Cerco come sempre il dialogo e quindi chiedo con grande rispetto alla metà (o poco meno o poco più, non importa) degli italiani che preferisce la destra a Bersani due cose fondamentali: sono pronte queste persone a votare nuovamente Berlusconi?
E ancora: con quale spirito lo fanno e perché?
Non sembra a tutti questi concittadini, che non sono di serie B, come invece vorrebbe far credere una pessima vulgata di sinistra, che Berlusconi abbia fatto danni notevoli, che abbia perso ogni possibile credibilità in Italia e ancora di più all’estero, che si vada verso lo scontro finale proprio come nel film peraltro non proprio memorabile di Nanni Moretti?
Davvero sareste disposte e disposti dare il nostro futuro e quello delle generazioni future nelle mani di questo anziano signore di 76 anni, quasi mummificato nel suo tentativo di nascondere il passare degli anni, che vive circondato da fantasmi, che è assetato di rivincite politicamente sanguinose e che mi pare sempre più assomigliante a certi personaggi foschi del nostro passato che hanno scritto il triste finale della propria storia asserragliati nel proprio bunker?
Se lo fate, se gli date dopo 19 anni ancora fiducia, perchè lo fate?
Se dite che la sinistra è peggio, che Bersani non è presentabile, io accetto la vostra idea, ma, e lo dico preventivamente, mi sembra un pensiero estremamente debole, qualunquista.
Sono curioso…

A Roma Jovetic va in panchina, pronto per l’uso.
E’ una mia idea, suffragata da quello che ho visto e sentito: non se la sentono di rischiarlo dal primo minuto, ma allo stesso tempo un nuovo forfait potrebbe creare polemiche, e soprattutto c’è la voglia del giocatore di tornare in pista.
Qui infatti va sgombrato il campo da ogni dubbio: Jovetic voleva e vuole giocare, non esiste calciatore che non pensi di stare meglio delle sue reali condizioni fisiche.
Chiunque abbia giocato un po’ a calcio lo sa bene: alla vigilia della partita quel risentimento al muscolo, quel dolore alla caviglia ti sembra ampamente superabile, poi battono il calcio di inizio, fai il primo scato e senti la fitta.
Parlo per esperienza diretta dai miei infimi trascorsi calcistici (massimo toccato, seconda categoria) e dalle tante chiacchierate fatte con giocatori più o meno bravi di serie A.
Se poi sarò smentito, tanto meglio, ma mi pare molto difficile che Stevan possa partire dal primo minuto.

Vi dico subito che oggi sarò impopolare, ma come sempre non rinuncio a dire quello che penso.
Per me stiamo esagerando sul discorso degli arbitri, nel senso che Valeri ci ha certamente penalizzato, che in generale siamo in credito nel saldo tra quello che c’è stato tolto e dato, ma bisogna abbassare i toni altrimenti rischiamo il corto circuito.
Soprattutto bisogna evitare di focalizzare la nostra attenzione e le nostre attenzioni su chi commenta che cosa.
Non possiamo farne un caso se Ferrara va dai suoi vecchi amici in televisione (non era anche lui un commentatore) a giocare di sponda nel proporre le proprie tesi assurde sui metri guadagnati sui calci di punizione.
Tornando a domenica sera, io credo che l’ammonizione su Pizarro ci potesse stare perché così si puniscono oggi i falli di mano se considerati volontari, allo stesso modo mi è sembrato che Mati Fernandez abbia accentuato di un bel po’ l’intervento in area di rigore della Samp.
Mi lascia molto più perplesso il fallo di mano (due pesi e due misure con Milano, ma purtroppo anche due arbitri diversi) e soprattutto la mancata ammonizione sull’intervento criminale su Cuadrado: qualcosa che sapeva molto di mossa a tavolino, non troppo lontano da West su Kanchelskis a Milano giusto quindici anni fa.
Però, ripeto, non esageriamo, non diventiamo isterici e manteniamo un nostro profilo alto, da fiorentini.

