Mi ricordo bene i ritiri a cui ho partecipato come inviato di me stesso (cioè di Radio Blu): erano molto più divertenti perché tutti potevano intervistare tutti e perché succedeva sempre almeno un casino.
Questo invece, come del resto gli altri due dell’accoppiata Prandelli/Corvino, è stato un ritiro molto regolare, direi quasi “noioso” per noi della stampa.
In compenso è stato invece ottimo per la Fiorentina, che ha lavorato in tranquillità, isolando Bojinov e chi tra il suo entourage ha provato a fare un po’ di rumore, appiccicando striscioni e quant’altro.
Romanticamente mi spiace che le società di calcio si siano così “militarizzate”: il tempo passa e ogni tanto ripenso a quando andavo ancora in curva Ferrovia ed il mitico ragionier Righetti mi dava solo il pass per le interviste post partita.
Si aspettava una ventina di minuti e si faceva poi irruzione nello stanzone viola dove Antognoni, Desolati e gli altri erano ancora mezzi nudi e potevano parlare senza problemi con chiunque.
Adesso se becchi qualcuno fuori dalla super sponsorizzata sala interviste ti viene quasi il senso di colpa a chiedere qualcosa e poi comunque avverti subito l’addetta stampa del fattaccio.
Devo però riconoscere amaraemente (per noi giornalisti, ovvio) che questa è l’unica strada percorribile, perché un giocatore di serie A qualsiasi fattura ormai più di un negozio del centro e quindi non si può rischiare di mandare qualcosa di traverso con la comunicazione.
Tornando al ritiro, mi pare davvero che abbiano lavorato bene e che il clima lassù a Castelrotto sia più sereno rispetto a Firenze.
Dove, sarà il caldo, ci agitiamo tutti un po’ troppo.

Mettiamola così: arriva Cassano, pagato per tre quarti dal Real Madrid, e attraverso misteriosi meccanismi quasi esoterici riesce a non dare di fuori come un matto per nove mesi.
E dopo?
Dopo il Real Madrid se lo riprende e rivende al miglior offerente e noi saremo tutti lì a piangere e a chiederci se ne valeva la pena
Tutto questo nella migliore delle ipotesi.
Nella peggiore, quello arriva, comincia a sgommare con la sua Ferrari sul viale dei Mille, non appare mai in sala stampa, sradica tre bandierine e cinque raccattapalle, manda a quel paese due volte Prandelli (a cui pare abbia dato del tu nel primo contatto romano) e quattro volte Montolivo, perché secondo lui non gli ha passato bene il pallone, si spupazza sette/otto/dieci fanciulle al Collebereto, segna tre gol da favola, ma gioca in tutto venti partite su cinquanta facendo imbestialire i compagni di squadra, primi fra tutti Pazzini, Vieri e Mutu.
A me sembra di sognare a sentire ancora parlare di Cassano allla Fiorentina: ma che ci viene a fare?
Guardate che Cassano dovrebbe giocare al posto di Mutu e voi lo cambiereste Mutu con Cassano?
A me pare che si stia esagerando con Prandelli, nel senso che sono d’accordo che sia con Spalletti il migliore tra quelli che allenano in serie A, ma ricordiamoci che non è Muccioli e che, soprattutto, la Fiorentina non la è San Patrignano dei giocatori tecnicamente perduti.

Forse ci vorrà l’intervento dei Della Valle per porre fine a quella che sembra sempre di più una “Guerra dei Roses” in salsa viola.
Sto parlando ovviamente del solito Bojinov, degli striscioni che improvvisamente spuntano a Castelrotto e del deprezzamento sempre più evidente del giocatore.
Una storia triste, in cui noi non possiamo che fare da cassa di risonanza.
Sono certo che i proprietari della Fiorentina sono a conoscenza e avallano la linea dura di Corvino, ma c’è da capire se in caso di improvviso rinsavimento del bulgaro e del suo entourage (leggi firma del prolungaemnto del contratto) siano disposti a farlo davvero questo prolungamento.
Perché questa è l’unica strada (tortuosa) percorribile: come nelle famiglie con i bambini bizzosi uno (Corvino) fa la parte del cattivo e l’altro (Della Valle) quella del più comprensivo.
Scena dal ritiro: Bojinov chiede un colloquio con uno dei due fratelli (forse è meglio Andrea, ma è pure più imbarazzante dopo Perugia 2006), china la testa e dice: “ho sbagliato, firmo”.
Il suddetto fratello Della Valle fa un bel sospirone, pensando a quanta fatica sia stata fatta per poter corrispondere la modica cifra di due milioni e duecentomila euro lordi annui ad un suo dipendente ventunenne, e rimette la palla a Corvino e Prandelli.
Altre soluzioni non ne vedo, a meno di rassegnarsi davvero a perdere 15 milioni di euro in 4 anni.

