fuoco d’estate o se si andrà avanti su questa strada, che mi pare l’unica percorribile.
E non sarebbe male se finalmente cominciassero a mettere in sede qualche foto dei campioni che prima del 2002 ci hanno fatto amare questa squadra, perché la Fiorentina esiste dal 1926 e a me fa uno strano effetto vedere quando sono in sala d’aspetto Blasi e Potenza e non Antognoni e Batistuta.
Certo, il più è la squadra, che deve essere ancora fatta, ma se arrivano questi quattro nuovi (se non chiudiamo alla svelta per Viviano comincio a sentire una corviniana puzza di bruciato…) e non vanno via Behrami e Jovetic, qualche mattone lo abbiamo pur messo a 50 giorni dalla chiusura del mercato.
Forse è il caso di provare ad avere un po’ di fiducia e comunque sempre l’orgoglio per la maglia che questa sera verrà presentata nella location, come dicono i più moderni, più bella del mondo.

Occhio al punto interrogativo, che è fondamentale per capire lo spirito del post.
Vuol dire che non ho idee precise sull’argomento e che tutte le prese di posizione che non vadano oltre il civile convivere dovranno essere accettate dalla controparte.
Personalmente non contesterei domani sera, ma io sono un fortunato signore di quasi 52 anni a cui l’esperienza ha insegnato diverse cose, tra cui avere un po’ di pazienza, specialmente con chi è arrivato adesso.
Forse non avrei fatto casino nemmeno a vent’anni perché non è nella mia indole, ma posso comprendere benissimo l’incazzatura di chi da due stagioni aspetta di vedere una squadra che giochi al calcio ed è stato triturato da plusvalenze, autofinanziamento, possibili cessioni dei giocatori migliori, promesse non mantenute.
Mi piacerebbe, questo sì, che se ci dovesse essere contestazione la cosa non fosse fine a se stessa, cioè che possa essere una “contestazione costruttiva”, che lasci un minimo spiraglio per un dialogo che è essenziale per tutti.
Non credo infatti alla ghettizzazione dei più rumorosi, alla sciocca definizione di pseudotifosi: capisco che sia molto faticoso trovare un minimo comune denominatore tra noi moderati e loro arrabbiati e contro il mondo, eppure bisogna cercarlo perché, se si è in buonafede, vogliamo il bene della Fiorentina.
Magari se annunciassero Viviano, Della Rocca, oltre all’incedibilità di Behrami e Jovetic (perché io sarei contento se Stevan restasse, solo che mi sembra difficile), tutto sarebbe molto più semplice.

Sembrano passati secoli da quando Diego Della Valle prese Toni sotto braccio a San Piero a Sieve rinunciando in pratica a 14 milioni di euro.
Oggi, per chi non l’avesse ancora capito, la ricostruzione della Fiorentina passa solo attraverso la cessione di Jovetic.
Si potrà obiettare che sia crudele, ingiusto, per qualcuno anche umiliante, ma è così.
Non è quindi il caso di stare a fare gli schizzinosi se dovesse arrivare l’offerta giusta, quella intorno ai 30 milioni di euro che, credetemi, è attesa un po’ da tutti per ripartire.
Anche a me viene il mal di pancia, e di quelli forti, a pensare Stevan fasciato di bianconero, ma se l’unica proposta giunge da Torino, possiamo noi permetterci di scegliere?
Direi proprio di no, poi bisogna vedere in cosa consistono questi 30 milioni.
L’ideale sarebbe Giovinco (15), Matri (10), più altri 5 milioni in contanti per prendere Viviano, ma dubito che il primo dia l’ok per venire a Firenze, mentre sul secondo c’è il macigno dell’ingaggio.
Lascerei perdere Quagliarella e porterei a casa Krasic solo se lo valutano zero.
E’ una partita a scacchi, molto poco esaltante, e noi siamo terribilmente arroccati.

