Buon atterraggio a tutti.
Da stamani, almeno per quello che mi riguarda e dopo la giornata massacrante di ieri (sveglia alle 5, andata e ritorno a Milano, tre cambi di scaletta della Hall of Fame, conduzione della serata per 150 minuti con Mario Tenerani, voce bassissima, lucidità scarsa) si torna alla quotidianità, che non vuol dire rimuovere niente.
Più semplicemente riponiamo la vittoria contro la Juve nella soffitta dei nostri sentimenti e pensiamo a giovedì e soprattutto, questo sì lo confesso, domenica a Verona, perchè è questo il momento della raccolta, dei punti importanti , quelli che ci fanno stare nel gruppetto di testa.
Brutta tegola l’infortunio di Ambrosini, passato un po’ sotto silenzio per via dell’euforia generale: credo che contro il Panduuri ne vedremo pochi di quelli che potrebbero far saltare la panchina a Sannino e anche (e mi dispiace) al mio amico Ciccio Baiano.

Sul due a zero per loro pensavo: santo cielo che trauma sarà per Cosimo questa prima partita contro la Juve e allora ho fatto una cosa che non è davvero nelle mie corde.
L’ho fatto salire e me lo sono messo sulla gamba a cavalcioni sperando di attutire la botta.
Poi è successo di tutto, come se qualcuno avesse scritto la sceneggiatura di film meraviglioso in cui ancora adesso sembra incredibile che sia successo e invece è andata proprio così.
Abbiamo giocato meglio l’anno scorso, non ci sono dubbi, ma è proprio il caso di dire chi se ne frega oggi, in questo tardo pomeriggio di follia viola, dove abbiamo evidenziato le crepe juventine.
Poi un giorno ci racconteranno cosa hanno fatto a Rossi nell’intervallo, vorrei lo stesso trattamento per la mia schiena martoriata, ma temo che non riuscirei mai a segnare tre gol alla Juve…
Siamo ripartiti da Neto, decisivo nel secondo tempo, quando tutto sembrava naufragare e questo sarà bene ricordarlo, ma adesso andiamo tutti a festeggiare, ce lo meritiamo.
Eccome se ce lo meritiamo.

Bello risvegliarsi così e aggiungere qualche altra considerazione in ordine sparso.
E’ andata benissimo anche sul piano dell’ordine pubblico, nessun problema neanche quando eravamo sotto di due gol e con un rigore dubbio preso: bravi tutti.
Anche Montella ha avuto la tentazione di cambiare Rossi, meno male, non ero stato l’unico ad accorgermi che giocava con il freno a mano tirato per via del mal di schiena.
Mi scoccia dirlo, ma alla fine con quei dieci secondi in cui ha fatto finta di dirigere l’orchestra sulle offese a lui dirette, e con la battuta sulle parrucche di due anni fa, Antonio “agghiacciante Conte è meno antipatico di diversi suoi colleghi, che tra l’altro sono meno bravi di lui.
Infine, un’annotazione di servizio: alle 14.30 manderemo in onda la sintesi radiofonica della partita di ieri.
Baci viola a tutti e stasera grande evento con la Hall of Fame!

Meno male che non giochiamo noi perchè altrimenti rischieremmo di andare in overdose da stress ben prima di scendere in acmpo.
E’ una partita da grandi giocatori, di quelli che sanno abbinare la testa alla generosità.
Il primo che mi viene in mente è Borja Valero, ma anche Gonzalo Rodriguez e poi ho quell’idea meravigliosa su Ambrosini.
Ci vuole l’esperienza giusta per non farsi prendere dalla frenesia e la Fiorentina non è una formazione giovane, solo che dall’altra parte sono più abituati a queste gare e anche a partite molto più pesanti sul piano psicologico.
Fiorentina-Juventus comincia questa sera nei due ritiri e con Montella, sotto questo punto di vista, io mi sento tranquillo.