Di solito si sogna in attacco e si vince a centrocampo e difesa.
Ecco perchè, nell’auspicabile ma remoto caso in cui dovesse arrivare ancora un rinforzo, sarebbe meglio puntare su un esterno o su un mediano.
In attacco ci siamo presi dei rischi secondo me eccessivi con Vieri, però almeno numericamente dovremmo esserci, sempre che Prandelli consideri Lupoli uno pronto ad entrare, una specie di Giuseppe Rossi in rampa di lancio.
A centrocampo invece non sarebbe male alzare la qualità complessiva del reparto, certamente non con Tacchinardi, mentre sulle fasce le condizioni di Santana e i prossimi 33 anni del grande Jorgensen potrebbero indurre a ragionamenti più approfonditi.
Da Castelrotto comunque Poesio e Sardelli mi dicono che nell’aria c’è ben poco, però Corvino è uno che si sa smarcare molto bene e non è detto che non possa arrivare la sorpresa.

Non mi pare di ricordare tre anni fantastici di Ujfalusi; alla Passarella o alla Vierchwood, tanto per capirsi.
Buoni sì, ma non straordinari, con ottime partite ma anche qualche distrazione di troppo nelle chiusure in diagonale.
Un giocatore utilissimo, insomma, però non indispensabile.
Ecco perché, se dipendesse da me, incarterei il signor Ujalusi e lo spedirei diritto al Siviglia, sempre ammesso che ci diano 6 milioni di Euro e che il giocatore sia d’accordo.
Perché il punto è proprio questo: ascoltando ieri sera l’ottima intervista del bravo Biagiotti al Pentasport ho avuto la netta impressione che stiano giocando sporco con la Fiorentina.
Che vogliano cioè arrivare alla scadenza del contratto per liberarsi a parametro zero per intascare una valanga di soldi dalla prossima squadra.
Ed è per questo che il signor Ujfalusi ha chiesto alla Fiorentina, per continuare a vestire la maglia viola, molti più soldi del tetto di ingaggio e di quanto guadagnano oggi Frey e Mutu, che, con tutto il rispetto, non sono neanche paragonabili con lui.
Alla fine, come sempre, è una questione di soldi, ma ci dovrebbe entrare pure un po’ di rispetto verso la Fiorentina, però forse in queste cose sono troppo di parte.
Dice: e come si fa senza Ujfalsi?
Semplice, si draga il mercato e si prova a comprarne un altro del suo livello, e non dovrebbe essere un’impresa titanica.
Senza contare che è un po’ troppo stridente il comportamento della dirigenza viola verso Bojinov e quello nei confronti di Ujfalusi e secondo me non regge del tutto la storia degli otto anni di differenza tra i due.
Comunque alla fine la domanda corretta è una sola: una stagione di Ufo vale sei milioni di euro?
Secondo me no.

Mi spiace non poter rispondere alle vostre domande o non ribattere a qualche stoccata polemica che mi fa un po’ arrabbiare, ma non sarebbe giusto intervenire parzialmente e penalizzare alcuni amici.
Ho in compenso letto tutto e mi sono posto una domanda retorica al comtrario: se questi sono i gradi di nervosismo di un’estate che ci vede in Uefa nonostante la penalizzazione, cosa avremmo dovuto fare l’anno scorso?
O nel 2002?
Come minimo, in una corretta proporzione delle cose, avremmo dovuto mettere a ferro e fuoco la città e per fortuna i fiorentini ed i tifosi viola si sono dimostrati molto più maturi di alcuni fomentatori di professione.
Qualcuno mi accusa di incoerenza per i due prcedenti post ed invece sono l’uno la conseguenza dell’altro, solo che non mi faccio prendere dall’istinto e provo a ragionare, non scordandomi mai che si sta parlando oggettivamente dell’acquisto (mediaticamente pesantissimo) di un attaccante di riserva.
Le mie perplessità su Vieri restano tutte e sarà solo il campo a fugarle, così come restano assolute le mie certezze su Prandelli e fino a quando c’è lui io mi sento tranquillo.

