Fiorentina


Non si può rimproverare niente a questa squadra che a sorpresa ha giocato meglio dell’Inter stramilionaria.
Avremmo meritato di vincere e i migliori, oltre ai due ragazzini della difesa e al solito Behrami, sono stati tre sempre beccati con qualche buon motivo: Cerci, Lazzari e Kharja.
Peccato davvero perché siamo sempre in mezzo al guado, ma mi pare che ci sia chi sta molto peggio di noi dalle parti di Genova (scene vergognose a Marassi, possibile si sia arrivati a questi livelli?) e il Lecce è ancora tre punti sotto.
Io avrei fatto giocare Montolivo e avrei sbagliato: giusto ammetterlo.
L’unico che continua a marcare visita è Ljajic e non c’entra il rigore sbagliato, perché quello è successo a tutti e comunque doveva tirare lui, ma l’inconsistenza che dimostra quando prova a fare qualcosa di concreto.
Un dribbling, una finta e poi resta sempre lì.
Non siamo così brutti come ci diciamo da tempo, però non molliamo: salviamoci e iniziamo ad azzerare tutto, perché il sapere che tecnicamente c’è gente che poteva e doveva fare di più aumenta l’arrabbiatura.

Spiego subito il titolo: ci manca Jovetic, c’è maggiore pressione perché la partita è al Franchi e perché perdere sarebbe considerato un risultato disastroso.
Un altro particolare è che Milano c’è già stato e quindi il fattore imponderabile ce lo siamo già giocato alla vigilia di Pasqua.
Difficile pensare che la strana coppia Ljajic-Cerci possa dare fastidio alla difesa dell’Inter, più facile immaginare qualche incursione aerea su calci piazzati, anche se loro sono la squadra più fisica del campionato.
Come nelle ultime gare a Firenze si torna a chiedere l’aiuto del pubblico, che pare a libro paga dei Della Valle per quante volte viene sollecitato all’impegno.
Che siano invece i calciatori, con la loro grinta e la loro voglia di farci uscire da questo pantano a trascinare i tifosi: speriamo che ci stiano seriamente pensando in questa vigilia di passione.

L’ultima apparizione pubblica di Pantaleo Corvino è datata primo febbraio 2012.
Da quel giorno tragicomico (presentava tronfio come sempre un grande acquisto, Olivera, e raccontava la balla della proposta di tre anni di contratto), con me lui ha chiuso sul piano umano per le offese pronunciate nei miei confronti senza alcun motivo.
Frasi pesantissime dette con una ferocia peraltro già riscontrata in altri atteggiamenti avuti nei suoi momenti di massimo splendore.
Riassumo per chi non ricordasse: mi ha dato di sciacallo, ha detto che ero il male della Fiorentina perché criticavo una squadra che invece stava facendo bene, ce l’aveva con me perché continuavo a dire che i viola erano arrivati noni l’anno prima e non settimi come invece era successo da gennaio in poi (perché i campionati, si sa, contano da quando ci pare a noi…).
Poiché aveva già avuto dei problemi con alcuni giornalisti che aveva offeso qualche anno prima, è stato attento a non fare il mio nome, preferendo alludere meschinamente ad “un direttore di radio che parla sempre davanti ad un microfono”.
Dico tutto questo perché è chiaro che sono da allora infuriato con lui, pur non avendo mai replicato via etere, nonostante avessi a disposizione la più importante radio regionale e una nazionale.
Fatta tutta questa lunga premessa, e al netto del mio astio personale motivato da quanto scritto sopra, credo che alcuni dati siano inoppugnabili.
Il signor Pantaleo Corvino, quello che per anni ci ha raccontato con orgoglio di “metterci sempre la faccia”, è mediaticamente sparito e ha pensato bene di non affidare nemmeno ad uno dei/delle componenti del suo cerchio magico le risposte ai quesiti che ci facciamo in questi giorni.
Mi piacerebbe sentire le sue risposte sull’acquisto di Olivera, sull’ingaggio annuale pagato a Kharja, sulla vergogna di una squadra senza attaccanti, sulla mediocrità di un settore giovanile che dopo aver speso vagonate di soldi non offre niente alla prima squadra e arranca anche in quelle competizioni a cui lui tiene tanto.
Ma soprattutto vorrei sapere se si rende conto di aver lasciato dietro al suo cammino delle macerie, per cui adesso bisognerà ricorstruire tutto da zero.
Siccome mi pare che sia ancora a libro paga della Fiorentina, mi piacerebbe averle queste risposte.
No, non a me che sono il “male”, ma in una bella chiaccherata insieme ai suoi giannizzeri.

