Se durante la settimana uno splendido atleta dal fisico imponente come Toni non si allena con continuità, evidentemente ha dei problemi che non si risolvono certamente facendolo giocare sempre.
Su questo argomento abbiamo già detto e scritto, eppure rimane di attualità.
Perché Toni fa chiaramente fatica ad offrire prestazioni al livello del suo recente passato (leggi girone di andata), ma è talmente orgoglioso e votato al gioco di squadra che non alza mai la mano per dire stop.
Resta però da capire quanto sia utile per lui e per la Fiorentina questo stillicidio.
Ribadisco quanto già scritto prima di Parma: facciamolo riposare, rischiamo pure qualcosa perché senza di lui non può essere la stessa cosa, ma così non rischiamo di vederlo fermo a lungo.
Uno stop forse anche di un paio di settimane, un recupero graduale della funzionalità delle caviglie, anche perché i difensori ormai sanno dove andare a colpire.
Se poi Toni a Cagliari gioca e disputa una grande partita, sarò felicissimo di essermi sbagliato.

Io sono un provinciale.
Se non bastasse, in alcuni casi sono pure politicamente scorretto e quindi non mi vergogno di tifare contro la Juve almeno dal 16 maggio 1982, cioè da quando ci rubarono lo scudetto a Cagliari.
Tra le vergogne della mia vita (secondo i benpensanti) c’è pure quella di essere andato nel 1983 a festeggiare con alcuni amici la vittoria dell’Amburgo in Coppa dei Campioni e anche nella finale di vent’anni dopo tifavo per il Milan.
Ah già, ma lì si poteva perché in campo c’era un’altra squadra italiana…
Insomma, sono un soggetto da cui stare alla larga: quando in campo c’è la Juve rappresento un pessimo esempio per le mie figlie e per tutta l’Italia calcistica.
Ma siccome forse non sono il solo a provare certi sentimenti, mi chiedo per l’ennesima volta (ormai ho perso il conto) come sia possibile che il portiere del Werder Brema a due minuti dalla fine e con la qualificazione ad un passo si metta a rotolare un paio di volte per terra e poi regali il pallone ad Emerson?
Quante volte è successo nella storia delle Coppe europee un infortunio del genere e a quel punto della partita?
E allora, per andare a letto un po’ meno arrabbiato, butto giù i primi episodi che mi vengono in mente e che raccontano gli ultimi quaranta anni di Juve.
66/67: papera colossale di Sarti a Mantova e scudetto alla Juve di Heriberto Herrera
71/72: gol non convalidato al Torino, di Agroppi, contro la Sanpdoria e scudetto alla Juve, per un un punto
72/73: crollo inspiegabile del Milan a Verona e scudetto alla Juve, con un gol negli ultimi cinque minuti di Cuccureddu
80/81: gol regolarissimo di Turone annullato nella decisiva partita della Roma a Torino e scudetto alla Juve
81/82: vabbeh, inutile dire qualcosa…
85/86: vittoria incredibile del Lecce già retrocesso a Roma e scudetto alla Juve
89/90: gol irregolare di Casiraghi nella finale di Coppa Uefa, due erori incredibili ed irripetibili di Baggio solo davanti a Tacconi e Coppa Uefa alla Juve
97/98: gol regolare di Bianconi dell’Empoli (palla dentro di mezzo metro) non convalidato, rigore netto di Iuliano su Ronaldo non fischiato da Ceccarini e scudetto alla Juve
2001/2002: il 5 maggio dell’Inter, il più grandioso suicidio della storia calcistica dopo la fatal Verona del Milan e scudetto alla Juve.
In mezzo solo la gioia di Magath, il lampo di Mijatovic (che c’è costato una fortuna…) col Real nel 1998 ed il diluvio di Perugia nel 2000.
Ma non seguitemi vi prego in questi discorsi, perché io sono provinciale, politicamente scorretto e pure anti-italiano.
Perché nelle Coppe bisogna tifare sempre per le nostre squadre, intanto cominciate voi, se potete…

