Marzo 2011


Partiamo dalla fine, cioè da quanto ha detto a Radio Blu Andrea Della Valle: rimane Mihajlovic anche la prossima stagione.
E va bene così, stop alle discussioni e alle polemiche.
Ho delle perplessità, ma a questo punto, come dice Ciuffi, “sono a fianco di Mihajlovic”, nel senso che sarò felicissimo ad essermi sbagliato ad aver dubitato delle sue capacità di tecnico per una squadra del livello della Fiorentina.
La partita l’abbiamo giocata alla pari della Roma, che è già un titolo di merito, meritandola di vincere fino al loro pareggio.
Poi siamo rimasti in campo, ordinati e anche abbastanza compatti, ma siamo stati superati a centrocampo.
Il pareggio sta più stretto a noi che a loro, non fosse altro che per quella fantastica traversa di Vargas che ci avrebbe portato sul 3 a 1 e quindi chiuso tutto.
Bella prestazione, in linea con Verona, ma l’Europa è sempre più lontana.

Me la ricordo bene quella serata del 6 giugno 1993: stramazzato sul divano del seminterrato in cui ero scappato all’inizio della mia nuova storia d’amore, vagavo nel nulla.
Zero prospettive sull’avvenire, totale senso di irrealtà per la Fiorentina in B, nero ovunque andassi col pensiero, prospettive economiche ormai oltre ogni limite del ragionevole.
Al contrario del rigore di Catanzaro nel 1982, io mi accorsi della porcata di Carnevale all’Olimpico solo il giorno dopo sui giornali: si vede che una retrocessione è più anestetizzante di un mancato scudetto.
Mi rifeci però proprio il lunedì, al Processo, quello originale, quando diventai lo Sgarbi della situzione litigando con tutti, in primis Cellino, perché non davano troppo peso alla maialata dell’ex marito della Perego: ci avevano spedito di sotto, questi bastardi.
Scrivo tutto questo quasi come sfogatoio, perché anch’io ormai considero la Roma prossima alla Juve nella mia personale classifica del “tifo contro” e però domani a pranzo non sarà proprio il caso di avere gli occhi iniettati di sangue.
Sarà invece proprio il contrario: ci vorrà freddezza, furbizia, pazienza per vincere una partita contro una squadra, diciamocelo, più forte di noi.

Confermo quello che dissi e scrissi in estate: se fossi solo un tifoso viola, io la tessera del tifoso l’avrei fatta senza troppi problemi, senza pormi quesiti filosofici, per praticità e non avere rotture burocratiche in più.
Non sono mai stato iscritto a nessun viola club, sono andato dieci anni in Ferrovia e per me da adolescente la Fiorentina è sempre stata un fatto privato, direi intimo: non ho alcuna logica di appartenenza, anche se capisco il legame che lega tra loro i ragazzi di trent’anni fa.
Non sono però mai stato un fan della tessera e devo ammettere che le crepe aperte si sono dimostrate sempre più ampie, fino a contemplare decisioni assolutamente sclerotiche, tipo i non tesserati a Parma sì per la Coppa Italia (ed io me lo ricordo bene…) e no per il campionato.
Vedremo cosa accadrà al termine della stagione, ma intanto domenica sono fortemente interessato a verificare cosa succederà al Franchi con i tifosi romanisti.
Nessuno sa bene quante tessere del tifoso siano state staccate nella Capitale, ma è certo che siano molte poche, sicuramente non c’è il grosso della tifoseria giallorossa che segue la squadra in trasferta.
Ecco, io domenica a Firenze non ne voglio vedere uno di tifosi della Roma senza tessera: chiedo troppo?

Valentina, quasi 16 anni, mi tira fuori una battuta che forse avrei fatto anch’io alla sua età: “il problema non è il senso dello Stato, ma che questo Stato dà senso”.
Difficile darle torto, se vediamo gli ultimi quindici anni di politica, ma esiste anche un altro Paese, più virtuoso e che affonda le proprie radici proprio nell’orgoglio nazionale.
Mi metto quindi a disposizione per rispondere a tutte le domande sull’unità d’Italia ed è inutile: gliene importa poco a lei e anche a Camilla.
La metto sullo storico e gli spiego che se non fossero accadute certe cose avremmo potuto essere a lungo solo “un’espressione geografica”, come raccontava al mondo quel farabutto di Metternich al congresso di Vienna del 1815 (“l’Italia non è che un’espressione geografica”) ed è fatica sprecata: per loro l’Italia unita, libera e democratica è un fatto acquisito e non importa quante centinaia di migliaia di morti ci sono voluti per arrivare a godere ogni giorno di questo regalo.
Eppure, parafrasando il grande Gaber, io mi sento fortemente italiano, e per fortuna (e non purtroppo) lo sono.

