Eppure la gente è arrabbiata.
Eppure non è vero che è tutto melassa, termine usato dopo la penosa prova di Palermo e che purtroppo è ancora di moda.
Perché la mia paura è che stiano narcotizzando l’ambiente, che senza quasi accorgersene si stia scivolando nell’indifferenza.
Ma non è così, basta scavare un po’, grattare quella patina di grigiore depositata dall’autoreferenzialità di qualcuno e dalla presunzione di altri.
E’ come se ci fosse qualcosa di possente e potente pronto a ripartire, basterebbe trovare chi dirige l’orchestra e fa partire la prima nota, ma la Fiorentina è sempre viva nel cuore del popolo viola.

Partiamo da un presupposto oggettivo: con Montolivo, sì il tanto sbertucciato Montolivo, e soprattutto Jovetic sarebbe finita in un altro modo, perché l’Inter è davvero poca cosa e la partita gliela abbiamo regalata noi, con due errori difensivi da scapoli-ammogliati.
Non riesco a portare Rossi sul banco degli imputati perché senza alcuna qualità e con quattro in meno su undici (sì, quattro: Gilardino, Vargas, Lazzari e Ljajic, proprio quelli che la qualità avrebbero dovuto darla) aveva incartato la gara a Ranieri e stavamo pareggiando senza troppo demerito.
Ma dopo gli ennesimi schiaffoni in trasferta vorrei fare un’analisi un po’ più approfondita e distribuire meglio le colpe, perché a me pare che la Fiorentina sia diventata un luogo incantevole, dove nessuno paga per i propri errori, non importa se ripetuti nel tempo.
Ed è proprio questa la colpa maggiore dei Della Valle e quindi di Cognigni che li rappresenta: lasciare che l’inezia prenda il sopravvento su tutto, che ci si trascini da una stagione fallimentare all’altra senza intervenire radicalmente su quella che è certamente una loro proprietà, ma non è una “cosa loro”, perché appartiene soprattutto a chi la ama.
Assenti a San Siro, assenti nel controllo della gestione quotidiana, con il povero Mencucci (povero, si fa per dire…) che si occupa di tante, troppe cose.
Avendo delegato in tutto e per tutto un professionsita, e non mettendo fino ad oggi il naso su quello che fa nel bene e nel male, io mi chiedo in quale altra squadra, oppure in quale altra società della galassia Della Valle, sia mai stato concesso un fallimento plurimo com’è accaduto con Corvino dalla campagna estiva 2009 ad oggi, passando per il fondamentale e clamoroso errore della scelta del tecnico che ci costerà forse due campionati.
Volevano fare i Della Valle l’autofinanziamento, ma negli ultimi 18 mesi sono stati spesi malissimo decine di milioni di euro, che succederà quando davvero bisognerà arrangiarci senza qualcuno che firmi l’assegno di ripianamento?
E qui voglio ribadire con forza un concetto: a me di Corvino uomo non interessa un fico secco.
Non ho mai flirtato con lui negli anni d’oro, tra noi non ci sono mai state telefonate paracule extra-lavoro, le uniche cene a cui abbiamo partecipato insieme in sei anni e mezzo erano quelle delle scommesse vinte e c’erano pure una trentina di tifosi.
Allo stesso modo non gli sono mai andato contro per partito preso, riconoscendogli anche nei momenti più bui come quelli che stiamo vivendo indubbi meriti (Nastasic, Behrami, in parte Boruc).
So che lui vive molto di battaglie personali, di rancori inestinguibili, io no, a me interessa la Fiorentina e siccome guadagno un ventesimo di quello che prende il direttore sportivo ho un compito molto più facile del suo: lui fa e io giudico.
Gli ultimi due anni di Corvino sono stati da 5 pieno, chi non è d’accordo dovrebbe argomentare il giudizio, a meno di non avere interessi nascosti: parlano i risultati e la desetrificazione del Franchi.
Due anni, non tre settimane, eppure leggo e ascolto che è tutto pronto per arrivare fino al 2015: un premio alla memoria?
Senza contare che un responsabile plenipotenziario di una società dovrebbe essere giudicato per qualcosa che va oltre gli acquisti e le cessioni, cioè la gestione del gruppo.
La Fiorentina viene gestita bene nella quotidianità?
Non mi pare, visto che è scomparso completamente il concetto di punizione per gli sbagli commessi e manca il senso di appartenenza alla società, di attaccamento alla maglia.
E qui veniamo ai giocatori: Vargas ci sta prendendo in giro da 5 mesi e nelle precedenti due stagioni avrà giocato da Vargas per non più di sei mesi complessivi: per quanto vogliamo continuare?
Ljajic era una bella promessa nel 2009, strapagato 6 milioni e mezzo, e si temeva che fosse un po’ viziato e che crescesse male. Ora ne abbiamo la certezza: Ljajic si crede un mezzo fuoriclasse ed è cresciuto malissimo.
Gilardino, per dirla alla Ciuffi, sono mesi che pare abbia le cambiali da pagare a fine mese e che non sappia come fare ad onorarle, ma al di là della tristezza che ha addosso e che evoca, è arrivato ad essere inferiore a Silva, impresa titanica per molti, figuriamoci per uno del suo livello.
Io, che ho fatto mediaticamente il diavolo a quattro perché restasse a Firenze, sono profondamente deluso e mi rifiuto di credere che sia a fine carriera perché ha solo 29 anni.
Lazzari non può essere questo, a meno che Allegri non fosse impazzito quando lo voleva portare a Milano, eppure corre con una pesantezza tale che me lo fa pure rimanere simpatico, perché mi ricorda le fatiche calcistiche del sottoscritto che aveva un buon piede, ma con una mobilità pachidermica.
Gli altri purtroppo sono il triste spettacolo che vediamo, dal volonteroso Silva al non infame Munari visto ieri, da De Silvestri a Pasqual, che pare un gigante in mezzo a tanta indolenza.
Questo è il quadro abbastanza desolante di una squadra e di una società dove dalla cassa si passa solo per riscuotere e mai per pagare le proprie colpe.

