Fiorentina


Un finale di partita così davvero non me lo aspettavo, un po’ perché la situazione mi pareva tranquilla sotto ogni punto di vista e molto perché conoscendo Stefano non avrei mai creduto che se ne uscisse fuori con dichiarazioni perlomeno improvvide sul  suo futuro.

Da una settimana non bisognava parlarne più e invece via con le spiegazioni inutili di Cagliari e come risposta ieri le parole indispettite di Cognigni a cui ha fatto seguito il no comment dello stesso Pioli.

La rottura è totale e soltanto i risultati positivi potrebbero servire da collante temporaneo per arrivare all’ultima di campionato.

Se però si dovesse continuare nella caduta libera in campionato e magari si andasse avanti con le punzecchiature da una parte e dell’altra, nemmeno fosse tornato Sousa, non mi stupirei di vedere Bigica in panchina nelle ultime giornate di campionato.

Come ho scritto più volte i miei rapporti con l’ala più intransigente del tifo viola o non esistono o sono pessimi.

Io non ho mai cercato di essere accondiscendente con loro e loro mi hanno fatto sapere a più riprese come la pensano su certe mie posizioni, vedi per esempio Heysel o contestazione sempre e comunque ai Della Valle.

Fatta questa premessa, io non credo che i duecento a Cagliari, o anche una decina, abbiano intonato il molto deprecabile “devi morire” all’indirizzo di quel povero tifoso sardo morto di infarto a soli 45 anni.

Non ci credo, perché non fa parte della costruzione mentale dell’ultrà, almeno per quello che conosco io del loro mondo, perché esiste un codice d’onore che non contempla simili schifezze.

Sarebbe interessante capire la tempistica degli avvenimenti, per controllare se ci sia stato qualcuno del Cagliari a terra per un contrasto durante il malore e comunque, lo ripeto, io non ci credo.

A meno che si sia annidato tra i duecento qualche completo decerebrato e allora in qualche caso mi arrendo anch’io, con enorme tristezza.

 

INVECE PURTROPPO E’ ANDATA PROPRIO COSI’, MI ILLUDEVO CHE IL FATTO NON FOSSE AVVENUTO.

NON CI SONO PAROLE, MENO MALE CHE ALMENO IL COMUNICATO DEI TIFOSI NON FA SCONTI E RICONOSCE LE RESPONSABILITA’, CHE SONO PESANTISSIME.

Abbiamo mollato sotto tutti i punti di vista e la sconfitta di Cagliari è uno dei punti più bassi degli ultimi anni.

Hanno mollato i giocatori e qui la responsabilità di Pioli è evidente

Possiamo rovesciare la stagione vincendo la Coppa Italia, ma bisogna vedere come ci arriviamo a Bergamo, con quante sconfitte ed umiliazioni sulle spalle.

Voglio essere chiaro: chi comanda ha le responsabilità maggiori e quindi i primi a fallire sono stati i Della Valle, che però pagano (regolarmente, che non è poco) il settimo monte ingaggi in Italia e quindi, a costo di essere schematico, delle due l’una: o i giocatori sono stati super valutati o rendono meno di quanto potrebbero.

Starà ai Della Valle dare una sterzata a giugno, facendo tesoro (si spera) dei molti errori degli ultimi anni e dovranno decidere se oltre a Pioli, il cui destino mi pare compiuto, e lo scrivo con dispiacere, sia il caso di cambiare anche Corvino, che questa squadra l’ha costruita.

Abbiamo fatto due tiri in porta in 95 minuti, con un gioco improbabile e con una verità inconfutabile: se Chiesa non fa il fenomeno, siamo inevitabilmente condannati a stare nella parte destra della classifica.

 

Un conto è la simpatia personale e anche la stima verso Pioli e Corvino, un altro è analizzare la stagione della Fiorentina.

Questo punticino contro la Lazio, seppure raggiunto con l’ennesimo sussulto d’orgoglio, ci lascia all’ultimo posto nel campionato delle seconde linee e chiude ogni discorso europeo per quanto riguarda la classifica.

Meritatamente ultimi, mi verrebbe da dire, perché le altre, cioè Sampdoria, Torino e soprattutto la formidabile Atalanta del simpatico Gasperini, hanno un’altra consistenza e infilano, o hanno infilato, filotti che non abbiamo neanche sfiorato.

Se non finiamo settimi abbiamo sbagliato la stagione, se restiamo decimi siamo al fallimento, a meno che in Coppa non si vada in finale.

Difficile quindi pensare di ricostruire con gli stessi uomini, dopo due anni senza Europa e con la seconda stagione in cui si è fatto peggio della prima.

