Scrive oggi l’ottimo Rialti che i Della Valle sarebbero delusi e per questo lascerebbero perdere ogni forma di investimento, insomma bisognerebbe rifare la squadra con quello che abbiamo.
Al di là di ogni altra preoccupata considerazione sul futuro tecnico di un manipolo di uomini che hanno vergognosamente vestito la maglia viola nelle ultime due stagioni, e detto dello scempio quasi scientificamente compiuto negli ultimi due anni (ma autorizzato ovviamente dai Della Valle stessi, che troppo si sono fidati del Messia di Vernole), mi piacerebbe capire da cosa sarebbero delusi i Della Valle.
Devo anche confessare di avere accarezzato più volte l’idea di organizzare una specie di marcia dei quarantamila in chiave Fiorentina, qualcosa che faccia capire ai Della Valle che qui, se loro ci sono, c’è la stragrande maggioranza pronta a seguirli.
Per chi non lo sapesse, nel 1980 la Fiat, stufa dei soprusi perpetrati nelle fabbriche da parte di pochi facinorosi che ben si coniugava col terrorismo di quei terribili anni di piombo, organizzò con Cesare Romiti una clamorosa ed imponente marcia pacifica a cui presero parte tutti quelli (ed erano la stragrande maggioranza) che non chiedevano altro che lavorare in pace, per mandare avanti le proprie famiglie.
Gente che considerava l’azienda come un alleato nella propria vita e non un nemico da abbattere.
Da quel momento la Fiat è ripartita, poi magari si è rifermata, godendo di miliardi di euro di aiuti statali, ma questo è un altro discorso che non ci riguarda in questo contesto.
A me interessa invece ricordare che esiste un popolo viola vastissimo (diciamo pure il 90%) che non ha niente a che fare con la contestazione a prescindere, con gli insulti, con la frustrazione sfogata in mille rivoli; allo stadio, sui siti, a Radio Blu.
Ma questa maggioranza merita rispetto ed è molto più delusa dei Della Valle, perché per loro la Fiorentina è un fatto di cuore e non di portafoglio e i dolori dell’anima fanno più male.
Se in ventimila non vanno più allo stadio è perché non ne possono più, ed è questa la gente che va riconquistata, tifoso per tifoso, perché sono loro i quarantamila che pensano positivo e vorrebbero solo vedere tornare a giocare a calcio, e soffrire per una maglia che è stata indossata da Montuori, Julinho, De Sisti, Antognoni, Baggio, Batistuta, Rui Costa (ma quando metteranno le loro foto in società?).
Se davvero si facesse la gara a chi è più deluso, per una volta i Della Valle perderebbero la partita, è sicuro.
Bisognerebbe invece trovare un minimo comune denominatore perché i quarantamila non vedono l’ora di mettersi in marcia, di essere guidati da un Andrea Della Valle grintoso, lasciando al proprio destino i beceri e i violenti (che comunque da queste parti sono per fortuna solo potenziali, almeno per ora).
Si prenda finalmente una decisione e ci si incammini in una direzione: o alla guida di chi ama davvero e senza riserve la Fiorentina, o un addio che deve avvenire nel migliore nei modi e senza traumi per la società.

Alcuni amici del blog mi sollecitano a scrive qualcosa a proposito delle novità in casa viola.
Il fatto è che non ci sono novità e che temo abbia ragione Pradè sulla lunghezza, e per certi versi l’esasperazione, di questa lunga estate in cui vorremmo vedere ricostruita la nostra amata Fiorentina.
Quella con Jovetic mi pare una tregua armata tra le parti: non parla la società, non parla il giocatore, entrambi aspettano un primo passo ed io continuo a vedere un futuro gravido di nuvole nere perché certamente sta aumentando la diffidenza reciproca.
E’ chiaro che Jovetic sarà lo snodo della campagna estiva, però intanto io porterei a casa Viviano, a costo di spendere qualcosa in più del previsto, perché sarebbe la mossa giusta per aiutare ad avere un briciolo di entusiasmo.
Infine, Andrea Della Valle.
Sinceramente non capisco tutta questa frenesia di sentire oggi le sue parole: cosa potrebbe dire?
Poco o niente, salvo rifugiarsi in generiche promesse per un futuro migliore, tutte cose che al prossimo silenzio gli sarebbero rinfacciate.
A me interessa che Andrea parli al momento giusto, magari anche solo quando la squadra si radunerà, per spiegare cosa è stato fatto e perché è stato fatto in quel modo.
Lì lo misureremo senza sconti, lì capiremo se possiamo ancora fidarci dei Della Valle.