Una goduria assoluta, soprattutto quando hanno inquadrato il faccione di Van Gaal.
Grandissima Inter, che ci ha vendicato un anno dopo: sarei quasi tentato di proporre se non un gemellaggio almeno un patto di non belligeranza con i nerazzurri e d’altra parte mi ricordo che nel maggio 1982 tifavano per noi contro la loro squadra a San Siro, pur di non vedere la Juventus vincere (rubando) l’ennesimo scudetto.
Al di là di tutte le storie sul calcio italiano che deve guadagnare punti per l’Uefa, è stata una beffa meravigliosa per questi spocchiosi, insopportabili tedeschi, che l’anno scorso ci hanno sempre trattato con sufficienza.
Non meritavano di passare contro di noi nel 2010, sono stati buttati fuori nel 2011, quando già credevano di aver vendicato la sconfitta nella finale.
E a chi mi accuserà di provincialismo, rispondo che per me il calcio è anche questo, una lotta (sportiva) di campanili, una rivincita della rivincita e via a seguire…
E mentre vedevo il simpatico Ribery stramazzare al suolo al fischio finale mi sono posto una domanda decisiva: ma se ci fosse una finale Bayern-Juve, per chi tiferei?
Anzi, contro chi tiferei?

Scusate, vi devo una spiegazione: sono influenzato e quindi un po’ rimbischerito.
Mi sono accorto solo ora del discorso dello tsunami e della fuga radioattiva del post 39.
E’ chiaramente una pessima caduta di stile, di cui mi scuso come padrone di casa.

Facciamo il punto della situazione, perchè qui mi sembra che, tanto per cambiare, si continui a dividerci su tutto, fino a dire cose assurde pur di difendere le proprie posizioni, tipo la storia che a Verona la Fiorentina non ha meritato di vincere e che si continui a far ridere.
E invece i progressi ci sono stati e sono evidenti, solo che secondo me è troppo poco per pensare di aver raddrizzato la situazione.
Abbiamo buttato via sei mesi buoni e nessuno sa ancora spiegare il perché e da gennaio 2010 abbiamo azzeccato due acquisti su sette (Felipe, Bolatti, Ljajic, Boruc, D’Agostino, Cerci, Behrami), e non mi sembra una media fantastica.
Se adesso cominciamo ad andare bene, non c’è nessuno più contento di me, ma solo un finale con i fuochi d’artificio mi potrà far cambiare idea su Mihajlovic, assolutamente non paragonabile per adesso con Prandelli, che avrà sì fatto due mesi pessimi, ma ci ha regalato quattro piazzamenti Champions nei primi quattro anni e a Liverpool c’era lui in panchina.
Nel fervore quasi religioso pro Sinisa che avverto da qualche parte, sento anche partire delle bombe niente male, tipo che se non ci fosse stato Mihajlovic allora sì che eravamo a lottare per la retrocessione: ma perché?
Ovviamente manca la controprova in tutti i sensi, ma potrebbe anche essere che con un altro allenatore potremmo oggi essere, senza impegni internazionali e con una rosa che ha il quinto monte ingaggi d’Italia, in piena lotta Champions.
A me pare sinceramente che negli ultimi trent’anni non ci sia stato a Firenze un allenatore che con questi modesti risultati (perché il settimo posto o almeno andarci vicinissimo è proprio il minimo sindacale) abbia goduto di una così ampia apertura di credito e se tutta questa fiducia è ben riposta è una manna dal cielo per tutti noi che amiamo sportivamente la Fiorentina.
Su Corvino non voglio aggiungere niente: faccia il suo lavoro con tranquillità, evitando liste di proscrizione, sassolini e/o sassoloni.
Non lo dico certo per me, perché so benissimo di essere tra i primi nella black list di direttore sportivo e forse pure dell’allenatore e vivo tranquillo lo stesso avendo le spalle grosse, ma per la Fiorentina, perché in futuro abbiamo bisogno di tutto, tranne che di regolamenti di conti.
Siccome sono Corvino e Mihajlovic a guidare le danze nel rapporto quotidiano con l’ambiente, diano loro un segnale di distensione nell’auspicabile caso che il lavoro per cui sono lautamente e regolarmente pagati dia i frutti sperati, com’è nell’interesse di tutti.
Ma sia chiaro che le critiche da luglio a gennaio sono state tutte più che giustificate, sia pure riconoscendo che ci vuole misura anche in questo, anche se non mi pare che di avere avvertito troppa cattiveria.
Può darsi naturalmente che mi sbagli perché tendo ad estendere i miei sentimenti al comune sentire generale, ma in passato per squadre superiori a questa io ho ascoltato e letto molto, ma molto di peggio.

