Fiorentina


Il prossimo primo settembre il Pentasport compie quarant’anni, se mi avessero detto che avrebbe avuto una vita così lunga e così fortunata non ci avrei mai creduto.

E’ andata non bene, ma benissimo.

Abbiamo nove persone assunte a tempo indeterminato (una vera e propria anomalia per il mondo mediatico da tempo in crisi profonda), un piccolo esercito che insieme ad altri giornalisti costituisce il vero motore di tutto quello che ascoltate ogni giorno, sia che si parli di sport che di cronaca.

Ragazzi diventati uomini, giovani giornalisti che ho visto crescere, che ho rimproverato ed elogiato, che ho nel cuore e a cui rivolgo quotidianamente le principali attenzioni, economiche ed emotive.

Loro sono il Pentasport.

Poi ci sono gli opinionisti, che vanno e vengono e che sono scelti in base al mio gusto giornalistico che trae origine dall’interesse che possono suscitare in chi ascolta: posso non essere d’accordo con quello che dicono, ma se sono funzionali al Pentasport vanno benissimo.

Succede che  smettano per mia scelta o per una loro decisione personale, e in tutte e due i casi ci vuole il massimo rispetto per la strada intrapresa, anche perché le collaborazioni non durano in eterno.

Da questa settimana non ascolterete più Furio Valcareggi, che non si sentiva più a suo agio nella nostra struttura e ha voluto interrompere il rapporto a stagione in corso, magari domani non sentirete altre voci e qualcuno sarà contento, altri protesteranno, è sempre andata così.

A Furio, così come a tutti quelli che hanno trascorso un po’ di tempo con noi, gli auguri di buon lavoro, magari su altre frequenze.

 

P.S. Mi avete convinto e avete convinto lui: dal 5 marzo avrò Immonda  Bestia nel Pentasport come battitore libero, sarà il portavoce del blog e di se stesso

 

Ho consigliato a Enrico Chiesa la querela del presidente della Spal, non so se lo faranno, ci sono vari ostacoli procedurali per via della clausola compromissoria, ma ci proverei.

Perché le parole di Ferrara ledono l’onore di Federico, sono offensive, gratuite e completamente fuori luogo: non si è buttato, dal rigore con l’Atalanta in poi è come se avesse un riflesso condizionato che lo fa stare in piedi ad ogni costo, ci sono le precedenti partite a dimostrarlo.
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Cosa gli sia preso al presidente della Spal non lo so, ma sono affari suoi, della sua tenuta nervosa, fatto sta che Chiesa va difeso, non tanto e non solo perché è il nostro giocatore più importante, ma perché le accuse nei suoi confronti sono totalmente infondate.

Sulla partita c’è poco da dire, scricchioliamo in difesa e stiamo trovando un Gerson ed un Edimilson in forma, qualcosa che ci aiuta nei giorni di luna storta di Muriel, mentre Simeone si sta trasformando in Babacar: entra e segna…

Brutte notizie per i contestatori tout court dei Della Valle: non vendono e hanno intenzione di ripartire, anche se non come piacerebbe a chi sogna una Fiorentina in stile Inter mortasata.

Investiranno nelle strutture, per rendere la società, e di conseguenza la squadra, più forte sul lungo periodo, che nel calcio è una prospettiva molto rischiosa, perché è pericoloso già pensare all’immediato domani e non all’oggi.

L’apprezzabile solidità progettuale e finanziaria dei Della Valle, a cui stanno lavorando tutti i manager viola, andrebbe irrorata da un lato con i risultati, a cominciare tra poco da Ferrara, ma anche con qualcosa che consenta ai tifosi di appassionarsi.

Il nome giusto è Federico Chiesa: davvero non si può fare un costosissimo strappo alla regola e trovare un compromesso economico che ci permetta di godercelo per almeno altre due stagioni?

Questo sarebbe il modo migliore per iniziare il nuovo capitolo della storia tra i Della Valle e chi ama la Fiorentina.

Da questa pietra angolare di potrebbe ricominciare a costruire dopo anni di astio e incomprensioni sfruttati al meglio dai teorici del “tanto peggio, tanto meglio”.

E’ un po’ come quando capisci che quella ragazza lì (sto parlando ormai e ovviamente del passato, di quando ero giovane) ti squadra e pur non essendo il massimo della prontezza capisci che potrebbe nascere qualcosa.

Tu valuti il tutto e poi lasci perdere perché, insomma, non è proprio che ti faccia impazzire.

Due mesi dopo la rivedi e non credi ai propri occhi: stupenda, da perderci la testa.

Ed è pure simpatica ed empatica, magari gli piace pure vedere le partite insieme a te: uno schianto da prendere al volo.

Solo che nel frattempo si è fidanzata con uno che proprio ti resta sulle scatole e che adesso ti guarda con quel ghigno di scherno che dice tutto.