Ad un certo punto della stagione appena finita ero così entusiasta del Barcellona, di quel modo irripetibile di giocare a calcio (irripetibile perché sarà quasi impossibile avere in futuro un’informata di così grandi talenti tutti insieme e così bene impostati mentalmente), che avevo quasi pensato di diventare socio del club catalano.
Mi ha bloccato il pensiero che pur essendo grazie ai diritti radiofonici un ottimo contribuente viola, non ero neanche socio della mia squadra del cuore e sarebbe stato quindi perlomeno curioso essere iscritto ad un altro club che non fosse la Fiorentina.
Questo per dire quanto mi piaccia il calcio spagnolo e che delusione sarebbe se davvero lunedì sera finisse 2 a 2 con la Croazia.
Io non ci credo assolutamente, sarebbe una caduta di immagine clamorosa, e davvero non ce li vedo Iniesta e Xavi che rinunciano a giocare, Piqué e Castllas che fanno passare un paio di gol per il biscotto.
Il problema semmai è l’Italia: siamo davvero sicuri che vinceremo bene contro l’Irlanda?
A me pare che questa scelta di continuare a puntare su Cassano, come curiosamente era accaduto sempre agli Europei 2004 e 2008, sia ancora una volta un azzardo che non paga, perché dopo nove di frequentazioni azzurre devo ancora ricordarmi di una gara importante da lui giocata a livelli memorabili.
E su Balotelli ancora non ho capito se ci è o ci fa, con quell’aria a presa di giro del mondo che potrebbe permettersi se solo facesse in campo la metà di quello che hanno combinato alcuni suoi illustri predecessori.

Scommettiamo che Thiago Silva rimarrà al Milan?
Una sceneggiata studiata nei minimi particolari: ipotesi di vendita, offerta faraonica del Paris Saint Germain, una di quelle che non si possono rifiutare.
Lunedì sera arriva il pianto irrefrenabile del direttore di Milan Channel, uno che bisognerebbe sentire qualche volta quando attacca le altre squadre (cosa non disse sulla Fiorentina…) e quando difende l’operato del signor Galliani, ma stavolta il signor direttore pare addirittura protestare per il quasi certo addio del grande difensore.
Che coraggio, che fantastica prova di indipendenza giornalistica!
Per dare un tocco ancora più melodrammatico alla vicenda partono sul canale tematico del Milan trenta minuti di supplica al presidente Berlusconi: “ti preghiamo presidente, non lo cedere”.
Un qualcosa di commovente che mi ha ricordato il “gigante, pensaci tu” della pubblicità, mi pare, dei kinder, che io comunque comprerei a chili anche senza spot…
E a quel punto cosa farà il gigante Berlusconi?
Ma ci penserà lui naturalmente, bloccando la vendita e passando per eroe (beh, in effetti ha speso per il Milan sette volte più dei Della Valle e vincendo tutto quello che c’era da vincere…); poi gli afflitti tifosi del Milan cominceranno a respirare.
In questo modo la partenza di Thiago Silva, a cui presumo verrà aggiornato lo stipendio, diventerà il migliore acquisto dei rossoneri e pazienza se poi arriveranno tutti rinforzi a parametro zero come Montolivo.
Ragazzi è così che funziona il circo mediatico e racconto questa storia anche perché una cosa del genere potrebbe capitare anche a Firenze.
Dove però non esiste la forza mediatica del Milan, che considero la migliore società italiana a livello di organizzazione e do comunicazione, con una star come Pippo Sapienza che sette anni fa per qualche giorno fu sul punto di venire a Firenze.
E se nel viale Fanti dovesse arrivare un’offerta intorno ai 30 milioni, impacchettano Jovetic (assolutamente non paragonabile come valore assoluto a Thiago Silva) e lo spediscono al richiedente.

P.S. Se poi Thiago Silva andrà davvero a Parigi, avrò toppato in pieno.
Non sarebbe la prima volta e neanche l’ultima, ma stiamo un po’ a vedere cosa succede…

