Luglio 2006


Giornata da incubo, che temo si concluderà con la Fiorentina condannata in prima battuta alla serie B.
Uno scandalo, lo scrivo preventivamente, perché non sono nella condizione di aggiornare il blog come vorrei, avendo accesso ad una postazione internet solo una volta la giorno.
Proprio per questo non mi è possibile, o quasi, rispondere ai vostri interventi e mi scuso quindi con tutti voi.
Continuo ad avere il cuore separato dalla ragione e allora penso che:
1) credo ai Della Valle e a Mencucci. Non abbiamo commesso un bel niente, al massimo, quando ci siamo accorti che ci sparavano addosso da tutte le parti, ci siamo tuffati con leggerezza ed ingenuità tra le braccia di Mazzini (e conseguentemente Moggi e c.), ma solo per avere equità e non favori. Mazzini era il vice presidente della Federazione, da chi saremmo dovuti andare? Anzi è stato quasi lui a venire da noi
2) se ci danno la B e basta (e mi fa senso scrivere una cosa del genere), forse possiamo ancora sperare in una A con forte penalizzazione in seconda battuta, perché è vero che, come mi ha detto una gola profonda a Roma, i nuovi soloni della Federazione puntano soprattutto ad evitare il ricorso ai Tar che paralizzerebbe il calcio per settimane o mesi.
Ma sarebbe lo stesso una cosa da voltastomaco, a cui dobbiamo però reagire in modo composto, per evitare di rovinarci.
Intanto facciamo scorrere queste ore, che non passano mai.

Della Valle con Berlusconi, parrebbe così a leggere l’intervista dell’ex premier, che non troppo casualmente arriva dopo la lettera aperta del patron viola.
Entrambi contro Rossi, il proprietario del Milan con qualche stilettata assolutamente prevedibile verso Borrelli.
Ma non è così. Ci sono, è vero, dei punti in comune, ma è diversa la filosofia di fondo: Berlusconi punta alla moratoria, Della Valle ad una giustizia equa, dove a pagare siano solo i colpevoli, cioè chi ha commesso il fatto.
Intendiamoci: io sono d’accordo con Berlusconi quando dice che è assurdo che gli errori di dirigenti scellerati, corrotti e corruttori ricadano su squadre e tifosi, però qui è la legge ad essere sbagliata e non può essere colpa di chi la applica.
Questa storia della responsabilità oggettiva andava modificata.
Si dovrebbe far pagare solo chi ha commesso il reato: Giraudo, Moggi, Meani, Mazzini, Bergamo, Carraro, Galliani e, se ritenuti colpevoli i Della Valle e Mencucci.
Adesso è tardi per tornare indietro e comunque mi risulta che qualche voce in capitolo in termini di legge Berlusconi l’abbia avuta negli ultimi cinque anni (e la sinistra nel quinquiennio precedente).
La cosa buffa ed in fondo affascinante del calcio è che in fondo rimane una gran livella.
Adesso i due grandi duellanti di Vicenza (ricordate lo scontro all’ultimo sangue in Confindustria nel marzo scorso?) friggono nell’attesa allo stesso modo e con le stesse paure di noi comuni mortali, anche se tutti, noi e loro, ne avremmo fatto volentieri a meno.

Ma perché non si trovano da nessuna parte le intercettazioni in audio di Mencucci con Mazzini o dei Della Valle con Moggi?
Sarei morbosamente interessato ad ascoltarle, perché sono convinto che il tono di quelle telefonate spiegherebbe una cosa che i carabinieri di Napoli e Palazzi non hanno proprio capito: la Fiorentina non faceva assolutamente parte del sistema Moggi o del sistema Juve che dir si voglia.
Comunque quelle telefonate le stanno ascoltando con attenzione Ruperto e gli altri giudici ed io non vorrei essere ottusamente ottimista, ma mi pare che questo allungarsi dei tempi sia un segnale non negativo.
Non credo alla farsa, cioè al fatto che la sentanza sia già scritta e che questa sia solo una messa in scena.
Sarebbe troppo e poi Ruperto, uno che nella vita professionale ha avuto tutto quello a cui un laureato in legge poteva aspirare, a 81 anni si presterebbe ad una buffonata del genere?
No, lì stanno davvero valutando, spero senza pregiudizi.
E a noi non rimane altro che aspettare, inseguiti da un’ansia che cresce ogni giorno di più.