Mi sbaglierò, ma penso che questa sia stata la prima vera settimana normale del professor Rossi.
Con la squadra a disposizione, senza i veleni di una brutta sconfitta alle spalle, con un partita alle porte che psicologicamente si prepara da sola.
Ecco perché, dopo aver rifatto una preparazione atletica chiaramente insufficiente (e questo l’avevo detto e scritto a luglio, dopo aver visto qualche allenameto a Cortina) il professor Rossi avrà potuto lavorare di più sulle proprie convinzioni tecniche.
Mi aspetto quindi qualcosa di buono sabato sera, quando arriveremo a San Siro per affrontare quel che resta della grande Inter ormai in dissolvimento.

Sono stato puntualmente e giustamente investito dalla manovra Monti.
Pagherò un bel po’ di soldi in più e ho smesso di domandarmi quando andrò in pensione, forse nel 2026, certamente almeno cinque anni dopo rispetto ai calcoli precedenti.
Eppure lavoro dal 1979, ma per almeno un quinquennio ho e hanno ignorato la previdenza, mi ricordo solo che cercavo di barcamenarmi faticosamente con quello che passava il convento.
Non mi angoscia affatto l’idea del mancato riposo, ma capisco bene l’incazzatura di chi svolge attività usuranti, un po’ meno quella di chi è semplicemente stanco del proprio impiego e comunque a tutti domando: esistevano altre strade?
Per me Monti sta facendo il massimo, anche se ha dovuto concedere qualcosa a destra (la mancata patrimoniale e naturalmente le frequenze televisive) e a sinistra (l’1,5% sui patrimoni scudati è senza senso: toglie credibilità ai futuri patti tra cittadini e Stato per portare a casa somme minime).
Sinceramente i sacrifici che mi sta chiedendo il Governo si concretizzeranno per la famiglia Guetta in una settimana in meno di vacanza, e non mi sembra davvero qualcosa per cui valga la pena di strepitare, se solo vado a vedere come se la passa un buon 20% dei miei connazionali.
Il vero problema è la mentalità: se mai superemo, come spero, il rischio default riusciremo a diventare veramente una Nazione un po’ più coesa?
Un Italia in cui non si guarda più con malcelata simpatia al bastardo che ha denunciato 5 euro di redditi e ha venduto terreni per 65 milioni?

