Pare che sia proprio vero: Gila ha chiuso con la Fiorentina ed è una sconfitta per tutti.
Vedremo se e quando Preziosi trova i soldi, comunque ormai Gilardino e la società sono come separati in casa e continuare così sarebbe controproducente.
Se ne va un grande del calcio italiano, molto caduto in disgrazia nell’ultimo anno non solo per colpa sua, e però non ancora trentenne, quindi lontano dalla fine della carriera.
Ho come la sensazione che lo rimpiangeremo più di Mutu e Fray messi insieme, ma è del futuro viola che ci dobbiamo occupare.
Sembra che stia prendendo corpo l’idea di giocare con Jovetic centravanti alla Totti e sulla carta è una prospettiva che preoccupa.
Certo, sul mercato c’è poco e quelo poco te lo fanno pagare caro (ma non ci si poteva pensare prima?), ma si può immaginare di non avere in rosa un centravanti di ruolo (Silva neanche lo considero)?
Domani intanto a furor di popolo edizione speciale del Pentasport, dalle 18 in poi, con Tommaso Loreto e Michele Baragatti, io sarò a disposizione degli ascoltatori dalle 19.30 in poi: questa Fiorentina non ci regala neanche una settimana di pace…

Frammenti dell’infanzia: le prime partite della Fiorentina, la passione per i viola, il pianto irrefrenabile quando Hamrin se ne andò via e Gianni Rivera, il mio giocatore preferito, pur non avendo mai avuto alcuna simpatia particolare per il Milan.
Mi piaceva moltissimo come giocava, la sua tecnica, il mettere il pallone nei corridoi impossibili e la rete del 4 a 3 alla Germania vista in diretta in un orario proibito è stata la mia definitiva iniziazione al calcio.
Mi è poi sempre piaciuto anche dopo, quando prendeva posizioni scomode fuori dal campo, l’orgoglio mostrato all’arrivo di Berlusconi e ricordo ancora la grande emozione provata la prima volta che lo intervistai nel maggio 1979, quando era alla sua ultima stagione da calciatore.
Ora leggo che ha firmato un contratto con la Rai per partecipare a “Ballando con le stelle”: ma perché?
Che bisogno aveva di infilarsi, uno con il suo carisma ed il suo passato, nel tritacarne televisivo?
Rivera non è mica Bobo Vieri, oltretutto viaggia spedito e da gran signore verso i 70 anni, che compirà nel 2013.
Una delusione, davvero, superiore anche a quella provata quando ho visto Robert De Niro cinguettare commosso con tutti i protagonisti di “Manuale d’amore 3”.
Di peggio ci sarebbe solo “Il Grande Fratello” per Rivera e “Vacanze a vattelapesca” per De Niro, ma ormai non si può più essere sicuri di niente.

Domanda che mi sono sentito rivolgere almeno una decina di volte in questa bellissima giornata post Natale, in cui mi sono veramente goduto Firenze e la famiglia.
Tra circo con i piccoli e cinema e ristorante con Letizia, almeno una decina di tifosi che hanno avuto la bontà di riconoscermi mi hanno rivolto il quesito fatale: “che facciamo qualcosa, oppure no?”.
L’aggiunta più ricorrente era un “poveri noi, come ci siamo ridotti”.
Se poi si analizza bene il lessico usato, si scoprirà che questo “noi” che compriamo o facciamo qualcosa ha un valore altissimo, significa che davvero la Fiorentina è una cosa nostra, anche se poi i soldi ce li mette, o dovrebbe mettere ancora, la famiglia Della Valle, e non è un particolare di poco conto.
Secondo me però la domanda dovrebbe essere articolata meglio, perché che succeda qualcosa è perfino inevitabile e quindi il problema non è se si compra o meno, ma chi si compra.
Per esempio finalmente un attaccante degno di questo nome e del campionato italiano, e poi un uomo di peso a centrocampo che sia superiore al terzetto delle poche meraviglie: Kharja-Munari-Lazzari, un gol in tre (o in sei, se si aggiungono pure Behrami-Montolivo-Vargas), non so se mi spiego.
Chiedo troppo?