Sto parlando dei festeggiamenti per il quarto titolo mondiale, naturalmente.
Anch’io domenica sera, verso le 22, mi sono trovato a spiegare alle mie due bambine truccate di tricolore concetti che domani certamente dimenticheranno, tipo il fuorigioco o il calcio di rigore, ma è stato appunto lo spazio di una finale.
Ora mi pare che tutto si stia un po’ troppo dilatando, assomigliando sinistramente ai festeggiamenti per lo scudetto della Roma, che nel 2001 durarono un paio di settimane o addirittura di più.
Forse è proprio questo che rende il calcio inviso agli altri sport: la Nazionale di pallanuoto vince le Olimpiadi e viene ricevuta in mezzo a trenta-giornalisti-trenta al Quirinale, per quella di calcio si paralizzano le città, si rovesciano cassonetti, si accordano giorni di ferie per riprendersi dalla sbornia post Mondiale.
E poi è tutta una questione di centimetri, quelli non oltrepassati dal pallone calciato da Trezeguet sulla traversa (ma prima a loro era andata bene con Zidane), ma in fondo è il fascino di questo sport.
Una gigantesca roulette russa, dove se ci andava male avremmo istruito processi a Lippi e Totti, che in pratica è come se non fosse sceso in campo contro la Francia, altro che Circo Massimo, lacrime di telecronisti e Piazza Venezia piena e quant’altro.
Ci siamo (si sono) dimenticati di tutto: tonnellate di miele sui protagonisti scordando le gambe rotte (Cannavaro), le facce aperte (Materazzi), le gomitate date (De Rossi), i conflitti di interesse (Lippi).
Può darsi che sia giusto così e ad un certo punto, verso le 22.40 di domenica mi sono ritrovato a dire ad alta voce che a Del Piero avrei perdonato metà (solo metà eh…) dei suoi peccati se solo l’avesse messa dagli undici metri.
L’ha fatto e manterrò la promessa, però mi spiace che l’Italia del calcio per cui ho sinceramente trepidato abbia sempre bisogno o di eroi o di capri espiatori.
Nel 1970 una grande squadra venne presa a pomodori in faccia una grande squadra solo perché in Messico arrivò seconda, battuta solo dal più grande Brasile della storia, mentre tre giorni fa la Germania è scesa in piazza a festeggiare un terzo posto.
Una lezione di civiltà, su cui sarà bene riflettere.
E da domani si torna a discutere di Fiorentina.

Dopo aver letto qualche vostro commento, occorre qualche precisazione.
Vi confermo che ero, sono e sarò contentissimo per la vittoria azzurra.
Mi ha lasciato dentro un’enorme soddisfazione, che non era la stessa del 1982, ma solo perché ho 46 anni e non più (ahimé) 22.
Solo che se vogliamo davvero cambiare in meglio il calcio credo che si debba cercare il senso della misura.
Questo è un Paese che scorda tutto in fretta, che ha scaricato Bearzot a 59 anni (quasi l’età di Lippi) dandogli di vecchio rincoglionito dopo due grandi Mondiali ed una eliminazione agli ottavi, un Paese che per anni mette al bando Materazzi e poi ne fa un eroe, salvo poi ricacciarlo all’inferno alla prima scazzottata del prossimo campionato nel sottopassaggio di uno spogliatoio.
Per questo mi piace poco l’esultanza smodata a 24 ore da un evento ececezionale e splendido come la vittoria ai Mondiali.
Non mi piace la retorica di tanta gente salita all’ultimo tuffo sul carro dei vincitori, ma forse sbaglio io, che comunque, lo ribadisco tifo e tiferò sempre Italia.
E se proprio devo indicare il mio “eroe” tedesco, scelgo Grosso, per la sua espressione prima di battere il rigore decisivo (e per come l’ha battuto), per il suo “non ci credo” dopo il fantastico gol alla Germania.
Ecco, Grosso, che non a caso si è visto poco nel marasma dei festeggiamenti, dà l’impressione di pensare che “tutto è bellissimo, me la godo, ma da domani c’è di nuovo da lavorare”.
Esattamente come farei io se avessi la fortuna e la bravura di essere al suo posto, però non pretendo di convincervi, ne’ tantomeno di essere nel giusto.

