Dopo quattro mesi ho avuto il mio primo contatto con Vincenzo Montella.
Qualcosa di fugace, rapido, eppure interessante.
Parto da un presupposto oggettivo perché non è lontano il gran salto: quando ho cominciato a inseguire la gente del pallone, gli allenatori che avvicinavo con molta circospezione potevano essere miei nonni (vedi alla voce Valcareggi), tra poco invece siamo ai possibili figli.
Montella ha l’età più o meno della media della mia redazione ed è in quella dimensione generazionale che ho cercato di collocarlo nei pochi minuti in cui l’ho avvicinato.
Un ragazzo-uomo di 38 anni (perché pare che oggi si sia ragazzi almeno fino a 40 anni…) con una marcia in più, addolcita dal suo intercalare partenopeo che toglie dalle sue dichiarazioni ogni possibile idea di presunzione.
Secondo me Montella crede davvero che la Fiorentina possa lottare per lo scudetto e non capisce perché si dovrebbe pensare il contrario.
In più ha una grande sicurezza dei propri principi calcistici, ma la giovane età gli permette di non arroccarsi in posizioni precostituite, insomma è aperto ad eventuali cambiamenti.
Insomma, lo avrete capito, mi è piaciuto parecchio: uno così lo prenderei subito a Radio Blu o a Radio Sportiva…

Per come si era messa, per gli infortunati e anche perché dopo cinque vittorie di seguito ci si può e ci si deve anche accontentare.
Bellissimo l’atteggiamento dopo il rigore di Gonzalo, quelle cose sono cose istintive e se Ljajic corre in porta a riprendere il pallone come se stessimo perdendo vuol dire che esiste una mentalità vincente, che magari non sarà sempre supportata dalle prestazioni, però esiste.
Rimango sempre del solito pensiero, al di là delle battute scaramantiche: ci manca davvero una punta e non vorrei che si dimenticasse la grande occasione del giocare senza Coppe, qualcosa che alla fine porterà almeno cinque punti in più.
Voglio dire che dobbiamo sfruttare l’occasione, senza fare calcoli, ma anche, come dicevo alla vigilia, senza paure che non non hanno ragione di esistere se solo pensiamo al percorso compiuto fino ad oggi.

Mi chiama un giovane giornalista di Fiorentina.it per un’intervista e alla fine mi chiede un pronostico.
Ci penso un secondo e poi sparo: “vinciamo due a zero con doppietta di Toni, così pago prima le colazioni”.
Leggo sul sito che la gente si tocca, che fa scongiuri, che ha paura.
Ma paura paura di che cosa?
Se non osiamo ora che abbiamo il vento alle spalle, che tutto fila liscio, che abbiamo sofferto il giusto per godere adesso, quando mai possiamo prenderci delle soddisfazioni con il calcio?
Qui non è mica come essere al lavoro che non si sa se domani ci sarà ancora, o alle prese con i problemi familiari: godetevela un po’ di più la nostra e vostra Fiorentina, mollate i freni e pensate al calcio come ad un divertimento e non come ad un tormento.

Il mio rapporto con la politica è stato il seguente: ho sempre votato, partecipando a tutti i referendum e fin da quando avevo quindici anni mi sono interessato a quello che succedeva nei partiti, nei Governi, nella nostra Nazione.
A venti, un signore che contava qualcosa vedendomi e sentendomi impegnato come un forsennato in interviste di varia natura mi disse che ero piuttosto bravo, ma che se avessi voluto entrare alla Rai mi sarei dovuto iscrivere ad un partito, meglio ancora se quello Socialista.
Erano i tempi (veri) in cui si diceva che su dieci giornalisti che prendevano in Rai quattro erano democristiani, tre socialisti, due comunisti e uno bravo, tempi che credo non siano mai finiti, anche se nel corso degli anni abbiamo visto scorciatoie più veloci per il posto fisso e relativo stipendio importante.
Per farla breve: non mi sono mai iscritto a niente, non sono mai entrato in Rai, non mi ha mai assunto un giornale e sono diventato quello che conoscete frequentando il blog o ascoltandomi in radio.
La premessa era necessaria per capire che non ho interessi da portare avanti o da nascondere: ho sempre votato a sinistra, spesso turandomi il naso, e sono andato alle primarie dando la mia preferenza una volta a Rosi Bindi (perché unica donna presente) e un’altra a avrei indicato Bersani, che stimo molto come persona, se solo si fosse candidato.
Stavolta è un po’ diverso perché conosco personalmente Matteo Renzi e mi fido.
Per questo lo voterò, cercando di fare i salti mortali per partire in tempo per Torino (sono già agitato al pensiero di far tardi), perché crede davvero in quello che dice, ha uno stile di vita coerente con le idee che professa e soprattutto perchè “bisogna” cambiare.
E spero soprattutto che vadano in tanti a votare, per non rassegnarsi all’Italia dei Fiorito, Lusi e compagnia cantante.