Ecco, ogni volta che gioca Zaniolo io provo calcisticamente questa sgradevole situazione e proprio non mi passa: esiste una pasticchina per aiutarmi a digerire questo peso sullo stomaco?

E’ stata un’ottima Fiorentina, se rapportata alla forza dell’avversario.

Il Napoli ha avuto più occasioni, Lafont è stato il migliore in campo, eppure i venti punti di differenza in classifica non si sono visti.

Hanno giocato col cuore e con la testa prendendo un punto che vale poco per la classifica è molto per il morale.

Credo che si possa essere soddisfatti

Siamo tornati all’antico: avremmo meritato di vincere contro una squadra nettamente inferiore e siamo qui a rammaricarci per le occasioni perse.

Nel primo tempo abbiamo giocato con  una grande prevedibilità anche perché non potevamo puntare sul contropiede, con Chiesa raddoppiato e svolte triplicato.

Il gran gol di Edmilson ha evitato la beffa, poi per tre volte potevamo passare in vantaggio, ma nessuna occasione è stata limpidissima.

Simeone meglio di Muriel, ma sono dettagli.

Chiederei una raccolta di firme per non vedere mai più in campo Pjaca: raramente ho visto un giocatore più irritante di lui, sembra sempre tocchi agli altri, perde tutti i palloni, non sarà certamente così però sembra davvero non impegnarsi.

Domenica grigia, speravamo veramente di meglio.

Oggi è un giorno importante per chi ama la Fiorentina.

Tutti, o quasi tutti, sapete dei miei rapporti non proprio straordinari con Batistuta, soprattutto nei suoi ultimi tre anni a Firenze, ma come ho sempre detto tra me e lui io, da tifoso, avrei sempre scelto lui anche se non aveva ragione.

Perché Gabriel Omar Batistuta è stato uno dei tre più grandi degli ultimi 50 anni viola: lui le partite le faceva vincere, io al massimo le raccontavo (e le racconto) più o meno bene.

Comunque sia, oggi ho scritto di lui sul Corriere Fiorentino e quindi, per gentile concessione del giornale, vi ripropongo l’articolo.

La sua grande forza è stata voler diventare Batistuta, il più grande a Firenze insieme ad Antognoni e Baggio, ma qui si va sui gusti personali su cui per definizione non si discute Perché se fosse dipeso solo dalle doti tecniche  che madre natura gli aveva regalato, sarebbe rimasto solo un buon centravanti e nulla più. E invece Gabriel Omar, che oggi compie 50 anni, e a cui vanno gli auguri di tutto il popolo viola, ha deciso nella sua testa di essere il più forte di tutti. Si è immolato alla causa con il corpo, e questo lo sanno tutti, come testimoniano le sue caviglie martoriate da cento, mille colpi, che a un certo punto hanno anche fatto pensare che non potesse più camminare. Non si è mai risparmiato, un’iniezione di antidolorifico e via:  in quanti ieri e soprattutto oggi seguirebbero il suo esempio? Molto più segreto è invece il suo carattere, probabilmente modificato in corsa una volta arrivato a Firenze a poco più di vent’anni. Etichettato come un bidone all’inizio (il paragone con Dertycia da queste parti non lo dimentica nessuno), quando ha cominciato a segnare ha capito con grande intelligenza che non doveva fermarsi, ma lavorare come e più di prima su se stesso, senza cedere ad alcuna lusinga. Eccolo quindi diventare sempre meno ragazzo e sempre più uomo e leader, complice anche la quaterna di figli maschi che Irina gli ha regalato. Un leader urticante all’esterno, che non faceva sconti e che proprio per questo era molto seguito nello spogliatoio. La sua maggiore difficoltà è stata nascondere le emozioni, essere freddo dopo i trionfi, pensare sempre a chi era e al ruolo che aveva. Venne smascherato in una sera dell’ottobre 2014, quando venne consacrato nella Hall of Fame viola. C’era il figlio più grande in platea e Gabriel si commosse parlando dell’amore che aveva ricevuto da Firenze e che sperava di avere in parte restituito, pur aprendosi pochissimo al mondo esterno, al contrario per esempio del suo grande amico Rui Costa.  Si è compresa in quel momento la grande fatica di essere e rimanere sempre Batistuta. Un gigante del pallone che ha dato veramente tutto, uscendo sfinito dalle battaglie in campo e fuori. Ci sono voluti anni perché ricominciasse ad interessarsi davvero al calcio, ma anche quando giocava non è che fosse così innamorato del pallone. Guardava pochissimo le partite in televisione, non gli piaceva parlarne e nella sua testa ha sempre pensato di svolgere un lavoro più che assecondare una passione. E siccome uno dei suoi concetti guida è sempre stato quello secondo cui il dovere veniva prima del piacere era normale l’impegno massimo tutti i giorni e ad ogni allenamento. Chi lo marcava nella partitella del giovedì diventava per lui uguale a Nesta, Baresi o Ferrara. Fuori dal campo ha avuto pochi amici, sempre gli stessi dal 1991, quelli che va puntualmente a trovare ogni volta che arriva a Firenze. Non si è mai capito fino in fondo quale fosse il vero sentimento che lo legava a Vittorio Cecchi Gori, il suo scopritore calcistico. Vittorione se ne innamorò osservando su videocassetta La Torre, che era già stato acquistato, e ordinò ai suoi dirigenti di prenderlo ad ogni costo. Dopo i primi anni di armonia assoluta cominciarono le prime crepe, ma anche se ci sono stati momenti difficili, come nell’estate del 1997 con Batistuta blindato in albergo a Roma, è facile immaginare che la riconoscenza verso il “suo” presidente non sia mai venuta meno. Con gli allenatori ha sempre avuto un  ottimo rapporto, con la sola eccezione di Lazaroni, che lo considerava una riserva. Ne ha collezionati sette in nove stagioni e nella sua classifica Ranieri, l’unico che lo cambiò per scelta tecnica in serie B, viene al primo posto. Insieme condividono la stessa riservatezza nella vita privata e un certo modo di intendere il calcio. In campo Batistuta è stato semplicemente straordinario e a 19 anni dal suo dolorosissimo addio bastano le cifre per raccontarlo ai più giovani: 207 gol in 332 partite, una media mostruosa, miglior realizzatore viola di sempre in serie A. Ha segnato reti memorabili a Wembley e al Camp Nou, quando il dito sul naso aveva un altro significato, ma anche all’Old Trafford, portando la Fiorentina in vantaggio contro il Manchester United. Ha cominciato a metterla dentro per la causa viola il 3 settembre 1991 a Cesena e ha smesso il 14 maggio 2000, con la tripletta al Venezia, quando già sapeva che sarebbe finita lì. In nove anni ha visto di tutto: fotogrammi di grandezza con la Coppa Italia del 1996 e la Supercoppa di Irina te amo e tristezze infinite come la retrocessione, ma almeno si è risparmiato il fallimento, che con lui in squadra non ci sarebbe stato. La prima volta da avversario ha pianto dopo aver segnato a Toldo, la seconda a Firenze non ha letteralmente toccato palla, sopraffatto dall’emozione di dover affrontare una parte di se stesso. E’ stato per almeno un paio di stagioni il miglior centravanti del mondo, solo che giocava nella squadra sbagliata per poter puntare al Pallone d’oro. Alla fine però quella è stata certamente la squadra giusta per il suo mondo.

