Sentimenti da post vittoria emersi da sms radiofonici: il Bari non vale niente, Mihajlovic ha completamente sbagliato i cambi, bisogna comprare qualcuno a gennaio.
E i tre punti?
Il sospiro di sollievo per un successo tanto importante quanto meritato?
Poco più di niente, a dimostrazione che esiste una rabbia sotterranea, annaffiata spesso da dichiarazioni improvvide, dall’atto delinquenziale di Mutu e dall’attuale scarso appeal di chi guida la Fiorentina.
Qualcuno, temo in molti, ha perso il senso delle cose: si tifa viola e a fine gara prima di tutto si gioisce soddisfatti se si è vinto, il resto viene dopo.
E comunque qualcuno mi deve spiegare se per caso il Bari ha fatto altre azioni pericolose oltre al gol, a meno che non si vogliano considerare tali i due recuperi di Gamberini e Pasqual.
Abbiamo meritato di vincere nel contesto di una partita a tratti soporifera e con svarioni tecnici da eccellenza.
Siamo convalescenti e continuo ad essere iscritto al partito dei 40 punti, però almeno passiamo una domenica tranquilla.

Aveva ragione Corvino e torto io, Manuela e Prandelli: sarebbe stato giusto vendere Mutu nel settembre 2008.
Lui, loro, sapevano di molte cose che noi ignoravamo, o forse preferivamo non sapere perché il tam-tam dei tassisti fiorentini c’è sempre stato.
Non c’è nulla da fare, la partita è persa: quando uno si comporta come Mutu, vuol dire che è fuori dalla relatà, che non ha capito dove si trova, cosa ha ricevuto dalla gente ed il tradimento che sta infliggendo a chi gli vuole bene.
Peggio, molto peggio di Edmundo che se ne va al Carnevale con Batistuta rotto.
La notizia delle 12 di oggi è come aver preso un gol dal Bari in apertura di partita, con l’aggravante che non esiste più la possibilità di rimonta.
Tutto in queste ore passa in secondo piano, compresa purtroppo la festa ad Antognoni.
Non ci sono margini di ricucitura, ha perso la Fiorentina e abbiamo perso noi, senza avere nessuna colpa se non quella di essersi fidati di chi a quasi 32 anni non sa come comportarsi.

Giusto dire che Corvino resterà fino al 2012, anche per evitare la sindrome Prandelli, cioè pensare che sia cominciato il “bomba libera tutti”, tanto “chissà dove sarà domani chi comanda oggi”.
E invece a tenere il bastone del comando ci sarà ancora il buon Pantaleo, sperando che ritrovi la mano e il passo dei primi quattro anni e che il 2010 sia solo l’isolato anno orribile della Fiorentina.
Prepariamoci dunque a nuove battaglie dialettiche, che personalmente non farei affatto e che comunque rimanderei a situazioni di classifica degene del passato (tutto il passato…) viola.
Mi rimane solo un dubbio da addetto ai lavori, un dubbio che forse è condiviso anche da chi questi lavori li sovvenziona a larghe mani e cioè i tifosi: ma non era proprio possibile scriverle un paio di mesi fa quelle quattro righe di comunicato che certificano la permanenza di Corvino alla Fiorentina fino al 30 giugno 2012?

Va bene amare la viola, incitarla, soffrire per lei, ma non venga chiesto ai tifosi di stare zitti, di non esprimere il proprio malcontento.
Perché è un po’ questo l’andazzo degli ultimi tempi: chi critica e analizza sembra commetta un delitto di lesa maestà.
Ma dove sta scritto che definire nettamente insufficienti le campagne acquisti-cessioni del 2010 significhi essere contro la Fiorentina?
Si può essere scontenti della gestione societaria degli ultimi nove mesi (e insisto: anche di quella mediatica) e andare lo stesso sabato a tirare fuori tutto quello che uno ha dentro al Franchi, per aiutare la squadra a fare tre punti fondamentali.
C’è bisogno della giusta tensione, un mix di concentrazione e cattiveria agonistica, perché non vorrei che qui a forza di dire di tranquillizzare l’ambiente si scivolasse nella fiacca.
Contro il Bari ci vogliono allenatore e giocatori affamati e pure un po’ preoccupati della reazione del popolo viola di fronte ad una nuova prestazione scialba o anche ad una buona prova che duri però al massimo trenta minuti.
Stringiamoci dunque intorno alla Fiorentina, ma senza buttare il cervello all’ammasso e ricordando che sempre e solo di calcio stiamo parlando.