Per qualcuno siamo già scoppiati, per altri facciamo lo stesso campionato degli ultimi due anni: ragazzi, ci diamo una regolata?
Siamo calati nell’intensità, è vero, ma giochiamo senza attacco e purtroppo qualcuno sta deludendo, vedi alla voce Mati Fernandez, mentre altri (Seferovic) non sono proprio all’altezza.
Senza Jovetic (e quelli che dicevano che andavamo meglio?), Aquilani, Toni, Ljajic, con Cuadrado azzoppato, abbiamo rischiato di vincere una partita che forse non avremmo meritato, ma in tutti questi anni ho visto di molto peggio.
Siamo imbattuti dalla sconfitta di Milano, datata 30 settembre e siamo pure quarti in classifica non lontani dal secondo posto: per me ha ragione Montella a non essere troppo abbattuto per un pareggio che in queste circostanze ci poteva tranquillamente stare.
Se ci disuniamo e facciamo casino ora, in una settimana fondamentale per il nostro campionato, siamo proprio senza speranza.

Bruttissimi risultati, fortuna enorme dell’Inter e Roma che sta tornando sotto.
Qui stasera bisogna vincere per evitare di essere risucchiati dal gruppone e per dare un segnale al campionato.
Capisco che non sia semplice, che non abbiamo gli attaccanti titolari, ma questi sono i diktat dell’alta classifica: fai tantissimo, ma ogni volta è un’esame di maturità, una prova per capire a che punto sei con la testa e con le gambe.
E’ più importante che a Torino e ci vorrà tanta pazienza perché ci chiuderanno gli spazi e proveranno a ripartire in dontropiede.
Ci gufa contro mezza Italia, facciamoli schiantare.

Mi sono appena asciugato il ciglio, vibratamente commosso davanti all’intervista de La Gazzetta dello Sport (complimenti per il colpo) a Pantaleo Corvino e propongo ufficialmente che domani venga intonato un coro per lui e che almeno un paio di striscioni siano dedicati al mago di Vernole che tutte le migliori società calcistiche europee stanno inseguendo da mesi.
Ho scoperto con stupore, grazie all’incalzante giornalista e alle sue terribili domande, come l’anno scorso proprio, prima che lui abbandonasse il campo, fossimo ad un passo dall’Europa.
Se ne deduce che se fosse rimasto a Firenze forse in Europa ci saremmo andati davvero.
E pensare che io ad un certo punto ho pure avuto paura di finire in B grazie ai casini di ogni genere che succedevano dentro e fuori dallo spogliatoio.
Ma torniamo al coro, alle ovazioni e agli striscioni per Pantaleo: domani bisognerà in qualche modo dimostrargli tutta la nostra riconoscenza per quello che ha fatto a Firenze, nei primi cinque anni, ma anche e soprattutto negli ultimi due.
Perché il niente che abbiamo visto per 24 mesi era tutto un bluff, un modo per mascherare (benissimo, a dire il vero) la rinascita viola di questi mesi.
Di chi è dunque il merito di questa nuova Fiorentina?
In gran parte di Pantaleo Corvino, naturalmente.
Lui ha seminato, lui ha creato gli agganci per prendere gli attuali giocatori che sempre lui aveva visto e suggerito: gli altri hanno semplicemente rispettato le sue linee guida e meno male che (stavolta e senza fax in ritardo o altri fantasiosi intoppi) le controparti hanno rispettato gli impegni presi (ovviamente da lui).
E nel settore giovanile tutto funziona a gonfie vele ancora per merito di Pantaleo Corvino.
Quello che non capisco è perché Pradé e Macia continuino a percepire regolarmente lo stipendio: che ci stanno a fare in Fiorentina?