Zero, come i tifosi presenti al pre-raduno: record mondiale della categoria, imbattibile, semmai eguagliabile, ma anche no, come si usa dire adesso.
Undici, i componenti dello staff tecnico viola: Montella più altri dieci, c’è anche chi è preposto alle palle inattive, mentre quelle di chi ama la Fiorentina sono parecchi attive e girano vorticosamente per la mancanza di segnali.
Ma… siamo solo al 7 luglio e la strada è ancora lunghissima, anche se non certo in discesa.
E poi c’è quel dato davvero inaspettato, gli undici professionisti a libro paga che mi dà un po’ di speranza.
Chissà i dolori di Cognigni e Mencucci al momento della stipula degli undici-contratti-undici (e mancano ancora tutti quelli del settore giovanile), ma se hanno accettato le proposte di Montella vuol dire che forse non siamo proprio una realtà persa nel nulla, che qualcosa si sta tentando di costruire.
In caso contrario sarebbe stato meglio risparmiare su tutto e ridurre lo staff tecnico all’osso, per il resto restiamo in allarmante attesa.

Come si fa a non voler bene a questa fragile splendida ragazza che da 46 anni accompagna le mie giornate?
Un po’ calpestata e un po’ derisa, lasciata molto a se stessa, ma resta sempre la Fiorentina.
Ne abbiamo viste di peggiori (non molte, a dire il vero, ma ci sono state) e dobbiamo sperare in giorni un po’ meno arrabbiati, in cui il nostro livore si stemperi nella passione che ce l’ha fatta amare per un gol o per un campione.
Adesso sembra che peggio di così non si possa stare ed è vero se pensiamo alla componente emotiva, perché non esiste più la gioia di partecipare all’evento collettivo.
Ma se andiamo a grattare la superficie non facciamo fatica a riscoprire certe pulsioni, anche se quella fantastica maglia viola la indossa Vargas.
Quindi buon viaggio Fiorentina, che sia un anno diverso dagli ultimi due, dieci mesi in cui sia possibile tornare a volerti bene per quello che sei sempre stata.

Ragazzi miei, qui se non vi date una calmata arriva la neuro-deliri e fa una retata.
Ma chi l’ha mai visto giocare Svedkauskas con continuità?
E anche quelli che l’hanno visto in campo sono convinti che la Fiorentina abbia perso il Buffon del futuro?
Non ci sono bastati in passato i casi di Mazuch, Hable, Carraro, lo stesso Babacar per invitare tutti ad avere un po’ di prudenza?
Personalmente sono molto preoccupato per il futuro della Fiorentina, e parlo degli aspetti tecnici, però non me la sento davvero di buttarmi per terra e piangere per Svedkauskas.
Vediamo se a Roma sono tutti dei geni e qui siamo tutti bischeri…

Mettiamo che Behrami fosse andato a Londra e si fosse fatto male, ipotesi non del tutto fantascientifica: non avremmo detto che in società erano dei dilettanti perché non si rischia un capitale così importante, e sempre un po’ fragile, quando si può tranquillamente dire di no?
Certo che l’avremmo detto e pure scritto, siamo sinceri.
Quello che io non capisco, però, è perché abbiano dato l’ok a Behrami per allenarsi a 40 gradi nelle strutture della Fiorentina, quando sapevano benissimo che lo faceva solo per le Olimpiadi: ma si sono parlati e chiariti a giugno?
Ma soprattutto quello che proprio non comprendo è perché non possa uscire un comunicato o una conferenza stampa a cui partecipano Pradé e Behrami e in cui si spieghi esaurientemente i perché del no al giocatore, dicendo chiaramente che lo si è fatto per il bene della squadra.
Sinceramente, e con tutta la simpatia che ho per Behrami, persona davvero gradevole e combattente di razza, a me della Nazionale svizzera interessa zero, mentre invece mi scoccia molto che si sia aperto l’ennesimo fronte di guerra, come se non ne avessimo già abbastanza.
Essere un tifoso della Fiorentina negli ultimi due anni è ormai diventata una specie di missione.