P.P.S. Eccoci…
Domani mi guardo Milan Channel dove tutti piangeranno di gioia, speriamo che reggano all’emozione e alla novità perché proprio una conclusione del genere non se l’aspettava nessuno!
Alle 21.35 arriva la notizia:
La storia è del tutto simile a quella di Kakà, gennaio 2009. Cessione ormai fatta al Manchester City per uno smisurato numero di milioni di euro. Poi le proteste dei tifosi, i dubbi dei senatori rossoneri di allora e infine l’intervento decisivo di Silvio Berlusconi: “Kakà è un giocatore del Milan”. Quello di Thiago Silva è un dèja-vu: sul sito del Milan appare infatti un titolo in cui si sottolinea una frase del patron rossonero. Il primo lancio è scarno ma basta e avanza: “Il Presidente Silvio Berlusconi ha deciso: Thiago Silva resta al Milan”. Sfuma così il passaggio milionario al Paris Saint Germain di Leonardo e Carlo Ancelotti che già pregustavano il colpaccio. E ancora una volta gli sceicchi (accadde con il City e Kakà e il gennaio scorso con Pato e lo stesso Psg) devono incassare il no del presidente onorario del Milan. Anche il Paris Saint-Germain ha annunciato, sul suo account ufficiale di Twitter, di aver “preso la decisione di ritirarsi dalle trattative in corso con il Milan riguardo al giocatore Thiago Silva

Pare che il signor Vargas sia stato beccato nuovamente a bere alcolici in orari assolutamente non consoni ad un atleta.
Per me i suoi ultimi due anni sono stati quanto di peggio mi sia capitato di vedere nel calcio: una presa in giro continua, un fregarsene dei doveri di un calciatore che rasenta l’offesa a chi ama la Fiorentina.
Non esiste che uno strapagato puntualmente ad ogni scadenza contrattuale ci metta sette mesi per dimagrire ed entrare in forma.
Non ci sono più speranze e accidenti al giorno in cui sono stati scaiguratamente rifiutati 10 milioni di euro per mandarlo a coronare le sue aspirazioni di grande calciatore.
Se davvero Montella è uno che non ne fa passare mezza, Vargas con lui dura quattro allenamenti.
Liberiamocene, vendiamolo al miglior offerente, portando a casa quello che si può.

Giusto far tornare i giocatori dieci giorni prima rispetto al previsto e giusto anche fare uscire allo scoperto Jovetic, su cui, me lo sento, ci dobbiamo aspettare qualcosa che non ci farà molto piacere.
Mi pare infatti che il mondo del montenegrino sia in fibrillazione, pronto a qualche dichiarazione roboante e non proprio d’amore.
Sono solo sensazioni, spero di sbagliare.
L’inizio mediatico di Montella è stato eccellente: simpatico, ma non troppo alla mano, quasi a voler sottolineare chelui è l’allenatore e che il carisma non è una questione di età.
Sul piano squisitamente dialettico Pradè non sta sbagliando un colpo, poi bisognerà vedere cosa riesce a fare con Macia sul mercato, però queste conferenze stampa che non si trasformano in risse o in esaltazione dell’io del protagonista mi sembrano un bel passo avanti rispetto al recente penoso passato.
Ribadisco il concetto: i signori Pradé, Montella e Macia sono chiamati a unire e hanno un compito mica troppo semplice: riportare la gente allo stadio, convincere le decine di migliaia che non faranno l’abbonamento a venire a vedere la Fiorentina.
Ieri ad aspettare Montella all’uscita c’erano non più di una cinquantina di persone, roba che non si vede nemmeno nella Lega Pro, mentre questa, lo ricordo a chi si fosse distratto, sarebbe la gloriosa Fiorentina.

Se davvero oggi presentano Montella (pare, anche se ad ora non esiste nessuna comunicazione ufficiale), possiamo a buona ragione dire che tra qualche ora partirà ufficialmente la nuova stagione viola.
Piccolo, ma concreto proposito per quello che stiamo per vivere: mi piacerebbe che fosse la stagione dei sorrisi, della comprensione, del dialogo tra una società che pare avere troppa paura ad aprirsi ed una tifoseria congestionata dalle solenni arrabbiature delle ultime due annate, cariche di delusioni quanto di veleni a tutti i livelli.
Parta Montella, che ha carisma, con qualcosa di dissacrante e divertente: il popolo viola nella sua stragrande maggioranza non aspetta altro che qualcuno che unisca e non divida.
Proviamo un po’ tutti a disintossicarci (anche il sottoscritto, certamente…) e ritroviamo il gusto di andare allo stadio, di seguire la Fiorentina con la passione nei nostri giorni più viola.
Quasi per combinazione, ma fino ad un certo punto, in questa settimana parte nel Pentasport un piccolo e spero prezioso regalo: una raccolta di contributi con i protagonisti del secondo scudetto, quello quasi insperato, e perciò ancora più bello, del 1969.
Avevo neanche 9 anni, parlare ora con le mie “figurine” di allora è stato per certi versi esaltante e per altri un modo per ripensare a perché avendo abbondantemente superato l’età della ragione sono ancora qui ad occuparmi di un pallone che rotola.