Quasi casualmente il primo dicembre è diventato un giorno molto importante della mia vita professionale.
Sette anni fa cominciava questo blog, due anni fa partiva la grande avventura di Radio Sportiva, stamani sto scrivendo mentre ascolto “Il meglio del Pentasport” che ha preso il via alle sette.
Un nuovo impegno, una sfida importante, un divertimento unico perché vi assicuro che non c’è per me cosa migliore di vedere nascere e crescere le trasmissioni a Radio Blu, avendo da quasi sei anni un controllo giornalistico completo sull’intera programmazione.
E’ una di quelle cose che un po’ mi preoccupano, perché ho paura di non riuscire a capire quando sarà il momento giusto per lasciare senza scendere a compromessi o esporsi a figure ridicole pur di esserci, di farsi sentire o vedere.
Vi assicuro però che sono abbastanza spietato con me stesso e la domanda fatidica (devo mollare?) ogni tanto me la pongo: per ora la risposta è sempre negativa, ma prima o poi il momento arriverà.
Per adesso mi godo questa piccola nuova creatura radiofonica e vi ringrazio per il settimo compleanno passato insieme sul “nostro” blog.

Questa coppia di punte Mati Fernandez-El Hmdaoui è piuttosto preoccupante e forse bisognerà pensare ad un Borja Valero il più vicino possibile ai due per far girare il pallone tipo pallina da flipper.
Niente cross alti su azione, dunque, speriamo nei calci piazzati, che dopo molte ironie sulla batteria di aiutanti di Montella stanno diventando un tratto distintivo di questa Fiorentina.
Confesso che comincia a preoccuparmi la lunga assenza di Jovetic, qui si è passati dai tentativi di recupero per l’Atalanta alla speranza di rivederlo a Roma quasi un mese dopo.
Voi continuate pure a fare dell’ironia, ma un usato sicuro, un vecchio bucaniere dell’area di rigore, da pesare dentro e fuori dal campo, io lo andrei a prenotare già da stamani.

Stamani voglio parlare di un’altra Viola, Isabella, di 34 anni, mamma di quattro figli, morta di fatica seduta su una panchina della metropolitana di Roma.
Di fatica e di dolore, perché non vedeva futuro, perché il marito non lavorava e perché sul domani dei suoi bambini vedeva solo nuovole nere.
Io che passo molto tempo della mia vita interiore a riflettere su cosa fare per Valentina, Camilla e Cosimo, a come mettere loro la strada in discesa, sono stato colpito come da uno schiaffo quando alla radio stamani ho ascoltato questa notizia.
Nella mia testa e nel mio cuore non c’è più stato spazio per altro che per tutte le Isabella del mondo, donne (molte più donne che uomini) che consumano la propria esistenza inseguendo una banale e irraggiungibile idea di normalità.
Isabella Viola si alzava tutte le mattine alle 4, impiegava un tempo lunghissimo per andare a lavorare (e chi se la poteva permettere una macchina?), poi tornava a casa e cominciava ad “inseguire” i quattro figli, oltre (immagino) a sopportare la depressione di un marito disoccupato.
E qui mi fermo per rispetto perché non è neanche giusto entrare nelle vite degli altri, ma urlare che non è possibile morire di fatica e di stenti a Roma (come a Milano o Firenze) a 34 anni, nel pieno della vita, questo si può fare.
Anzi, lo dobbiamo fare, oltre a dedicare almeno cinque minuti della nostra giornata a chi sta peggio di noi.

Mentre aspettavo Viviano per l’intervista mi sono chiesto ieri sera quale fosse il suo stato d’animo: arrabbiato?
Preoccupato?
Niente di tutto questo, per fortuna sua e della Fiorentina.
Emiliano è tranquillissimo, aveva messo tutto nel conto e sapeva come Firenze fosse una piazza molto particolare, per lui ancora più particolare che per altri.
Mi ha spiegato bene la dinamica del gol di Birsa ed è vero che giudicare un portiere è compito quasi impossibile per chi il portiere non l’ha mai fatto in vita sua.
Devo dire che mi ha convinto, dopo che a caldo mi sembrava avesse delle colpe specifiche, e comunque mi è sembrato bello reattivo, direi più maturo dei suoi 27 anni, forse andarsene a vivere da solo nel 2002 lo ha aiutato nella crescita mentale.
Tranquillissimo lui e forse anche più tranquilli noi, ma questa è una speranza che temo andrà delusa…

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