Noi che ci siamo abituati da sempre non ci facciamo mai caso, ma ci avete pensato al fascino assoluto e decisivo che esercita Firenze?
Ci rendiamo conto in quale fantastico posto viviamo?
Ci riflettevo ieri durante la diretta di Radio Blu da Palazzo Vecchio: quale altra città, più che il premio, avrebbe smosso Roberto Baggio e Platini, non proprio due ex qualsiasi che vanno ovunque?
Un parterre di nomi eccellenti, se si considerano Galliani e Sacchi, oltre ai toscani Collina e Lippi.
Prandelli non lo considero, perché giocava in casa e comunque c’era anche lui.
Dici Firenze e ti si aprono diverse porte, nonostante il nostro caratteraccio, forse bisognerebbe tenrlo a mente più spesso.
Piccola annotazione finale polemica, da fiorentino…: ma un posticino a Rivera nella Hall of Fame del calcio italiano era proprio impossibile da trovare?

L’avevo detto che era una grande occasione: per una volta non ho sbagliato il pronostico e adesso ci godiamo tre punti, tre gol e le tre espulsioni della Roma, tutte senza discussioni.
Abbiamo un trascinatore, Jovetic, che bisogna assecondare sempre, anche nelle giornate più grigie: forse farlo giocare esterno a sinistra non era una grande idea…
Rispunta ogni tanto Vargas, è una gran bella sorpresa Nastasic (e qui dico bravo senza problemi a Corvino), Montolivo e Behrami son stati ben al di sopra della sufficienza, Gamberini ha fatto la migliore partita stagionale.
Bello l’episodio del rigore lasciato a Silva, che però continua a sembrarmi completamente fuori contesto e comunque bisogna che Gilardino si riprenda alla svelta.
Bello vincere contro la Roma, bellissimo vedere Rossi (un allenatore, finalmente) che guida la squadra dalla panchina, cazzia Vargas, ci mette molto del suo.
E stasera non perdetevi Forza Viola su Rtv 38, ci sarà tra gli ospiti una gradita novità davvero inattesa…

Qualcuno è infortunato, qualcuno è stato escluso per motivi tecnici, l’ambiente è surriscaldato, a noi torna Jovetic e, a meno di improbabili (ma comunque possibili…) tentativi con le cameriere, i nostri eroi dovrebbero andare a dormire presto per ben tre notti: quando mai ci ricapiterà un’occasione del genere per battere la Roma?
Io mi aspetto abbastanza dalla partita di domenica, mi aspetto anche che la ri-preparazione (io qualche dubbio sulla leggerezza degli allenamenti estivi l’avevo già espressa nei momenti giusti) cominci a dare i suoi frutti, oltre naturalmente a qualcosa di tattico da vedere in campo.
Questa è la più abbordabile delle quattro gare difficili e quindi bisogna sfruttarla per ottenere il massimo risultato.
E non starei neanche troppo a pensare al mercato di gennaio, che rischia di diventare un pericoloso rifugio alle mancanze viste fino ad oggi, crechiamo invece di fare con quello che abbiamo.
Sarà stato colpevolmente sopravvalutato in estate, ma non è certo da zona retrocessione.

