Serata con gli amici per festeggiare i cinquanta anni di uno di quelli che c’era all’inizio del Pentasport, Paolo Romero, ormai più di 28 anni fa.
E allora ti vengono in mente mille cose che nemmeno sapevi di aver chiuso nella tua memoria.
Te le trovi davanti, le vorresti afferrare, ma restano beffardamente impalpabili, come i sogni quando ti svegli e quelli fuggono via.
Qualcosa però ti rimane appiccicato addosso lo stesso ed avendo la fortuna/fatica di disporre di un blog, avverti la narcisistica voglia di fissarle una volta per tutte da qualche parte.
Dunque, si chiama Pentasport perché erano ovviamente cinque gli sport di cui parlavamo il sabato sera dalle 18 alle 19 a Radio Tele Arno, dal gennaio all’aprile 1979.
Direttore artistico era il G (che si chiamava allora con il suo vero nome e cognome e che non trasmetteva), mentre una speaker di punta era Stella (che però non si chiamava Stella).
Io dirigevo il programma e mi occupavo, ma guarda un po’…, di Fiorentina, Orlando Mazzoni (figlio del grande Mario, storico allenatore in seconda dei viola e vincitore di una Coppa Italia) seguiva la B.
Poi c’erano Maurizio Passanti (testimone di nozze del mio primo matrimonio) per il tennis, Alessandro Canalicchio (testimone di nozze del mio secondo matrimonio) per l’automobilismo, Fabio Sacco e Paolo Romero per il basket ed infine Fabrizio Ignesti per la pallavolo.
Di quest’ultimo, stasera è stata ricordata soprattutto la sorella, veramente spettacolare, che ad essere sinceri deve essere stata il vero motivo del suo ingresso in redazione.
Trasmettevamo pure in televisione, a TeleFirenze, ed il G scrisse e cantò per noi una sigla molto carina, pensa un po’ come cambiano i tempi…
Poi proprio il G mandò a quel paese il proprietario di Radio Tele Arno, noi lo seguimmo e ci trovammo così a spasso, salvo poi approdare in parte a R6, una delle radio più alla moda di quegli anni, l’ideale per far colpo sulle fanciulline dell’epoca.
Intanto però eravamo già rimasti in due, io e Maurizio: gli altri avevano fidanzate e/o cose più importanti da fare.
Ci promisero soldi che non vedemmo mai e a luglio Stella mi presentò a Radio Blu, dove presi le mie prime centomila lire, dopo tre anni a guadagno zero.
Questa è la storia e non so perché ma stasera mi sarebbe piaciuto rivivere anche una sola ora di quelle grandi ingenuità di fine anni settanta.
Quando gli ormoni zampillavano ed io giravo con la terrificante 850 coupé scassata di mia mamma, e quando chiedevo come diavolo si facesse a diventare giornalista mi sentivo sempre rispondere che era meglio lasciar perdere.