Perché Andrea Della Valle non torna presidente?
Come sta D’Agostino, quando torna?
Perché Corvino non convoca una bella conferenza stampa?
Un incontro a reti unificate, in cui per la prima volta dopo cinque anni e quattro mesi di attacchi a volte giustificati ai giornalisti, a volte completamente fuori luogo, basta pensare a quando ne accusò cinque (Ferrara, Sandrelli, Righini, Tenerani, Beha) di svegliarsi pensando solo a come danneggiare la Fiorentina (esponendoli tra l’altro al rischio fisico, perché mica tutti sono normali di cervello), e ci dice “scusatemi, a volte ho ecceduto, può darsi abbia commesso degli sbagli in campagna acquisti e cessioni, ma adesso tiriamo una bella riga e ripartiamo uniti, almeno fino al termine del campionato”?
Perché la Fiorentina, di proprietà di signori tra i più potenti d’Italia, straordinari nell’imporre i propri nomi e i propri marchi nel mondo, ha lasciato che negli ultimi due anni la propria immagine fosse quasi completamente gestita da Corvino, che ha sempre fatto il direttore sportivo?
Non si potrebbe anche tardivamente rimediare ai gran danni mediatici provocati con gli attacchi a tutto e tutti, i 4 anzi 5 “scudetti vinti” e gli imponenti comunicati sul nulla (tre esempi: Calamai smentito sull’intervista a Melo, Radio Blu smentita per aver detto della presenza peraltro accertata e confermata in sede addirittura di…Cellerino, il puntiglioso e stizzito intervento sul fondamentale affaire della cena Pieri-Dunga)?
Perché in questo periodo continuano a giocare Felipe e Cerci, assolutamente fuori condizione mentale?
Che fine ha fatto la sentenza Mutu?
Cosa aspetta Diego Della Valle a farsi un giro a Firenze, stile vigilia della gara col Liverpool per mettere dentro questo mondo che gira alla rovescia un po’ del suo carisma?
Dopo cento giorni di preparazione si può vagamente sperare di avere una squadra che duri dal punto di vista atletico qualcosa in più di trenta/quaranta minuti, visto anche che non ci sono impegni internazionali?
Domande, solo semplici domande.

La situazione è grave, ma evidentemente non seria, se si parla ancora, come ha fatto Mihajlovic, di quinto, sesto posto.
E la Champions?
Davvero non ci pensiamo più?
Via, non è il caso di essere pessimisti, perché prendere solo il 2010 come parametro per i giudizi?
E poi in fondo fino al marzo scorso eravamo in corsa su tre fronti: Champions, campionato e Coppa Italia…
Sul campo la Fiorentina è stata molto meno brutta della sua classifica e solo due giocatori mi sono sembrati nettamente al di sotto della sufficienza: Felipe e Cerci, per quel poco che hanno giocato.
Visto che erano anche gli unici due nuovi acquisti del 2010 in campo, si potrà dire che le ultime due sessioni di mercato sono state perlomeno criticabili, e uso un eufemismo?
Gli altri si sono difesi, hanno dato quello che potevano, fino a quando hanno potuto, giocando in qualche caso completamente fuori ruolo (Pasqual e Santana).
Poi si potrà parlare e sparlare di tutto, di ADV che non è presidente, della pessima comunicazione di una società che spara con il bazooka ai moscerini (leggi le continue smentite per le cose più infime) e di altre cose, ma i soldi sono stati spesi e ai giocatori è stato riconosciuto il quinto monte ingaggi del campionato.
D’Agostino, dice Mihajlovic, starà fermo altri venti giorni, Montolivo cerca faticosamente di recuperare, Babacar non è ritenuto idoneo (ma che è peggio di Bonazzoli, Castillo e Keirrison, tutte le altri grandi pensate dal gennaio 2009 ad oggi?) e così ci aggrappiamo al reietto Mutu, quello che volevamo dare via a tutti i costi e che adesso deve tirarci fuori dai guai.
Ragazzi, qui ci stiamo avvitando su noi stessi e quei quaranta punti del titolo mi sembrano oggi un bel traguardo da raggiungere, non importa con quale allenatore, direttore sportivo o presidente.