L’impressione è di essere tornati agli anni settanta, quando non ce n’era uno per far due ed eravamo tutti pronti ad ogni estate a stringerci intorno ad una squadra e ad una società che al contrario dell’attuale in molti sentivano come qualcosa di proprio, quasi fosse uno di famiglia.
Alla fine mi sono tristemente convinto che i Della Valle non metteranno un euro nella prossima campagna acquisti: si sono stufati di perderci dei soldi ed è bastato loro il disastro delle ultime due stagioni con conseguente bagno di sangue economico.
Peccato che i tifosi non abbiano alcuna responsabilità sul suddetto disastro e che tutto sia avvenuto con il placet dei Della Valle stessi, ma questo è un altro discorso.
Comunque sia, questa è la situazione: siamo incagliati in un mare di difficoltà operative che solo la cessione di Jovetic può risolvere.
Come avevo sempre detto, se arriva l’offerta di 27/28 milioni il giocatore lo cedono senza problemi, si parla di clausole rescissorie e di trenta milioni, ma mi pare che non ci sia tutta questa differenza.
Il problema, amaro e paradossale, è secondo me in questo calcio e con tutti i rischi che un’operazione come quella di Jovetic comporta per chi compra, nessuno li offre quei soldi e quindi, come nel gioco dell’oca, si ritorna al punto di partenza.
Tutto ciò, lo capisco, è snervante e frustrante.
Ci si potrebbe interrogare a lungo su cosa serva avere una proprietà così potente per un futuro così di basso profilo, ma sono questioni filosofiche che potrebbero essere risolte solo se all’orizzonte si profilasse un acquirente serio con un po’ di capitali da investire con giudizio per comprare bene.
La verità è che siamo aggrappati a Montella, alla sua idea di calcio, per ritrovare un po’ di slancio e di entusiasmo, forse (purtroppo) con diversi degli sciagurati protagonisti delle ultime due penose stagioni.
Non è molto, anzi è proprio poco, ma la Fiorentina è una fede e la si segue e la si ama a prescindere da chi sta ai vertici.

Bruttissima sconfitta, perché non abbiamo mai giocato: eravamo spenti come mai si era visto in una finale a questi livelli, neanche nel 1970, quando alla fine del primo tempo stavamo pareggiando per 1 a 1 contro il Brasile di pelé.
Una botta del genere proprio non me l’aspettavo, sembravano fantasmi, incapaci di tenere palla, quasi al livello dell’Italia del 2010.
Ovviamente resta l’impresa di Prandelli e dei giocatori che inaspettatamente ci ha portato in finale, però a me non piace questa corsa a voler giustificare tutto, a dire che siamo stati grandi lo stesso.
Eh no, il calcio è agonismo e quindi siamo stati grandi fino alle 20.45 di domenica primo luglio 2012, poi siamo crollati.
Impietosamente.
Non ho neanche capito perché sia entrato Motta, assolutamente impresentabile in Nazionale, al di là della sfortuna di essersi fatto male subito.
Sullo sfondo resta anche la grandezza nella sconfitta di Prandelli, che non ha fatto in tutto questo mese un gesto fuori posto, allenando la Nazionale con uno stile che a Firenze conosciamo molto bene.

Mutuando una celeberrima frase del grande Manlio Scopigno (“mi sarei aspettato tutto nella vita, tranne che vedere Niccolai in mondovisione…”), io mi sarei aspettato tutto da casa Guetta, tranne che Letizia mi chiedesse chi avrebbe giocato stasera e quale fosse secondo me la formazione migliore da schierare contro la Spagna.
In quasi venti anni di vita insieme credo che abbia seguito la Fiorentina solo per spirito di appartenenza familiare, anche perché i vari impegni della squadra hanno sempre condizionato tutte le nostre scelte.
E invece ieri, a poche ore dal nostro ritorno dall’America, mi sono lanciato in una dotta, si fa per dire, dissertazione sulle condizioni di Abate e selle possibilità di mettere Chiellini in mezzo togliendo il pur ottimo (sul campo) Bonucci.
Valentina invece è combattuta sulla maglia azzurra da prendere e non sa scegliere tra Balotelli e Pirlo: io faccio finta di niente, ma per quanto il secondo sia straordinario, rimane pur sempre uno juventino, e quindi punto sull’effetto muscoli del primo.
In più è diventata scaramantica e vorrebbe rivedere, stile Fantozzi alla roulette con il conte, la finale nella stessa formazione delle due partite precedenti, ma alla fine cederà al maxi-schermo.
Perfino Camilla dimostra un minimo di interesse per il calcio, mentre Cosimo deve aver capito che quella di stasera è una partita particolare ed è pronto a schierarsi all’inno nazionale.
Questa impensabile conversione al calcio di casa Guetta ha una sola firma, Cesare Prandelli.
Ha davvero conquistato tutti, io ci speravo, ma non ne ero così convinto perché lo conoscevo come uomo che aveva bisogno di lavorare sei giorni su sette sulla squadra.
Un allenatore straordinario, oltre che uomo con cui è bello confrontarsi, ma non un selezionatore, e invece ha stupito.
Sulla Fiorentina cominciamo a riparlarne da martedì, tanto per ora non succede niente…

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