Mi conforta avere avuto la stessa reazione di uno dei colleghi che stimo maggiormente, Benedetto Ferrara.
Una reazione di pancia, che partiva dallo sbigottimento e arrivava fino alle perplessità e ai rischi dell’operazione Vieri.
E poi una reazione di testa, che cercava di capire i perché dell’affare.
Spero che tutto questo sia stato spiegato nel precedente post, ora però è ora di voltare pagina.
Anche perché é arrivato l’esterno voluto da Prandelli (e sottolineo quel voluto, perché evidentemente Semioli era una prima scelta) ed è come se fosse stato acquistato un ragazzino per la Primavera.
Siamo veramente bravi ad esagerare e qui bisogna pure stare attenti perché a me non sono piaciute affatto alcune speculazioni giornalistiche che affiorano qua e là sull’acquisto di Vieri.
Ancora non ho letto i giornali, ma già ieri, mi pare sul sito della Gazzetta, si parlava di tifosi viola in rivolta.
Ma quando mai?
Per questo dico che ora à meglio mettere uno stop alle polemiche, magari ricordando che questa emergenza dell’attacco fino ad un mese fa non esisteva, perché eravamo un po’ tutti convinti che saremmo partiti con Pazzini e Bojinov, che poi era la cosa che in tanti prospettavano nella stagione 2005/2006.
Poi si è aperto il caso del bulgaro (in cui la Fiorentina ha pienamente ragione) ed è stata trovata questa soluzione, che può piacere o meno, ma che non può avvelenarci l’estate.
A meno che non si voglia vincere il primo premio del Trofeo Tafazzi…

FINE SETTIMANA CON INTERNET AD INTERMITTENZA: SEMMAI SCRIVO, MA NON POSSO RISPONDERE, SIATE CLEMENTI…

Sarò il primo ad esultare per i gol di Vieri e a ricredermi e dire bravo a Corvino per questa operazione che, se fosse vero quello che mi ha scritto nella notte Poesio da Castelrotto, mi lascerebbe perplesso.
Faccio uno sforzo e mi libero dell’istintiva antipatia verso un personaggio che ha fatto di tutto per essere sgradevole nelle poche occasioni in cui ho avuto a che fare con lui, e questo giuro che non influirà nei giudizi prossimi venturi.
Anzi, c’è il rischio che sia più indulgente, proprio per la paura che il pregiudizio mi giochi un brutto scherzo, però il punto è un altro.
Vieri è un azzardo tecnico che non so fino a che punto ci possiamo permettere.
Negli ultimi due campionati è come se non avesse mai giocato e ha 34 anni, quattro in più di Toni.
Magari in questa stagione ce lo possiamo pure permettere perché non siamo a meno 19 ed è convinzione comune che la Champions sia molto, ma molto difficile da raggiungere.
Magari ci fa comodo in Europa, dove ha più esperienza del resto della squadra messa insieme e questa potrebbe essere una spiegazione.
Un altro aspetto consolatorio è Prandelli: certamente Corvino si sarà consultato con lui prima di agire e se è d’accordo Prandelli dobbiamo stares tutti un po’ più tranquilli.
Eccomi quindi qui perplesso, ma pronto ad indossare il cilicio al decimo gol di Vieri in campionato (però speriamo che giochi poco, perché vorrebbe dire che Pazzini sta andando alla grande).

