Marzo 2007


“Ma come? – mi dice Valentina – invexe di stare con noi a casa a vedere un bel film, vai a sentire quella musica preistorica?”.
Benedetta e adorata ragazzina: ancora tre anni e poi sarai convertita anche te alla musica di Guccini, esattamente come successe a me quindicenne nel momento in cui ascoltai per la prima volta “Incontro”.
Una folgorazione, un amore a prima vista che dura ancora.
Basta solo avere la pazienza di seguirlo attentamente, Guccini, di percepire la poesia delle sue parole per capire che è unico, inarrivabile.
Credo che sia rimasto l’ultimo rito collettivo a cui partecipo.
I Mondiali di calcio ormai mi piace più vedermeli da solo, allo stadio sono 25 anni che parlo invece di soffrire la partita e ai concerti non vado da una vita.
Agli altri concerti.
Perché quello di Guccini è qualcosa di speciale, pur essendo quasi irriverente nella sua ripetitività.
Si comincia con “In morte di S.F.” e, non ti puoi sbagliare, si finisce con il trittico nostalgia: “Auschwitz”, “Dio è morto”, “La locomotiva”.
Mai un bis, molte più chiacchiere di un tempo, anche perché a 67 anni non si possono certo pretendere prestazioni mirabolanti sul palco.
E poi quel senso di vaga insoddisfazione con cui te ne vai via, perché avresti voluto sentire almeno altre dieci canzoni imperdibili secondo te che però lui non ha cantato.
Ma quando l’anno prossimo, o quello dopo ancora, Guccini tornerà a Firenze, io tornerò a vederlo, magari con Valentina.

Sta finendo l’otto marzo e improvvisamente mi sono accorto che non ho comprato nemmeno una mimosa alle mie donne.
E’ stata una dimenticanza, la prima della vita, ma non ho notato malumori, forse perché sono tutte e tre molto impegnate tra pupi e influenze.
Non so, mi sbaglierò, ma ho come l’impressione che ci stavolta sia stata un po’ meno voglia di ostentarla questa festa della donna.
Mi mancano i numeri e le cifre degli incassi di chi organizza spogliarelli di fustacchioni (tristi quanto i “puttan tour”) o cene solo tra donne, ma forse qualcosa sta davvero cambiando.
E’ che mi pare e spero che noi uomini del ventunesimo secolo le abbiamo finalmente cominciate a rispettare le donne, ad amarle nella loro straordinaria diversità.
E non ci dovrebbe essere bisogno di quote rosa o di feste santificatrici per affermare una banalità: abbiamo gli stessi diritti e gli stessi doveri, indipendentemente dal sesso.
Certo, poi Cosimo la notte piange svegliandosi di continuo e Letizia non dorme sei ore di seguito da oltre quaranta giorni e allora mi vengono quei vaghi sensi di colpa che cerco di affogare nel lavoro e nel tentativo di regalare benessere materiale e psicologico agli altri componenti della famiglia Guetta.
Forse trent’anni fa mio padre pensava che fosse giusto così, che le donne dovessero faticare il doppio o quasi: almeno in questo un passo in avanti lo abbiamo fatto.

L’età che avanza ruba molto, ma qualcosa ti regala, per esempio l’esperienza.
E così accade che ieri sera vedendo l’ignobile rissa del Mestalla ho pensato subito: devono aver detto a Burdisso qualcosa di offensivo, qualcosa di irriferibile che coinvolge sua figlia, per lunghi mesi in pericolo di vita a causa di una grave malattia, ora pare, per fortuna, superata.
Oggi dal mio amico Francesco Toldo ho avuto la conferma che è andata proprio così, che hanno messo di mezzo la famiglia e tutto questo è veramente ignobile e schifoso.
Fra l’altro il Valencia si era appena qualificato e quindi le infamanti parole sulla figlia di Burdisso, che non avrebbero comunque trovato alcuna giustificazione, non si spiegano neanche con la rabbia per il risultato.
Poi è chiaro che tutto è degenerato, che in tanti hanno perso la testa e che ci vorranno punizioni esemplari. Però, credetemi, la provocazione a Burdisso (che proprio per stare accanto alla figlia smise di giocare per otto mesi) fa più male dei cazzotti.

E’ folle pensare oggi ad una Fiorentina semza Prandelli.
Stiamo tutti un po’ calmi e aspettiamo che si mettano d’accordo su ogni particolare, perché é un accordo pluriennale e magari anche i soldi hanno la loro importanza.
Prandelli oggi potrebbe andare alla Juve ed essere in corsa per il Milan, ma resterà qui perché è una persona seria.
Esattamente come i Della Valle e Corvino.

E dai che adesso ci pensa seriamente anche l’immenso Prandelli alla Champions.
Ormai, senza penalizzazione, “vediamo” la Roma, giochiamo in scioltezza e ci divertiamo tutti.
Toni fa due gol quasi per sbaglio e sarebbe fantastico se vincesse ancora la classifica cannonieri, soprattutto su Totti.
Segna una doppietta Gamberini e ci possiamo pure permettere un errore di Frey, l’assenza di Liverani e la giornataccia di Montolivo.
Sono preoccupato per il Toro, squadra per cui ho notevoli pulsioni dal 1976, cioè da quando rimontò straordinariamente la Juve e vinse lo scudetto.
Se continua così, senza cuore e senza gioco, va in B di sicuro, ma è proprio per cercare il pelo nell’uovo di un pomeriggio fantastico.

Sono quasi certo che vinceremo contro il Torino, ma forse la stiamo facendo un po’ troppo facile.
Ieri nel Penta Giovanni Galli ha profetizzato un 3 a 0 per la Fiorentina e anche il grande e prudente Sandro Picchi ha affermato che non sarà poi così diffcile.
Io ho invece l’impressione che De Biasi stia preparando una partita particolare, tutta impostata a chiuderci ogni spazio a centrocampo e tagliare i rifornimenti per Toni e Mutu.
Era molto meglio se ci fosse stato Zaccheroni, allenatore bravo e presuntuoso che lascia sempre giocare gli avversari.
Non innervosiamoci dunque se dopo trenta minuti stiamo ancora sullo zero a zero.
Contano solo i tre punti e non sarà una bella partita.

Scusate il ritardo, ma a Reggio Calabria è sempre il solito problema: postazioni internet quasi inesistenti.
Brutto pareggio, dunque, e lo sa benissimo pure Prandelli, che doveva aver orecchiato qualcosa, visto che a fine partita ha confessato di aver avuto la tentazione di togliere uno tra Montolivo e Liverani, se Blasi dosse stato bene.
Toni ha chiaramente un passaggio a vuoto, ma mica possiamo pensare a rinunciare a lui.
Alla fine uno col suo fisico paga un po’ la mancanza di allenamenti regolari, magari buttiamo dentro un po’ più spesso a partita in corso Pazzini e le cose si aggiusteranno da sole.
Non mi è sembrata così scandalosa la difesa e non è che ci si può avventare contro il reparto ad ogni mezzo errrore.
Se si dovesse usare lo stesso metro con l’attacco, che avremmo dovuto dire di Toni contro l’Empoli?
Ci vuole un po’ di misura, senza dimenticare che la Champions è un bellissimo sogno e non un traguardo possibile.

RAGAZZI E RAGAZZE, SETTIMANA MOVIMENTATA.
IN SERATA RISPONDO E SMALTISCO GLI ARRETRATI, POI CI LANCIAMO VERSO IL MATCH CON I NOSTRI GRANDI AMICI DEL TORO

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