Stamattina mi sono svegliato con la voglia di fare un bel gesto, qualcosa che andasse al di là delle normali donazioni di questo periodo.
Ecco quindi l’idea: riammetto nel blog tutti quelli che avevo eliminato per via delle cose che scrivevano, delle offese che rivolgevano, delle parole che usavano.
E’ la voglia di dialogare che torna prepotente, quel senso di libertà che a volte mi fa essere sin troppo tollerante e passare sopra a concetti che proprio non sopporto, ma che nella mia personale scala di valori rientrano ancora nel lecito.
Ci prepariamo a passare un Natale con la paura, molta più paura del solito, per il futuro.
Personalmente mi sento sfiancato da questo senso di precarietà che accompagna la nostra vita lavorativa e sociale: sembra che si debba pagare le colpe di generazioni passate e forse è proprio così.
Ecco, quello che ci manca rispetto ai nostri genitori non è il denaro (quello che ne abbiamo certamente più di loro), ma la speranza, quell’idea che il domani sarà migliore dell’oggi.
Ci hanno cancellato il pensiero positivo, ma siamo certi di non aver contribuito anche noi a tutto questo con il nostro comportamento quotidiano?
Mi piacerebbe molto che ci ribellassimo al “senza futuro”, che accettassimo l’idea che si possa perdere un grammo del nostro grasso benessere a favore di un’apertura di credito su ciò che verrà e ciò che saremo.
Un mondo più giusto?
Pensarlo è da ingenui, lottare per una parte infinitesimale del nostro tempo per realizzarlo può farci stare tutti un po’ meglio.
Buon Natale a tutti.

Serata di fine anno con la mia squadra, quella di Radio Blu.
Ma mia davvero, perché me li sono scelti personalmente cercando di sbagliare il meno possibile e perché di loro conosco tutto sul piano professionale e anche tante cose private.
E’ molto difficile spiegare cosa significhi Radio Blu per e nella mia vita, ma forse c’è qualcosa che può aiutare: a me non sembra neanche di lavorare quando penso alla radio.
Se si eccettua il lato commerciale e di relazione con i vari potentati, il resto non è fatica, ma passione pura.
Anche adesso, dopo oltre 32 anni, io mi sveglio, penso, organizzo, mi incazzo, sono soddisfatto esattamente come se avessi iniziato ieri.
C’erano quasi tutti ieri sera, compresi i ragazzi di “Viola nel cuore” che ormai fanno parte della famiglia, c’erano anche Sara ed Elisa e mi ero portato pure Valentina per farle vedere come funziona questo mondo un po’ nevrotico e per me affascinante come nessun altro.
E’ stata una serata da cazzeggio pieno, com’era giusto che fosse, e io me li guardavo uno ad uno, cercando di capire che speranze professionali avessero per il futuro, pensando a chissà quante volte mi avranno mandato a quel paese per un rimprovero o una sveglia mattutina, alle delusioni che hanno provato perché magari per quel determinato servizio avevo scelto un altro.
Beh, lo confesso: per una volta mi sarebbe piaciuto essere uno di loro, per comprendere cosa si prova ad avere meno responsabilità e tante aspettative.
E’ durato poco, ma è stato molto intenso.

Pare che dopo l’effetto nefasto delle varie corvinate in attacco (Bonazzoli, Castillo, Keirrison, Silva, qualcosa che assomiglia vagamente ad un incubo), adesso si possa andare verso l’usato sicuro, ma molto stagionato.
Ecco quindi profilarsi all’orizzonte l’entusiasmante derby Iaquinta-Amauri, sempre ammesso che la Juve paghi almeno i tre quarti degli ingaggi folli di questi due leoni parecchio spelacchiati.
Se proprio dobbiamo scegliere, andrei senza dubbi su Amauri, che dà molte più garanzie sul piano fisico e che potrebbe essere più funzionale al gioco di Rossi.
Rimane sullo sfondo il problema Gilardino, deludente in misura superiore ad ogni più pessimistica previsione e senza alcun motivo plausibile, perché non è pensabile che a 29 anni sia cominciato il suo declino fisico.

Trenta minuti più che accettabili: possono bastare?
Direi di no, ma dobbiamo accontentarci, questo è ciò che passa oggi il micragnoso convento viola, con un Delio Rossi che mi pare sempre più preoccupato.
Ha perfino provato la difesa a tre, così fuori dai suoi canoni calcistici, però qui è un problema di uomini e non di schemi.
Che triste 2011, peggio del già scialbo 2010, dove almeno eravamo aggrappati ad Ovrebo e Rosetti (Milan), chi guida la Fiorentina ha ingrigito presente e futuro, solo che adesso bisogna tenere i nervi saldi e arrivare alla svelta ai quaranta, forse quarantuno punti.
Dopo però non bisognerà fare sconti a nessuno, ma stavolta sul serio.