A me questa vittoria, così sofferta, è piaciuta più di quella di Palermo, dove la difesa di Rossi ci aveva dato una bella mano.
E’ un successo meritato, Boruc è stato molto bravo, ma la Fiorentina ha avuto le stesse occasioni del Chievo e ha palleggiato molto meglio a centrocampo.
Ora davvero cominciamo a divertirci, ed era l’ora, a nove giornate dalla fine.
Se davvero, come pare, rimarrà Mihajlovic, beh almeno cerchiamo di avere una base da dove ripartire, che si raggiunga o meno l’Europa (ma io comunque la penso come Mutu: se non arriviamo settimi, è un fallimento, nella stagione senza le coppe).
Abbiamo ridato un senso al campionato e possiamo preparare la gara contro la Roma alla vecchia maniera, con qualcosa in palio.
Mi è molto piaciuto il centrocampo e la coppia centrale difensiva e tranne Marchionni non ho visto nessuno che non fosse all’altezza.
Possiamo provare a stare un po’ uniti per tutta la settimana?

Vorrei provare a vederli insieme, in buone condizione, almeno per qualche partita Montolivo e D’Agostino prima di dire se sia stata così sbagliata la scelta di portare l’ex dell’Udinese a Firenze.
Forse ce la facciamo domani, complice pure la squalifica di Donadel e un Vargas “che sta ancora recuperando” (ma da dove era partito il peruviano per recuperare, visto che sono più di settanta giorni che arranca alla ricerca della migliore condizione?).
A me D’Agostino continua a piacere, sarà forse perché conservo nella testa alcune stagioni friulane, ma non mi sembra che abbia un’età in cui si debba parlare di parabola discendente.
Insomma, è uno che sa giocare molto bene al calcio, un uomo dalla tecnica sopraffina e dall’ottimo tiro.
Certo, poi bisogna vedere le effettive condizioni del ginocchio e qui semmai si entrerebbe in un altro discorso, quello dell’incauto acquisto, ma Corvino mi parrebbe troppo scaltro per farsi fregare così.
Aspettiamo dunque la formazione di domani con una certa curiosità, perché se non li mette in coppia a Verona non li mette più.

E invece no, aggiornamento delle 13.46: gioca Vargas. Quindi niente coppia Montolivo-D’Agostino….

E’ scattata ancora una volta implacabile la nostra sindorme fiorentina del “tutto dovuto”.
Non ne sono assolutamente immune, perché anch’io ho pensato che avendo tra annessi e connessi circa 2,5 miliardi di dollari (circa 3500 miliardi delle vecchie lire) i Della Valle brothers potessero, se non dovessero, fare di più per la nostra amata Fiorentina.
Tralasciando naturalmente che nella fornace viola loro hanno già gettato più o meno 180 milioni di euro (circa 350 miliardi delle vecchie lire, quindi un decimo di quanto possiedono), soldi magari non tutti spesi proprio benissimo, come risulta dagli ultimi mercati.
I nostri sono sentimenti umani e sbagliati, da tifosi insomma, perché non si capisce con quale diritto noi ci permettiamo di decidere cosa debbano fare le altre persone con i propri soldi.
E’ una devianza mentale tipica del calcio e non mi vengono in mente alte situazioni simili.
Perché ad esempio non mi sognerei mai di dire al mio vicino di casa che si è fatto la Ferrari di spendere un decimo di quella cifra per sistemare a sue spese il tetto condominiale.
Il punto dolente è considerare affettivamente la Fiorentina come una cosa nostra ed estendere questo concetto alla mera proprietà, che invece non ci apparteiene proprio per niente, a meno di non “frugarsi”.
Esercizio nel quale i fiorentini, si sa, difettano per definizione.

Mi è molto piaciuta la conferenza stampa odierna di Mutu.
I motivi sono vari e partono dall’onesta ammissione che a lui a Firenze sono permesse cose e situazioni che per altri non sono neanche immaginabili, proseguono con la battuta sulla programmazione della propria vita notturna e il dichiarare fallimentare una stagione che non si chiuda con il piazzamento europeo e si chiudono con l’appassionata e non richiesta difesa di Cerci, una difesa da capitano vero.
Non mi è sembrato, dico la verità ed è una mia personale impressione, così innamorato del progetto tecnico di Mihajlovic, ma non ha dato nessuna “leccata” gratuita al proprio tecnico.
Insomma, dopo averlo a lungo bacchettato con ampie ragioni (me lo ha ricordato anche venerdì sera da Antognoni col sorriso sulle labbra), stavolta gli dico bravo, invitando comunque tutti a tenere la guardia molto alta perché è proprio nei momenti di rilassamento che si insinua il diavoletto che poi porta tutto allo sfascio.

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