Quando a giugno dissi che bisognava avere un’impennata d’orgoglio ed evitare di farsi prendere per il collo dalle altre società, pensavo a tutta un’altra gestione del caso Montolivo.
La storia di questo rapporto è stato uno degli errori più grandi tra i tantissimi commessi in questi ultimi due anni di scempio tecnico, anche se sono molto curioso di conoscere l’altra versione per vedere se è convincente.
Personalmente sono esausto, stremato, però cerco lo stesso di avere una visione obiettiva della vicenda.
Da un lato ci sono i supporter a prescindere, le passionarie che su questo blog che sembrano lo facciano apposta a provocare scrivendo delle boiate pazzesche in difesa del loro amato.
Fanno peggio che meglio e forse lo sanno, per questo a volte mi viene il dubbio che in verità siano contro Montolivo.
Dal lato, e sono ormai la maggioranza dei tifosi, ci sono quelli che non lo sopportano più da mesi, che ne chiedono ad alta voce l’esclusione: neanche la panchina, subito in tribuna.
C’è chi ti tira da una parte e chi da un’altra e tutto questo è assurdo per un giocatore che fuori dal campo non ha mai fatto niente di grave e che purtroppo in campo non lascerà un ricordo indelebile: un buon centrocampista, che poteva essere ottimo e che rimpiangeremo solo perché siamo ormai finiti in una gran miseria tecnica.
A quelli che gli sputerebbero addosso, metaforicamente e non, chiedo: in questa stagione e in questa rosa chi è che a centrocampo, a parte Behrami, ha giocato meglio di Montolivo, che complessivamente è stato per me da 5,5?
Kharja? Lazzari? Vargas? Salifu? Marchionni?
Comunque sia, oggi Stadio scrive che forse domenica a pranzo Montolivo non ci sarà e così molti saranno contenti, ma io non vedo l’ora che questa sceneggiata finisca perché non se ne può veramente più.

Sale la speranza di vedere Diego Della Valle accanto al fratello domenica alle 12.30 sulle tribune del Franchi.
Bisogna però stare molto attenti quando si affronta questo argomento, maneggiare con cura.
Io la vedo così: le nostre speranze per qualche colpo fuori ordinanza, per qualche spesa pazza stile il disgraziato acquisto di Bojinov nel 2005, passano tutte da Andrea, che in quel gennaio di sette anni fa firmò di tasca sua un assegnao extra-budget di 7 milioni di euro, e che molto si sta spendendo in tutti i sensi per la Fiorentina.
E’ quindi sbagliato, oltre che ingiusto, attribuire tutte le qualità taumaturgiche a Diego, scordando quanto abbia fatto negli ultimi mesi il fratello.
Un po’ come è avvenuto nei quattro anni d’oro della Fiorentina: se vinceva era merito di Prandelli, se perdeva colpa di Corvino, quando invece erano entrambi responsabili di tutto in uguale misura.
Detto questo, e vista anche la lunghissima assenza di Diego, è normale che un uomo col suo carisma dia una spinta in più a tutto l’ambiente, dentro, ma soprattutto fuori il mondo calcistico viola.
Per far capire che Firenze e la Fiorentina non sono facili terreni di conquista per nessuno.

Senza dimenticare niente di ciò che è avvenuto, torniamo all’attualità, in modo brusco, quasi brutale: esattamente un mese fa a quest’ora eravamo tutti belli carichi in attesa di fare un gran dispetto alla Juventus.
Ho già deciso che nel prossimo campionato, alla vigilia della partita, non metterò più i gol di Osvaldo o Batistuta e neanche quelli di Borgonovo e Passarella.
No, riproporrò i cinque schiaffi che ci hanno dato e che ci siamo meritati in tutto e per tutto.
Cerchiamo quindi di ricordarci bene quello che è successo un mese fa, perché è da lì che si deve ripartire, perché le preoccupazioni per la classifica ci sono tutte e perché contro l’Inter sarà durissima.
Senza attaccanti, ovviamente, ma questo è ormai l’assurdo marchio di fabbrica della Fiorentina 2011/12.