Serata con gli amici per festeggiare i cinquanta anni di uno di quelli che c’era all’inizio del Pentasport, Paolo Romero, ormai più di 28 anni fa.
E allora ti vengono in mente mille cose che nemmeno sapevi di aver chiuso nella tua memoria.
Te le trovi davanti, le vorresti afferrare, ma restano beffardamente impalpabili, come i sogni quando ti svegli e quelli fuggono via.
Qualcosa però ti rimane appiccicato addosso lo stesso ed avendo la fortuna/fatica di disporre di un blog, avverti la narcisistica voglia di fissarle una volta per tutte da qualche parte.
Dunque, si chiama Pentasport perché erano ovviamente cinque gli sport di cui parlavamo il sabato sera dalle 18 alle 19 a Radio Tele Arno, dal gennaio all’aprile 1979.
Direttore artistico era il G (che si chiamava allora con il suo vero nome e cognome e che non trasmetteva), mentre una speaker di punta era Stella (che però non si chiamava Stella).
Io dirigevo il programma e mi occupavo, ma guarda un po’…, di Fiorentina, Orlando Mazzoni (figlio del grande Mario, storico allenatore in seconda dei viola e vincitore di una Coppa Italia) seguiva la B.
Poi c’erano Maurizio Passanti (testimone di nozze del mio primo matrimonio) per il tennis, Alessandro Canalicchio (testimone di nozze del mio secondo matrimonio) per l’automobilismo, Fabio Sacco e Paolo Romero per il basket ed infine Fabrizio Ignesti per la pallavolo.
Di quest’ultimo, stasera è stata ricordata soprattutto la sorella, veramente spettacolare, che ad essere sinceri deve essere stata il vero motivo del suo ingresso in redazione.
Trasmettevamo pure in televisione, a TeleFirenze, ed il G scrisse e cantò per noi una sigla molto carina, pensa un po’ come cambiano i tempi…
Poi proprio il G mandò a quel paese il proprietario di Radio Tele Arno, noi lo seguimmo e ci trovammo così a spasso, salvo poi approdare in parte a R6, una delle radio più alla moda di quegli anni, l’ideale per far colpo sulle fanciulline dell’epoca.
Intanto però eravamo già rimasti in due, io e Maurizio: gli altri avevano fidanzate e/o cose più importanti da fare.
Ci promisero soldi che non vedemmo mai e a luglio Stella mi presentò a Radio Blu, dove presi le mie prime centomila lire, dopo tre anni a guadagno zero.
Questa è la storia e non so perché ma stasera mi sarebbe piaciuto rivivere anche una sola ora di quelle grandi ingenuità di fine anni settanta.
Quando gli ormoni zampillavano ed io giravo con la terrificante 850 coupé scassata di mia mamma, e quando chiedevo come diavolo si facesse a diventare giornalista mi sentivo sempre rispondere che era meglio lasciar perdere.

Ma insomma come vorreste che ve la raccontassimo la Fiorentina?
Due premesse mi sembrano d’obblgo: la prima è che ognuno risponde a se stesso o al massimo al proprio direttore.
E qui mi viene in mente una puntata del Pentasport con in studio i due cavalli di razza (Bardazzi e Ceccarini) costretti a tacere di fronte ad un Corvino arrembante contro tutto e tutti a cui non nu fu possibile replicare per mancanza di tempo perché poi doveva in tutti i modi partire il programma successivo.
Loro fecero una pessima figura per colpa mia perché era concordato che fossi solo io a condurre l’intervista.
La seconda premessa è che qui stiamo parlando di calcio e non di inchieste sulla malasanità o su altri argomenti che coinvolgono pesantemente la nostra vita quotidiana.
Voglio dire che ci vuole pure una certa leggerezza nell’affrontare le cose, ed invece vedo sempre più gente invasata, convinta che scoprire il nuovo esterno viola sia una specie di riedizione del Watergate, con Semioli al posto di Nixon.
Rimane comuqnue la domanda di fondo: come la vorreste questa stampa?
Prendiamo il presunto caso Do Prado.
Scopriamo che il giocatore non ha nessuna voglia di andare a Treviso anche perché Reginaldo (e vi assicuro che è vero) gli ha raccontato di come da quelle parti il razzismo affiori spesso e volentieri: se rifeiamo la cosa creiamo un (piccolo) problema alla Fiorentina, se non lo facciamo nessuno saprà mai niente, ma allora che ci stiamo a fare?
Così come la critica: a me sinceramente non pare così grave dire o scrivere che la Fiorentina in questo momento è un cantiere, che non è poi tanto differente dal dire o scrive che è ancora incompiuta.
Attenzione: che è un cantiere non l’abbiamo detto noi e che è incompiuta l’ha detto implicitamente Prandelli, quando ha parlato di rosa completa all’ 80%.
E però Corvino si arrabbia, secondo me troppo, e magari qualcuno di voi comincia pensare che i giornalisti sono sempre i soliti, pronti a seminare zizzania.
Difficile quindi azzeccarla, impossibile accontentare tutti.

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