PER LA SERIE: LA MAMMA DEGLI IMBECILLI E DEI DEMENTI E’ SEMPRE INCINTA…
ROMA – Un inquietante episodio di razzismo nel centro della capitale. Durante la notte sono state disegnate nel ghetto di Roma una serie di svastiche. I simboli antebrei sono stati visti questa mattina e si presume che siano stati tracciati nella notte dei festeggiamenti per la vittoria della Nazionale italiana ai Mondiali di calcio. Del fatto si è parlato oggi nel corso della visita del ministro dell’Interno, Giuliano Amato, alla sinagoga, dove ha incontrato i rappresentanti della Comunità ebraica. Amato ha deplorato l’accaduto e ha affermato: “Da italiano mi vergogno”.

Ventiquattro anni fa a quest’ora io ero ancora a cercare di scoprire se Antognoni avrebbe giocato o no.
I Mondiali sono una buona occasione per capire quanto siamo cambiati rispetto a quattro, otto, sedici, venti, ventiquattro anni prima.
Avevamo appena perso lo scudetto, anzi ce l’avevano rubato, ma non mi ricordo che nessuno di noi tifasse Germania nella finalissima o prima ancora Brasile.
Qualcuno sì per l’Argentina, ma solo per la presenza di Bertoni e Passarella.
Quando inquadrarono Bergomi, mi scappò un’espressione blasferma che il mio amico Maurizio Passanti, padrone di casa e molto religioso, mi perdonò solo perché anche lui condivideva la delusione di non vedere in campo la nostra bandiera.
Mi ricordo distintamente che fino al gol di Tardelli tifai per la rpetizione della finale martedì 13 luglio, e lì Giancarlo avrebbe potuto esserci.
Poi mi lasciai un po’ andare, ma festeggiai con misura, appena mezz’ora.
Questa volta i festeggiamenti li voglio fare con la Fiorentina in A e comunque stasera FORZA ITALIA (ovviamente senza alcun riferimento al partito, ci mancherebbe altro).

P.S. Io sono molto contento e perfino orgoglioso di questo titolo di Campioni del Mondo, ma sull’argomento vige la più assoluta libertà di pensiero

E così Diego Della Valle nel processo di Roma, invece di difendere la Fiorentina con ragionamenti che a noi comuni mortali sembravano filare, raglierebbe.
Questa l’interpretazione di Guido Rossi, che in verità già da qualche settimana aveva dato segnali inquietanti sull’interpretazione del proprio ruolo di commissario straordinario della FIGC.
Bisognerebbe che qualche anima buona spiegasse al professor Rossi che il suo incarico è, appunto, straordinario, cioè dettato dalla cupezza della situazione, dalla gravità delle circostanze e limitato nel tempo.
Nessuno lo ha eletto e quindi, proprio perché chiamato in tutta fretta a dirigere una partita così difficile, dovrebbe essere non sopra le parti, ma di più.
E dare sempre l’impressione di esserlo, sopra le parti.
In questo modo invece Rossi dà la sensazione di mettersi a giocare pure lui e non è una faccenda simpatica, soprattutto per noi perché sembra (sottolineo sembra, altrimenti querela pure me come ha già fatto con altri colleghi) che così giochi contro Della Valle e quindi contro la Fiorentina.
Non ce ne sarebbe il motivo e perciò è meglio pensare che non sia vero niente, ma si può almeno dire che la risposta (non cercata) di Rossi a Della Valle è stata una brutta, bruttissima, caduta di stile?

