Maggio 2010


Non ero affatto rassegnato a perdere ancora e a finire undicesimo in classifica e non mi accontento della difesa perfino generosa di Corvino nel dopo gara: chi ripaga (in tutti i sensi) i tifosi degli ultimi 50 giorni?
No, così non si doveva finire, senza grinta, rabbia agonistica, come se fossimo tutti rassegnati.
Ecco, io rassegnato non lo ero affatto, altrimenti avrei mandato Sardelli a Bari invece di farmi l’ultima trasferta di campionato.
Abbiamo giocato venti minuti, che mi sembrano un po’ pochi, anche se poi sono dieci in più rispetto a Bergamo e venti in più che col Chievo…
Una fine tristissima, indegna del nostro passato, soprattutto delle ultime quattro stagioni targate Prandelli-Corvino.

Grandissimo colpo dei ragazzi di “Viola nel cuore”, assolutamente la trasmissione-rivelazione della stagione, che ha ormai ascolti vicino a quelli del Pentasport.
Mi sono ascoltato Andrea Della Valle da Polignano a Mare, in provincia di Bari, dove sono andato in fuga per qualche giorno dopo tre settimane sinceramente difficili.
Ribadisco il concetto espresso dopo le dimissioni di Diego: noi bisogna assolutamente puntare sull’entusiasmo di Andrea, sulla sua voglia di far vedere che la “sua” Fiorentina può sedersi senza problemi al tavolo delle grandi.
L’ho sentito bello carico, con nessuna voglia di mollare anche se sinceramente continuo a non capire il perché non torni a fare il presidente.
Ma a questo punto si può anche aspettare ancora tre mesi, l’importante è solleticarlo sull’orgoglio, che è molto simile a quello dei fiorentini.

Dallo stupidario del ventunesimo secolo legato al calcio: a Milano un gruppo di tifosi “difende” la fuoriserie di Balotelli dal tentativo di multa più che meritata inflitta dai vigili milanesi.
Ad Appiano Gentile il sindaco rimanda i controlli sugli eccessi di velocità di tutti o quasi i giocatori dell’Inter (limite di 50 kmh, Quaresma a 141…) certificati da “Striscia la notizia” a dopo la finale di Champions di Madrid, “per non turbare l’ambiente nerazzurro”.
Ora, la domanda che con molta preoccupazione mi e vi pongo è la seguente: ma in Italia siamo tutti così idioti, oppure a Firenze e con la Fiorentina riusciamo a tenere collegato il cervello, pur coltivando permanentemente la nostra e la vostra grande passione?
Difenderemmo anche noi il Suv di Jovetic (ipotizzo, perché da tempo non so certo che macchine abbiano i calciatori viola) parcheggiato con arroganza in Piazza della Repubblica, se fossimo alla vigilia della sfida scudetto?
E faremmo diventare anche noi dei giovanotti milionari dei cittadini più uguali degli altri?
La mia più viva speranza è che la risposta sia no, assolutamente no.
La mia paura è che qualcuno invece sia pronto ad immolarsi per chi sa giocare bene al calcio: è proprio così che comincia e continua il declino di un Paese.

Una volta tanto le attese sono state premiate: Riccardo Montolivo è maturato ed è oggi un giocatore squadra.
Ci pensavo mentre stiamo preparando la festa per la consegna del trofeo “Uno di noi” legata a “Viola nel cuore”, trasmissione che ha superato le più rosee previsioni, imponendosi come leader negli ascolti.
Non so cosa sia accaduto a Montolivo verso settembre, ma è certo che dal Liverpool in poi è stato certamente il migliore di tutti, anche quando il rosa è diventato grigio ed il grigio nero.
Gli mancano quattro/cinque gol a campionato, dettaglio non trascurabile, ma può darsi che arrivi anche a questo, basta dosare un po’ meglio le forze.
Se non lo portano ai Mondiali è una grande ingiustizia perchè in questo momento, con quel poco che passa il convento, dovrebbe addirittura essere titolare.
E a me piacerebbe moltissimo vedere un altro centrocampista viola con la maglia azzurra nella più importante vetrina del globo.

No, io un ‘altra partita così, con il secondo tempo che sembrava il terzo della partita col Chievo, non lo giustifico.
Non mi interessa se non c’erano le motivazioni: se non le avevano i giocatori, cosa pretendiamo dai tifosi, accusati di non essere abbastanza “caldi”.
Frey, Jovetic, un po’ Ljaijic, molto sul piano dell’impegno Montolivo e De Silvestri, e poi?
Senza cuore e senza un po’ d’orgoglio per essere all’ultima al Franchi, se avessimo perso ci sarebbe stato poco da dire.
Bisognava trovare qualche sorriso e invece, soprattutto nella ripresa, è stato un pianto.
Poi diamo pure la colpa a Prandelli, Corvino e ai Della Valle, al silenzio stampa e alle polemiche, al contratto dell’allenatore, ma i primi responsabili dello scempio degli ultimi cinquanta giorni sono per me i calciatori.

