Eccomi qui, con clamoroso ritardo dovuto alla giornata strapiena ed estremamente soddisfacente: da un certo punto in poi consideri un successo ogni momento che i tuoi figli adolescenti decidono di passare con te.
Dunque Wembley, Jovetice Savic.
Ho un ricordo struggente del vecchio Wembley, il 27 ottobre 1999, la rete di Bati ed io sdraiato che urlo come un pazzo vicino al telefono e Luis Laserpe che parla non so come col poliziotto tifoso dell’Arsenal per evitare guai.
In quello nuovo sembra di essere a teatro, causa tempi delle figlie sono entrato agli inni nazionali, esperienza nuova per me, resa ancora più straniante dal non dover fare la radiocronaca.
Grande tifo degli inglesi, molto più patriottici di noi, e partita interessante.
Ho provato a vedere l’effetto che mi faceva Jovetic a cinque mesi dall’addio: zero assoluto.
Come se appartenesse alla preistoria viola o fosse statosolo di passaggio.
E’ sempre bravo, ma quante pause…
Savic è stato tra i pochi a salvarsi dal disastro difensivo e in Nazionale mi pare abbia molta più personalità, nel senso che suggerisce ai compagni, urla, fa un po’ il Gonzalo Rodriguez della situazione.
Domani si torna in Italia con la convinzione che Londra sia veramente l’unico posto all’estero dove (forse) riuscirei a sopravvivere.