Quando ieri sera al Pentasport è arrivata la richiesta dell’avvocato della Juve che riteneva la serie B una pena equa per i bianconeri, mi sono chiesto ad alta voce se non fosse stato possibile procedere con la stessa strategia per la Fiorentina.
Se non fosse cioè stato il caso di chiedere come pena equa la penalizzazione nel prossimo campionato di A, che è poi la cosa che tutti noi a questo punto speriamo di ottenere.
E’ un pensiero che nasce dal mio carattere: io cerco spesso un punto di incontro con le persone con le quali ho vedute differenti.
Ma pochi secondi dopo, ricordandomi della deposizione di Della Valle che avevamo trasmesso appena un’ora prima, mi sono detto di no, che non era giusto proprio per niente cercare un compromesso con Ruperto perché la Fiorentina non ha commesso proprio un bel niente.
Al massimo è stata maldestra nelle cosiddette pubbliche relazioni e quindi dovrebbe pagare un prezzo pari a quello che di solito nel diritto sportivo si applica per l’omessa denuncia.
Quindi oggi mi aspetto battaglia anche da parte dei legali viola, che andranno avanti tentando il tutto per tutto, cioè chiedendo l’assoluzione piena per non aver commesso il fatto.
Ed è giusto che sia così.

Sono stati strepitosi, gli azzurri.
E’ stata una cosa vergognosa, il processo.
L’alfa e l’omega del calcio italiano in meno di quindici ore.
Facile prevedere che tra venti giorni finirà con il caos generalizzato, con i ricorsi al Tar ed il blocco dei campionati.
Alla faccia di Guido Rossi, che, con tutto il rispetto, mi pare un po’ fissato con questa storia della velocità.
Un processo indecente per un Paese civile, con evidenti violazioni delle libertà degli imputati e siccome questo non è un gioco ma una cosa seria, è bene che le istituzioni sportive e calcistiche si adeguano.
Oggi tocca ai Della Valle, ma non facciamoci troppe illusioni per i loro spazi di manovra, che sono esilissimi.
Continuo a sperare un po’ in Ruperto e molto nella progressiva diminuzione della pena: richiesta allucinante, pena la serie B senza penalizzazione, appello serie A con penalizzazione.
Non sarebbe giusto lo stesso, ma è il male minore.
Sul da farsi in caso di B, ho poche idee e pure confuse.
Aspetto la riunione dei tifosi giovedì sera per vedere se è possibile almeno funzionare da supporto mediatico.
Ultima annotazione che mi attirerà molte critiche: io ieri sera ero molto contento per come è andata a finire la partita e adesso spero nel titolo.

Pensieri assortiti su quello che ascolto da Roma e su ciò che mi raccontano fuori onda i miei ragazzi, Poesio e Russo, che ormai vivono nella Capitale.
Domani dovrebbe essere il gran giorno dei Della Valle, ma anche oggi sono attese sensazioni forti e non mi riferisco a Italia-Germania.
Fonti ufficiose danno infatti in scaletta Mazzini e Mencucci ed io ho una gran curiosità di ascoltare il primo: voglio vedere se ha almeno il coraggio di provare a toglierci dagli impicci.
Poi, i Della Valle, che sul piano del confronto diciamo così all’americana offrono il massimo della garanzia, ma chissà se basterà.
A pelle mi pare che Ruperto stia comunque offrendo discrete garanzie: ha 81 anni, una carriera straordinaria alle spalle, sa di avere gli occhi del mondo addosso e non vuole sbagliare una mossa, di conseguenza si muove con prudenza.
Un po’ troppo sopra le righe invece Guido Rossi, che mi pare una forma rivedura e corrette del dottor Fazzini, quello del fallimento viola.
Lui non aveva alcuna colpa per come è andata a finire il primo agosto 2002, però era come frullato dalla melassa mediatica, e parlava su tutto senza risparmiarsi mai.
Così succede a Rossi, a cui ormai non manca ormai che dare qualche consiglio a Totti su come battere i calci di rigore.
La storia dell’unico grado di giudizio per fare in fretta non esiste proprio in uno Stato giuridicamente evoluto.
E dalle 9 di stamani mi metto ad ascoltare su Radio Blu le notizie che arrivano da Roma, replica watches stringendo le dita perché questi sono davvero giorni decisivi.