Ce lo fate finire l’anno senza il fiele in bocca?
Riusciamo almeno per un pomeriggio a recuperare un pizzico di dignità per giocare novanta minuti da Fiorentina, ma intesa alla nostra maniera e non alla vostra?
Non riuscirebbe certo a colmare il vuoto assurdo e colpevole degli ultimi (quasi) due anni, ma ci eviterebbe un finale di 2011 popolato da incubi conosciuti a chi ha vissuto retrocessioni che sembravano impossibili.
Non mi sembra e non ci sembra di chiedere molto, no?

C’è in giro ancora gente che addebita a Prandelli gli attuali problemi della Fiorentina.
Non sto scherzando, è proprio così.
Le colpe di Cesare?
Aver fatto vendere Osvaldo, Pazzini, Balzaretti e Maggio, oltre ad essersi opposto alla cessione di Mutu alla Roma per 20 milioni di euro.
Vorrei sommessamente ricordare che senza Balzaretti e Maggio (che certamente col senno di poi avremmo fatto meglio a tenere) siamo andati due volte in Champions e che Osvaldo e Pazzini a Firenze non ci volevano più stare, probabilmente proprio per aver rotto col tecnico.
E comunque anche Prandelli avrà fatto i suoi errori, ma se consideriamo negativamente la sua esperienza fiorentina, che dovremmo fare con Mihajlovic?
Non era un santo e neanche un mago, sbagliavano quelli che attribuivano a lui le vittorie e a Corvino le sconfitte, ma è uno dei migliori allenatori d’Europa.
La spiegazione più onesta l’ha fornita un fondamentalista corviniano e piuttosto anti-Prandelli come Leo Vonci, quando siamo tornati insieme da Rtv38: “è vero che ha sbagliato a far vendere tutti quei giocatori che ora convoca in Nazionale, ma sono passati più di due anni e un rimedio andava trovato”.
Appunto.

Quattro gradi di responsabilità per lo scempio a cui stiamo assistendo, con l’avvertenza che i Della Valle saliranno presto in classifica, se non si occuperanno intensamente della Fiorentina.
Al primo posto, non c’è dubbio, Corvino.
Il giudizio non riguarda questo campionato, ma la conduzione degli ultimi due anni in cui ha fatto e disfatto quello che ha voluto spendendo malissimo i soldi.
Lui ha scelto i giocatori, lui ha scelto Mihajlovic, lui ha gestito in tutto e per tutto l’ambiente, innescando guerre e guerriglie personali che oggi danno il risultato che è sotto gli occhi di tutti: basta vedere quanta gente c’era al Franchi ieri sera e la nostra classifica dal maggio 2010.
Ad un centimetro, i giocatori, ormai con le faccia al vento.
Indifendibili, di pasta frolla, incapaci di capire cosa sia stata e cosa sia la Fiorentina.
Non tutti, ovvio, ma l’elenco se lo faccia ognuno nella propria cameretta, senza però scordare di mettere al primo posto (inarrivabile) il signor Vargas, il prototipo 2011 più autentico del calciatore viola.
Ben distanziati i Della Valle, che non sono presenti, ma ci mettono i soldi.
Che non dimostrano passione (Diego molta, ma purtroppo solo in Calciopoli), ma pagano tutti regolarmente, compresi i propri uomini che navigano in un mare di incertezze e che si sono fidati troppo di Corvino.
Se non intervengono alla svelta, se non stanno sul fiato sul collo dei vari Cognigni (ma perché non si vede mai?), Mencucci, Teotino, Guerini e Ripa per capire cosa succede, se non pretendono report quotidiani su quello che accade, saliranno come detto velocemente in graduatoria.
Infine, una new entry: Delio Rossi.
Eh sì, dopo una quarantina di giorni qualcosa di più si poteva e doveva vedere.
Ok, c’era da lavorare, e lo sappiamo.
Ma se un fiorentino fosse partito per l’Australia a fine ottobre e fosse tornato al Franchi ieri sera senza aver visto e sentito niente, mica si sarebbe accorto che in panchina non c’era più Mihajlovic…

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