E’ curioso il fatto che questo blog e Radio Sportiva siano nati esattamente lo stesso giorno: il primo dicembre.
E’ curioso perché rappresentano il mio “palcoscenico” più intimo e quello più vasto, anche se il cuore batte e batterà sempre e soprattutto per Radio Blu.
Sono dunque ormai sei anni che siamo insieme e questa è diventata una dolce schiavitù: se rimango due giorni senza scrivere mi assale un vago senso di colpa, come se foste voi il mio editore.
Le ultime cifre dei cosiddetti accessi sono impressionanti e fortificano la quarta posizione (dietro i soliti tre) tra i siti/blog che parlano di Fiorentina, anche se come sapere qui si parla di tutto.
Radio Sportiva compie un anno tra mille difficoltà dovute alla mancanza di rilevazioni ufficiali che non permettono di sapere quanti ascoltatori ci siano in tutta Italia: comunque sia siamo arrivati fin qui e andremo avanti ancora a lungo.
Io penso che siano in tanti ad ascoltarla, così come credo che il lavoro fatto fino ad oggi dai ragazzi cresciuti a Radio Blu e prelevati tra il meglio che c’era in giro sia stato davvero eccellente.
Oggi poi parte qualcosa di nuovo anche a Radio Blu, un’altra finestra di informazione sullo sport, breve e intensa: come vedete non ci annoiamo proprio mai.

Volevate qualcosa di costruttivo? Lollo De Silvestri.
Mi ha colpito oggi, prima, durante e dopo l’intervista.
E’ un ragazzo profondamente turbato dalla piega che ha preso la sua stagione e un po’ la sua carriera, lui sa di dare il massimo, ma quel massimo, che era sufficiente prima, ora non basta più.
Sta spingendo al massimo per recuperare e nessuno lo può accusare di scarso impegno.
Ha un po’ ragione quello che ha scritto un amico del blog: più che un’intervista sembrava una seduta di psicanalisi, perché, lo confesso, mi sono sentito più un babbo che un giornalista.
Avevo lasciato De Silvestri un anno fa con gli occhi che sorridevano e l’ho ritrovato un po’ smarrito, ma anche con l’idea che il punto più basso sia alle spalle e che la risalita, per quanto dura, sia incominciata.
Magari mi sbaglio, magari domenica (e speriamo di no) De Silvestri gioca da 4, ma certamente non è uno che se ne frega, non è insomma Vargas, tanto per farci capire.
E a proposito di comprendonio: ma cosa avevano in testa l’ormai ventisettenne Lazzari, il sempre imprevedibile Cerci ed il baby Pazzagli (chissà che direbbe Andrea…) quando si sono fatti vedere alle due di notte nel solito locale in di Firenze sud a 60 ore dalla partita col Palermo?
Io ormai rinuncio a capirli questi ragazzi, perché arrivo solo alla tempesta ormonale che giustifica sedute piacevoli con l’altra metà del cielo, meglio comunque se in orari consoni al sonno dell’atleta.
Ma farsi vedere in piena notte in giro per Firenze è proprio senza senso e giustifica una multa esemplare, parametrata ovviamente all’entità degli ingaggi.

Passata, ma fino ad un certo punto, l’arrabbiatura, rimane la paura, paradossalmente una buona base per ripartire.
Rimandiamo i discorsi sulle colpe ad altri momenti, ricordandoci che gli ultimi ventuno mesi resteranno tra i più trist, grigi e nevrastenici degli ottantacinque anni di storia viola, e proviamo a concentrarci solo si quaranta punti finali, che a meno di terremoti garantirebbero la salvezza.
Bisogna farli prima di tutto con un gruppo di uomini veri, stile Natali (magari un po’ meno nervoso) e Behrami, gente che non ha il cuore in subbuglio per la paura o la grassa consapevolezza di essere un campione a cui tutto è dovuto.
Parta da lì Rossi con le scelte e cerchiamo di non spezzare il cerchio magico del feeling con il tecnico, perché è solo a lui che ci possiamo aggrappare in questo momento.
Consideriamo ogni punto un piccolo passo di avvicinamento alla meta, che è tristissima, ma assolutamente da conquistare.
Se però alla fine ci spacciano anche in questa occasione la salvezza come una conquista (“ma quanto è stato bravo Mihajlovic nello scorso campionato a non farci fare la fine della Sampdoria!”), stavolta ci arrabbiamo sul serio.

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