Negli ultimi anni mi è capitato diverse volte di non avere la percezione esatta di quello che stessi facendo o costruendo.
Succede così che mi sorprenda a ripassare mentalmente alcuni momenti della vita e rimanga spesso con dentro un vago senso di estraneità: ma ero io quello che presentava il libro in un Salone dei 500 strapieno?
Ero io quello che ha girato i campi della serie C2 e qualche anno prima e dopo qualche anno dopo quelli di Champions?
Ieri sera a Viola nel cuore l’ultimo tuffo nel passato in ordine temporale: com’ero e cosa pensavo quando mi emozionavo così tanto (e si sentiva) al ritorno in campo di Antognoni nel 1985?
Ecco, adesso è arrivato davvero il momento perché la Fiorentina e Antognoni si incontrino di nuovo.
Molto è stato sbagliato da entrambe le parti, e magari se qualcuno riconoscesse i propri errori si farebbe senz’altro prima e sarebbe un vantaggio per tutti.
Ma Antognoni rimane l’unico in questa città, forse con Prandelli, capace di suscitare palpiti unici, piccoli spostamenti del cuore, e vedrete cosa succederà alle 20.40 di sabato prossimo.
Mi pare anche che Sandro Mencucci, l’unico fiorentino del gruppo ed inevitabilmente tifoso di Antognoni in gioventù, sia il più adatto a pilotare la macchina del “grande ritorno”.
Chi mi ha seguito nell’ultimo decennio sa che al contrario di altri non mi sono mai fatto prendere la mano dal facile populismo, dalla voglia del ritorno di Antognoni a tutti i costi, specialmente nei momenti in cui c’era troppa ruggine.
Ora questo tempo è passato, sono e siamo tutti cresciuti, anche e soprattutto la Fiorentina, e riportare Antognoni come uomo-immagine della Fiorentina potrebbe far scoccare la famosa scintilla per riaccendere il fuoco e provare a sconfiggere il grande freddo viola.

Finalmente si ricomincia con il contatto Fiorentina-tifosi.
Dopo aver ripetutamente sottolineato l’assurdità di una squadra arroccata su un’ipotetica e deleteria torre d’avorio, adesso va registrata con piacere la ripresa delle feste dei club con partecipazione dei giocatori.
Martedì tocca a Casciana Terme (presentazione della premiata coppia Loreto-Sergi), poi spero che tocchi anche ad altri perché in questo momento c’è bisogno di calore, visto anche il gelo della classifica.
Un bel punto a Genova aiuterebbe molto all’atmosfera della serata.

Ma questo Stato, così attento e burocratico nel rendere l’accesso ad uno stadio una partita di calcio uguale alla trafila per ottenere il passaporto, non riesce a contenere qualche centinaio di delinquenti serbi, che per un giorno hanno preso in ostaggio Genova e per una sera l’attenzione calcistica di un Paese?
Ma l’intelligence di due Stati non ha proprio saputo niente di quello che questi teppisti andavano organizzando da settimane?
Com’è possibile che io a Marassi non possa entrare in tribuna stampa con la bottiglietta da 33cl di acqua e questi bastardi si piazzino in favore di telecamera con forbici e trincetti, armati come se fossero al fronte (il loro fronte delirante, non il nostro)?
Cosa aspetta il ministro Maroni, così inflessibile con chi non ha la tessera del tifoso (che io comunque farei senza alcun problema), a convocare una conferenza stampa per spiegare alla parte sana dell’Italia gli errori di una serata da incubo e da vergogna per tutti, anche per l’Italia chi ha ospitato il vomitevole spettacolo e non è riuscito a porre un argine alla delirante e violenta imbecillità?
Speriamo che quello visto ieri ci svegli un po’, che si dica finalmente basta a tutto a ogni tipo di violenza.
Anche alle piccole e sottaciute prepotenze quotidiane che sedicenti signorotti autoproclamatisi capi (?) del tifo infliggono a chi vuole vedersi la partita in santa pace o a chi vuole esercitare il proprio sacrosanto diritto di critica.

Confesso tutta la mia delusione per il ritorno di Zanetti a Firenze: leggo (a ottobre!) di possibili manovre di mercato per andare a Parma a gennaio e se da un lato comprendo la grande abilità del mio amico Pallavicino, dall’altro mi chiedo che senso abbia parlare oggi di tutto questo.
In sedici mesi a Firenze Zanetti ha giocato alla grande i primi tre, per poi scivolare nell’anonimato e in una zona di campo sempre più ristretta.
Insomma, non è andata bene, a conferma che sui cavalli di ritorno è bene non puntarci troppo per non avere delusioni.
E comunque per Genova abbiamo bisogno anche di Zanetti, perché davvero non vedo altro soluzioni che non siano una maggiore copertura in mezzo, lasciando Cerci e purtroppo, ma inevitabilmente, Ljajic in panchina, con Vargas a centrocampo e l’accoppiata Santana-Marchionni sulle fasce.

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