Abbiamo i tifosi più incredibili del mondo.
Spesso durante la partita è come se giocassero loro e, capendo il momento difficile della squadra, fanno partire un incitamento ancora più caldo.
Ma da un po’ di tempo i tifosi viola giocano pure fuori dal campo e fanno i dirigenti, per esempio proteggendo Lobont dai (presunti) assalti della critica.
Ora, premesso che non mi sembra che ci sia stato alcun processo sommario al portiere (ma vi ricordate che qui fu contestato Toldo solo per tre partite andate male e dopo tre anni giocati alla grande?), io mi chiedo di cosa diavolo avremmo dovuto parlare noi giornalisti dalle nostre tribune?
Il gol di Pazzini e va bene, la prova per me buona di Fiore e va benissimo, ma sul portiere bisognava chiudere gli occhi e far finta di niente?
Se ho Galli nel mio parterre di opinionisti nel Pentasport, come posso non interpellarlo su come si possa uscire da un periodo particolare come quello che sta vivendo Lobont?
Non farlo vorrebbe dire non essere onesti con chi segue le trasmissioni.
Mi è capitato di vedere spesso Milan Channel durante il periodo nero di Dida e vi assicuro che i tentativi di nascondere quello che tutti vedevano era al tempo stesso ridicolo e comico.
Per questo, a coloro che accusano i giornalisti (ed io, ormai lo sapete, sono quanto di più lontano si possa immaginare dallo spirito corporativo di categoria) di remare contro, voglio dire di darsi una calmata.
Lobont ha sbagliato due volte in due partite e se la stessa cosa fosse capitata in viola a Pagliuca o Sereni saremmo stati tutti molto più severi, critica compresa.
Con Toldo no, perché aveva un bonus da consumare, ma tranquilli che avrebbe fatto alla svelta a spenderlo.
Continuiamo quindi a sperare che Lobont possa essere una buona soluzione per il futuro, ma non dividiamoci su qualcosa che non porta a niente.
In conclusione, consideriamo Lobont un giocatore come tutti gli altri.
Non facciamone un colpevole perché ha preso due gol evitabili, ma non beatifichiamolo prima del tempo solo per il fatto di essere stato la “corvinata” più grossa dell’ultimo mercato.

Meno male che c’è la registrazione a testimoniare della mia voglia di dire quello che magari non sarebbe stato giusto dire, e cioè che come con la Juve nel 1989 “il sogno dei fiorentini sarebbe stato quello di segnare ecc…”.
Giuro che mi è venuto l’impulso, ma ho fatto un gran pasticcio, un po’ perché avevo paura che non andasse nello stesso modo e un po’ perché mi vergognavo di abusare del colpo di fortuna di diciassette anni fa.
Ma si vede che era il giorno giusto ed è andata alla grande, anche se l’angolo lo hanno battuto dall’altra parte.
Pazzini come Borgonovo? Prendiamo come auspicio per il futuro
Partita molto difficile, con due aspetti da tenere bene a mente per essere ancora più contenti: la prova di Fiore e la rabbia viola nel finale.
Davvero, Fiore ha sorpreso.
Non tanto nel primo tempo, quanto nel secondo, quando era in debito di ossigeno e a quel punto ci ha messo il cuore.
Benissimo Jimenez e Bojinov, ora sarà dura scegliere i due d’attacco e pure i due sulle fasce.
Lasciamo la palla in mano a Prandelli e fidiamoci di lui senza problemi.
Infine, grazie a tutti voi: avete reso questo giorno indimenticabile per me e per tutti quelli che mi vogliono bene.

Quante volte nelle ultime ore state andando sul vostro sito di riferimento per avere notizie del piccolo Tommaso?
Io lo faccio almeno ogni ora e mezzo, per adesso inutilmente.
Ci sono cose che ti prendono allo stomaco, questa è una specie di Vermicino dilatata nel tempo, o almeno io la vivo così, con la stessa angoscia.
Domattina sarà la prima cosa che farò: leggere come stanno le cose e speriamo che la notte porti consiglio a queste bestie.

Ho capito che era una cosa veramente speciale quando (molto gentilmente) mi ha chiamato Stefano Prizio da Fiorentina.it per chiedermi notizie sulla mia millesima radiocronaca.
Siccome i rapporti con lui ultimamente non erano stati un granché, mi sono detto che forse, per una volta, mi potevo pure rilassare e godermi l’avvenimento.
Perché, e questa è una confessione in piena regola, io sono fatto così.
Cioè, sono fatto male.
Nel senso che penso sempre al dopo e mai al momento, in una sorta di frenetica rincorsa che, lo so benissimo, non mi porterà mai da nessuna parte.
Ma probabilmente è stata proprio questa inquietudine a farmi arrivare alle mille radiocronache, anche se dopo ogni campionato ho pensato: o mio Dio, queste sono state davvero le ultime.
Perché? Perché l’anno prossimo la Lega ci darà la caccia, la Rai ci farà senz’altro causa, la Fiorentina non ci venderà più i diritti e via a seguire in un crescendo di catastrofismo al cui confronto Cocciante e Leopardi erano proprio dei dilettanti.
Ho perseguitato fidanzate, mogli, amici e soprattutto il mio “fratello” Rinaldo Pieroni con queste paure, che solo da poco tempo si sono dileguate.
Strano, a pensarci ora, che abbia sempre pensato che l’eventuale stop alle mie radiocronache potesse dipendere solo da cause esterne.
E’ come se non avessi mai messo in dubbio il fatto io ci sarei stato.
Sempre e comunque, ed infatti negli unici due casi in cui mi si erano aperte prospettive professionali nazionali ho rinunciato in dieci secondi senza mai pentirmene.
Adesso, e lo dico con molto pudore, provo una sorta di dolce orgoglio per il numero di partite che sono riuscito a raccontare, partendo (ma sì diciamolo con una spruzzata di sana retorica) veramente da zero.
Se la Fiorentina mi darà una mano, domenica ci sarà da divertirsi.