Renato Curi era un giocatore molto più “importante” di Piermario Morosini e Perugia-Juventus una gara che valeva lo scudetto, neanche confrontabile con Pescara-Livorno.
Eppure il dramma di quel giorno a Perugia durò lo spazio di una settimana e alla fine diventò solo un ricordo: il “povero Curi”.
Così è stato anche per la scomparsa di Giuliano Taccola negli spogliatoi di Cagliari nel 1969 e si parla di un centravanti di serie A (giocava nella Roma) in odore di Nazionale: a quanto ne so c’è una vedova e una famiglia che vive quasi ai limiti dell’indigenza e che nessuno ha mai aiutato sul serio.
Per Permario Morosini è invece e per fortuna scattata una mozione di affetti a cui io stesso non riesco a sottrarmi perché a distanza di oltre 24 ore ancora penso al suo tentativo di rialzarsi, una, due volte, quasi una metafora di tutti i colpi ricevuti in nemmeno 26 anni e da cui invece era riuscito a tornare in piedi.
Questo ricordo è una cosa unica, molto bella nella sua struggente drammaticità e non è facile cercare di capire perché questa tragedia ci ha colpito più di altre storie che vanno dritte al cuore.
Non vorrei esagerare, ma mi pare che sia simile al Vermicino nel 1981 e forse c’entra la diretta televisiva (nel 1969 e nel 1977 neanche lontanamente immaginabile) o forse è la nostra voglia di respirare qualcosa di pulito in mezzo al tanto fango in cui è immerso il calcio.
Ora che i fatti cominciano a cristallizzarsi, adesso che non è più cronaca, penso e spero che la morte di Piermario Morosini sia una specie di spartiacque per l’assistenza agli atleti, tra ciò che era prima e ciò che auguriamo sia da domani in poi.

Alla vigilia dell’intervista con Renzi mi sembrava di essere tornato ai tempi della scuola, al Duca d’Aosta, quando dovevo studiare chimica o tedesco e non ne avevo assolutamente voglia.
Sapevo di dovermi preparare sul project financing, appassionante come il curling, e alla fine “mi ci sono messo” per non fare brutta figura.
Spero che sia andata bene, che l’intervista sia risultata piacevole e non troppo tecnica, ma vi voglio raccontare un piccolo retroscena.
Quando Renzi è arrivato puntualissimo (grande merito, perché mica sono tutti così), mi ha spiazzato chiedendomi le prossime partite di Lecce e Bologna.
Io, che dopo le gare in notturna sono un po’ più rincoglionito del solito per un fatto di metabolismo, non me le ricordavo troppo bene e quelle del Bologna meno che mai.
Allora mi è venuto in soccorso il giovane Zoccolini, assistente-contemplativo all’intervista, che ha tirato fuori il calendario.
E così per dieci minuti Renzi si è messo a compilare la tabella salvezza della Fiorentina, scrivendo i punti che avremmo fatto noi e le altre due da qui al 13 maggio, chiedendo anche una mia valutazione.
Non male avere un sindaco tifoso…

La considerazione più amara è che sarebbe bastato giocare così, cioè da sei, per evitarci tutti i patimenti di questo finale di campionato.
E’ stata una partita di grande volontà, ma con le gambe un po’ molli e con un pubblico che ha fatto davvero il massimo, anche se sono venuti allo stadio in pochi (meno di ventimila, penso).
Con Jovetic in giornata-no e con Amauri che è partito bene, ma poi si è spento, era dura segnare, anche se la occasioni le abbiamo avute, pur concedendo qualcosa al Palermo.
Adesso ci vogliono i nervi saldi per non farsi prendere dalla paura e soprattutto non bisogna pensare a Masiello, alle scommesse e a tutto il resto.
Salviamoci sul campo e poi procediamo alle grandi pulizie di fine stagione.

Bisogna essere freddi e pensare a chi tra i cinque che sono rimasti fuori sabato, più Amauri, andrebbe messo domani sera.
Ogni idea è opinabile e poi per fortuna decide Rossi, ma proviamo a dire la nostra per divertimento.
Io toglierei Kharja, Pasqual e Ljajic e butterei Montolivo e Vargas (se ha recuperato), oltre naturalmente ad Amauri.
Giocherei con il 3-5-2 e cioè con Camporese, Natali, Nastasic dietro, De Silvestri, Behrami, Montolivo, Lazzari e Vargas a centrocampo, Amauri e Jovetic davanti.
Voi che ne pensate?

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