Ho tifato e sofferto anche per l’Italia di Lippi, figuriamoci se non lo faccio per quella di Prandelli, il miglior allenatore della Fiorentina degli ultimi trent’anni, e ancora attaccatissimo a Firenze.
Ognuno si regoli come gli pare, sui sentimenti non ci sono certezze, ma a me pare un controsenso non essere dalla parte del nostro Paese, anche al netto di errori di valutazioni oggettivi come quello di tenere in rosa Bonucci e mandare a casa Criscito.
Gli Europei tra l’altro rappresentano per me il primo ricordo vivo del calcio, perché ho qualcosa di vago in testa sull’eliminazione contro la Corea nel 1966, mentre resta vivo il sapore della sofferenza per la prima partita di finale contro la Jugoslavia nel 1968, quando stavamo perdendo meritatamente fino all’insperato pareggio di Domenghini a pochi minuti dalla fine.
Fare bene quest’anno sarebbe di aiuto un po’ a tutti, ed è vero che c’è molto marcio nel nostro calcio, ma se si decide di continuare a seguirlo si deve anche accettare che in campo vada, tanto per dire, Buffon, straordinario tra i pali e un po’ meno fuori.
E poi, ripeto, in panchina c’è il “nostro” allenatore, non un santo, come alcuni hanno voluto dipingere, ma certamente un’ottima persona e uno straordinario professionista.

Chi è venuto a Firenze, Vincenzo Montella o Barak Obama?
Possibile che in Fiorentina nessuno abbia capito che c’è bisogno di iniziare davvero l’operazione simpatia, che non è il caso di arroccarsi.
Mi raccontano di un Montella piuttosto adirato per la presenza dei giornalisti che lo hanno seguito ovunque, io spero che sia una falsa impressione perché altrimenti si comincerebbe male.
Qualcuno in società si prenda per favore la briga di spiegare al neo allenatore viola che qui siamo all’anno zero, che abbiamo vissuto due stagioni disatrose consecutive e che il suo arrivo viene salutato come l’unico fatto davvero positivo degli ultimi mesi.
Per questo l’eventuale disappunto di Montella per la pressione dei ragazzi delle radio, dei siti e dei giornali è del tutto fuori luogo.
Però Cognigni, Mencucci e Teotino lo hanno vissuto per intero lo strazio dell’ultimo anno e allora io dico: ma ci voleva tanto a mandare Montella a prendere un caffé al bar Marisa, mettendo magari sulla sua strada Mario Ciuffi, anche senza sciarpa, per un paio di battute sdrammatizzanti e, come si dice, “off the record”?
E’ vero che ancora mancano i documenti ufficiali, ma il suo arrivo sulla panchina viola è il segreto di Pulcinella e magari non lo si fa parlare da allenatore della Fiorentina, ma un saluto, cinque minuti di cazzeggio con i tifosi, quello ci poteva stare tranquillamente.
Anzi era proprio consigliato, per stemperare la tensione che da troppo tempo si respira a Firenze, ma si vede che era troppo semplice e negli ultimi tempi qui a Firenze vanno di moda le cose complicate.

Sono stato ad Auschwitz quando avevo quindici anni e non mi fece un grande effetto perché noi bambini e poi ragazzi ebrei siamo cresciuti interiorizzando la Shoah: sappiamo tutto, anche troppo se pensiamo all’età in cui arrivano certe informazioni.
Oggi però mi sono emozionato nel leggere le reazioni dei giocatori azzurri in visita a quello che è il campo di concentramente simbolo del male assoluto.
Quasi tutti non sapevano con esattezza la genesi dell’annientamento di milioni di persone, non solo ebree, ma anche zingari, omosessuali, in una parola i diversi.
Spero davvero che qualcosa di ieri rimanga attaccato alla loro anima, per non dimenticare mai.
Una bellissima pagina di educazione civica che proprio per la presenza di questi protagonisti servirà tantissimo ai ragazzi e alle ragazze di oggi.

P.S. TRA I VARI COMMENTI CE N’E’ UNO RAZZISTA E ANTISEMITA, IL N.68. PREFERISCO LASCIARLO PER FAR CAPIRE IL LIVELLO MENTALE DI CERTA GENTE.
ANCORA UNA VOLTA IL MIO SENSO DEMOCRATICO VINCE SULLA NAUSEA E SULLO SCHIFO CHE MI PROVOCANO CERTE PERSONE

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