Negli anni settanta ho conosciuto una famiglia di italiani costretti a fuggire dalla Libia. La loro tristezza interiore, il loro gentile smarrimento di fronte alla nuova realtà è un sentimento che mi torna in mente ogni volta che in
televisione appare il volto dell’esimio colonnello Gheddafi.
Ed è apparsa tante volte quella bella faccia.
Come azionista importante e decisivo della Fiat, come referente importante di Andreotti nella sua lungimirante politica estera, in veste di padre di un
calciatore di serie A.
Blandito da quasi tutti i nostri Presidenti del Consiglio, questo campione di democrazia è al potere da più di trent’anni.
Lo batte solo Fidel Castro, ma ha superato ampiamente Pinochet e sinceramente non ho mai capito che differenza passi tra lui e Saddam Hussein.
Gheddafi ha ammazzato e fatto ammazzare migliaia di persone e forse qualche parente degli 81 morti di Ustica potrebbe chiedere a lui qualche notizia su uno
dei più gravi misteri della storia italiana.
Adesso Gheddafi torna a minacciarci, chiedendo un indennizzo per l’occupazione coloniale di quasi cento anni fa.
Quanto vuole signor colonnello?
E come la dobbiamo pagare: in dollari o in euro?
Ci dica il prezzo, noi siamo pronti a tutto pur di
vederla tranquillo.
Fino alla sua prossima porcata.

Non c’è per fortuna solo Sanremo: è stata accesa la fiaccola delle Paraolimpiadi, quelle dedicate a uomini e donne “diversamente abili” che cominceranno il 10 marzo.
Lo scrivo qui, tra la Nazionale ed il Siena, perché ogni volta che vedo una prestazione di questi maestri di vita rimango esterefatto.
Non escludo assolutamente di parlarne ancora tra una decina di giorni.

Adesso siamo diventati davvero una squadra normale.
Straordinariamente normale, dove lo straordinario da stasera sta tutto nell’eccezionale amore di una tifoseria verso una maglia.
Serata da sogno e da marziani.
Perché sentire gli applausi al nome di Lippi, vedere Del Piero che segna sotto la Fiesole tra l’entusiasmo del pubblico sono cose assolutamente imprevedibili; scorgere molte persone che quasi si commuovono al suono dell’inno nazionale è qualcosa che invece fa bene al cuore.
Pur rimanendo del tutto convinto che Carrao, Galliani e compagnia cantante debbano andare a casa (ma Mazzini presidente, no?), mi sono sentito orgoglioso di essere fiorentino, stavolta abbiamo davvero svoltato.
Alla fine, come avevo pensato fin dall’arrivo dei Della Valle, era giusto far giocare la Nazionale a Firenze.
Nella primavera di tre anni fa lanciammo dalla radio una campagna per il ritorno degli azzurri, una specie di sondaggio tra gli ascoltatori che si concluse con esiti sconfortanti e dovetti accettare il verdetto delle risposte a malincuore.
Forse perché sono tra quelli che digeriscono a fatica le eliminazioni azzurre agli Europei e ai Mondiali, non avendo mai capito come mai in queste grandi competizioni si dovesse soffrire per le sorti di un’altra squadra, non so il Brasile o l’Argentina.
Per me questa cosa assomiglia molto al tifo di tanti toscani per Juve, Milan o Inter: inconcepibile.
Quando dietro a me ho visto Ciuffi fare la ola per ben cinque volte consecutivamente, ho capito che la Nazionale aveva davvero fatto pace con Firenze.
Finalmente, e ora concentriamoci sul Siena

Torniamo a parlare di Fiorentina, che è meglio.
Chi esce per far posto a Brocchi?
La soluzione più logica porterebbe a Montolivo, ma chissà se nella testa di Prandelli ha convinto di più lo scintillante Jimenez del secondo tempo di Parma o l’ordinato ex atalantino, che per sessanta minuti ha seguito per filo e per segno i compiti tattici che doveva svolgere.
Paradossalmente è meno dannoso tenere fuori il cileno, perché è più lesto ad entrare in partita e questo Montolivo, come dicevamo una decina di giorni fa, se non lo si fa giocare almeno quattro/cinque partite di seguito non scopriremo mai quanto possa valere.
E però io alla fantasia di Jimenez, soprattutto in questo stato di forma, ci rinuncerei proprio malvolentieri e Donadel è stato secondo me tra i migliori a Parma.
Jorgensen è tornato ad essere decisivo e sulle due punte non si discute: vedete che non è poi così semplice fare l’allenatore?

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