RAGAZZI (E RAGAZZE): CALMA.
SONO SBIGOTTITO E ARRABBIATO COME VOI, MA SONO SOLO LE RICHIESTE DELL’ACCUSA, ASPETTIAMO DI SENTIRE LA DIFESA E POI ATTENDIAMO (MOLTO PREOCCUPATI A DIRE IL VERO) IL GIUDIZIO.
RIPETO, STIAMO CALMI, ANCHE SE CAPISCO CHE NON SIA AFFATTO FACILE.
CI SENTIAMO STASERA NEL PENTASPORT

Forse bisognerebbe parlarne meno, ma è difficile farlo se sull’argomento ci torna il diretto interessato con dichiarazioni che scivolano spesso verso interpretazioni difformi.
Oggi pomeriggio a Radio Radio ero a colloquio con l’autore del libro “Toni, il centravanti bello” e ho sostenuto nell’ordine che:
1) Toni è sostanzialmente un bravo ragazzo che sta pensando da almeno due mesi a cosa fare con quell’offerta incredibile dell’Inter di 4 milioni di Euro netti a stagione per tre anni (ne guadagna 1 e mezzo all’anno)
2) Toni sta continuando a sbagliare i tempi delle sue uscite mediatiche perché non può dire che è normale che il suo procuratore parli con Inter e/o Barcellona. Non è normale proprio per niente, visto che ha un contratto con la Fiorentina in scadenza il 30 giugno 2009 e quindi il suo procuratore dovrebbe semmai invitare l’Inter e/o il Barcellona a comporre il numero di Pantaleo Corvino
3) Toni non può lamentarsi del fatto che sia stata tirata nel mezzo Marta Cecchetto, viste le dichiarazioni da lei rilasciate al magazine della Gazzetta (Toni consentirebbe all’Inter di fare la differenza). Non risultamo negli archivi giornalistici dichiarazioni analoghe di Irina Batistuta, che infatti non è mai stata tirata in ballo negli anni delle battaglie del marito per gli aumenti di stipendio
4) Toni non ha proprio capito i fiorentini. Se vuole andarsene, è inutile che ogni tanto esterni in modo contraddittorio: questa è proprio una cosa che i fiorentini non riescono a buttare giù. Sembra loro, anche se magari non è vero, di essere presi in giro. Ci pensi su bene, parli con i Della Valle e dica delle cose decisive e conclusive su questa vicenda che si sta trascinando da troppo rempo.
Quello che non ho raccontato a Radio Radio è che un po’ mi sono sentito parte in causa quando Toni ha parlato di giornalisti che lo mettevano in cattiva luce col pubblico di Firenze.
Sarò tra i cattivi? Forse.
Ho analizzato con attenzione le parole scritte e dette sull’argomento negli ultimi 40 giorni e mi sono assolto totalmente perché ho sempre espresso giudizi pacati seguendo quelle che erano le dichiarazioni di Toni.
Detto tutto questo, io martedì tiferò per Toni in modo spudorato, sperando che prima ci regali la finale.
Sul resto ci torneremo a suo tempo.

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