GRAZIE PER TUTTE LE MANIFESTAZIONI D’AFFETTO DELL’ULTIMO POST: E’ STATA DURA ALL’INIZIO, MA POI LA RADIOCRONACA E’ PARTITA…

Non so nemmeno quante volte mi è capitato in radiocronaca di salutare un amico o un’amica che stava passando un momento difficile o era all’ospedale usando l’espressione “ha fatto il tagliando”.
Ecco, stavolta il tagliando l’ho fatto io.
Al termine di una decina di giorni un po’ angoscianti per uno come me che ha paura di tutto (ma ha, per fortuna dei propri familiari, il pudore di non lamentarsi troppo quando sta male, anche perchè poi chi lo sta a sentire nel casino quotidiano di casa Guetta?), ieri pomeriggio per la prima volta in vita mia sono entrato in una sala operatoria per un intervento piuttosto semplice e che non dovrebbe portare a brutte sorprese.
Mentre me la facevo letteralmente sotto, e viaggiavo sulla barella su cui ti obbligano a montare, ho avuto la razionalità di pensare al “culo” che ho avuto fino ad oggi ad essere arrivato “vergine” fino a quasi 50 anni.
In quei momenti ti viene in mente di tutto.
Tipo: “ma come si sarà svegliato stamani il professore (tra l’altro bravissimo) che mi taglia e mi cuce? Gli avranno mica fatto girare le palle le figlie?”
Perché un conto è avere qualche preoccupazione in casa e sbaGliare il nome di chi segna in radiocronaca, oppure non essere lucidi e pronti ad intervenire per una bischerata detta al Pentasport, un altro è avere tra le mani la responsabilità della vita degli altri.
Ora sono ancora piuttosto rintronato e dolorante, ma visto che non è stata proprio una notte tranquilla ho usato il “nostro” blog un po’ per vincere l’insonnia e molto per dare notizie a chi affettuosamente mi chiedeva come stavo.
E per domani minaccio di non mollare la radiocronaca…

Confesso di non aver ancora capito, pur conoscendolo piuttosto bene, se ci è o ci fa.
Se cioè sia sincero o il suo stile sia il frutto di qualcosa di studiato e si debba quindi trattenere per non mostrare la sua vera natura.
Comunque sia, a me pare che il comportamento di Ranieri sia qualcosa di rimarchevole in positivo, soprattutto se si pensa in quale contesto si è mosso negli ultimi tre anni.
Prima i veleni neanche troppo nascosti della Juve, poi le esagerazioni di Roma.
Ieri sera credo che sia andata in onda la rappresentazione del peggio di una piazza che certamente ama il calcio, ma lo fa a modo suo.
Un modo che è unico in Italia e che gode pure di un’impunità incomprensibile.
Dall’inno iniziale della Roma che ha fatto infuriare (e giustamente, direi) Mourinho, alle isterie di Perrotta, alla follia di Totti, all’invasione di campo finale.
Ebbene, in tutta questa macelleria calcistica Ranieri è stato impeccabile, andando a salutare tutti, Mourinho compreso, e complimentandosi con tutti, mentre il resto del suo mondo era in corto circuito.
Ormai è più che adatto a guidare la Nazionale.

P.S. Ragazzi, grazie per l’attenzione.
Nulla di grave, spero, solo un po’ di paura, che è abbastanza normale per uno che se la fa sotto anche a prelevare il sangue.
Tra qualche giorno vi dico, un abbraccio

La storia della casa di Scajola è fantastica: ma chi lo consiglia nella strategia difensiva?
Qui siamo passati direttamente dalla lotta politica all’avanspettacolo e se non fosse (stato) uno degli uomini più potenti e arroganti di Italia, forse farebbe perfino un po’ di tenerezza.
Pare che Berlusconi, pragmatico come sempre, abbia fatto due conti e abbia convenuto quanto fosse improbabile pagare uno splendido appartamento vista Colosseo ad un terzo del suo valore.
Ma il massimo si è toccato con la favola della fata turchina che di nascosto all’ignaro e povero Scajola paga come beau geste 900mila euro.
Un po’ tipo l’imprenditore del nord Italia che ha sborsato di tasca propria 10 mila euro per le rette della mensa dei bambini poveri: ma che brave e buone persone ci sono in Italia!
A me tutta questa sceneggiata ha fatto venire in mente un fantastico Alberto Sordi che, beccato dalla moglie a letto con l’amante, comincia tranquillamente a rivestirsi e mentre si annoda la cravatta nega anche un po’ risentito la presenza di altre persone nella stanza.
Indimenticabile, esattamente come Scajola.

Che tempi e che cambiamenti!
A me viene in mente il grandissimo Giorgio Gaber e il suo “Qualcuno era comunista”.
Eh sì, qualcuno, cioè tutti, vent’anni fa non voleva vendere Baggio, ed eravamo anche piuttosto arrabbiati con chi ce lo vendeva.
Altro che mancati applausi e mancati cori.
Oggi invece siamo quasi a sperare che arrivi l’offerta alta e giusta per Mutu (che con un cervello molto diverso e fatte le debite proporzioni sulla diversità di talento sarebbe comunque il Baggio di oggi) e poi anche per Frey e Vargas.
Vogliamo incassare i 40 milioni di euro, mentre allora ce ne fregavamo dei miliardi di lire che sarebbero entrati nelle casse della Fiorentina.
Siamo più saggi o solo più vecchi?
Ho nostalgia di quei tempi, sarà (e cito adesso il sommo Guccini) “per aver vent’anni (lo so che erano quindici, ma adatto…) in meno e avere tutto per possibilità”, ma mi sembra che fossimo tutti un po’ più felici col calcio.

Mi segnala Vinciguerra che un idiota sulle pagine di face-book offende pesantemente Prandelli su una pagina che sembra mia, ragion per cui sembra che sia io a scrivere certe cose.
Ribadisco il concetto: non mi sono mai iscritto e non ho mai partecipato a face-book, strumento mediatico che mi sta pure discretamente sulle scatole e che trovo contrario ai contatti tra le persone.
Ma al di là delle mie idiosincrasie, non ho mai neanche lontanamente pensato di offendere Prandelli, anche perché non mio costume farlo con nessuno.
Tanto meno con una persona che stimo profondamente.

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