Mi piacerebbe fare una statistica per vedere se è vera quella che a me pare una bufala e cioè che il Milan avrebbe superato la Juve nelle antipatie del popolo viola.
Per me non esiste, ma può darsi che sia rimasto indietro e non conosca bene le motivazioni delle ultime generazioni.
Io sono figlio di Avellino e soprattutto di Cagliari, di un tempo abbastanza lontano in cui il giorno della partita con la Juve davvero quasi non mangiavi per la tensione.
Quelli come si porteranno sempre dietro un senso di esibita soddisfazione ogni volta che fanno un gol a “lei” e non ci basta mai.
Accadeva per esempio anche in B, ancora ricordo il dispiacere di certi pareggi che raggiungevano alla fine e la troppa velocità con cui annullarono la penalizzazione.
Ovviamente è tutto molto e solo calcistico, deve rimanere lì e chi va oltre non ha capito le regole del gioco.
Vanno combattuti centimetro dopo centimetro, in ogni partita e su ogni pallone e, ribadisco il concetto: come loro nessuno, in Italia e nel mondo.

Quale migliore occasione per essere sbeffeggiato e magari (spero bonariamente) insultato domenica dalle 17 in poi…
Eppure a volte non riesco a non giocare la partita prima,ad immaginarmi una soluzione, che, tanto per essere chiari, quasi sempre non si realizza.
Succede per le gare importanti, quando pensi spesso durante la settimana a quello che succederà.
Stavolta sento la partita come ai bei tempi e quindi da un paio di giorni mi frulla per la testa l’azione con l’inserimento vincente di Ambrosini.
Ora che l’ho scritto è come se avessi fatto pace con il fanciullino che tutti noi abbiamo.
Magari poi lui non gioca nemmeno, ma se non ci si diverte così…

Va bene, saranno i palloni i palloni più leggeri.
Ok, le ultime nuove regole hanno costretto tutti ad un cambio di passo, ad un utilizzo quasi contronatura dei piedi.
D’accordo su tutte le giustificazioni possibili, ma non è mica normale che l’Italia sia diventata così scarsa in fatto di portieri.
Ma l’avete visto ieri Marchetti, uno che porterei in collo a Firenzae e che in pratica ha escluso l’Italia dalla prima fascia in Brasile?
Prima regala un angolo assurdo, quando era tranquillamente sul pallone, poi esce come nemmeno il portiere della gloriosa Pizzeria San Gallo (il grande Fabrizio Madiai) avrebbe fatto.
Tutto questo dopo le ultime settimane molto scialbe di Buffon, dopo i disastri di qualche tempo fa di Agazzi, le papere a Napoli dell’enfant prodige Bardi, i continui tentennamenti dell’ex fenomeno Perin.
Mancano i preparatori?
Si sono imbrocchiti tutti di colpo per una curiosa congiunzione astrale?
Lo dico sottovoce e toccando ferro: in questa valle di lacrime, io quasi quasi mi tengo Neto senza troppi rimpianti per quelli che dovevano arrivare.

Non so come andrà a finire e ho vietato la riproposizione dei gol delle vittorie storiche perché negli anni scorsi ci abbiamo costruito sopra fin troppe illusioni.
E’ però interessante notare come l’attesa sia tornata quella di un tempo, perché per esempio l’anno scorso non era mica così.
Reduci sette mesi prima dalla più umiliante tra le sconfitte, non c’era mica tanta voglia di andare a vivere la partita dell’anno.
In verità la discesa verso un’attesa più normale era già cominciata nell’ultima stagione di Prandelli e nella prima di Mihajlovic, complice pure il forte ridimensionamento della Juve e il nostro lento e costante dissolvimento.
Adesso no, adesso è ripartita la caccia al biglietto, mi hanno già chiamato una decina di amici e conoscenti per sentire se per caso avessi la possibilità ecc…
Stavolta porto allo stadio Cosimo, in collo a Valentina: sarà il suo primo Fiorentina-Juve, spero indimenticabile.

