L’impressione è di essere tornati agli anni settanta, quando non ce n’era uno per far due ed eravamo tutti pronti ad ogni estate a stringerci intorno ad una squadra e ad una società che al contrario dell’attuale in molti sentivano come qualcosa di proprio, quasi fosse uno di famiglia.
Alla fine mi sono tristemente convinto che i Della Valle non metteranno un euro nella prossima campagna acquisti: si sono stufati di perderci dei soldi ed è bastato loro il disastro delle ultime due stagioni con conseguente bagno di sangue economico.
Peccato che i tifosi non abbiano alcuna responsabilità sul suddetto disastro e che tutto sia avvenuto con il placet dei Della Valle stessi, ma questo è un altro discorso.
Comunque sia, questa è la situazione: siamo incagliati in un mare di difficoltà operative che solo la cessione di Jovetic può risolvere.
Come avevo sempre detto, se arriva l’offerta di 27/28 milioni il giocatore lo cedono senza problemi, si parla di clausole rescissorie e di trenta milioni, ma mi pare che non ci sia tutta questa differenza.
Il problema, amaro e paradossale, è secondo me in questo calcio e con tutti i rischi che un’operazione come quella di Jovetic comporta per chi compra, nessuno li offre quei soldi e quindi, come nel gioco dell’oca, si ritorna al punto di partenza.
Tutto ciò, lo capisco, è snervante e frustrante.
Ci si potrebbe interrogare a lungo su cosa serva avere una proprietà così potente per un futuro così di basso profilo, ma sono questioni filosofiche che potrebbero essere risolte solo se all’orizzonte si profilasse un acquirente serio con un po’ di capitali da investire con giudizio per comprare bene.
La verità è che siamo aggrappati a Montella, alla sua idea di calcio, per ritrovare un po’ di slancio e di entusiasmo, forse (purtroppo) con diversi degli sciagurati protagonisti delle ultime due penose stagioni.
Non è molto, anzi è proprio poco, ma la Fiorentina è una fede e la si segue e la si ama a prescindere da chi sta ai vertici.