Sarà la Fiorentina, sarà che i ricordi degli anni dell’adolescenza sono uno dei patrimoni più belli che abbiamo, sarà un minimo di importanza che nel corso degli anni ha conquistato Radio Blu, sarà quello che volete, ma è bello vedere che nomi di caratura nazionale rispondono sempre di sì con entusiasmo quando li chiamo come è successo ieri sera per chiedere loro di intervenire nel Pentasport.
Il primo che mi viene in mente per questioni anagrafiche, di crescita radiofonica, di esperienze comuni è Carlo Conti: è veramente lo stesso di quando facevamo il giornalino del Duca D’Aosta oppure eravamo a divertirci mai pagati a Radio Firenze 2000.
Gli fai un fischio e lui se può corre, oppure ti dà la disponibilità telefonica senza mai farti pesare di essere diventato uno dei primi tre conduttori italiani.
Poi Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, che a volte mi imbarazza per la sua gentilezza: ieri ha interrotto la sua riunione per il nuovo programma Rai pur di stare tre minuti con noi.
Non è mai cambiato da quando veniva nel 1979 negli studi di Blu che allora erano nel viale Veneto, una persona solare che ha saputo ridere delle proprie debolezze e superare tsunami di ogni genere.
Ma il più incredibile di tutti è stato Marco Masini, uno che tanto per dire ha vinto Sanremo: provo a chiedergli un po’ incerto se gli fosse andato di venire a parlare di Fiorentina in radio per una puntata particolare senza nessun suo nuovo disco da promuovere o spettacolo fiorentino da lanciare e lui dice sì subito, solo per il gusto ed il piacere di esserci: grazie.
E ancora Paolo Vallesi, che si dichiara ascoltatore fisso del Pentasport e stacca pure lui dalla sala di registrazione in Sicilia o Paolo Beldì, regista numero uno in Italia, che ti ringrazia per aver pensato a lui.
Scusate, ma in un mondo dove tanti facoceri si sentono chissà cosa e invece non valgono nulla, io riesco ancora a godere di fronte a queste cose e con questi amici.

Via, hanno fatto una grande partita, questo è oggettivo.
Una di quelle gare che dovrebbe essere costata molto a tutti i livelli: se non pagano contro il Milan, la vedo veramente dura per qualsiasi squadra in campionato.
Io però non sono convinto che la Juve riesca a tenere certi ritmi tre volte alla settimana, solo che non sappiamo bene cosa sia il Milan di questi tempi.
Anzi, una cosa la sappiamo bene perché i dubbi di agosto sono col passare del tempo diventate certezze: il Milan è inferiore alla Fiorentina.
Proviamo ad andare a Torino carichi e spensierati, operazione mentalmente tra le più difficili che ci possano essere nel calcio, e poi vediamo cosa succede dalle parti alte della classifica.

All’inizio il titolo doveva essere “Dobbiamo tifare Juve”, poi è diventato “Ci tocca tifare Juve” e alla fine è scivolato nel libero arbitrio: stasera tifiamo Juve?
Siccome quando non esercito in radio o sul giornale o in televisione vengo spesso preso da entusiasmi giovanili (che tra non molto potrebbero pure essere definiti senili…), io stasera spero proprio che la Juve vada avanti in Champions.
E non per le posizioni del calcio italiano in Europa, ma per quello che tutti sapete.
Una delle cause dello scudetto rubato nel 1982, naturalmente molto dopo il furto della premiata ditta Mattei-Pieri, fu anche la rapida eliminazione bianconera dall’allora Coppa dei Campioni.
Fossero arrivati almeno in semifinale, avrebbero lasciato un paio di punti per la strada e il titolo lo avremmo vinto noi senza troppi problemi.
Ce la fate stasera a tifare contro il Chelsea (messa così forse suona meglio…)?

P.S. E’ bello vedere che le mie idee incontrano il favore popolare…
Un abbraccio a tutti

Nel viola dipinto di viola…
Che spettacolo ragzzi e hanno pure provato a rubarcela tra il gol in fuorigioco e un rigore non dato a Rodriguez.
Non abbiamo limiti, a patto di continuare ad essere spensierati, giochiamo davvero il miglior calcio della serie A e non importa per quanto durerà: quello che abbiamo fatto fino ad oggi vale il triplo del vuoto assoluto delle ultime due stagioni.
Volete un uomo simbolo per questa entrata inaspettata in paradiso: Ljajic.
Ha corso come un forsennato creando spazi per gli altri, Montella gli ha cambiato la testa e sinceramente non so quanti altri ci sarebbero riusciti.
Poi c’è Toni, che sembra abbia quattro anni meno e che mi costerà un bel po’ di soldi, ma sarà una festa per tutti quando arriverà all’ottavo gol.
Adesso siamo ufficialmente in corsa per la Champions e discretamente inseriti per il discorso scudetto: se solo trovassero il modo di fare andare tutti a Torino, in domenica ci muoveremmo almeno in cinquemila.
Che bello il cielo viola di questa sera.

Ok, ci ho pensato, e allora?
I fatti: se domani vinciamo contro l’Atalanta siamo a cinque punti dalla Juve e quindi dallo scudetto.
Sarò libero il sabato sera di tornare bambino e riprensare agli anni settanta, a quando immaginavo che Speggiorin avrebbe vinto la classifica dei cannonieri e che Della Martira venisse convocato in Nazionale.
Poi state tranquilli che domani ritorno in me, la mattina mi studio bene la formazione dell’Atalanta, vado allo stadio e mi concentro sulla partita evitando di guardare la classifica.
Ma il mio personalissimo sabato nel villaggio me lo voglio godere fino in fondo.

Alla fine Jovetic non ci sarà ed è giusto così.
Non vedo tutta questa urgenza di buttarlo in campo: giochiamo una “normale” partita in casa contro l’Atalanta mica lo spareggio per l’Europa o per rimanere in serie A.
Non è tanto per la grande prova di San Siro, ma per la prudenza che si impone in casi come questi, con infortuni muscolari che con questo clima sono particolarmente a rischio di ricaduta.
Non convochiamolo nemmeno Stevan, lasciamolo recuperare con calma e presentiamolo bello pimpante a Torino, dove magari farà ancora più comodo che domenica prossima.

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