Eccomi qui, con clamoroso ritardo dovuto alla giornata strapiena ed estremamente soddisfacente: da un certo punto in poi consideri un successo ogni momento che i tuoi figli adolescenti decidono di passare con te.
Dunque Wembley, Jovetice Savic.
Ho un ricordo struggente del vecchio Wembley, il 27 ottobre 1999, la rete di Bati ed io sdraiato che urlo come un pazzo vicino al telefono e Luis Laserpe che parla non so come col poliziotto tifoso dell’Arsenal per evitare guai.
In quello nuovo sembra di essere a teatro, causa tempi delle figlie sono entrato agli inni nazionali, esperienza nuova per me, resa ancora più straniante dal non dover fare la radiocronaca.
Grande tifo degli inglesi, molto più patriottici di noi, e partita interessante.
Ho provato a vedere l’effetto che mi faceva Jovetic a cinque mesi dall’addio: zero assoluto.
Come se appartenesse alla preistoria viola o fosse statosolo di passaggio.
E’ sempre bravo, ma quante pause…
Savic è stato tra i pochi a salvarsi dal disastro difensivo e in Nazionale mi pare abbia molta più personalità, nel senso che suggerisce ai compagni, urla, fa un po’ il Gonzalo Rodriguez della situazione.
Domani si torna in Italia con la convinzione che Londra sia veramente l’unico posto all’estero dove (forse) riuscirei a sopravvivere.

Sono a Londra con Valentina e Camilla e ieri sera ho avuto l’ottima idea di andare a vedere “Let it be” al Savoy Theatre, un’immersione incredibile negli anni sessanta, che ho conosciuto solo da bambino.
Premessa dolorosa, ma necessaria: io e l’inglese siamo due cose completamente diverse, che temo non si incontreranno mai nonostante un vergognoso 20 rimediato, anzi diciamo pure rubato, a Scienze Politiche quasi trent’anni fa.
Lo dico per spiegare che capivo un decimo delle parole, che le mie figlie (per fortuna!) sapevano molto meglio di me.
Ciò nonostante è stato molto divertente, coinvolgente, i cloni sono bravissimi e non a caso fanno il pienone da mesi: pareva di avere gli originali e in mezzo a tanti over 50 e 60 c’erano parecchi giovani impazziti per Let it be, Yesterday e tutto il resto.
In questo gli inglesi, penosi nei bagni e nella loro assurda assenza dei bidet (ma come si lavano, dopo?), sono imbattibili e i Beatles, per me ovviamente, più di tutti, per il sound che uno sprovedduto della musica come il sottoscritto riesce ad assorbire.
Loro, gli inglesi, hanno i Beatles, noi i Pooh, che pure mi sono molto piaciuti nei decenni scorsi, ma che sono obiettivamente un’altra cosa.
E stasera Wembley, per vedere se una volta tanto Jovetic gioca…

Prima di tutto, una spiegazione: la storia della registrazione è cancellata e anche tutto quello che ha trascinato dietro, ognuno faccia come gli pare: qui non si registra nessuno.

Vediamo ora come va a finire la storia della squalifica del campo del Milan, che obiettivamente è squilibrata rispetto ad altre situazioni (penso ai cori dello Juventus Stadium, alle bombe carta dell’Olimpico, per esempio), ma gli idioti anti-meridionali erano già stati avvertiti da altre sanzioni.
L’ho già detto e non cambio idea, non si va allo stadio come se fosse un porto franco, un posto dove ci è concesso sfogare i nostri istinti peggiori.
Se non passa la linea dura, avranno vinto quelli che pensano sia possibile ricattare società e appassionati e sono pure disposto a rinunciare ad un po’ di goliardia pur di assaporare il gusto di vedere nello stadio un luogo civile dove appassionarmi, arrabbiarmi, godere e soffrire.
Vediamo se si rimangiano tutto oppure no.

« Pagina precedentePagina successiva »