Credo che un sogno così non ritorni mai più, mi dipingevo le mani e la faccia di…viola.

Una serata incredibile, in cui si è vista la Fiorentina disintegrare una delle squadre più forti d’Italia, almeno sulla carta.

Dopo un decennio sono tornato a dare sul Corriere  un 10 nelle pagelle, come era accaduto con Jovetic la sera della doppietta al Liverpool: Chiesa lo meritava.

Se devo scegliere un giocatore simbolo del trionfo di ieri sera, dico Mirallas, che ha giocato una gara mostruosa anche se non ha segnato.

Meglio l’Atalanta della Juve in semifinale, godiamo per tutta la giornata e poi torniamo sulla terra.

Lo ha chiesto Pioli ai giornalisti in sala stampa e la mia risposta sarebbe stata sì, mi sono divertito, ma solo perché abbiamo vinto.

Partita folle in cui abbiamo certificato il cambio di destinazione di questa squadra: non più forte in difesa e parecchio debole in attacco, ma in questo momento il suo esatto contrario.

Chiesa è più di un quarto di tutta la Fiorentina: sta crescendo in modo esponenziale ed è inutile farsi troppe domande sul futuro, che per lui sarà comunque fantastico.

Vorrei sottolineare il settimo gol di Benassi su azione, meglio del molto giustamente celebrato Veretout l’anno scorso, mentre in questa stagione il francese mi pare piuttosto in calo.

Male Pezzella e ancora Vitor Hugo, ancora ispirato Muriel che con Lafont ha riproposto il ciuffiano Ciribé, peccato per lo scavetto fuori misura, ma abbiamo vinto e alla fine va (più o meno) bene tutto.

Forse non verrà perché è molto difficile, ma davvero sarebbe un gran colpo se arrivasse Gagliardini.

Non so se sia da grande squadra, o da presunta grande squadre come vorrebbe essere l’Inter, ma certamente è superiore a tutti i centrocampisti viola con l’eccezione di Veretout e con il solo Benassi che potrebbe valerlo in certi momenti.

Insomma, un grande rinforzo per il centrocampo.
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Quasi troppo bello per essere vero, tanto che lo danno come molto complicato, ma se fosse possibile arrivarci, farei veramente un grande sforzo per regalarci la possibilità di scalare la classifica.

 

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