Aspettiamo le prossime partite con sempre meno fiducia: sono considerazioni tristi, ma purtroppo inevitabili, che i responsabili maggiori di tutto quello che sta accadendo, cioè i Della Valle, dovranno fare per il bene della Fiorentina.

 

Game over, siamo fuori dall’Europa per quello che riguarda il campionato.

Un risultato pessimo, che potrebbe essere ribaltato dalla Coppa Italia e che comunque al momento è estremamente deludente.

Il calcio, con tutti i soldi che girano, è diventato sempre meno sorprendente e per quanto sia triste ammetterlo è bene non illudersi di essere al livello di almeno cinque squadre: Juve, Napoli, Roma, Inter e Milan.

Con la Lazio ce la possiamo giocare, con altre quattro è invece doveroso pretendere di vincere il mini campionato delle seconde linee ed è quindi inaccettabile stare oggi dietro Torino, Sampdoria e soprattutto Atalanta, una squadra con un tecnico insopportabile che ieri ci ha dato un’autentica lezione di calcio.

Abbiamo perso meritatamente, sbagliando la formazione iniziale e con prestazioni personali sconcertanti, da Milenkovic a Veretout, cioè due pezzi da novanta.

Se non arriviamo almeno in finale in Coppa Italia, occorrerà a maggio una riflessione approfondita per capire di chi sono le responsabilità della terza stagione consecutiva insufficiente, perché urlare contro i Della Valle può essere una valvola di sfogo, ma serve veramente a poco.

E anche triste, mi verrebbe da aggiungere.

Vedere ieri sera l’Olimpico fermarsi completamente per ricordarsi di Davide è stato qualcosa di emozionante ed è successo per ora ovunque senza sbavature.

Incredibile  come Cagliari, Roma e Fiorentina giocassero per puro caso in tre giorni diversi, quasi che ognuna delle sue tre squadre avessero ogni volta un loro momento speciale per celebrare questo ragazzo di 31 anni che voglio pensare come “ancora CI ascolti e che come allora sorridi”.

Ormai siamo diventati la squadra più matta d’Italia, qualcosa in fondo di divertente ed in linea con l’essere la più giovane se non fosse che siamo abbastanza lontani dall’Europa, in campionato e in Coppa Italia.

La qualificazione è molto difficile, ma non impossibile e non si capisce bene se questi due mesi siano un bene o un male, comunque ci sono e converrà attrezzarci mentalmente.

L’importanza di Chiesa in questa squadra assomiglia sempre di più a quella di Antognoni negli anni settanta: c’è lui e poi ci sono gli altri dieci, o tredici, che vanno in campo.

Con Batistuta, peraltro il più grande di tutti, era diverso perché con lui c’erano Rui Costa e Toldo.

A volte spunta Muriel, in altre occasioni, ma non certo ieri, si applaude Lafont, segna spesso Benassi, ma senza Chiesa non si va da nessuna parte.

Converrà pensarci molto bene prima di arrendersi al profumo dei soldi perché Federico si può trattenere, o almeno bisogna provarci.

Ho sempre stimato la dirigenza dell’Inter e in particolare quando c’era Moratti per le tante iniziative di solidarietà intraprese sotto la sua guida.

Possibile che nessuno tra i dirigenti stigmatizzi i vergognosi messaggi che escono sui social e che infangano la memoria di Davide Astori?

Il limite massimo è questo pomeriggio, dopo di che ogni presa di posizione diventa tardiva.

Polpastrelli, petti, braccia: gli scontri tra Inter e Fiorentina sono diventate delle vere e proprie lezioni di anatomia.

Il fatto è che abbiamo assolutamente meritato il pareggio e  non importa nemmeno tanto come ci siamo arrivati, anzi così  c’è un sottofondo di godimento che si respira in città.

Siamo stati trascinati da Chiesa, capitano vero, e qui ribadisco la necessità di pensare ad un calcio più romantico in cui sognare che una bandiera possa sventolare un po’ di più.

Abbiamo giocato col cuore, fregandocene della Coppa Italia ed è quello che vuole il popolo viola, che alla fine era giustamente soddisfatto.

E comunque non siamo certo messi peggio dell’Atalanta.

 

SUL CORRIERE FIORENTINO, PER MIA COLPA, IL VOTO DI PIOLI E’ SBAGLIATO, NON E’ 5,5 MA 6,5

MI SCUSO CON I LETTORI DEL CORRIERE E CON PIOLI STESSO

Quanto tempo è passato da quando Borja Valero se ne è andato da Firenze?

Cinque anni?

No, appena diciotto mesi, eppure sembra che non ne sia rimasta traccia.

Stasera torna per la seconda volta al Franchi da avversario e non si sente un fremito emotivo.

Ci siamo troppo entusiasmati prima o siamo diventati troppo cinici adesso?

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